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una storia originale di Andrej Koymasky


IL PORTINAIO CAPITOLO 11 - CONFIDENZE E DESIDERI

Quando Fausto aveva riposto il presepio, questa volta s'era deciso a tenere la statuetta del giovane suonatore di liuto sullo scaffale della libreria. Di tanto in tanto la guardava e sognava di poter fare qualcosa con Guido... o per meglio dire, più di qualcosa.

Infatti, se pure l'attrazione fisica continuava a essere molto forte, si sentiva anche attratto sempre più dalla personalità del ragazzo. Parlavano assai spesso, si stavano gradualmente aprendo l'uno all'altro, eppure Fausto ancora non capiva se poteva nutrire qualche speranza nei suoi confronti.

Era più o meno metà febbraio, quando gli capitò di fare una lunga chiacchierata con il giudice Gamberali. Il fatto che ora sapessero l'uno dell'altro, li aveva portati gradualmente ad avvicinarsi, a farsi sempre più confidenze.

Così Fausto gli disse: "Lo sa, Filippo, che temo di essermi innamorato di Guido Barisone?"

"Temi? Perché? Mi sembra un ragazzo buono e bello."

"Sì, lo è, ma non so se anche lui è gay o no... e se anche lo fosse, se gli andrebbe di mettersi con me o no. Ma d'altra parte, non ho il coraggio di tentare qualcosa con lui. Capisce che, se per caso una mia proposta lo seccasse, potrebbe parlarne in giro e..."

"Non mi sembra il tipo che lo farebbe ma... ha ragione a voler essere prudente. Però, così, non fa che macerarsi nel desiderio e anche questo non è bene. Ha provato a parlarne con Serse? Forse lui, essendo coetaneo di Guido, potrebbe sapere se il ragazzo è come noi o no... Anche se non li ho mai visti assieme, i due ragazzi."

"Non ci ho pensato, è vero. Sì, ha ragione, grazie per il consiglio. Però... mettiamo che io riesca a combinare con Guido... che si possa avere una relazione. Dovremmo averla di nascosto da tutti, dato che io lavoro qui, e..."

"Purtroppo temo che sarebbe come dice. Ma... si deve affrontare un problema alla volta, ragazzo mio. Non serve a nulla fasciarsi la testa prima che sia rotta. D'altronde, quando si è innamorati, solitamente si trova anche la forza per prendere le decisioni più atte a salvaguardare il proprio amore."

A Fausto faceva piacere poter parlare così liberamente dei propri sentimenti con un uomo maturo ed equilibrato come il giudice Gamberali. In un certo senso l'uomo aveva in parte preso il posto del padre, che invece l'aveva rifiutato.

Seguendo il suo consiglio, quando vide Serse, parlò anche con lui e gli chiese se avesse idea se Guido potesse essere gay o no.

"Sinceramente non lo so, Fausto. Non c'è mai stata molta confidenza fra lui e me. Non abbastanza, comunque, per arrivare a parlare della nostra sessualità. Certo che è un bel ragazzo, e capisco che ti senti attratto da lui."

"All'inizio era senz'altro il suo aspetto fisico che m'attraeva, ma adesso sento che me ne sto innamorando."

"Che vuoi che ti dica? Io, fossi in te, ci proverei. Magari prendendo il discorso alla larga, che so..."

"Sapessi quante volte mi sono detto che devo farlo, ma... Vedi, se non lavorassi qui, non avrei nessun problema a provarci."

"Cioè, hai paura che oltre a dirti di no, cominci pure a chiacchierare su di te con gli altri inquilini?"

"Proprio così e capisci che questo potrebbe crearmi non pochi problemi, con la mentalità della gente. Se il gioco valesse la candela... sarei pronto anche a rischiare, per stare con Guido, ma rischiare la reazione dei condomini senza neppure sapere se io posso interessargli..."

"Sì, sarebbe stupido, hai ragione. Mi dispiace, Fausto, ma non so proprio che cosa dirti. D'altronde non è che io abbia molta esperienza, in queste cose."

"Quand'è che ti fai un ragazzo, tu?" gli chiese Fausto, con un lieve sorriso.

Serse rise: "Non è che uno va al supermercato a sceglierselo: legge l'etichetta e se gli va lo prende... E poi ho solo venti anni, ho tempo."

