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una storia originale di Andrej Koymasky


PAPÀ E MAMMA CAPITOLO 4 - UNA NUOVA FAMIGLIA

Gaetano parlò con Ivan il pomeriggio del giorno dopo. Andò in camera del figlio e sedette sul suo letto.

"Ivan... che ne dici se io mi sposassi di nuovo?" gli chiese affrontando di petto l'argomento.

Il figlio lo guardò lievemente sorpreso, poi disse: "T'avevo detto che dovevi farlo, no? Lei ti piace? Cioè, voglio dire... hai già una lei, no? Cioè..."

"Sì. E la conosci."

"Io? Chi è? Come la conosco?"

"È Franca Canelli, la padrona del negozio di modellismo dove tu..."

"Ah. Sì... Mi sembra una donna simpatica e... anche bella. Non sapevo che tu uscissi con lei. Le hai già chiesto di sposarla?"

"Sì, ieri sera."

"Bene."

"Ha un figlio di un anno più giovane di te. Si chiama Dario. Non so se vi siete già incontrati, in negozio..."

"No, mai. Non so chi sia, come sia fatto questo Dario Canelli."

"È un biondino, come la madre. E si chiama Dario Mosconi, il cognome dell'ex marito di Franca." lo corresse Gaetano.

"Beh, sì, logico. L'importante è che ti piaccia lei, papà. E la signora Franca mi sembra simpatica."

"Dobbiamo combinare un incontro, tutti e quattro."

"E... avete già deciso quando vi sposate?"

"No, non ancora. Ne abbiamo parlato solo ieri sera. Faremo una bella famiglia, in quattro. E tu sarai un po' meno solo, no?"

"Mica mi sento solo... Sei contento di risposarti, no?"

"Certo."

"Bene."

"A te... mica dispiace?"

"No, papà. Perché dovrebbe dispiacermi? E comunque è giusto che ti faccia la tua vita, no?"

"E tu, Ivan? Niente in vista? Ancora non ce l'hai la ragazzetta?"

"No, papà, non ancora. Ma dopo tutto ho solo diciassette anni."

"Io a diciassette anni ne avevo già avute due... Fra le tue compagne di classe, nessuna..."

"Guardano solo i ragazzi più grandi, quelle."

"Devi darti da fare, giovanotto."

"Sì, papà."

"Beh... devo combinare con Franca un incontro a quattro, così tu e Dario farete conoscenza."

"Va bene."

"L'ho visto una sola volta, ma mi pare un ragazzetto simpatico. Credo che andrete d'accordo."

"L'importante è che andiate d'accordo tu e la signora Franca."

"E dovrai smettere di chiamarla signora, e dovrai darle del tu."

"Sì, certo... se a lei va bene."

"Le sei molto simpatico."

"È sempre stata molto gentile con me."

"Bene." disse Gaetano alzandosi, "Ti lascio a fare i compiti."


Pochi giorni dopo, una domenica, si incontrarono tutti e quattro per il pranzo in un ristorante in riva al fiume. Era una bella giornata. Gaetano e Franca, seduti da un lato del tavolo, parlavano soprattutto fra loro. I due ragazzi si studiavano e parlavano poco.

Dopo il pranzo, mentre Gaetano e Franca passeggiavano, i due ragazzi li seguivano, pochi passi più indietro.

"M'ha detto mamma che anche tu fai nuoto..." gli disse Dario.

"Sì."

"E che fai lo scientifico."

"Io avrei preferito il classico."

"Oh, no, per carità. Io devo fare il classico, e invece volevo frequentare l'artistico. Mia madre vuole che divento un medico."

"A me piace... scrivere."

"E a me, invece, piace disegnare. Che, per caso, tu ce l'hai la ragazza?"

"No."

"Neanche io. Sei un tipo di poche parole, tu, eh? Se non hai la ragazza... ti fai seghe?"

Ivan lo guardò stupito e arrossì, ma non rispose.

Dario ridacchiò: "Hai già scopato, tu?"

Ivan annuì: "Una volta." rispose, e arrossì di nuovo.

"Meglio di niente. Io... non proprio spesso, ma abbastanza. Cinque... sei volte... Mica sempre con la stessa persona..." disse, usando il termine neutro "persona" per non fargli capire di essere gay.

