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una storia originale di Andrej Koymasky


PAPÀ E MAMMA CAPITOLO 9 - SUCCESSO E AMORE

Lo psicologo che Franca e Gaetano avevano consultato, invece di aiutarli a capire come "affrontare" i ragazzi, li aveva aiutati ad accettarli pienamente, a capire che i loro figli erano perfettamente normali, e che dovevano essere contenti che si amassero. Aveva anche fornito loro un po' di letteratura sul soggetto. Non aveva avuto un compito difficile, perché entrambi i genitori volevano soprattutto capire e perché comunque la scoperta che i loro figli erano gay non aveva mutato l'amore che avevano nei loro confronti.

Così, una volta accetta la sessualità, la relazione, e quindi anche l'amore che legava i loro figli, avevano deciso di preparare in gran fretta la sorpresa da fare ai ragazzi, pensando che quella, meglio di mille discorsi, avrebbe dato loro il messaggio che volevano fargli avere. I mobili nuovi per la camera dei ragazzi erano arrivati la mattina stessa del loro arrivo, appena in tempo.

Franca e Gaetano, aiutati dal personale che aveva portato su la nuova camera e l'aveva montata, avevano spostato le loro scrivanie e librerie nel soggiorno, che ora era un po' affollato di mobili. Avevano deciso, per il momento, di restare comunque in quell'appartamento che era molto comodo per il negozio. Poi avevano messo gli abiti dei ragazzi nell'armadio, avevano preparato il letto.

Mentre Franca andava a comprare i fiori per decorare la stanza, Gaetano aveva scritto il grande cartello di benvenuto. Avevano finito il tutto che erano le due di pomeriggio. Per non perdere tempo avevano pranzato con sandwich acquistati al bar.

Per i ragazzi, era stata una bellissima, fantastica, commovente sorpresa. Essere stati accettai così pienamente dai genitori, era stato come un balsamo. E se già prima erano molto attaccati ai loro genitori, ora lo erano più che mai e sentivano profondamente di far parte di un'unica e vera famiglia.

In novembre, Ivan aveva ripreso a frequentare ingegneria, e Dario si era rassegnato a iniziare a frequentare le lezioni del primo anno a medicina. Continuavano anche a lavorare sul loro libro, non più di nascosto dei genitori: non ve n'era più bisogno. Anzi, sia Franca che Gaetano, a cui avevano fatto vedere la parte che avevano già completata, avevano fatto loro i complimenti.

"Però, davvero, uno vorrebbe allevare il figlio a modo suo, e magari si illude pure di esserci riuscito, e invece..." aveva detto Gaetano, con un sorriso, "tu guarda, Franca, Dario è diventato un artista come voleva, e Ivan uno scrittore come aveva deciso!"

"Bisogna vedere se è proprio così, papà." disse Dario. "La prova del nove sarà se troviamo un editore e se il libro, ammesso che esca, avrà un sufficiente successo o sarà un flop."

"Secondo me, troverete l'editore senza problemi e venderete un sacco di copie del libro. La storia è molto bella e i disegni la rendono anche più affascinante." disse Franca.

"Se troviamo davvero chi ce la pubblica, vogliamo mettere come dedica sul libro: a papà, mamma e Amedeo, con tutto il nostro amore." disse Dario. "E la prima copia sarà per voi."

Terminata la stesura definitiva del libro, i due ragazzi andarono a sottoporla a un famoso editore. L'incaricato per le nuove opere diede una rapida occhiata all'opera, poi disse loro di lasciare lì la copia, che l'avrebbe fatta leggere e valutare dallo staff e avrebbe inviato loro una risposta, negativa o positiva che fosse.

Per alcuni mesi non ne ebbero più notizie, tanto che Ivan e Dario stavano già pensando di tentare con un altro editore.

"Magari un editore meno famoso può essere più interessato." disse Ivan.

"Mica è detto. L'importante è che abbia in catalogo libri per ragazzi." disse Dario mentre consultavano le pagine gialle.

Poco dopo l'Epifania, però, un pomeriggio mentre stavano studiando in soggiorno e Amedeo giocava nel box accanto a loro, giunse finalmente una telefonata: il libro era stato accettato, sarebbe stato pubblicato, perciò i due ragazzi dovevano andare a firmare il contratto.