"Tutti a vent'anni crediamo di avere tempo, poi ci si trova alla mia età e..."

"Boff, alla tua età! Come se tu fossi vecchio!"

"Ormai ho ventinove anni."

"Appunto, siamo ventenni tutti e due." gli disse con un sorriso il ragazzo. "Guarda Filippo, che, con i suoi sessantaquattro anni, ha una bella relazione col suo poliziotto."

"L'hai conosciuto? Come è?"

"Un bel giovanotto... non proprio il mio tipo, fisicamente, ma con un bel carattere. Nonostante sia un poliziotto."

"Perché, cos'hanno i poliziotti che non va? Non sono uomini come tutti gli altri?"

"Sì, che c'entra... Dicevo così per dire. Beh, Fausto, ti auguro di capire presto se il tuo bel Guido può essere interessato a te o no. Tienimi al corrente, se ti va."

Passarono alcuni giorni. Fausto incontrò ancora alcune volte Guido e scambiò qualche chiacchiera con lui: da parte del ragazzo c'era un atteggiamento amichevole nei suoi confronti, ma non molto di più e per quanto Fausto cercasse di sondarlo, non ne ricavava nulla. Eppure se ne sentiva sempre più attratto.

Aveva spostato la statuetta del giovane suonatore di liuto sul comodino, accanto all'abat-jour, vicino al suo letto, e a volte la sera prima di addormentarsi si masturbava guardandola, accarezzandola con lo sguardo e sognando di poter avere lì Guido e di poter fare l'amore con lui.

Si era a fine febbraio, quando il dottor Cianciulli gli chiese se gli spiaceva scendere un attimo nel garage, perché nella sua auto la leva per aprire il cofano del motore non funzionava bene.

"A volte apre subito, a volte devo azionarla diverse volte. Forse si è solo allentata la vite che stringe il cavetto. Avrei piacere se gli potesse dare un'occhiata lei." disse il dottore.

Fausto annuì e scese con il dottore. Provò la levetta, controllò e vide che s'era allentata la vite del gancio, che così a volte, invece di pivottare indietro e liberare il cofano, si spostava un po' lateralmente impedendone l'apertura. Con un semplice cacciavite, strinse la vite e tutto funzionò nuovamente bene.

"Ho l'impressione che si sia leggermente spanata, dottore. Credo che farebbe bene a portare l'auto da un meccanico, perché rifaccia la filettatura del foro e metta una vite di diametro maggiore. Comunque per il momento funziona."

"Grazie, Fausto, lei è davvero un angelo!" gli disse il dottore. "Come posso ringraziarla?"

"Si immagini, una cosa da nulla."

"Beve il vino?"

"Sì..."

"Allora venga un attimo nella mia cantina, che gliene do una bottiglia."

"Non si disturbi..."

"No, nessun disturbo. Venga." disse il dottore.

Andarono nella sua cantina. L'uomo accese la luce. Fausto vide che tutta la parete di fondo era occupata da un portabottiglie in polipropilene trasparente con tubi di collegamento in alluminio anodizzato, pieno di diverse qualità di vino.

Mentre Libero Cianciulli stava scegliendo una bottiglia, Fausto notò, su uno scaffale a lato, una statuetta: rappresentava due ragazzi seduti a terra, le ginocchia sollevate, abbracciati, uno con le gambe attorno alla vita dell'altro, che si guardavano come se stessero per baciarsi... In un primo momento pensò che fossero un ragazzo e una ragazza, ma guardando meglio vide che erano tutti e due maschi.

Quando il dottore si girò con una bottiglia in mano, vide dove Fausto stava guardando.

"Oh, quella... l'avevo fatta io quando andavo al liceo... È fatta di das, una specie di pasta di cartapesta, e verniciata con acrilico color bronzo. Per un po' avevo creato alcune piccole sculture, poi ho smesso. Quella è l'unica che mi rimane."

"È... bella." disse Fausto, "Posso prenderla in mano?"

"Sì, certo. L'avevo intitolata 'Intimità'..."

Fausto fu sorpreso nel sentirla molto più leggera di quanto s'attendesse. La rigirò fra le mani: era veramente ben fatta.

"Sono... due ragazzi."

"Sì."

"Sembra che stiano per baciarsi."

"Proprio così. Le sembra strano?" chiese il dottore con un lieve sorriso.