Dario si sentiva attratto da Ivan: trovava che fosse davvero un bel ragazzo. Peccato che fosse così... imbranato. Pensò che gli sarebbe piaciuto vederlo nudo... e si eccitò lievemente. Infilò una mano nella tasca dei calzoni per risistemarselo, in modo che non si notasse.

"M'ha detto mamma che tu hai l'hobby del modellismo e che è così che t'ha conosciuto, prima ancora di conoscere tuo padre. Fai diorami, giusto? Che tipo è tuo padre?"

"È... mio padre. Un uomo in gamba."

"Mia madre certe volte rompe un po', ma non è troppo male. Pare un tipo simpatico, tuo padre."

"Anche tua madre."

"Tu non dici mai più di tre parole in fila? Non si può dire certo che sei un chiacchierone."

"Basti tu." gli rispose Ivan, lievemente seccato.

Dario rise. "Ce l'hai il computer?"

"Sì."

"E la playstation?"

"No."

"Neanche io, ma non me ne frega, non la voglio. Qualche volta c'ho giocato a casa di un compagno di classe... Roba da fissati... peggio di una droga. Tu ti sei mai drogato?"

Ivan lo guardò sorpreso: "No, mai!"

"Io nemmeno. Solo una volta ho provato uno spinello, ma non mi dice niente. E non fumo neanche le normali sigarette. Robaccia. A scuola ci hanno fatto vedere un documentario di come si riducono i polmoni: uno schifo. Incatramati più di un'autostrada."

"Neanche io fumo."

"Sei tifoso di calcio?"

"No. Per un po' ci ho giocato, ma non mi piaceva."

"E allora, perché ci hai giocato?"

"Faceva piacere a papà."

Più avanti, Gaetano e Franca parlavano serenamente.

"Pare che i ragazzi stiano legando." disse ad un certo punto Franca.

"Se solo Ivan fosse meno chiuso..."

"E Dario più... tranquillo. Mah, magari si influenzeranno a vicenda e troveranno un migliore equilibrio. Comunque sono due bravi ragazzi."

"Sì, non mi pare che ci possiamo lamentare. Certo che tirare su un figlio da soli... è una bella responsabilità. Peccato che tu e io non ci si sia conosciuti prima... Sia per noi due che per i nostri figli."

Franca sorrise: "Meglio tardi che mai, come si dice, no? Penso che faremo una bella famiglia, noi quattro. Comunque... devo essere grata a Ivan, perché se lui non veniva a comprare da me, non t'avrei conosciuto."

"È vero."

Poi Franca aggiunse: "Sai che quello screanzato di Dario ha avuto la faccia tosta di chiedermi se tu e io abbiamo già... scopato?"

Gaetano rise: "Ivan non ne avrebbe mai il coraggio... E tu... cosa gli hai risposto?"

"Di pensare ai cavoli suoi, logicamente. Ma ti pare che un figlio chieda una cosa del genere alla madre?"

"Per i ragazzi di quell'età... il sesso è importante."

"Anche per i ragazzi della nostra età." gli disse con un sorrisetto malizioso la donna. "Non è che siamo così vecchi da avere già raggiunto la pace dei sensi, dopo tutto."

"No davvero. E poi... con te vicino... la pace dei sensi è impossibile."

"Beh, un complimento un po' inusuale, ma... un bel complimento."


Dopo alcune volte che si rivedevano, a volte da soli a volte con anche i figli, finalmente Franca e Gaetano fissarono la data delle nozze. E dato che l'appartamento di Franca era un po' più grande e più comodo per il negozio, decisero che Gaetano e Ivan si sarebbero trasferiti da lei.

Sistemarono l'appartamento, portandoci la cameretta di Ivan, scegliendo i mobili migliori fra quelli dei due appartamenti e facendo fuori gli altri. Poi si prepararono per la cerimonia. Franca volle che Dario andasse con lei a scegliere il suo abito da sposa. Prenotarono il pranzo in un agriturismo poco fuori città, ma decisero di rimandare il viaggio di nozze e farlo durante le ferie estive, per non chiudere il negozio.

"Dove li mandiamo, i ragazzi, quando andiamo in viaggio di nozze? Hai qualche idea?" chiese Franca.

"Che ne diresti di iscriverli a un corso di inglese a Londra, o a Dublino... o anche a Oxford?"

"Mi pare un'ottima idea. Oxford però è meglio. Due ragazzi così giovani, soli in una grande città, non mi farebbe stare tranquilla, soprattutto per quello scavezzacollo di Dario. E noi due? Dove andiamo noi due?"

