Il dottor Cianciulli aveva incontrato Renzo Meschieri, gli era piaciuto e l'aveva assunto, in regola, come badante per la madre. E pareva che la vecchia signora non avesse ancora trovato nessun pretesto per lamentarsi di lui, anzi, al contrario, ne pareva piuttosto contenta. Perciò il chirurgo aveva ringraziato Fausto.
D'altronde Renzo era un ragazzo simpatico, gentile e anche dolce, e probabilmente aveva saputo prendere la vecchia per il verso giusto.
"Vedessi che appartamento lussuoso ha, il dottor Cianciulli!" gli aveva detto Renzo, uno dei primi giorni.
"Sì, l'ho intravisto un paio di volte. Comunque mi pare arredato con molto buon gusto."
"Sì, è vero. Ma ognuno dei mobili è un pezzo d'antiquariato, da museo. Deve guadagnare molto bene, il dottore."
"Credo che in parte siano cose di famiglia. Comunque lavora come chirurgo in una clinica privata e non credo che guadagni poco."
"La vecchia non è male. Per avere ottanta anni, la testa le funziona più che bene. È il corpo che, anche se non ha problemi seri, comincia a perdere colpi."
"E che fai, con la vecchia, tutto il giorno?"
"Le leggo qualcosa, come un libro, il giornale, faccio quello che mi chiede, tipo prepararle un tè, sto a sentire i suoi racconti e se anche me li ripete faccio finta di non averli ancora sentiti... E mica dice mai cose diverse, da una volta all'altra. Magari aggiunge un particolare, ma non dà i numeri di sicuro. Bene o male il tempo passa, con lei. A volte si assopisce un po', allora leggo qualcosa per conto mio, o faccio le parole crociate."
"Insomma, ti piace questo lavoro."
"È lavoro. Poi devo darle le medicine alle ore giuste. Accompagnarla in bagno, poi andare a vedere se è necessario pulire. Per pranzo e cena c'è sempre il figlio. Mi fanno fare pranzo con loro."
"E chi cucina?" gli chiese Fausto. "La vecchia?"
"No, o lui, il dottore, o la donna che fa le ore. Cose semplici, ma niente male e tutto cibo di prima scelta."
"Ma... e chi gli fa la spesa?"
"La signora Gerbino, quella del piano di sopra. È molto gentile. Poi due o tre volte alla settimana viene una donna a fargli le pulizie e il bucato."
"Sì, è vero." confermò Fausto.
Una volta, stava pulendo il pianerottolo del settimo piano della scala A, quando dalla porta dei Pantaleo sentì provenire due risate. Sapeva che c'era in casa anche l'amico Gustavo, l'aveva fatto entrare un'oretta prima. Aveva iniziato a lavare la rampa delle scale che scendeva al sesto, quando si aprì la porta.
"Oh, il pavimento è bagnato." esclamò Loris.
"Non importa, andate pure all'ascensore, poi passo di nuovo lo straccio." disse Fausto.
"No... usciamo più tardi, non abbiamo nessuna fretta." disse Loris e i due ragazzi rientrarono in casa.
Fausto notò che Gustavo, rientrando, aveva messo un braccio attorno alla vita dell'amico, in un gesto che gli sembrò un po' più che amichevole. Ma si disse che a volte fra adolescenti o poco più, quel gesto è fatto senza alcuna malizia.
In agosto, Fausto andò in diversi appartamenti a dare acqua alle piante. Anche se passando si guardava attorno, era molto attento a non toccare nulla. Andava nel bagno padronale, poi in quello di servizio, riempiva l'annaffiatoio, apriva la finestra, andava in balcone e da lì prendeva l'acqua e la dava ai vasi, in modo di non gocciolare sul pavimento delle stanze. Stava molto attento a non dare motivo di lamentela agli inquilini.
Su trentadue famiglie, una ventina era in ferie. Qualcuna aveva la donna di servizio che andava a dare acqua alle piante. Altre invece, avendo dato le ferie alle donne, avevano chiesto a lui di provvedere. Lo faceva volentieri, la sera dopo aver chiuso la portineria. Sapeva che al ritorno gli avrebbero dato buone mance e qualcuno gli avrebbe anche portato un regalo.
