logoMatt & Andrej Koymasky Home
una storia originale di Andrej Koymasky


IL PORTINAIO CAPITOLO 12 - OLTRE OGNI PRUDENZA

Fausto aveva lasciato passare un paio di settimane e, verso metà aprile, aveva dato a Guido, con la solita scusa che era arrivato un fattorino a consegnarla, una scatola di cioccolatini, sempre con un biglietto non firmato e le parole "ti amo".

Guido gli pose molte domande: chi gliel'aveva portato, a che ora...

"Un giovanotto della mia età... verso le quattro." rispose vagamente Fausto.

"E t'ha detto qualcosa?"

"No... solo che il pacchetto era per te. Per il signor Barisone Guido, ha detto."

"Non capisco chi può continuare a mandarmi regali... anonimi."

"E non dice niente, non scrive niente nel biglietto che ti possa far capire chi è e perché?"

"No..."

"Forse quella persona prima o poi si farà viva. No?" disse Fausto, usando appositamente il termine "persona", al femminile.

"Ho chiesto a Dario, ma dice che lui non m'ha mandato niente." disse Guido, pensieroso.

"Ah, a proposito, hai mica capito se è gay o no?" gli chiese allora Fausto.

"Non ne abbiamo parlato, ma credo che lo sia."

"Perché, se non ne avete parlato?"

"Mah... così... D'altronde non è che mi interessi, che lo sia o no non cambia nulla, perciò non gliene ho parlato."

"Certo che per un gay non è facile..."

"Che cosa?"

"Voglio dire... chi è gay deve ancora vivere la sua sessualità di nascosto, vista la mentalità corrente."

"Sì, è vero, anche se c'è sempre più spesso chi lo dichiara senza problemi."

"Tu... se tu fossi gay... lo dichiareresti senza problemi?" gli chiese allora Fausto.

"Non lo so... Forse solo ai miei, o a qualche vero amico, penso. Non avrebbe senso andarlo a dire in giro, a chiunque, no?"

"E credi che i tuoi... saprebbero accettare?"

"Sono sicuro di sì. Hanno una mentalità decisamente aperta."

"A differenza dei miei. E poi... se io fossi gay, come credi che la prenderebbero gli inquilini di questo stabile?"

"Beh, dopo tutto non dovrebbe interessare a nessuno la tua sessualità. Dovrebbe essere una cosa solo tua, no? Ai condomini deve solo interessare che tu faccia bene il tuo lavoro, quello per cui ti pagano."

"Dovrebbe... dici giustamente. Mica tutti sono aperti come i tuoi genitori o come te."

Fausto provò la tentazione di dirgli: "Io sono gay!", ma non lo fece. Si sentiva combattuto. Da una parte si diceva che se non si fosse deciso a farlo, avrebbe continuato a restare nell'incertezza, ma dall'altra ancora non si sentiva veramente pronto.

Guido cambiò discorso e Fausto non se la sentì di insistere, nonostante fosse sempre più attratto da quel ragazzo così gentile e bello. Avrebbe voluto prenderlo fra le braccia, baciarlo... A questo pensiero, si eccitò lievemente e provò un gran senso di dolcezza.

Venne il mese di maggio. Alcune giornate erano molto più calde degli anni precedenti, pareva di essere già in estate e si raggiungevano anche picchi di quasi trenta gradi.

Durante l'intervallo di pranzo, dopo aver mangiato, Fausto uscì nel giardino posteriore a fare due passi. Faceva davvero molto caldo. Quando giunse in fondo e si girò verso la casa, notò che c'era qualcuno sul terrazzo del tetto. Era a torso nudo e stava appoggiato, di spalle, al parapetto. Riconobbe quasi subito Guido e provò un tuffo al cuore: non l'aveva mai visto a torso nudo...

Rientrò immediatamente nello stabile e prese l'ascensore, salendo fino all'ultimo piano e alle soffitte. Quando socchiuse la porta che dava sul terrazzo e guardò, vide che Guido s'era girato e stava appoggiato lievemente al parapetto, guardando fuori.

Allora si sfilò la maglietta di cotone, restando anche lui a torso nudo, se l'appese alla cintura ed entrò sul terrazzo. Giunse alle spalle del ragazzo, che non l'aveva sentito arrivare, perciò restava immobile e continuava a guardare fuori.