Dario e Ivan, raggianti, presero in braccio Amedeo e scesero subito a comunicare la buona notizia ai genitori.

Gaetano volle che vi andassero assieme ad un avvocato: "Ve lo paghiamo noi; ma voi due, ragazzi, non ve ne intendete di editoria, e non voglio che vi impongano condizioni svantaggiose."

L'avvocato discusse per loro, alla loro presenza, tutte le clausole della proposta di contratto, e alla fine, dopo aver chiesto e ottenuto alcune modifiche, disse che potevano firmare.

L'editore aveva intenzione di lanciare il libro in occasione della Pasqua, un periodo buono per i libri per ragazzi. Volle però cambiare il titolo. I ragazzi l'avevano intitolato "Dalle quattro parti del mondo", ma l'editore disse loro che sarebbe stato meglio intitolarlo "I ragazzi della Via Po".

"Ma così si perde il senso del contenuto inter-etnico!" obiettò Ivan.

"Ma no. L'illustrazione di copertina è già abbastanza eloquente." rispose l'editore.

Era vero, perciò accettarono. Non vedevano l'ora di avere finalmente in mano la prima copia a stampa del libro. Erano eccitati, felici.

Quella stessa sera, stesi sul loro letto dopo aver fatto l'amore in piena tranquillità, con immutato piacere e gioia, mentre si rilassavano accarezzandosi teneramente, Dario disse: "Sai, credo che dobbiamo cominciare a scrivere il nostro secondo libro."

"Uhm, penso di sì. Hai qualche cosa in mente?"

"Sì e no... Cioè... Pensavo alla storia di un ragazzino che... che difende il fratello maggiore che i genitori hanno scoperto che è gay e che vogliono mandare via da casa."

"Non credi che sia un argomento un po' troppo... delicato, per farne un libro per ragazzini? Ho paura che l'editore non ce lo accetterebbe, che non lo pubblicherebbe." disse Ivan, pensoso. "L'idea mi piace, però... forse i tempi non sono ancora abbastanza maturi per una cosa del genere."

"Mica una cosa troppo esplicita, troppo spinta. Io al contrario credo che sarebbe giusto aiutare i ragazzini a capire che non c'è proprio niente di sbagliato a essere gay. Magari la storia di un ragazzino che decide di lottare contro tutti i pregiudizi, compreso quello contro i gay. Cioè, non fare del fratello gay il centro del libro, ma uno degli aspetti."

"Uhm, ci si può pensare. Ma sì... E magari, se il nostro primo libro avrà successo, possiamo proporre la nuova storia al nostro editore... che dovrebbe essere ben disposto." disse Ivan.

"Però... se per caso accettasse il libro ma volesse tagliare la parte del fratello gay, piuttosto cerchiamo un altro editore!"

"D'accordo."

"Dici che avrà successo, il nostro primo libro?" chiese Dario.

"Boh? Speriamo. Io ci credo, nel nostro libro. E come hai visto, non hanno tagliato né una pagina né un disegno. Perciò vuol dire che va bene così come l'abbiamo fatto. E poi, hai sentito, l'hanno letto in tre e tutti e tre hanno dato un giudizio positivo. E l'editore ha pure detto che vuole farlo partecipare a uno dei premi per la letteratura per ragazzi. Perciò vuol dire che ci crede anche lui, no?"

"Sarà bello vedere sulla copertina del libro i nostri nomi: Ivan Trotta e Dario Mosconi. No?"

"E perché non Dario Mosconi e Ivan Trotta?" gli chiese Ivan carezzandolo.

"Perché si mette sempre prima il nome dello scrittore poi quello dell'illustratore."

"Ma tu sei anche il co-autore, oltre che l'illustratore."

"Ma il testo, lo stile, è tuo. E comunque l'editore ha deciso così."

"Devi sempre avere l'ultima parola tu?" gli chiese Ivan, sorridendo.

"Non lo sapevi, anche prima di metterti con me?" chiese Dario, con un sorriso furbetto.

