Serafino ci mise due mesi e mezzo per rimettersi completamente. Le fratture alle braccia s'erano saldate perfettamente, e l'unico ricordo che gli restava della brutta avventura era una piccola cicatrice che gli tagliava a metà il sopracciglio destro, senza per altro deturpare minimamente la sua bellezza.
Aveva cercato un nuovo lavoro, e, con l'aiuto di Leandro, era stato assunto come commesso in un negozio di forniture per fotografi. Cinque mesi dopo il suo volo, aveva deciso di comprarsi nuovamente una motocicletta, e prese una bella Ducati azzurra, di seconda mano ma in ottime condizioni.
Con Raffaele tutto andava molto bene, si vedevano quasi tutti i giorni. Ma tutti e due, e specialmente Raffaele, avrebbero voluto poter abitare assieme, senza sotterfugi, alla luce del sole.
Così, dopo averci pensato bene, Raffaele decise di congedarsi dalla polizia e di trovarsi un altro lavoro. Infatti non poteva assolutamente, continuando a fare il poliziotto, avere la vita che voleva con il suo Serafino.
Fu nuovamente Leandro che gli venne in soccorso: lo presentò a un conoscente che aveva una fabbrica a Tuscolano e che lo assunse volentieri come guardiano, anche per il suo passato di poliziotto.
Così Raffaele poté trasferirsi a casa di Serafino. Gradualmente, fece conoscenza con tutti gli amici ed ex-compagni del suo ragazzo, come pure dei ragazzi che gravitavano attorno a Leandro che, in attesa del processo, aveva comunque ripreso a fare le sue fotografie.
Quando festeggiarono il primo anno della loro vita in comune, Raffaele, tornando a casa dal lavoro, portò in regalo a Serafino un rametto di orchidee bianche. Serafino, quando le ricevette, istintivamente le portò al naso e le annusò, pensando contemporaneamente che sapeva già che non avrebbero avuto alcun odore, ma fu molto stupito quando sentì che avevano un lieve, soave profumo.
"Ma... sono odorose, queste! Gli hai messo tu il profumo?"
Raffaele rise lieve: "No. Ho smosso la metà dei fiorai di Roma finché uno m'ha garantito che esistevano anche le orchidee odorose e che poteva farsele mandare. Tu m'avevi detto che, quando t'avevo regalato l'altro rametto, avevi pensato che non aveva nessun profumo... proprio come la tua vita. E allora, dato che so che ora non la pensi più così, che ora la tua vita ha un profumo, ho pensato che dovevo trovare qualcosa di appropriato."
"Grazie! Sei un tesoro. Ma anche io ho un regalino per te..."
"Ah, sì? E cosa aspetti a darmelo?"
Serafino aprì uno sportello della credenza e, presone un pacco con un bel fiocco rosso, glielo porse.
"Cos'è, un libro?"
"Non proprio."
Raffaele lo scartò: era un voluminoso album di fotografie, tutte le più belle fra quelle che Leandro aveva scattato a Serafino in tre anni, da quando l'aveva conosciuto, a diciotto anni, fino a quando aveva smesso di posare per lui, a ventuno anni, e che il ragazzo s'era fatto stampare appositamente.
"Ecco, ora sono tutte tue. Leandro m'ha promesso che non venderà più a nessuno le mie foto. È anche un po' il suo regalo per il nostro primo anno assieme."
Raffaele sfogliò lentamente l'album: "Sono molto belle... davvero belle. Ma io preferisco l'originale."
"Davvero?"
"Hai qualche dubbio?"
Serafino lo abbracciò e lo baciò, stringendolo a sé. Sentì subito l'erezione del suo uomo risvegliarsi e vi si strofinò contro, spingendo lievemente.
"No, nessun dubbio..." gli disse con un sorriso radioso. "Mi porti di là?" gli chiese guardandolo allettante.
"Vieni..."
Ma proprio in quel minuto, sentirono il campanello suonare più volte, imperiosamente, come se qualcuno avesse fretta. Si guardarono sorpresi, e andarono ad aprire, assieme.
Sulla porta c'era Emiliano e con lui un uomo sulla trentina, vestito con eleganza informale, alto, dalla struttura corporea forte, da atleta. Emiliano sorrideva da un'orecchia all'altra, l'uomo aveva un'ombra di sorriso sulle labbra.