Fausto sentì un forte fremito percorrerlo dal capo ai piedi. Una lieve brezza carezzava la sua pelle nuda, quasi accentuando la sua già crescente eccitazione. Sollevò lentamente una mano, per toccarlo. Esitò un attimo, poi gli sfiorò un fianco, chiamandolo a voce bassa.

"Guido..."

Il ragazzo sussultò e si girò, sorpreso. I loro occhi si incontrarono. Una mano di Fausto si posò sul suo fianco, l'altra sulla sua spalla e lo tirò lievemente a sé.

"Dio, quanto sei bello, Guido..." mormorò, dimenticando ogni prudenza, abbandonando ogni esitazione e continuando ad attirarlo lievemente verso di sé.

Il ragazzo gli pose una mano, lieve, su un'anca e i suoi occhi brillarono. Fausto girò un poco il capo avvicinandolo al suo, bruciando per il desiderio di baciarlo. Guido restava immobile, non si sottraeva, era in attesa. Eppure, pensò confusamente Fausto, ormai deve aver capito che sto per baciarlo...

Le loro labbra si sfiorarono appena e Fausto mormorò: "Ti voglio..."

"Allora, sei tu che... che mi mandavi fiori... cioccolatini... e i biglietti in cui era scritto soltanto 'ti amo'." sussurrò con voce calda il ragazzo.

"Sì..." ammise Fausto e finalmente le loro labbra si sfiorarono, dapprima lievi, poi con crescente vigore, finché si unirono in un bacio intimo, mentre i loro corpi aderivano e i loro petti nudi si premevano uno contro l'altro.

Anche i loro bacini si incontrarono e sentirono l'uno il sorgere dell'erezione dell'altro. Guido staccò appena le labbra dalle sue e chiese, sempre in un sussurro: "Davvero mi ami?"

"Sì..."

"E mi vuoi?"

"Sì... E tu?"

"Oh, Fausto... me lo chiedi? Me lo chiedi dopo che mi sono lasciato baciare da te?"

Fausto pensò che come poco prima lui dal giardino aveva visto Guido, altri avrebbero potuto vederli, perciò, tenendolo sempre fra le braccia, si allontanò dal parapetto e si appoggiò contro la parete accanto alla porta. Poi si baciarono nuovamente, e le loro lingue giocarono dapprima lievi, poi con crescente passione, l'una con l'altra.

Guido gli infilò una gamba fra le sue e gli si addossò ancora di più. Ora i loro membri, pienamente eretti, palpitavano uno accanto all'altro attraverso la tela dei jeans.

Nuovamente le loro labbra si staccarono. Fausto gli carezzò la schiena, provando un forte piacere a sentirne la pelle nuda sotto i suoi polpastrelli.

"Oh, Guido... io sono totalmente innamorato di te!"

"Credo di esserlo anche io. Da sempre... Sapessi quanto ho sognato questo... di stare così... fra le tue braccia."

"Davvero? E abbiamo aspettato così tanto a dircelo!"

"Non so se... se non ti fossi deciso tu, se avrei resistito ancora molto a dirtelo, a fartelo capire io. Davvero ti vuoi mettere con me, Fausto? Non vuoi solo... scopare, vuoi davvero fare l'amore con me?"

"Sì, ti amo."

"Non... non mi prendi in giro, vero?"

"No, certo che no. Non mi credi?"

"Voglio crederti. Non volevo innamorarmi di nuovo ma... non ci sono riuscito."

"Di nuovo?"

"Quando avevo diciassette anni... Ma lui... mi ha preso in giro. Gli interessava solo portarmi a letto. Ne ho sofferto molto, quando l'ho capito... Non farmi soffrire anche tu, per favore."

"No Guido, no! Io ti amo, davvero."

"Perché?"

Fausto non rispose subito, benché i suoi occhi stessero rispondendo per lui. Gli carezzò una gota, lieve.

"Il mio corpo desidera unirsi al tuo, ma la mia anima desidera anche di più di unirsi alla tua. Non so se questa è... una risposta al tuo perché."