"No... sono teneri... due... amanti."

"Già. Uno dei due era un mio compagno di classe."

"E l'altro? È... lei?" chiese Fausto guardando i due volti.

"Sì, io."

"E... vi amavate?"

"No. Non c'era mai stato nulla fra lui e me."

"Perché a lui... piacevano le ragazze?" chiese Fausto continuando a guardare la statuetta e a rigirarla fra le mani.

"Già, proprio così."

"Sono molto belli, molto ben fatti... Come mai ha smesso di fare queste sculture, dottore?"

"Mah, così... È stato un periodo, poi ho avuto altri interessi."

"Sono sensuali... Perché la tiene in cantina, dottore?"

"Non crede, Fausto, che tenerla in casa sarebbe troppo... compromettente?"

"Per sua madre?"

"No. Lei... lei sa di me."

"Anche i miei sanno di me... e l'hanno presa molto male." gli disse Fausto guardandolo nuovamente negli occhi.

"Mia madre no. Dunque... anche tu sei..." disse il medico, passando inconsciamente al tu.

"Sono gay, dottore. Sì. Ma non avrei detto che anche lei..."

Libero Cianciulli fece un sorriso divertito: "Non è che uno ce l'ha scritto sul volto, no? Neanche io l'avrei detto di te."

"E... sua madre non ha fatto... drammi quando l'ha saputo? Gliel'ha detto lei o l'ha scoperto da sola? Quando? Come?"

"No, non ha fatto drammi, mi ha accettato subito, per mia fortuna. L'ha capito proprio a causa di quella statuetta. Avevo diciotto anni, forse poco meno. Ne abbiamo parlato, tranquillamente."

"E il suo primo ragazzo?" gli chiese allora Fausto, riponendo nuovamente la statuetta sullo scaffale.

"Il mio primo uomo... Molti anni dopo. Avevo venticinque anni. È stato il primario della clinica in cui avevo appena cominciato a lavorare, che era stato anche un mio insegnante in facoltà. Dopo pochi mesi che lo assistevo, mi fece capire che mi desiderava e... Era un bell'uomo, e anche di gradevole carattere così... mi decisi e gli dissi di sì."

"E fino a venticinque anni... niente?" chiese un po' stupito Fausto.

"Niente, se non da solo, e sogni a occhi aperti."

"E è ancora il suo uomo, il primario?"

"No... è durata solo tre anni, poco più. Finché io ho perso la testa per un infermiere della nostra clinica. D'altronde col mio primario non è che ci fosse altro che un reciproco piacere. Lui era... è, un bisessuale, sposato, e cercava solo uno sfogo con me, ma non aveva e non ha alcuna intenzione di separarsi dalla moglie."

"E ora, lei sta ancora con quell'infermiere?"

"Sì e no. Anche con lui è una relazione più fisica che spirituale... Non siamo amanti, ma solo... compagni di letto. E neanche molto spesso. A lui piace... variare, non è interessato a una relazione seria."

"Ma lei aveva perso la testa per lui, no?"

"Sì, credevo di essermene innamorato. Mi piaceva molto, perciò iniziai a fargli la corte, in modo molto discreto... E lui mi fede capire che gli piacevo, così... Una notte che ero di guardia e anche lui era in servizio, venne a chiacchierare un po' con me... e siamo finiti a letto assieme, a fare l'amore. Però... poi mi sono accorto di come lui è veramente, ho capito che, anche se prova simpatia nei miei confronti, a differenza di me non è un... monogamo, e così... Non si può amare da soli, senza essere ricambiati."

A quel punto Fausto ebbe un'idea. Perciò chiese: "E... le piace Renzo Meschieri, il mio amico?"

"Il tuo amico, già... Mica vuoi dire che... che è gay anche lui?" chiese, un po' stupito.

"Sì... e mi ha detto che si sente molto attratto... anzi, più che attratto, direi, verso lei."

"È un ragazzo delizioso. Non avrei detto che anche lui... Sarà che ci si è sempre scambiati poche parole: quando io arrivo lui se ne va e viceversa... Sì, mi piace molto, Renzo. Davvero dici che lui..."

"Me l'ha detto più volte. Però non ha mai avuto il coraggio di farglielo capire. Credo che Renzo sia innamorato di lei, dottore."