Finalmente il libro uscì, ottenne ottime recensioni e fu un vero successo. Gaetano e Franca gli avevano dedicato una vetrina. I compagni di corso dei due ragazzi, gli chiedevano se erano loro gli autori e qualcuno chiedeva loro anche di firmare la copia dei fratellini.

Poi una galleria aveva chiesto a Dario se accettava di fare una mostra con gli originali dei disegni del libro. Dario accettò e parecchie delle sue tavole furono vendute a un ottimo prezzo.

Frattanto Dario e Ivan avevano dato inizio alla stesura del loro secondo libro, dopo averne discusso il contenuto con Gaetano e Franca, che li avevano incoraggiati a farlo, anche per la parte riguardante il fratello gay.

E infine, "I ragazzi della Via Po" ottenne anche il primo premio al concorso di letteratura per ragazzi a cui era stato presentato e se ne parlò nuovamente alla TV e nelle riviste per ragazzi, incrementando ulteriormente le vendite.

Gaetano allora decise che dovevano andare a celebrare il successo dei ragazzi in un ristorante in collina. Quando furono a tavola e iniziarono a mangiare, mentre Ivan e Dario, con Amedeo seduto fra di loro, gli sminuzzavano il cibo e lo facevano mangiare, notarono che Franca e Gaetano si guardavano e lui le faceva un lieve cenno di assenso.

"Che state tramando, voi due?" chiese Dario.

"Niente... mamma e io ci stavamo chiedendo a chi dedicherete il vostro secondo libro..."

"Beh, non ne abbiamo parlato, ma come il primo, penso." disse Ivan lanciando un'occhiata a Dario, che annuì.

"E invece, scommetto che... che ci metterete una dedica diversa." disse Franca con un sorrisetto.

"Diversa? E perché? Noi dedicheremo tutti i nostri libri alle persone che amiamo e che ci amano. A chi altri, sennò?" disse Ivan.

"Beh... siete carini, ma perciò... non so ancora esattamente, ma oltre che a papà, mamma e Amedeo... dovrete dedicarlo anche a..."

"Sei di nuovo... Sta per arrivare... un altro fratellino o sorellina?" chiese Dario con occhi brillanti di sorpresa e di gioia.

Franca annuì con un'espressione felice e Gaetano le carezzò lieve, con un sorriso fiero, il ventre.

"Che bello! Anche per Amedeo sarà molto bello, che così avrà una sorellina o un fratellino di due anni più giovane e non solo due vecchioni come noi, che abbiamo quasi vent'anni più di lui!" disse Ivan.

"E questa volta..." riprese Franca, "papà e io abbiamo deciso di chiedere a voi due di scegliere i nomi..."

"Noi due? Dite davvero? Possiamo scegliere noi due i nomi?" chiese Dario, elettrizzato.

"Ehi, giovanotto, purché siano nomi decenti!" disse Gaetano. "Mamma e io ci riserviamo il diritto di veto."

"E sta tranquillo, papà, mica siamo così stronzi, no?" disse Dario.

I due ragazzi discussero, mentre i genitori assistevano divertiti.

"Carlotta e Sandro!" propose Dario.

"Ma no! Carlotta Trotta suona male, e Sandro Trotta... dro-tro... è brutto. Che ne dici di Livia e Secondo?"

"Livia... livida... Nooo! E poi, perché Secondo... dovrebbe essere Quarto... come quello dei Mille... Daniele e Serena?"

"Mah... Daniele non è male... Daniele dolce come il miele... Però Serena... pensa chiamarla serena quando magari è incazzata o triste... pare che uno la prende in giro! Secondo me è meglio che il nome non sia un aggettivo."

"Marzio e Mara?" propose Dario

"Marziano e Amara? No no... Sergio e Lidia..."

"Sergio non è male. Lidia mi piace... E se invece di Sergio lo chiamassimo Andrea?"

"Andrea è un bel nome, ma ce l'hanno tutti, va troppo di moda... Che ne dici di Giulio?"

Infine, si accordarono su due nomi che i genitori accettarono. Se fosse stata una femminuccia si sarebbe chiamata Lidia e se fosse stato un maschietto, Giulio.