Guido sorrise, dolcemente. "Penso che lo sia." sussurrò.

Si baciarono di nuovo, questa volta con maggiore abbandono e piacere delle prime due volte.

"Non mi porti di sotto, da te?" gli chiese Guido. "Qui... non è molto sicuro... pensa se salisse qualcuno. Come non t'avevo sentito arrivare io, potrebbero sorprenderci, vederci."

Scesero assieme. Fausto si sentiva eccitato e felice. Aveva rischiato, era stato imprudente... e gli era andata bene. Per tutto il breve tragitto, non parlarono, ma si guardavano e sorridevano.

Appena entrati nella guardiola, Fausto lo portò nella propria camera e lo guidò a sedere sul bordo del letto.

"Mi vuoi? Ora?" gli chiese Guido.

"Non lo so..."

"Non lo sai?"

"Ti ho portato qui solo perché siamo più comodi, più sicuri, non per... Anche se... ti desidero."

"Sì... anche io."

Furono di nuovo uno nelle braccia dell'altro. Guido si lasciò andare indietro, sul letto e Fausto gli fu sopra con il petto, pur restando i loro bacini uno accanto all'altro. Le loro labbra si unirono nuovamente, mentre le loro mani spaziavano sul torso nudo dell'altro.

"Non..." mormorò Guido, "... non andiamo troppo in fretta. Per favore."

"Come vuoi tu... Ti amo! Non avevi capito che erano miei i fiori ed i cioccolatini?"

"No... Mi hai ingannato ben bene. Sembravi così sincero quando dicevi che era stato un fattorino a consegnarteli."

"Ti giuro che non ti dirò mai più nessuna bugia. Mi perdoni?"

Guido sorrise dolcemente: "Se ti saprai far perdonare..."

"Come?"

"Amandomi davvero."

"Vuoi essere il mio ragazzo?"

"Non sarei qui con te se non lo volessi, no?"

"Sapessi quanto ti desidero!"

"Lo sento. Anche io ti desidero. Da troppo tempo. Davvero mi ami?"

Fausto sorrise: "Di più non potrei, eppure..."

"Eppure?"

"Eppure spero di imparare ad amarti sempre più. Spero di essere capace di darti quello di cui hai bisogno, di renderti felice."

"Sì... anche io... Mi stai già dando felicità... Posso... ti dispiace se lo dico ai miei?"

"Come credi. Sanno già di te?"

"Sì... e sanno anche che mi sono innamorato di te."

"E... che ti hanno detto?"

"Di essere prudente. Sanno quanto ho sofferto per quel ragazzo che credevo che mi amasse e invece... Perciò non mi hanno né incoraggiato né scoraggiato."

"Non gli importa che io sono solo un portiere?"

Guido sorrise: "Direi di no. Ti stimano, non solo come portiere, ma come persona."

"E gli altri?"

"Gli altri, chi?" chiese Guido, passandogli le dita fra i capelli in una tenera carezza.

"Credi che non capiranno, i condomini, se noi due ci mettiamo insieme?" gli chiese Fausto, con tenerezza.

"Probabilmente capiranno. Non è facile nascondere l'amore... e non è nemmeno giusto."

"E tu... i tuoi, siete pronti a fronteggiare i problemi che potrebbero nascere quando capiranno?"

"E tu?"

"Ci tengo troppo a te... Se diventasse troppo difficile... preferisco perdere il lavoro che perdere te."

"Se diventerà troppo difficile, troveremo una soluzione. Magari andiamo ad abitare altrove."

"Saresti disposto a farlo?"

"Sicuro!"

"Ti amo!"

"Anche io..."

"E dire che meno di un'ora fa... non sapevo nemmeno come fare a fartelo capire, a dirtelo."

Guido sorrise: "Neanche io. Non t'avevo visto, in giardino. Però... stavo proprio pensando a te, sai?"

"Davvero? Allora forse ho sentito il tuo richiamo... Cosa stavi pensando, esattamente?"

"Che dovevo trovare il modo di farti capire cosa sentivo... cosa sento per te. Nonostante i miei mi consigliassero la prudenza."

Si baciarono di nuovo. Le mani di Guido scesero sui jeans di Fausto e gli carezzarono l'erezione.