Gli piaceva sempre più quel lavoro da portiere. Non era troppo stancante, anche se gli lasciava poco tempo libero; avere contatti con tanta gente, chi più chi meno gentile, tutti comunque civili, a parte quella matta isterica della vedova Ravera, era anche gradevole.
Aveva conosciuto il giardiniere. Era un tipo buffo, di quarantadue anni, sposato, e si chiamava Federico Ruocco. Fausto aveva l'impressione che conoscesse bene il proprio mestiere e che curasse i giardini con amore. Lo trovava buffo non solo per l'aspetto, coi suoi capelli sempre arruffati, il fazzolettone al collo sulla camicia semiaperta che mostrava un petto piuttosto villoso, il suo toni, cioè la tuta cachi, e la camicia di cotone a disegno scozzese, ma anche per il suo modo di esprimersi.
Fausto a volte faceva fatica a non mettersi a ridere, anche se, onestamente, si chiedeva se anche a lui non capitasse di dire svarioni. Però, quando gli sentiva dire: "Quella è stata la goccia che fa traslocare il vaso", oppure, "C'era una maremma di gente", e anche, "Ogni tanto bisogna affrescarsi la memoria", e ancora, "Quell'uomo racconta solo frattaglie, e poi predica bene e ruzzola male" come anche "Non ne ho la più squallida idea"... a Fausto veniva voglia di andare a scriversele per non dimenticarle in modo di riderne poi con gli amici.
Finalmente giunse il mese di settembre. Tutte le famiglie per cui aveva annaffiato i vasi lo ringraziarono molto, gli dettero buone mance e anche specialità dei posti dove erano andati in ferie, cibo e vini. E Fausto poté prendersi una settimana di vacanze.
Aveva combinato con Renzo, a cui il dottor Cianciulli aveva anche dato una settimana libera, di andare assieme a Masio sul Tanaro, a metà strada fra Asti e Alessandria, al Bed & Breakfast La Diridina, gestito da una parente di Renzo.
Erano andati con la vecchia 124 di Fausto, che fu un po' stupito quando la proprietaria gli assegnò la camera: c'era un letto matrimoniale.
"Ma... non dice niente che... che usiamo lo stesso letto?" aveva chiesto all'amico appena furono soli.
"No... tutte le stanze hanno letti matrimoniali... E poi siamo amici, che c'è di strano?"
"Ma lei sa... di te?"
"No, perciò non pensa niente di sicuro. Cos'è, hai paura che ti salto addosso?" gli chiese maliziosamente Renzo.
Fausto ridacchiò: "Paura? No... magari ci spero."
"Dimmi, ma tu... da quando ti sei lasciato con Gildo... più niente?"
"No, più niente. A parte con madama Palmina e le sue cinque figlie."
"Ahh, a proposito... sai... ho l'impressione che il dottor Cianciulli sia gay."
"Ma va? E cos'è che te lo fa pensare?"
"Mah... non so... Nella videoteca ha My beautiful laundrette, Gli occhiali d'oro, Ernesto, Bagno turco, Maurice, Another Country, Priscilla la regina del deserto, Amici complici amanti... e altri."
"Solo video gay?"
"No, anche altri non gay, però... sono parecchi, non ti pare? E poi, a trentaquattro anni non è ancora sposato... È il più giovane di cinque fratelli, tutti sposati."
"Questo non vuol dire... Ma... ti piace?"
"Beh, è un bell'uomo, simpatico, gentile... Credo che una prova con lui la farei volentieri. A me piacciono gli uomini maturi."
"Secondo me, tu sogni troppo."
"E quando viene la donna a fare le pulizie in casa ed il bucato... vedessi... tutta la sua biancheria intima è firmata Eros Veneziani; e soprattutto è così sexy!"
"Magari ha la donna da qualche parte, no?"
"Mah... sarà... Certo, non ci posso mettere la mano sul fuoco, però... E è sempre così gentile con me..."
"Visto che vai a genio alla madre, ti vorrà tenere caro, no?"