"A te dove piacerebbe andare?"

"Mah... non saprei... Che ne dici se andiamo in Scozia? Così il viaggio di andata e ritorno, almeno fino a Londra, lo facciamo coi ragazzi."

"Per la Scozia, nessun problema. Non ci sono mai andato e credo ne valga la pena. Però è meglio se viaggiamo separati: i ragazzi saranno più contenti, e sono abbastanza grandi per volare da soli, non credi?"

Così, tutto fu deciso. Dopo la cerimonia in municipio, perché essendo divorziati non la potevano fare in chiesa come Franca avrebbe desiderato, fecero il pranzo di nozze e finalmente tornarono a casa.

I due ragazzi erano in soggiorno davanti alla TV quando Gaetano e Franca augurarono la buona notte e si ritirarono nella loro camera.

"Vanno a farsi una bella scopata!" ridacchiò Dario a bassa voce.

"Beh, certo."

"Anche se di sicuro non è la prima che fanno."

"Affari loro."

"Oh come parli fino, tu!" lo prese in giro Dario, "Cazzi loro, si dice!"

"Ma ti senti tanto furbo, tu, a dire parolacce?" lo rimbeccò Ivan, un po' seccato.

"Ma che parolacce! Sei peggio di mia madre, tu. Una signorina per bene! Che poi oggi le ragazzine parlano anche più sporco di noi ragazzi. Che poi, cosa c'è di sporco a dire cazzo, o fottere o... altro."

"E che bisogno c'è? Ti fa sentire più in gamba?"

"Dio, quanto sei coglione, Ivan. Anzi, testa di cazzo. Ma dove t'ha tenuto, tuo padre, in un educandato di suore?"

"Ma smettila!"

"Si dice va a fa'n culo, bimba!"

"E piantala di... rompere. Vuoi lasciarmi in pace?"

"Hai solo da andartene in camera tua, cocco di mamma, se ti rompe tanto il cazzo stare qui con me."

Ivan si alzò: "Sì è meglio." disse e andò nella sua camera.

"Sogni d'oro, tesoruccio... e non farti troppe seghe!" sghignazzò Dario.

In realtà Dario si sentiva fortemente attratto da Ivan, e spesso, solo a stargli vicino, si eccitava. Aveva anche cominciato a masturbarsi pensando a lui. E poiché Ivan s'era trasferito nella sua stessa piscina per il nuoto, perché l'altra era diventata troppo scomoda, l'aveva visto anche seminudo e aveva visto che aveva un gran bel corpo. Ma poiché non s'azzardava a provarci con lui, inconsciamente, per tenerlo lontano, lo prendeva in giro, faceva in modo di urtarlo.

Non l'aveva ancora mai visto completamente nudo, perché nella sua piscina ultramoderna avevano sprecato lo spazio per fare cabine individuali per cambiarsi, e anche le docce erano individuali. Comunque il costume da bagno di Ivan mostrava che doveva essere piuttosto ben fornito anche in quel reparto.

Spense la TV e anche lui andò in camera sua. Mentre si infilava, nudo come era solito fare, sotto le lenzuola, si disse che era troppo tempo che non scopava più. Doveva provare a dare un colpo di telefono a Marco e chiedergli se aveva voglia di fare qualcosa. Era troppo tardi per telefonare, ma poteva magari mandargli un sms subito.

Scese dal letto, prese il cellulare, e compose il messaggio: "ti andrbb di vdrc? Fammi sapr. Dario." e lo spedì. Si addormentò sperando in una risposta che però non arrivò.

Quando si svegliò la mattina seguente e controllò il cellulare, vide che c'era un messaggio di Marco. Gliel'aveva mandato una mezz'ora prima. Lo aprì: "Oggi pmrggio a casa nn ce nessn. Va bn alle tre?"

Dario si sentì eccitato: cazzo, certo che andava bene! Digitò immediatamente la risposta: "Prpar ttt, arrivo, nn vd lora. Sn gia su di giri... Dario." Poi, per sicurezza, controllò di avere un paio di preservativi nel portafogli.

A colazione, Dario era allegro. Ivan, tranquillo. Gaetano aveva un sorriso beato in faccia. Franca li servì, e mangiarono. Quindi Gaetano, dato un bacetto a Franca, accompagnò i due ragazzi alle loro scuole, in auto, poi andò al lavoro in regione.