"Quanto mi desideri?" gli chiese in un sussurro eccitato.

"Moltissimo!"

"Mi vuoi? Ora?"

"E tu?"

"Sì..."

"Però, non abbiamo molto tempo... Fra non molto devo riaprire la portineria e riprendere servizio. Non sarebbe meglio aspettare fino a questa sera?" chiese Fausto, incerto.

"Forse hai ragione. La nostra prima volta... Sì, è meglio che... che lo possiamo fare con calma... Anche se la voglia è tanta."

"Passeresti la notte qui con me? I tuoi non faranno storie?"

"Perché dovrebbero? Sanno che sono innamorato di te, come ti ho detto. Stasera, quando tornano a casa, glielo dico e, dopo cena, scendo qui da te. E passiamo tutta la notte assieme. Va bene?" gli chiese Guido, gli occhi scintillanti.

"Sicuro che va bene!" gli rispose Fausto, lo abbracciò stretto, lo baciò di nuovo, poi si alzò dal letto e gli tese la mano per farlo alzare.

"Devi già riprendere servizio?" gli chiese il ragazzo alzandosi e controllando l'orologio.

"No, abbiamo ancora qualche minuto, però è meglio che andiamo di là, oppure..."

"Forse hai ragione..." mormorò Guido, poi aggiunse: "Ma è un peccato."

"A chi lo dici!"

Andarono a sedere nella guardiola, ma non troppo vicini. Si guardavano, in silenzio, e si sorridevano.

"Lo sai che sei proprio bello?" gli disse Guido, dopo un po', sottovoce.

"E tu? Ti sei mai guardato allo specchio?"

"Sì, ma non mi pare di essere niente di speciale."

"Allora non ti sei guardato bene."

"Ma no, è che tu mi vedi più bello di quello che sono, solo perché sei innamorato."

"Non è vero! Ti vedevo bellissimo anche prima di innamorarmi di te."

"La bellezza... passa. Spero di saperti dare qualcosa di più importante e di più duraturo."

"Non ne ho nessun dubbio. E anche io. Dio, quanto mi sento felice!"

"Mi hai rubato le parole di bocca."

"Devo aprire..." disse Fausto con rammarico, dopo aver controllato l'orologio.

"Allora è meglio che io vada su. Devo anche studiare... Ci vediamo... dopo cena. D'accordo?"

"Sì. Ti amo!" gli sussurrò Fausto, alzandosi e aprendogli la porta.

Guido salì a casa. Fausto sollevò le veneziane, commutò le pulsantiere e sedette. Ma la sua testa, i suoi occhi, i suoi pensieri erano ancora pieni di Guido.

Il pomeriggio sembrò non passare mai. Vide Serse, ma era con un amico, perciò non gli poté dire che finalmente aveva chiarito le cose con Guido. Si scambiarono solo un cenno di saluto e un sorriso.

La vedova Ravera andò a dirgli che doveva chiamare l'antennista, perché non riceveva più bene la TV.

"Non per me, che davvero, dipendesse da me, la getterei nella spazzatura. Ma è per mia madre che ci passa ore davanti. Non capisco proprio che cosa ci trovi! Ci fanno pagare il canone per propinarci solo porcherie."

"Ha ragione, signora..." le disse Fausto, conciliante.

"Pare che Mediaset e la Rai fanno a gara a chi ci fa vedere le cose di maggior cattivo gusto! Ma per lo meno, Mediaset, non la paghiamo, no? È una vergogna!"

"Sì, signora Ravera. Per questo anche io non guardo quasi mai la TV."

"E ci mancherebbe! La paghiamo per lavorare, mica per guardare la TV!"

"Intendevo dire fuori dal mio orario di lavoro, signora. Comunque, non la guardo quasi mai. Poco più dei telegiornali..."

"Molto mal fatti anche quelli, mi creda. Tentano di darci a bere quello che vogliono. Altro che informazione! I giornalisti... tutti una razza. Di destra, di sinistra, di centro... sono solo una manica di bugiardi prezzolati."

"Ma... forse qualcuno onesto c'è." azzardò Fausto.