"Possiamo entrare?" chiese il ragazzo.
"Sì... certo... accomodatevi." disse Serafino studiando in modo discreto l'uomo.
"Lui è Pier Bonanni, giornalista. E lui è Serafino, e il suo uomo, Raffaele. Ecco fatte le presentazioni. Che, ce l'offrite un buon caffè?"
"Sì, certo... lo vado a fare." disse Raffaele mentre gli altri tre sedevano in soggiorno.
Pier disse, a mo' di spiegazione per quella visita: "Emiliano mi ha parlato molto di voi due e ci teneva che ci conoscessimo... Io gli avevo detto che sarebbe stato meglio prima fare una telefonata, ma lui..."
"No, no, non si preoccupi, va bene. Emiliano è... di casa, qui da noi. Lei fa il giornalista?"
"Sì, sono un reporter free-lance. Collaboro con l'Espresso, Times, Babilonia, Der Spiegel, Têtu... e altre testate."
"Ah, interessante... E... è qui per un'intervista?" chiese Serafino quietamente.
"No no!" rispose Emiliano. "Aspettiamo che Raffaele ci porti i caffè e vi spiego tutto. Comunque, io ho conosciuto Pier proprio grazie a un'intervista per un servizio che stava preparando. Un servizio sulle marchette."
"Ah, capisco." disse Serafino.
"Ma no che non capisci! Cioè, non puoi ancora capire. Cioè... beh, aspettiamo Raffaele, eh?"
In quella Raffaele arrivò con un vassoio e quattro tazzine di caffè fumante. Lo posò sul tavolino e sedette accanto a Serafino.
"Hai una bella faccia, Emiliano." gli disse.
"Vero? Bene. Volevo presentarvi Pier, perché... abbiamo deciso di metterci assieme!"
"Ottimo! Ma da quando vi conoscete?" disse Raffaele.
"Poco più di tre mesi..." rispose Pier.
"Non ce ne avevi mai parlato..." gli disse Serafino.
"No, prima... volevo essere sicuro. Sai, lui mi pagava per portarlo in giro e fargli conoscere le marchette che voleva intervistare e così, stando quasi tutto il giorno assieme... Beh, Pier, proprio stamattina, finalmente, m'ha chiesto se volevo essere il suo ragazzo e lavorare con lui. Io gli ho detto di sì e così... Cioè, abbiamo cominciato a scopare già dal secondo o terzo giorno che si stava assieme e..."
Pier lo guardò lievemente imbarazzato.
Emiliano gli sorrise: "... a me piaceva sempre più, però non sapevo se per lui ero solo... un passatempo o no. Io non avevo il coraggio di chiederglielo, capisci... Dopotutto... sono solo una marchetta... Cioè, lo sono stato, ché da quando giro con lui ho scopato solo con lui. Però, capisci, lui vive a Milano, e così... pensavo che magari, finito il suo giro qui a Roma... finito tutto."
"E invece..." interloquì Serafino.
"E invece... per dirla come Omar... i papaveri sono fioriti... Ah, lo sapete che finalmente Omar s'è messo con Lapo Bonaldi? Adesso Lapo vive con lui a casa dei genitori di Omar. Anche perché il padre di Lapo l'ha cacciato di casa... Beh, dicevo... Pier mi chiedeva se non mi sarebbe piaciuto smettere di fare marchette e... e io che se trovavo l'uomo giusto, certo che avrei smesso... e insomma... proprio stamattina m'ha chiesto se non potevo pensare che è lui l'uomo giusto!"
"E a quanto pare... lo è." disse Raffaele.
"Lo spero... Emiliano è un ragazzo molto buono, dolce, proprio come piace a me. È intelligente, capace..." disse Pier.
"E a letto, facciamo scintille!" aggiunse Emiliano.
Pier sorrise lievemente imbarazzato, ma annuì.
"Perciò, adesso ti trasferirai a Milano?" gli chiese Serafino.
"Sì, certo. Fra un mese dovrà tornare su e io vado su con lui. E allora, ho detto che i primi a saperlo dovevate essere voi due, però non mi andava di dirvelo per telefono, e così... eccoci qui!"