"Mamma, quand'è che saprai se è maschio o femmina?" chiese Ivan.

"È ancora troppo presto. I genitali del piccino... o della piccina, non si sono ancora formati, perciò è ancora impossibile saperlo."

"Come terzo libro, dovremmo scriverne uno sul come nascono e si formano i bambini. Eh, Ivan?" propose Dario.

"Libri così ce ne sono già un sacco..." obiettò Ivan.

"Basta dargli un taglio diverso. E far vedere come cambiano le relazioni nella famiglia in cui nascerà. La crescita fisica del piccino nella pancia della mamma in parallelo alla crescita della famiglia che lo accoglierà..."

"L'idea mi piace!" disse Franca.

"E come evitare la gelosia dei fratellini già nati... come preparano un nido accogliente per il nuovo nato... E poi la gioia della nascita..." aggiunse Gaetano.

"E come magari pare bruttino appena è nato, ma poi diventa sempre più carino..." disse Dario, carezzando il capo ad Amedeo.

Dopo il pranzo, andarono su un prato che era nel recinto del ristorante e mentre Ivan e Dario giocavano con il fratellino, Gaetano e Franca stavano seduti su una panca, appoggiati teneramente uno all'altra, godendosi la scena dei loro tre figli.

"Abbiamo tre ragazzi splendidi." disse Gaetano. "Sai che sento Dario come se l'avessi fatto io?"

"Da un po' ha cominciato a chiamarti papà e Ivan a chiamare me mamma... Non sai che piacere mi fa."

"Sì che lo so, perché anche a me fa molto piacere. E sai... il fatto che Dario e Ivan si amano, che fanno perciò anche l'amore, ora mi fa piacere, mi sembra una cosa molto bella!"

"È sempre una cosa bella, quando due si amano. Come noi due..." sussurrò dolce Franca.

"Siamo davvero una gran bella famiglia."

Dario dette lievemente di gomito a Ivan per attrarne l'attenzione: "Ehi, guardali..." gli disse sottovoce, con un sorriso, "Guarda come sono teneri, papà e mamma!"

Anche Ivan sorrise: "E pensare che tre anni fa stavano quasi per lasciarsi... per colpa nostra."

"Soprattutto per colpa mia. Se io fossi stato meno stronzo con te..."

"E dai! E se io avessi capito prima come ero e come eri tu... e se... e se... Con i se non si costruisce niente. È andata bene, e tanto basta."

"Ci è andata bene davvero, prima perché ci siamo innamorati, e poi perché mamma e papà ci hanno accettato come siamo e hanno accettato il nostro amore. Siamo davvero fortunati."

"Sai... pensavo... se riuscissimo a guadagnare abbastanza con i nostri libri... e se tua zia fosse disposta... mi piacerebbe comprare quella baita lassù in montagna. Che ne dici?"

"Mah, i miei cugini ormai non ci vanno più, non gli interessa quella baita, è troppo isolata per i loro gusti. E lo zio sta invecchiando e non ha più tanta voglia di andare fino a lassù. Perciò, chi sa, può darsi che siano disposti a vendercela, o che almeno ce la lascino usare."

"Io, Dario, preferirei che fosse nostra, tutta nostra. Nonostante la visita a sorpresa di papà e la tensione che ci aveva messo addosso, per me è stata una bella luna di miele, lassù."

"Sì, certo, anche per me. Chiederò a mamma di parlarne con sua sorella. Tanto non è una cosa da decidere in fretta, prima dobbiamo mettere da parte abbastanza soldi."

"Sì, buona idea."

"Sai, Ivan, mi chiedevo: quando Amedeo comincerà a capire di noi due... chissà come la prenderà?"

"E come vuoi che la prenda? Bene, ne sono sicuro, soprattutto perché l'hanno presa bene papà e mamma, poi perché ci vuole bene. L'unico problema, eventualmente, sarà fargli capire che certe cose, benché non siano sbagliate, non si devono dire in giro."

"Sì... però... però non è giusto, non è bello."

"Il nostro secondo libro, se avrà lo stesso successo del primo, forse contribuirà un po' a cambiare la mentalità della gente, soprattutto delle nuove generazioni. Non credi, Dario?"