Andarono a fare un giro nel centro storico del paese che sorge sulla cima di una collina dalla quale si può godere di una splendida vista sulla Valle del Tanaro da una parte e sulla Val Tiglione dall'altra. Si scattarono foto a vicenda davanti all'antica torre del XII secolo, sul punto più alto del paese, da poco restaurata e tornata all'originale imponenza. Doveva essere alta sui trenta metri e con alcune parti di poderosi bastioni che restano, doveva fare parte di una vasta opera di fortificazioni.
Fausto, amando l'arte, fu particolarmente interessato ad alcuni monumenti: la Parrocchiale di San Dalmazzo in stile gotico con tracce romaniche nell'orditura del tetto e la Chiesa di Santa Maria Maddalena con un bell'altare policromo in gesso opera del Solari. Trovò interessante anche il Palazzo Baiveri, un'abitazione nobiliare del settecento.
Poi scesero fino al Tiglione. Si misero a torso nudo, si levarono scarpe e calze e si stesero a prendere un po' di sole sull'erba accanto alla riva. Fausto notò che Renzo lo stava guardando con malcelato interesse.
"Che hai da guardare? Ti tira?" gli chiese scherzosamente.
"Non t'avevo mai visto a petto nudo. Sei ben fatto... Mi hai fatto venire voglia di succhiarti i capezzoli!" gli disse carezzandogli il petto.
"Non fare cazzate, qui ci possono vedere!" disse Fausto, allontanandogli la mano, ma iniziando a eccitarsi.
Renzo se ne rese conto e ridacchiò: "Cazzo, mi è bastato sfiorarti che t'è venuto duro! Scommetto che hai più voglia tu di me."
"È dura l'astinenza!" disse Fausto guardandolo.
"Se ti va... stasera... abbiamo giusto il letto matrimoniale..."
"Mi sa che tu m'hai portato qui solo per quello." rise Fausto.
"No, onestamente, però... perché no?"
"Già... perché no?" rispose guardandolo su e giù per il corpo. "Non sei niente male neppure tu."
"Ma... dimmi... se ti va di parlarne... Com'è che vi siete lasciati, tu e Gildo?"
"Le cose non andavano più granché bene."
"A letto?"
"No, a letto nessun problema. Però... aveva la paranoia dei suoi che non dovevano capire niente. Perciò non potevo telefonargli a casa, non potevo andarlo ad aspettare sotto casa sua, un sacco di seghe mentali. E dai e dai... io mi sono un po' stufato. Cavolo, mica è più un bambino, no? Ormai ha trentadue, quasi trentatré anni!"
"Quasi come il Cianciulli. Beh, Gildo, onestamente, è più bello del Cianciulli, che comunque non è niente male. Va beh, capisco, ma solo per quello vi siete lasciati?"
"Quella è la goccia che ha fatto traslocare il vaso, come direbbe Federico!"
"Chi è Federico?"
"Federico Ruocco, il giardiniere del mio stabile. Parla come un libro... strappato!"
"È bono?"
"No... è buffo. Un brav'uomo, ma davvero non il mio tipo. E comunque è sposato. Anche se non vuol dire."
"Io non mi metterei mai con un uomo sposato!"
"E chi ci si vuole mettere! Davvero Federico non è il mio tipo. E poi a me piacciono più giovani di me."
"Gildo era più vecchio di te, però."
"Sì, cinque anni più di me. Però aveva... ha un corpo da morirci dietro. E scopa bene. Ma alla fine non ci reggevamo più. Non lo so... a poco a poco le cose si sono guastate fra noi due. Non mi dava la sicurezza che avrei desiderato, penso. Non dico che è solo colpa sua... Ma una relazione non si può reggere solo sulle scopate, per quanto belle."
"Beh... e non potevate continuare a scopare? Anche senza restare una coppia, no?"
"Ormai c'era troppa tensione fra noi due. Solo scopare non bastava più a tenerci insieme."
"Ah, 'sti uomini, chi li capisce?" disse Renzo in falsetto. "Chi di voi due lo metteva all'altro?"
"Tutti e due. Cos'è stai già programmando per 'stanotte?" gli chiese Fausto con un sorrisetto.
"Sì, certo. A me piace un po' di più farmi trombare, ma se ci tieni, posso fare la mia parte. E mi piacciono i bei sessantanove."