"Oggi è il primo anniversario da quando Raffaele è venuto a vivere qui." disse Serafino. "E voi due avete deciso di mettervi assieme. Perché non usciamo a fare cena e festeggiare tutti e quattro? Che ne dite?"
Emiliano guardò Pier che annuì: "Mi sembra un'ottima idea. Mi permettete che sia io a offrire la cena?"
Pier li portò, con la sua auto, all'Ambasciata d'Abruzzo. Mentre mangiavano, chiacchierarono piacevolmente. Pier era una persona interessante, aveva una profonda cultura ma non ne faceva sfoggio, ed era anche molto documentato sulla storia dell'omosessualità. Raccontò loro diversi aneddoti interessanti.
Dopo cena, dato che il tempo era abbastanza gradevole, decisero di fare due passi per i Parioli. Serafino ed Emiliano camminavano alcuni passi avanti, parlando fitto e spesso ridendo assieme. Dietro, Raffaele parlava con Pier, con cui ora si davano del tu.
"Ti ha raccontato, Emiliano, la storia di Serafino e me... e come io l'abbia portato a... tentare il suicidio?"
"Sì. Mi ha parlato molto di voi due. Vi vuole bene."
"Io... purtroppo, non ho saputo accettare subito Serafino come invece hai fatto tu con Emiliano."
"Beh... tu e io abbiamo alle spalle due vissuti molto diversi. Io già conoscevo piuttosto bene l'ambiente dei ragazzi di vita, moltissime delle loro storie, e perciò sapevo già come i motivi, le ragioni che li portano, o li spingono a fare quel genere di vita, siano i più diversi. E ho imparato perciò a non giudicare senza conoscere, a cercare di comprendere, se non giustificare. Per te, era molto diverso. L'importante è che questa... disavventura, t'abbia aiutato a... ad aprire gli occhi e a capire."
"Sì, ma a che prezzo! Ho rischiato di... di ucciderlo e comunque di perderlo. Il pregiudizio mi impediva di vedere che ragazzo meraviglioso è. E solo quando vegliavamo Serafino ho capito anche quanto vale Emiliano."
"Un ragazzo di valore, concordo con te. Come puoi immaginare, ne ho conosciuti molti, data l'inchiesta che sto preparando, e spesso... ho anche avuto sesso con loro. Eppure nessuno m'ha affascinato quanto Emiliano. A prima vista può sembrare un ragazzo superficiale, leggero... e invece ho scoperto che ha una capacità di... di capire gli altri, ha un'empatia istintiva, che lo rende capace di trattare con ciascuno nel modo più giusto."
"Come ha fatto con me. Dal minacciare di ammazzarmi quando ne avevo bisogno, al darmi la sua amicizia quando... ne avevo bisogno."
"È anche un ragazzo intelligente, perciò, dato che la cosa lo affascina, penso di aiutarlo a studiare per diventare anche lui un giornalista."
"Molto bene. Sono contento per Emiliano."
"E non per me?" gli chiese con umorismo Pier.
"Certo, anche per te. Auguro a tutti e due ogni bene."
"E io a te e Serafino. Chissà che un giorno non decida di fare un'inchiesta sulle coppie gay e che non cominci proprio intervistando voi due?"
Frattanto, qualche passo più avanti, Serafino stava domandando all'amico: "Sei contento di esserti messo con Pier?"
"Contento? Felice! Per scopare... beh... diciamo che mi piace più o meno quanto mi piaceva farlo con te, cioè molto. Ma a parte a letto... è veramente un uomo eccezionale. Mi dispiace un po' trasferirmi a Milano, perché così non potrò più vedere voi due e gli altri miei amici. Ma me ne farò di nuovi. E poi lui per le sue inchieste viaggia spesso e a me sarebbe sempre piaciuto poter viaggiare."
"Non me l'avevi mai detto..."
"Eravamo troppo occupati a scopare, tu e io..." rise Emiliano.
"Stupido! Non è vero!"
"Hai ragione, io l'avrei voluto fare più spesso..." ribatté l'amico sempre ridendo. Poi aggiunse: "Sai che anche Pier mi chiama come mi chiamavi tu?"
"Cioè?"
"Culetto d'oro! Ma non in pubblico, si capisce!" disse e i due ragazzi risero assieme.
"Sai che per il nostro primo anniversario, mi sono fatto stampare tutte le migliori foto che Leandro m'ha fatto, le ho messe in un bell'album e l'ho regalato a Raffaele?"