Libero Cianciulli annuì: "Sarebbe bello se fra Renzo e me... potesse nascere qualcosa di serio. Ha un bel carattere."

"Beh, ora che sa... perché non prova a... parlarne con lui?" gli suggerì Fausto.

Il dottore annuì: "Sì... perché no? Anche se non ci avevo mai pensato... o per meglio dire non ci speravo, mi piace davvero molto, quel ragazzo. Oltretutto anche mia madre è molto contenta di lui, perciò non ci sarebbe nessun problema se fra me e il tuo amico potesse nascere qualcosa. Ma davvero Renzo ti ha detto che è interessato a me?"

"Innamorato, ha detto, non solo interessato. E se anche lei prova qualcosa di simile per lui..."

Il dottor Cianciulli fece un sorriso, annuendo. "Beh... se davvero le cose stanno così... penso che devo parlargliene e vedere se siamo fatti l'uno per l'altro."

"Io non dirò niente a Renzo. Credo che sarebbe più opportuno che ve la vediate direttamente voi due."

Il dottore dette la bottiglia a Fausto: "Questo è un Brunello di Montalcino. Se fra Renzo e me le cose dovessero andare bene... dovrei regalarti tutta la mia riserva di vini!" disse allegramente il giovane uomo.


Era passata solamente una decina di giorni dopo quella conversazione, quando Renzo si fermò a parlare con Fausto. Questi notò che aveva un aspetto luminoso.

"Fausto! Ho da dirti una cosa."

"Sì?" chiese, immaginando che cosa Renzo avesse da dirgli.

"Ieri... ho fatto l'amore con Libero!"

"Col dottor Cianciulli? E com'è stato?"

"Fantastico. E... mica solo scopare, sai? Mi ha detto che... che gli piaccio molto e che vorrebbe che andassi a vivere con loro. Sai che la madre sa di Libero e che non ci sono problemi? Dio, quanto mi sento felice, Fausto!"

"Ma com'è andata? Raccontami."

"Mah... un po' di giorni fa Libero ha cominciato a farmi certi strani discorsi... cioè, non strani, però... Sai, cose come: sono molto contento di te, mi piaci, è stata una fortuna trovarti e mica solo per mia madre... Io non ho capito subito cosa voleva veramente dirmi, cioè pensavo che parlasse solo del mio lavoro. Poi ieri... mentre eravamo nel suo studio e io gli facevo la solita relazione quotidiana prima di tornare a casa... lui mi ha chiesto di fermarmi ancora e... beh... mi ha preso fra le braccia e mi ha baciato in bocca!"

"Così, senza dire niente?"

"Sì. Dio... io mi sono sentito morire e... Un bacio da mozzare il fiato, sai... Mi sentivo tutto in fiamme, davvero. Lui mi toccava, mi carezzava e... senza dire niente, mi ha portato in camera sua. Lì ci siamo spogliati... lui me e io lui... e dopo poco eravamo sul suo letto che si faceva l'amore! È stato fantastico. Fa l'amore proprio come piace a me. Dio, Fausto, io sono proprio cotto di Libero!"

"E lui di te? Magari ha solo voglia di... divertirsi."

"No. M'ha detto che da un po' di tempo sente qualcosa di speciale per me e... sai, mi ha chiesto di andare ad abitare con lui... sai, con la scusa di badare a sua madre... Hanno la camera di servizio, anche se in realtà dormirei con lui. E mi ha detto che ne ha già parlato con la madre e che la signora Ada sarebbe ben contenta... Ci pensi? Mi pare di sognare."

"E così, vieni ad abitare qui con lui?" gli chiese Fausto, contento per l'amico e per il suo entusiasmo.

"Sì. Domenica viene con l'auto a prendere le mie cose e le portiamo su nel suo appartamento. Comunque già questa notte mi fermo qui. Non vedo l'ora di fare di nuovo l'amore con Libero! Sai che mi viene duro solo a pensarci? Bacia molto bene, gli piacciono i lunghi preliminari, proprio come a me, e anche mentre me lo mette, mi bacia, mi accarezza, mi tocca... Pensa che ieri sera sono venuto senza nemmeno menarmelo! E anche dopo, mi tiene abbracciato, mi carezza a lungo... Un sogno!"