Si rividero per pranzo. Poi uscì Gaetano e, dopo poco, anche Dario: "Vado a studiare da un compagno..." annunciò.

"Da chi?" gli chiese la madre.

"Un compagno... Marco... Ciao, ci si vede più tardi."

"E i libri?" gli chiese Ivan.

Dario gli lanciò un'occhiataccia: "Uso quelli di Marco." rispose secco e si precipitò fuori.

"Come vanno le cose fra te e Dario?" gli chiese Franca mentre rigovernava.

"Dai qua, asciugo io..." le disse Ivan prendendo il canovaccio.

"Sei gentile. Allora?"

"Beh... insomma..."

"Dario ha un caratterino un po' difficile, ma... non è un cattivo ragazzo."

"Mica dico che è cattivo. Forse siamo troppo diversi."

"Siete tutti e due cresciuti da soli. Ci vorrà un po' di tempo per abituarvi l'uno all'altro. Comunque... io sono molto contenta che siamo un'unica famiglia, ora. Tu sei un ragazzo molto in gamba. Magari tu potessi avere un po' di buona influenza su Dario! Ah, volevo dirti... se ti serve qualcosa giù in negozio per i tuoi diorami, non fare complimenti, eh?"

"Grazie."

"Sono proprio belli, non li avevo mai visti, prima. Me ne presteresti un paio per fare la vetrina?"

"Volentieri. Vai in camera mia e scegli quelli che vuoi."

"Bene. Faranno un figurone. Sei molto gentile a darmi una mano in casa."

"Beh... in famiglia ci si aiuta, no?"

"Magari la pensasse come te anche Dario. Forse gliele ho date vinte un po' troppo spesso. Ma sai, tutto il giorno in negozio... anche oltre la chiusura per pulire, riordinare, fare le vetrine... Giovanni e Luca danno una mano, però... mica posso farli fermare troppo... e pagare gli straordinari."

"Ma ti piace avere il negozio?"

"Sì. L'idea l'aveva avuta il mio ex-marito... Ah, avessi conosciuto tuo padre invece di quel..."

"Lo vedi ancora?"

"No, grazie al cielo. Quando Dario era piccolo, lo dovevo accompagnare da lui, ma quand'è cresciuto, ce lo mandavo da solo. A Dario non piace molto suo padre... e meno ancora quella con cui sta. Preferisce decisamente tuo padre."

"Io, mia madre... quasi non me la ricordo. E anche io, comunque, preferisco decisamente te. Anche se non riesco a chiamarti mamma."

Franca gli sorrise con tenerezza: "È logico che non mi chiami mamma. Nessun problema. L'importante è che stiamo bene assieme."

"L'importante è che stai bene con papà." Ivan la corresse con un sorriso.

"Spero che tu e Dario riusciate a legare."


Dario, frattanto, aveva raggiunto la casa di Marco. Appena vi era entrato, l'amico l'aveva portato in camera da letto e i due ragazzi s'erano denudati in un battibaleno.

"T'è mancato il mio culetto?" gli aveva chiesto Marco.

"Sì... e a te il mio cazzo?"

"Anche. Non vai con altri?"

"No. E tu?" gli chiese mentre salivano sul lettino.

"Io sì." rispose Marco, mettendosi su quattro zampe, mentre Dario si infilava un preservativo.

"Ah, porcello! E chi è?"

"Il figlio del portinaio. Ma adesso fa il militare e solo quando viene in licenza riusciamo a scopare."

"Ci sa fare?" gli chiese Dario mentre cominciava a spingerglielo dentro.

"Aahh... aaahhh... sì... ci sa fare... come te. Dai... che bello!"

Dario lo afferrò per la vita e iniziò a battergli dentro.

"Sì... dai... più forte!"

"Ti piace... eh... porcello!"

Marco gli si spinse contro, dimenando leggermente il sedere: "Almeno quanto a te... Dai!"

Dario non aveva bisogno di essere incitato. Con Marco non c'era vera amicizia, ma gli piaceva fotterlo. E ne aveva veramente bisogno. Pensò che Ivan era molto più bello di Marco, che pure non era male. Se Ivan ci fosse stato... vivendo nella stessa casa... sarebbe stata una vera pacchia! E da Ivan se lo sarebbe pure fatto mettere. Peccato che a Marco non interessava metterlo.