"Caaazzzo! Questa sì che è una bella idea! Devo ricordarmene per il nostro primo anniversario... se ci arriviamo."
"Come sarebbe, se ci arrivate? Hai qualche dubbio?"
"No, io no... neanche lui... ma chi lo conosce il futuro? Magari adesso traversiamo la strada e un pazzo ubriaco mi mette sotto..."
"Tocca ferro! Che discorsi stronzi fai?"
"Mica dicevo che mi investe con la macchina, ma che mi zompa addosso e me lo mette e mi piace più di Pier..."
"Cretino!"
"Pier ha nove anni più di me. Io ho sempre pensato che mi sarebbe piaciuto mettermi con uno più o meno della mia età... E invece..."
"Nove anni non sono molti."
"No, adesso lo so anche io. E poi, volevo uno biondo, come te, e invece Pier è moro..."
"Fagli ossigenare i capelli..." gli suggerì ridendo Serafino.
"Pier vuole farmi studiare, farmi diventare giornalista. Dice che secondo lui sarei adatto, capace."
"Beh, se lo dice lui... Ma tu hai voglia?"
"Mi farei scopare anche adesso, qui..."
"Stupido! Di fare il giornalista, dicevo!"
Emiliano rise: "Me l'ha fatta venire lui, a vedere com'è il lavoro del giornalista, del reporter. Pier è proprio in gamba. E col suo aiuto, forse gliela faccio a rimettermi a studiare."
"La testa ce l'hai, e buona."
"Sì, anche. Le due mie cose migliori: testa e culo!"
"Ma pensi sempre al sesso, tu?"
"No. Solo il sessantasei per cento del tempo. L'altro trentatré, dormo."
"Non t'ho mai ringraziato, Emiliano..." gli disse Serafino, cambiando improvvisamente discorso e mettendogli un braccio attorno alle spalle.
"Per cosa?"
"Per aver avvertito immediatamente Raffaele quando... quando hai saputo che io avevo fatto il volo."
"L'avrei sbudellato, in quel momento... L'ho odiato. Credevo... avevo paura d'averti perso. A costo di beccarmi l'ergastolo, se tu morivi l'avrei ammazzato."
"Beh... è andata bene. Per fortuna."
"Sì. È andata bene." concordò Emiliano con un sorriso.
Dopo aver fatto un bel giro per i Parioli, Pier li riaccompagnò a casa. Si salutarono promettendo di incontrarsi ancora prima che andassero a Milano.
Quando furono in casa, Raffaele disse al suo Serafino: "Abbiamo passato una bella serata, vero, amore?"
"Sì. E dobbiamo concluderla nel migliore dei modi..." gli rispose con un sorrisetto allettante.
"Mmhh mmhh, penso proprio che hai ragione." annuì con un ampio sorriso, cingendogli la vita con un braccio e tirandolo a sé.
"Lo sai qual è la prima cosa che ha cominciato a farmi sentire qualcosa di speciale per te?" gli chiese Serafino.
"No... cosa?"
"Come baci! Ho sentito subito che tu baciavi in modo diverso da tutti gli altri che avevo baciato prima."
"Diverso? Come diverso?"
"Gli altri... i miei clienti, cioè, quando gli piaceva anche baciare... beh, per loro era una specie di antipasto sessuale, di aperitivo, un modo per cominciare a eccitarsi, per farselo rizzare. Era un qualcosa di... aggressivo se erano tipi aggressivi, o di verificare quanto io fossi aggressivo se gli piaceva essere aggrediti. Era un inizio di penetrazione, una prima presa di possesso. Non so se mi spiego...
"Con te, invece, è un primo contatto, un... se mi passi il paragone... un prendersi per mano per iniziare un cammino assieme. È scambio di tenerezza, è un desiderio sussurrato e non urlato... È un iniziare a mettere in contatto, in comune i nostri corpi."
"Non ho mai pensato a come si deve baciare..." gli disse Raffaele.
"Appunto. Il tuo istinto ti diceva di baciare come fai... Io l'ho sentito e ho capito che tu eri diverso da tutti gli altri, migliore di tutti gli altri. E allora... allora il gioco crudele che volevo farti... beh... ho cominciato a vergognarmene, a capire che era ingiusto, assurdo... Posso dire che con quei primi baci... hai cominciato a cambiarmi."