"Basta guardarti in faccia per crederti. Non t'ho mai visto così felice, Renzo. Bene, sono contento per te, per voi. Anche se ha dieci anni più di te..."

"Perfetto anche in quello, lo sai che a me sono sempre piaciuti gli uomini più grandi di me, no? E poi, se tu lo vedessi nudo... è proprio bello! Così sexy! E quando me lo mette dentro, così tenero ma anche così virile, e mi bacia e poi comincia a muovermisi dentro e fuori, mi porta in paradiso. Non vedo l'ora che torni a casa, poi che arrivi stanotte per fare il bis... e domani il tris e..."

"Devi proprio essermi grato, allora, Renzo! Grazie a me hai trovato prima il lavoro e ora anche l'amante."

"Sì, è vero. Cazzo, sai che sono proprio innamorato di lui!"

"E lui di te?"

"Sì, me l'ha detto stamattina, quando sono arrivato."

"E la signora Ada lo sa già?"

"Sì, Libero gliene ha parlato prima di provarci con me."

"E che dice? Ti ha detto qualcosa?"

"Sì, poco fa m'ha detto che è molto contenta che ora faccio parte anche io della famiglia, e che voglio bene a suo figlio e che lui mi vuole bene. M'ha dato una carezza su una guancia."

"Bene. Sono proprio contento per te, per tutti e due. E vi auguro di stare sempre bene assieme."


A sera, Fausto aveva chiuso la portineria da un'oretta e stava finendo di cucinarsi la cena, quando sentì suonare. Andò ad aprire: era il dottor Cianciulli, con una bottiglia di vino in mano, che gli porse.

"È fatta! Renzo si ferma su da me, ci siamo messi insieme. Grazie a te. Quel ragazzo è davvero splendido, in tutti i sensi." gli disse lietamente.

"Me ne rallegro, dottore."

"Senti, potresti anche darmi del tu, no? E dire che è quasi un anno che Renzo è in casa da noi. Io... ci avevo pensato, un po', però non mi sembrava opportuno provarci con lui, con il rischio di farlo andar via per reazione. Era, ed è, troppo prezioso per mia madre. Perciò, se non fosse venuta fuori la cosa grazie a quella statuetta giù in cantina, non mi sarei mai azzardato a provarci con Renzo. Hai detto che ti piace, vero? Allora te la regalo."

"Grazie! Ma non le dispiace disfarsene? Non è un ricordo, per lei?"

"Sì, ma sono contento che la prenda tu. Mi dai del tu o no?" insistette con un sorriso il medico.

"Sì, scusa. Mi piace davvero molto quella statuetta. E chissà che, come in un certo senso ha portato fortuna a te, non porti fortuna anche a me. Anche io ho un ragazzo che mi piace molto e a cui non ho il coraggio di dirlo. Nonostante siano ormai quasi due anni che lo vedo e anche che ci si parla, a volte."

"Da quando sei venuto a lavorare qui? È qualcuno di questa casa?"

"Sì... è Guido Barisone."

"Ah, un bel ragazzo davvero, e mi pare anche gentile e in gamba. Quando la sua famiglia è venuta ad abitare qui, questa casa era stata appena costruita e lui aveva quattordici anni; si può dire che l'ho visto crescere. E... non ho idea se sia solo un caso o no, ma non l'ho mai visto con una ragazzina."

"Neanche io, è vero, però non basta questo per dire che..."

"No, certo."

"Scusa se torno su qualcosa che m'hai detto prima, ma, se ho capito bene, tu non hai avuto sesso con un altro uomo fino all'età di venticinque anni, pur sapendo di essere gay. Come mai così tardi? Eppure mi hai detto che tua madre sapeva già di te e che ti aveva accettato."

"Sì, è così. Mah, non te lo saprei dire. Forse, inconsciamente, aspettavo il... principe azzurro. Anche se..." disse con un sorrisetto ironico, "il mio primario non è stato certamente un principe azzurro. No... Non è sempre facile giustificare a posteriori i nostri comportamenti. Diciamo che... non mi sentivo pronto ad avere un rapporto sessuale. Non necessariamente alla scoperta della propria sessualità corrisponde sempre la decisione di sperimentarla concretamente. Sai che secondo uno studio recente pare che circa il cinquanta per cento dei ragazzi non ha un rapporto sessuale completo che dopo la maggiore età?"