"Ehi, sboccato! Chi t'ha insegnato a parlare così?" scherzò Fausto.
"Ma dimmi, quand'è che le cose hanno cominciato a non girare bene fra voi due?"
"Circa un anno e mezzo fa. Anche se è difficile dirlo. Tutto è cominciato gradualmente, credo. Dove abbiamo sbagliato, sia lui che io, è stato di non parlarci chiaro appena abbiamo cominciato a sentire le prime difficoltà. Forse, se l'avessimo fatto, i problemi, per quanto piccoli, non si sarebbero accumulati."
"Ti dispiace che sia finita?"
"Me ne sono fatto una ragione. Certo, contento no, ma... meglio così." disse Fausto con un sorriso.
"E per quello hai cambiato lavoro?"
"Sì, perché Gildo teneva la macchina lì nel garage dove lavoravo. Comunque, mi piace di più fare il portinaio, quindi... non tutto il male viene per nuocere, no? Ma tu, com'è che non ti sei ancora fatto un ragazzo... o un uomo, visto che a te piacciono maturi?"
"Boh? Non lo so. Diciamo che non ho trovato ancora nessuno che mi scatena gli ormoni. Quando avevo diciotto anni m'ero preso una scuffia per un tizio... Lui aveva trent'anni. Faceva il camionista. Siccome non abitava da solo, si andava a fottere nella cuccetta del suo camion. Cazzo, se fotteva bene! Però per lui ero solo uno dei tanti ragazzini che si faceva, e mica solo quand'era in giro col camion."
"T'eri innamorato di lui?"
"No, m'ero solo preso una cotta. Una cotta da ragazzino. E quando mi fotteva... ci metteva un secolo a venire, aveva una resistenza da maratoneta. Quasi sempre mi faceva venire prima che arrivasse lui al capolinea. Però per lui... ero solo un bel culetto con cui divertirsi. Oh, beh, era gentile, mi trattava bene, non dico di no. M'ha regalato quasi tutti i CD dei Doors che ho, perché sapeva che mi piacevano."
"Beh... ti pagava perché gli permettevi di scoparti." commentò Fausto.
Renzo lo guardò un po' sorpreso, poi annuì: "Forse hai ragione tu. Non ci avevo mai pensato, però... è possibile. Comunque non me ne frega più niente e quei CD mi piacciono ancora."
"E così... tu mi dici che secondo te il Cianciulli è gay." disse Fausto, riprendendo quel discorso.
"Io direi proprio di sì. Ma mica glielo posso chiedere, no? Oltretutto la madre ci sente ancora benissimo."
"Glielo puoi far capire."
"E come?"
"Mah... per esempio chiedendogli se ti presta qualcuno di quei video."
"Ah... beh... Ma metti che invece è uno che i gay non gli vanno giù... Così, invece di scoparmi, mi licenzia. Ammesso poi che io, se è gay, sia il suo tipo. O che magari non abbia già un ragazzo da qualche parte. Che ne so. Però è vero, mi piacerebbe. Oltre che un bell'uomo, ha un carattere che mi piace."
"Io al posto tuo... lancerei qualche allusione."
"No... Se non sono un po' più sicuro, non ci provo."
"Sei già stato in camera sua? Quando lui non c'è, voglio dire."
"No. Non ce ne sarebbe il motivo. Nel suo studio-biblioteca e in camera sua non ci ho mai messo piede. La camera della madre, lì sì. Tutte le stanze, a parte quelle due."
"Magari in camera sua, o nel suo studio, potresti trovare qualche altro indizio."
"Ma con che scusa ci posso andare? No... Se ne capitasse l'occasione, magari... Vedremo."
Tornarono su in paese. Passeggiarono un po', cenarono con i parenti di Renzo, poi uscirono di nuovo. Masio aveva circa mille e cinquecento abitanti, quindi non c'era granché da fare. Fausto comprò due gelati e ne dette uno all'amico. Passeggiarono un po', chiacchierando.
"E piantala di leccarlo in quel modo, stupido!" gli disse ridendo Fausto.
"In che modo?"
"Pare che stai leccando un cazzo!"