"A farti innamorare di me?"
"Non subito. Però abbastanza in fretta. Non subito, infatti la prima volta che abbiamo fatto l'amore, io ho registrato tutto con la mia cinepresa digitale, come avevo progettato. Pensavo ancora, una volta che avessi avuto abbastanza registrazioni, di prendere i pezzi più... espliciti, e un giorno invitarti assieme a tutti i miei amici e proiettarli, per prenderti in giro, per ridere di te, per deriderti, svilirti, farti sprofondare dalla vergogna.
"Però, già dopo quella prima volta, dopo che sei andato via, ho guardato la registrazione e... e quello che rivedevo era... troppo bello. Troppo bello per usarlo per prenderti in giro. Non era un filmetto porno... su cui ridere... Quello che tu m'avevi fatto provare poco prima, sul mio letto... era lì, bello... troppo bello per svilirlo in uno spettacolino satirico nei tuoi confronti."
"È lì che ti sei accorto che ti stavi innamorando di me?"
"Sì, proprio riguardando il filmato. È riaffiorato tutto quello che m'avevi dato poco prima... la sua bellezza... la sua purezza... e mi sono vergognato per quello che avevo avuto intenzione di farti. Perciò ho detto agli amici che la registrazione non era venuta... e ho cancellato tutto. Mi sono vergognato, sì... e ho sentito che il tuo era amore... a cui potevo rispondere solo dandoti il mio amore."
Raffaele lo accarezzò teneramente.
"Ma a quel punto... ho avuto paura di dirti chi ero veramente... cioè... che vita avevo fatto fino a quel momento. Anche perché mi risuonava dentro quello che mi avevi detto del ragazzo che faceva gli spogliarelli, di come tu avevi troncato la tua relazione con lui. Non volevo perderti. Così... così ho pensato che sarebbe stato sufficiente cambiare vita, e tenerti nascosto il mio passato."
"È stata colpa mia, perché tu sapevi che non sarei stato capace di capire e perciò non hai voluto rischiare..."
"Non lo so se è stata colpa tua, o mia. Forse avrei dovuto avere più fiducia in te... e in me stesso... Più coraggio e dirti tutto subito, accettando di rischiare. Forse sono stato ingenuo e ho presunto che il passato non tornasse..."
"Se non era per l'accusa infondata contro Leandro e le perquisizioni, e poi le indagini, e poi lo scandalismo dei giornali che sbattono in prima pagina gli accusati facendone dei colpevoli prima ancora del processo... non avrei mai scoperto niente del tuo passato, con cui avevi tagliato." gli disse Raffaele.
"Ma forse il mio passato sarebbe venuto fuori ugualmente, magari in un altro modo. A volte, per non perdere la persona che si ama, di fatto si mettono le basi per perderla. La nostra relazione era cominciata male, per colpa mia, con me che recitavo una parte, per imbrogliarti. La parte del verginello ingenuo e pieno di esitazioni... tutta una recita... Ma quando mi sono accorto di essere innamorato di te, non ho avuto il coraggio di dirti che era solo una recita... Quello è stato il mio sbaglio."
"Ma il mio è stato peggiore del tuo..."
"Il tuo sbaglio? Quale?"
"Averti aggredito, quando ho scoperto tutto, non averti dato modo di dirmi... quello che mi stai dicendo ora. Pensare solo a me, alla mia delusione e non a te, alle tue ragioni. Sbatterti in faccia la mia rabbia, invece di cercare di capire. Farti un processo in cui solo l'accusa aveva il diritto di parlare, ed era invece impedito alla difesa. E così... condannarti senza appello."
"Tutto è bene quello che finisce bene, no?"
"Sì, ma a che prezzo? Con quanta sofferenza, soprattutto tua, poi anche mia... e di Emiliano... Tu non hai avuto il coraggio di dirmi la verità, io non ho avuto il coraggio di mettermi in discussione assieme a te. In fondo... anche io non ti amavo ancora quanto meritavi, quanto avrei dovuto, altrimenti, per quanto addolorato, ti avrei chiesto di aiutarmi a capire, a capirti, e non t'avrei assalito, rifiutato, cacciato, insultato."