"Io l'ho avuto a quattordici anni..." commentò Fausto pensieroso. Poi disse, "Allora, magari anche Guido fa parte di quel cinquanta per cento come te."

"Ognuno di noi tende a credere che la maggioranza degli altri sia come se stesso."

"Forse per non sentirsi troppo diverso dagli altri?"

"Sì, è molto probabile. A nessuno piace sentirsi diverso."

"Eppure qualcuno pare faccia di tutto per esserlo."

"È vero. Perché al tempo stesso ognuno cerca di emergere dalla massa, non vuole essere confuso con gli altri. Siamo animali complicati, noi esseri umani. È un equilibrio difficile da raggiungere, quello di tentare di essere come gli altri eppure diverso dagli altri. Inoltre, ci sono diversità accettate dalla società e altre no. Ad esempio, nessuno si sente 'diverso' per avere capelli di un colore o di un altro, o un gruppo sanguigno piuttosto che un altro."

"Beh... almeno per quanto riguarda la sessualità... mi piacerebbe molto che quella di Guido fosse come la mia..." commentò Fausto con un tono sognante.

"Secondo me, dovresti fargli la corte. Non dico in modo troppo esplicito, ma... e vedere se lui risponde, corrisponde. Non è continuando a sognarlo che potrai renderti conto se il bel Guido è la persona giusta per te o no."

"Hai ragione. Forse ho troppa paura di scoprirmi... anche a causa del mio lavoro qui... Se Guido abitasse altrove, o io, credo che avrei meno timore a cercare di fargli capire quello che provo per lui."

"Ti capisco, sì. D'altronde, è come avere due forze contrastanti in sé: quella che ti spinge verso di lui e quella che ti impone di essere prudente. Evidentemente la prima è meno forte della seconda."

"Ma sta crescendo in intensità. Ah, se solo avessimo un amico comune!"

"Un po' come sei stato tu fra Renzo e me?"

"Esatto."

"Beh, che vuoi che ti dica... auguri, Fausto. Vorrei poter fare qualcosa per aiutarti, ma come t'ho detto purtroppo non c'è confidenza fra me e il tuo bel Guido."


Il giorno dopo, quando Fausto chiuse la guardiola, ebbe un'idea. Uscì in fretta dallo stabile e andò dal fioraio che c'era alle spalle dell'edificio. Comprò un vasetto di bucaneve, tornò a casa, cambiò la carta in modo che non vi fosse il nome del fioraio, vi mise un bigliettino con su scritto, a stampatello, solamente "ti amo"... ed attese che il ragazzo tornasse a casa.

A sera, quando vide entrare Guido, uscì dalla guardiola con il vasetto in mano.

"Guido... nel pomeriggio è venuto un fattorino a consegnarmi questo per te." gli disse, porgendogli il vasetto, avvolto in cellofan trasparente.

"Per me? Da parte di chi?"

"Non so, non me l'ha detto. Era solo un fattorino."

Guido prese il vasetto e notò che vi era un bigliettino. Lo prese, lo aprì... ed arrossì lievemente.

"Belli, quei fiori, vero?" gli disse Fausto cercando di avere un tono casuale. "Mica è il tuo compleanno, no?"

"No..." disse il ragazzo infilando in tasca il bigliettino. "Non capisco... il biglietto non è firmato... Non ho davvero idea di chi mi mandi questi fiori."

"Magari è quel tuo compagno di corso... quello a cui avevi prestato gli appunti, per ringraziarti."

"Chi, Dario? No... non credo proprio. Sono appena stato a studiare da lui e... non me l'avrebbe mandato a casa."

"Ma cosa c'è scritto, sul biglietto?" gli chiese allora Fausto.

"Niente di speciale. Solo: per Guido." mentì il ragazzo, e nuovamente Fausto notò un lieve rossore colorargli le guance.

"Beh... non è strano che qualcuno ti mandi dei fiori senza farti sapere che è lui a mandarteli?"

"Lui? Perché lui e non lei?" chiese Guido.

Fausto si morse la lingua, ma si riprese prontamente: "Lui... generico, come 'qualcuno', no? Se uno dice 'una persona' dice 'lei' anche se è un uomo. E poi... sarebbe così strano se chi ti ha mandato quei fiori fosse un... lui?"

"No... ma è strano che non abbia firmato."


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