"Beh... comincio ad allenarmi per il tuo." gli rispose con un sorrisetto malizioso.
"E chi ti dice che te lo lascerò fare?"
"Perché? Non sono irresistibile, io? E poi, se è più di mezzo anno che non fai niente... non è ora che ti lasci un po' andare? Faccio tutto io, non ti preoccupare."
"Sei un maialetto!"
"Senti, io mi sono stufato di andare in giro in questo paese fantasma. Torniamo in camera?"
"Sei tu che m'hai convinto a venire qui, e adesso ti lamenti?"
"Se torniamo in camera... chi si lamenta?"
"Beh, togliti dalla testa che una volta a letto ti scopo!"
"Oh, per me mi puoi anche scopare in piedi prima di andare a letto! Nessun problema." rispose ridendo l'amico. "La prima volta che me l'hanno messo, d'altronde, è stato giusto in piedi... Un ritorno alle origini, perché no?"
"Il tuo camionista?"
"No! Avevo sedici anni e mezzo. È stato al cinema."
"Al cinema? Ma va? Ai cessi del cinema, vuoi dire?"
"No no, in sala. Avevo sentito dire che lì, nella galleria, si poteva fare, e avevo voglia di provarci. Così ci sono andato e..."
"Ma che cinema?"
"Quello del dopolavoro ferroviario. Dunque, sono entrato, sono salito in galleria e... da non crederci! Anche se era pomeriggio, era pieno e... facevano di tutto! Lì, davanti a tutti. Al buio... Non so quanti guardavano il film. Io no di sicuro: ero eccitato a vedere... a guardare. Mentre passavo lungo il muro di fondo, sotto la cabina di proiezione, due mani mi hanno preso per la vita e tirato contro il muro, o per meglio dire addosso a un corpo e l'ho sentito, bello duro, che mi spingeva sul culetto.
"Mi sono girato e era un giovanotto, che sorrideva... e le sue mani... me le sentivo dappertutto, mentre mi sfregava contro il sedere la patta gonfia. Un po' ero eccitato, un po' spaventato... Però più eccitato che spaventato, lo devo ammettere. Mi guardo a sinistra... e c'era uno accoccolato giù che lo succhiava a un altro... Guardo a destra, e c'erano due che si baciavano in bocca e se lo menavano a vicenda... Davanti a me, sull'ultima fila di sedili, c'era uno con la testa rovesciata indietro e sul suo grembo intravedevo una testa che andava su e giù.
"E quello dietro a me mi stava aprendo i calzoni, e mi aveva infilato una mano dentro le mutande e me lo pastrugnava e l'altra sotto la canottiera e mi stuzzicava i capezzoli. E mi mordicchiava un'orecchia e mi ha chiesto: te lo lasci mettere in culo? Io gli ho detto che non l'avevo mai preso... e lui mi ha detto che ci andava piano, che ci metteva tanta saliva e... Beh, quello mi ha fatto calare calzoni e mutande a metà coscia... io non ero capace di muovermi, ero come paralizzato. E ho sentito il suo dito che mi frugava fra le chiappe e mi insalivava il buco... due, tre volte.
"Poi ho sento il suo cazzo, nudo e duro, che s'infilava fra le mie chiappe e che cominciava a spingere, a spingere... Mi sembrava di morire, per la vergogna ma anche per la voglia. Poi quello che lo succhiava al mio vicino s'è spostato e ha cominciato a succhiarlo a me e quell'altro si è girato verso di me e mi ha messo la lingua in bocca e io non capivo più niente. E quello dietro spingeva e pian piano m'è entrato tutto dentro e allora ha cominciato a fottermi... E cazzo, se mi piaceva!"
"Ma non ti faceva male? Non era la prima volta?" gli chiese Fausto, divertito.
"Sì che era la prima volta, ma che ne so? Non mi ricordo, so solo che mi piaceva un sacco! Una fottuta coi fiocchi e controfiocchi. Poi quello dietro è venuto, allora sono venuto anche io nella bocca di quello davanti che ha ingoiato tutto, mentre l'altro continuava a rovistarmi nella bocca con la lingua.