"Speriamo..."

"Io, adesso... ho una gran voglia di fare l'amore con te, biondino." gli sussurrò Ivan all'orecchio.

"Penso che sia meglio aspettare stasera, di essere a casa." ridacchiò Dario. Poi aggiunse: "Però... anche io lo farei qui e adesso, su questo prato e sotto il sole, se si potesse."

"E magari... anche papà e mamma lo farebbero, se si potesse. Sai, a vederli, papà che ormai ha cinquanta anni tondi e mamma quarantasei, che si fanno gli occhi dolci come due colombelle... penso che anche noi due, fra una trentina di anni saremo ancora così."

"Chissà se l'hanno mai fatto su un prato?" chiese Dario divertito.

"Neanche noi l'abbiamo mai fatto su un prato."

"Beh... dovremmo provarci, prima o poi." gli disse con un sorrisetto allettante.

"Magari lassù in montagna... prendendo le nostre precauzioni... Ti ricordi quel prato dopo la curva, no?"

"Chissà perché non ci avevamo pensato?" chiese Dario.

Dopo un po' decisero di tornare a casa. Franca preparò una cena leggera, poi Ivan e Dario misero a letto Amedeo nella sua cameretta e tornarono in soggiorno a chiacchierare un po' tutti e quattro assieme.

Gaetano teneva un braccio attorno alle spalle di Franca, e Dario attorno alla vita di Ivan: erano proprio due belle coppie, innamorate e felici.

"Andiamo a dormire?" chiese a un certo punto Gaetano a Franca.

"Sì. Anche se domattina è lunedì e il negozio è chiuso... Beh, possiamo alzarci più tardi, prendercela comoda." assentì Franca.

Si augurarono la buona notte. Ivan e Dario restarono ancora un po' in soggiorno a chiacchierare sottovoce, poi Dario disse: "Che ne dici, andiamo a letto anche noi?"

"Sei stanco?"

"No... ho voglia di te." gli rispose Dario con un sorriso birichino.

"Credevo che ti fosse passata." scherzò Ivan.

"E come? Lo sai che l'unico modo di farmela passare... è con te, sul nostro bel lettone!"

"Secondo te... dormono o..." chiese sottovoce Ivan mentre passavano davanti alla porta dei genitori.

"Secondo me... 'o'!"

Entrarono ridacchiando nella loro camera. Dario accese i due abat-jour sui comodini e spense la luce centrale. Come sempre, i due ragazzi si spogliarono l'un l'altro, lentamente, carezzandosi in modo sempre più intimo e baciandosi, incrementando così la loro eccitazione, rafforzando il reciproco desiderio, assaporando anche quei momenti.

"Cazzo, se sei bello!" mormorò Dario.

"Non parlare al mio cazzo, parla a me!" scherzò Ivan.

"Stupidone! E comunque è bellissimo anche il tuo cazzo. Sei tutto bello tu!" gli disse carezzandoglielo.

"Te l'ho mai detto quanto ti amo, biondino?"

"Mi pare di sì, ma non mi ricordo bene..." scherzò Dario.

"Memoria corta, eh?"

"La memoria... può darsi. Ma questo... direi no!" rise Dario agitando il proprio membro.

"No, hai ragione. Ha la dimensione giusta per me!"

Dario lo sospinse sul letto e gli si stese sopra. Ivan lo serrò fra le braccia e le gambe. Si baciarono a fondo, a lungo, con forte desiderio e passione. Dario gli si sfregò addosso e i loro membri, serrati fra i ventri, si carezzarono, duri e forti, caldi e palpitanti.

Dario sollevò un poco il torso, puntando un braccio, e con la mano libera sfregò lieve i capezzoli dell'amante. Ivan fremette e gli passò delicatamente le unghie lungo la schiena.

"Mettimelo, dai..." chiese Ivan in un sussurro eccitato.