"Non faremo più questi errori, vero?"
"No, mai più."
"Ci diremo sempre tutto, assolutamente tutto... ma soprattutto ci staremo ad ascoltare l'un l'altro, e cercheremo di capire, vero?"
"E penseremo prima all'altro che a noi stessi. Sì."
Serafino gli sorrise, gli carezzò una guancia e protese il viso. Le loro labbra si incontrarono, si riconobbero, si unirono.
I loro corpi aderirono, quasi a volersi fondere nonostante gli abiti che ancora li dividevano.
Strettamente abbracciati, quasi incespicando tanto erano vicini, si spostarono nella camera da letto, si stesero sul loro nido d'amore e, riprendendo a baciarsi, iniziarono lentamente a svelare uno il corpo dell'altro, con un senso di calma fretta, di tenera passione.
Finalmente, dopo contorsioni che a un occhio estraneo sarebbero potute sembrare ridicole, goffe, ma che per loro erano i passi di una splendida danza di corteggiamento, vestiti solo della loro pelle fresca e bruciante, si spinsero nuovamente uno contro l'altro, frementi, avidi di donarsi, di accogliersi.
Quasi come al rallentatore, si sporsero uno verso l'altro avvicinando i volti e guardandosi negli occhi pieni di stelle. Entrambe le mani di Raffaele salirono lievi lungo le braccia di Serafino, poi al suo viso che accarezzò lievemente. Emise un basso sospiro tremulo e attirò con delicatezza il volto al suo.
Gli depose un lieve bacio sulla punta del naso, poi gli si accostò di più e gli sfiorò le palpebre con le labbra, e infine scese a sfiorare le sue, in un bacio delicato, tenero, sfregando lievemente, finché Serafino le schiuse. Allora Raffaele vi passò sopra con la punta della lingua, che Serafino catturò fra le labbra e succhiò delicatamente, assaporando il gusto lieve e fresco della saliva del suo amante.
Poi le loro lingue si fecero più ardite: si incontravano, si ritraevano, giocherellavano una con l'altra, esploravano, scendevano più a fondo mentre l'altro suggeva. Frattanto le loro mani spaziavano calde e lievi sul collo, le spalle e i fianchi e il sedere dell'altro. Istintivamente, Serafino chiuse gli occhi: gli piaceva quel contatto così tenero, discreto, così dolce.
Gradualmente, come quando si costruisce un monumento, i blocchi di candido marmo delle loro eccitazioni si accumularono, uno sull'altro. L'opera d'arte che è un rapporto sessuale quando è espressione d'amore, prese forma, divenne sempre più alta e bella. I loro corpi, come raffinati utensili, si mossero all'unisono per scolpire i bassorilievi della loro storia d'amore.
Plasmarono forme di passione, scalarono impalcature di desiderio, costruirono picchi di piacere, si unirono donandosi l'uno all'altro, consci solo del godimento che stavano donando all'amato, finché, insieme, raggiunsero il punto più alto della loro opera d'arte, dell'arco trionfale del loro amore.
Gridarono per la gioia, fremettero godendo della vista di tutti gli altri archi di trionfo che avevano eretto lungo la loro Via Sacra, gli occhi delle loro anime spaziarono verso i terreni del domani, su cui avrebbero costruito assieme monumenti sempre più belli.
E infine si lasciarono andare, lievemente ansanti, felici, per godere il meritato riposo dopo che si erano tributati a vicenda il trionfo che spettava loro.
"Ti amo..." sussurrò l'anima di Serafino, suscitando echi soavi nel cuore di Raffaele.
"Ti amo..." cantò l'anima di Raffaele riempiendo di dolci riverberi la cattedrale del cuore di Serafino.
L'unità che i loro corpi avevano costruito unendosi sembrò sciogliersi, ma così non era. Entrambi sapevano di essere ormai parte dell'altro, parte di un tutto che si chiama amore.
E, cullati nelle braccia dell'Amore, accoglienti come un forte ma soffice nido, si addormentarono, le membra teneramente intrecciate, grati uno all'altro per il rinnovato patto d'amore.
E Serafino, il "bel ragazzo", ora sapeva di essere veramente bello, compresa la piccola cicatrice sul sopracciglio destro, grazie all'amore dell'ex-poliziotto, del suo uomo.