"Allora mi sono divincolato, mi sono rimesso a posto i vestiti e sono uscito quasi di corsa, con l'impressione che mi guardassero tutti, anche una volta fuori sul marciapiedi... come se tutti mi leggessero in faccia quello che avevo appena fatto... o che mi avevano appena fatto. Però ero anche contento: finalmente era successo, tutto in una volta. Dopo mesi che ci pensavo, che ne avevo voglia."
"Poi, sei tornato in quel cinema?"
"Solo due volte, tre forse. Finché lì ho conosciuto un infermiere con cui ci si vedeva un paio di volte alla settimana."
"Per quello hai deciso di diventare infermiere?" gli chiese Fausto sorridendo.
"No, già frequentavo la scuola per infermieri."
"Finché non hai conosciuto il camionista?"
"Esatto."
"E dopo il camionista?"
"Lelio... Mi ha agganciato lui. Però non è che si funziona molto bene a letto assieme. Così si è rimasti semplicemente amici."
"Perché non funzionavate bene a letto?"
"Perché anche a lui piace più prenderlo che metterlo. Lo fa, ma non lo sa fare bene. Come me, d'altronde. E tu, sai metterlo bene?"
"Andiamo su in camera, e ti faccio vedere."
"Oh, finalmente. T'è venuta voglia!"
"Con tutti 'sti discorsi..." disse Fausto facendo spallucce e sorridendogli.
Rientrarono nel bed & breakfast, augurarono la buonanotte alla padrona, che era in soggiorno e lavorava a maglia, e al marito e corsero su al primo piano.
Appena entrati in camera, si denudarono l'un l'altro, Renzo gli carezzò il membro duro e gli disse: "Bello, anche qui. La misura che mi piace!"
Fausto rise: "Perché, che misura porti, tu?"
"La tua. Diciotto centimetri?"
"Non lo so, non me lo sono mai misurato." rispose allegramente, agitandoselo con una mano.
Renzo si appoggiò con le mani sul davanzale della finestra, si girò e gli disse: "Dai!"
"Non sul letto?"
"Magari le prossime notti... Questa volta in piedi!"
"Aspetta, mi metto il goldone."
"Dai, svelto!"
Fausto si preparò, gli andò dietro, lo afferrò per la vita e iniziò a spingere. Gli scivolò dentro liscio liscio, senza difficoltà, nonostante fosse ancora abbastanza stretto. Renzo gli premette il sedere contro il pube e di nuovo lo incitò: "Dai!"
Fausto iniziò a sfilarsi e spingerglielo ancora dentro, con crescente piacere e vigore.
"Sì, bravo... così... Sì... dai..."
Fausto non aveva bisogno di essere incitato. Gradualmente aumentò il ritmo e il vigore, mentre Renzo "scodinzolava" contento, gustandosi quel bel palo di calda carne che gli stantuffava dentro.
"Tu sì che ci sai fare! Cazzo, se lo sapevo prima..."
"Zitto, maialetto. Goditelo!" gli disse Fausto, cingendogli la vita con le braccia e sollevando le mani a sfregargli i capezzoli.
"Sì... oh, sì!"
"E zitto, sennò ci possono sentire dalle altre stanze." gli sussurrò Fausto.
In silenzio, continuarono per un bel po', finché raggiunsero entrambi l'orgasmo. Fausto gli si spinse completamente dentro, serrandolo con vigore a sé, mentre Renzo si veniva nelle mani, per non sporcare il muro sotto la finestra.
Quando infine si staccarono, Renzo si girò a guardarlo con occhi luminosi: "Sarà una bella vacanza, vero?"
"Mmhh... penso proprio di sì."
"Ti è piaciuto fottermi?"
"Direi di sì."
"Andiamo a letto, adesso. Ho proprio bisogno di farmi una bella dormita!" disse Renzo prendendolo per mano.
"Ma se la fatica l'ho fatta tutta io!" protestò scherzosamente Fausto.
Si stesero, Fausto supino, Renzo accanto a lui, su un fianco, e gli poggiò la testa sul petto.
"Però mi piacerebbe se il Cianciulli fosse davvero gay e se gli andasse di fottermi..." sussurrò Renzo, la voce già un po' impastata dal sonno.