"Com'è... il figlio... del portinaio?" gli chiese, continuando a martellargli dentro con vigore.

"Abbastanza figo. Scopa bene."

"È gay?"

"Certo."

Dario, quando sentì che stava per venire, si fermò, come le altre volte, e si sfilò. A tutti e due piaceva farla durare a lungo.

"E com'è che vi siete... capiti? L'hai agganciato tu o t'ha agganciato lui?"

"Lui. Ha immaginato di me e così... sai... prendendo il discorso alla larga... una battuta... un'allusione... La prima volta me l'ha messo in cantina. M'ha tirato giù i calzoni, m'ha messo a novanta gradi, se l'è tirato fuori e me l'ha sbattuto tutto dentro."

"Non avete usato il preservativo?"

"Ma certo che l'abbiamo usato. Dai, datti da fare, adesso."

Dario glielo spinse di nuovo dentro e riprese allegramente a cavalcarlo.

"Chi è meglio, fra me e quell'altro?" gli chiese Dario.

"Quello che me lo mette." rispose ridacchiando Marco.

"Lo sa che lo fai anche con me?"

"Sì. Una volta, per sbaglio, l'ho chiamato Dario..."

"Perché, come si chiama? Magari Mario?"

"Macché... Guido."

"S'è incazzato?"

"No... Dai, fai più forte... No, s'è messo a ridere."

Quando finalmente, dopo diverse soste e riprese, vennero tutti e due, andarono a farsi una doccia, perché specialmente Dario, dopo tutta quella vigorosa ginnastica, era sudato.

"Ti va una coca?" gli chiese Marco quando si furono rivestiti.

"Ce l'hai un'aranciata?"

"Ho le arance, te la preparo. Vieni in cucina."

"A te non ti piacerebbe farti il ragazzo?" gli chiese Dario.

"Per ora no, mi va bene così. E a te?"

"Mah... C'è uno che mi piace, ma... non ci posso provare. Troppo pericoloso. E poi... mi piace di corpo, ma è così... imbranato, e noioso!"

"Ma è gay?"

"Credo di no. È il figlio del marito di mia madre."

"Il tuo fratellastro, cioè."

"No. Non abbiamo neanche un genitore in comune. Semplicemente ora viviamo insieme."

"Ma è bello?"

"Anche troppo."

"Come si chiama? Quanti anni ha?"

"Ivan. Ha la tua età. Ivan... che nome stronzo!"

"A me pare un bel nome. Meglio di Marco."

"Bah... sarà."

"L'hai già visto nudo? Ha un bel manico?"

"Seminudo... si va in piscina assieme. Ma lì non l'ho ancora visto."

"Non dormite nella stessa stanza?"

"No, ognuno ha la sua, per fortuna."

Chiacchierano ancora un po', poi Dario tornò a casa. Ivan era nella sua stanza e Gaetano stava leggendo il giornale in soggiorno.

"Dario, hai cinque minuti per me?"

"Sì, certo." rispose, mettendosi a sedere.

"Sbaglio, o tu e Ivan ancora non avete legato?"

"Beh... non ancora, è vero."

"Peccato. Penso che tu potresti avere un buon influsso su lui. Svegliarlo un po', renderlo un po' più spigliato, aperto. Tu hai un ottimo carattere."

"Mamma non è del tutto d'accordo."

"Ma sì. Il fatto è che fra uomini ci si capisce meglio, tutto qui. A me piaci, mi piace il tuo carattere." gli disse Gaetano.

"Beh, grazie. Anche tu mi piaci. A parte che devi andare a genio a mia madre. Mi sarebbe piaciuto avere un padre come te, invece che quello stronzo del mio. E vedessi con che puttana s'è messo!"

"Tua madre, oltre a essere una bella donna, è molto in gamba."

"Puoi dirlo ad alta voce... anche se a volte rompe. Ma magari con te non s'azzarda a rompere. Il fatto è che mi tratta ancora da bambino."

"Il difetto di tanti genitori: non ci rendiamo conto che i nostri figli crescono. Beh, io scendo un attimo in negozio per vedere se mamma ha bisogno di qualcosa."

Dario andò in camera. Dopo poco uscì ed entrò gridando nella stanza di Ivan: "Che cazzo sei andato a fare in camera mia, eh?"

"Io? In camera tua? Non ci ho mai messo piede!" protestò Ivan.