Dario gli sorrise e si rizzò sulle ginocchia. Gli prese le gambe e se le fece poggiare sulle spalle. Poi lentamente gli si addossò e, guidato da una mano di Ivan, iniziò a penetrarlo. Ivan chiuse gli occhi ed esalò un basso e lungo "aaahhh..." di piacere man mano che lo sentiva entrare in sé e riempirlo, forte, calmo, deciso e sicuro.

Quando il suo pube fu fortemente premuto contro le calde natiche dell'amante, Ivan riaprì gli occhi e gli scoccò un sorriso luminoso: "Dai..." lo incitò pieno di desiderio.

Dario iniziò a ritrarsi lentamente, per poi affondare nuovamente in lui, in un virile va e vieni. Frattanto si carezzavano l'un l'altro, si titillavano i capezzoli, si sorridevano felici. Di tanto in tanto Dario, ben infisso in lui, si fermava, si chinava e si scambiavano un lungo bacio, giocando con le loro lingue ora nella bocca dell'uno, ora dell'altro. Poi Dario riprendeva la sua danza d'amore, ogni volta con più energia della precedente, man mano che l'eccitazione si rafforzava, aumentava, lo afferrava...

"Oh, Ivan... Ivan... ti amo!"

"Anche io, biondino... anche io ti amo."

"È tutto il... pomeriggio che... sogno... questo... momento..."

"Lo so... anche io..."

"Lo sai che... sei il ragazzo... più sexy... che ho mai... visto?"

"Anche tu, amore... e mi stai portando... in paradiso!"

"Ma anche... il mio culetto... non vede l'ora... di accoglierti... sai?"

"Sì che lo so!"

"Ti amo... ti amo... Ivan..." mormorò accelerando le spinte.

"Lo so..."

"Eccomi... Ivan... io... ti... amoooo..." gemette spingendoglisi contro e scaricandosi in lui con una serie di forti getti.

Ivan lo strinse a sé e si baciarono nuovamente, mentre Dario gradualmente si calmava e si rilassava, ansando lieve.

Dopo un po', Dario gli scivolò via da sopra, gli si stese a fianco e lo attirò sopra di sé.

"Adesso tocca a te, amore, portarmi in paradiso."

Si ripiegò le gambe contro il petto, poi le fece slittare ai fianchi, ruotando così in su il bacino. Ivan gli si inginocchiò davanti e si chinò a umettargli il foro esposto. Dario fremette con forza. Ivan gli calò sopra, dirigendo con una mano il membro sulla meta, e iniziò a scivolargli dentro.

"Sì... sì... così..." sussurrò Dario, mentre il viso gli si imporporava lievemente e gli occhi gli brillavano come purissime acquamarine.

"Dio... quanto sei... bello..." mormorò Ivan, togliendo la mano e finendo di spingerglisi dentro.

"Oh, amore mio... Oh, finalmente... Ti amo... ti amo tanto... e sono tuo!"

"E io tutto tuo!" gli fece eco Ivan e, puntando le ginocchia, iniziò a muovere su e giù il bacino in un ritmo calibrato, sostenuto, teneramente vigoroso, godendo l'espressione beata che aleggiava sul volto di Dario.

"Ti adoro... dio che bello..." mormorò questi, muovendoglisi lieve sotto, per sentirlo meglio e accrescere il loro piacere.

Ivan si curvò su di lui, finché le loro bocche si unirono, e si baciarono mentre continuava il suo vigoroso va e vieni.

Dario gli carezzava le braccia, la schiena, godendosi l'appassionata unione. Dalla finestra aperta entrò una bianca falena che sfarfallò per un po' contro uno degli abat-jour, poi volò nuovamente fuori, nella mite notte. Nessuno dei due ragazzi s'era accorto di quella breve visita.


Nella camera dei genitori, Gaetano scivolò via da sopra al corpo di Franca, emettendo un sospiro soddisfatto e le si stese a fianco. Franca lo carezzò sul petto lievemente villoso e gli sorrise, felice. Gaetano le prese la mano e la baciò.

"Secondo te... dormono o..." chiese sottovoce Franca accennando con il capo verso la camera dei figli.

"Secondo me... 'o'!" rispose Gaetano, sorridendole, ignaro che i loro figli s'erano posti, non molto tempo prima, la stessa domanda e avevano risposto nell'identico modo.


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