"E allora chi? Tuo padre?"

"Ma no... magari tua madre. Io comunque no."

"Mia madre non fruga mai fra le mie cose."

"E mio padre di sicuro non lo fa."

"E allora è stato un fantasma!" gli disse Dario con sarcasmo. "Tutta la roba nel cassetto della scrivania è in disordine! Sei stato tu!"

"Ma lasciami in pace. Ho detto che non ne so niente e non ne so niente."

"E io non ti credo."

"E a ne non me ne frega un cazzo!" gridò Ivan, alterato.

Dario lo guardò stupito, poi scoppiò a ridere.

"E che hai da ridere come un cretino, adesso?"

"Hai detto cazzo! Hai detto cazzo! Hai detto che non te ne frega un cazzo!" ripeté senza smettere di ridere.

"Lasciami in pace. Questa è la mia camera, e non ti ci voglio, qui."

"Sta attento, tu, che ti tengo d'occhio!"

"Sta attento tu, piuttosto, se non vuoi buscartele."

"Hohoho! Che paura mi fai, signorinella!" lo prese in giro Dario ma, visto un lampo d'ira negli occhi di Ivan, batté in ritirata.

Tornato in camera, Dario controllò che tutto fosse a posto nel suo nascondiglio segreto. Se davvero non era stato Ivan, chi aveva frugato nel suo cassetto? La madre, non gli pareva possibile e quanto a Gaetano, non pensava che l'avrebbe fatto. Comunque, uno dei tre, per forza.

Decise di scendere in negozio e di chiederlo direttamente agli altri due. Attese che il cliente che Luca stava servendo se ne andasse, poi chiese alla madre e a Gaetano: "Uno di voi due è entrato in camera mia ed ha frugato nel cassetto della mia scrivania? Era tutto fuori posto!"

"No, io no!" disse Gaetano, stupito per il tono battagliero del ragazzo.

"Io neanche. Sono solo entrata per spazzare in terra e... Ma... Dario! Ho semplicemente spostato la scrivania per pulire bene, poi l'ho rimessa a posto e perciò può darsi che tutto si sia spostato dentro al cassetto, no?"

Dario la guardò un po' perplesso, poi, a mezza voce, disse: "Ah... sì... dev'essere successo così... Beh, torno su."

Mentre tornava su, si chiese se dovesse chiedere scusa a Ivan... ma decise di no. Tornò in camera, guardò l'orologio e vide che aveva un'oretta ancora a disposizione. Accese il computer e decise di esplorare un po' il web per vedere se trovava qualche altra bella foto. Stava esaminando i risultati del motore di ricerca, esaminando i tumbnail apparsi sullo schermo, quando bussarono alla sua porta. Spense precipitosamente.

"Chi è?" gridò, un po' scocciato.

"Gaetano. Posso?"

Non l'aveva sentito rientrare. "Sì, certo."

"Scusa, Dario, ma... mi sei sembrato eccessivamente scocciato, quando sei venuto in negozio."

"Non mi va che qualcuno frughi fra le mie cose."

"D'accordo, capisco, ma... per essere così alterato... hai qualcosa da nascondere?" gli chiese Gaetano, in tono tranquillo, guardandolo negli occhi.

Cazzo, questo è un dritto... si disse Dario. "Ma no, solo che..."

"Tutti noi, specialmente da adolescenti, abbiamo avuto i nostri segreti."

"No... solo che era tutto sottosopra."

"Basta che non sia niente di... pericoloso, o illegale... è anche giusto che un ragazzo abbia qualche segreto."

"Tipo droga? No, non c'è pericolo."

"Meglio così. E allora, cosa ti scocciava tanto che qualcuno potesse aver visto?"

"Ma niente... Solo l'idea che qualcuno poteva aver messo il naso nelle mie cose. Solo quello. Pensavo che era stato Ivan, ma lui ha negato, e così... Siccome non credevo che tu o mamma l'avevate fatto... pensavo di incastrarlo."

"Ivan, per quanto ne so, è un ragazzo leale e onesto. Se ha detto di no, io gli avrei creduto."

"Io non lo conosco ancora bene come te." si giustificò Dario.

"Eh, e forse dovreste invece cercare di conoscervi meglio, non credi? Bene o male, dovendo convivere, sarebbe una cosa saggia. Anche se siete così diversi di carattere, potreste diventare amici. Mamma e io ne saremmo contenti."


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