"Me ne trovi uno e le regalo cinquemila euro! No, lei è un ingenuo, caro signor Picozzi, creda a me. Ah, in che mondo viviamo!" esclamò e, senza salutare, se ne andò, accigliata.

Fausto tirò un sospiro di sollievo.

Finalmente finì anche il turno pomeridiano e poté chiudere. Andò subito in cucina a prepararsi la cena. Nonostante la parentesi con la vedova Ravera, si sentiva allegro.

Si disse che forse proprio il fatto di non aver potuto "agganciare" con facilità Guido, gli aveva dato tempo di conoscerlo meglio e perciò di innamorarsi di lui. Gli aveva dato il modo di corteggiarlo, anche se in modo un po' peculiare, cioè senza che lui se ne rendesse conto fino all'ultimo momento.

Si chiese come sarebbe stato, come sarebbe avvenuto il tutto se i gay potessero esserlo apertamente, alla luce del sole, e se potessero corteggiare un altro ragazzo normalmente come avviene con una ragazza. Per un ragazzo etero è reputato normale che ci provi, che corteggi una ragazza, e questo non porta automaticamente né ad andare a letto assieme né ad accettare la corte, innamorarsi.

Quindi, pensò Fausto, tanta cosiddetta "promiscuità" dei gay, probabilmente sarebbe cessata, o sarebbe stata pari a quella che c'è fra gli eterosessuali.

Aveva appena finito di mangiare e di rigovernare, quando suonarono alla porta della guardiola. Andò ad aprire, lieto, sicuro che fosse già Guido, il suo Guido...

Infatti, se lo trovò davanti, con un sorriso che andava da un'orecchia all'altra.

"Vieni..." gli disse, emozionato. "Ti fermi con me, stanotte? Ne hai parlato con i tuoi?"

Lo fece entrare e chiuse la porta a chiave.

"Sì, certo. Nessun problema." disse Guido, dirigendosi verso la camera da letto. Poi, sulla porta, si girò verso di lui e fece un risolino: "Papà a quattr'occhi m'ha chiesto se abbiamo i preservativi."

"Sì, certo." rispose con un sorriso, sospingendolo dentro. "E tua madre?" chiese, accendendo la luce.

"Ne abbiamo parlato a tavola. Ha detto che spera che vada tutto bene, fra noi due... Mamma m'ha chiesto se era solo un'avventura o qualcosa di serio."

"E tu cosa le hai risposto?" chiese Fausto, prendendolo fra le braccia e stringendolo a sé.

"Che abbiamo intenzioni serie, tutti e due. È così, vero?"

"Se questo governo fa passare la legge sui pacs... tu ci staresti a chiederlo, a farlo con me?"

"Non sarebbe bene, prima, avere una specie di... fidanzamento? Vedere se stiamo veramente bene assieme?"

"Beh... sì. Ma io sono sicuro che staremo bene, che andrà tutto bene." gli rispose carezzandolo intimamente. "Perché io sono innamorato di te, non ho solo voglia di scopare con te."

"Anche per me è così. Ma in fondo... tutti e due abbiamo solo sognato l'altro, fino a ora. Dobbiamo vedere se non ci sono problemi fra noi." rispose il ragazzo, infilando le mani sotto la camicia di Fausto e carezzandone la pelle nuda.

"Se ci sono problemi... li supereremo, assieme. No?"

"Lo spero. Lo voglio. Comunque... ho tanta voglia di te."

Erano in piedi accanto al letto e si stavano aprendo gli abiti l'un l'altro.

"Sì... anche io." sussurrò emozionato Fausto, e lo baciò.

"Papà... m'ha chiesto se non sono troppo giovane per... per una cosa seria."

"E tu che gli hai risposto?"

"Che non mi pare proprio, se non sono troppo giovane per te. Che sono sicuro di volerci provare, con te."

Appena furono entrambi a torso nudo, si addossarono e sfregarono lievemente i petti uno contro l'altro, baciandosi di nuovo, mentre le loro mani spaziavano sulla schiena, sul sedere dell'altro. Poi, senza staccarsi, iniziarono ad aprirsi l'un l'altro i jeans e il dorso delle loro mani sentì la prepotente erezione dell'altro, già pienamente risvegliata.

"Io... non ho molta esperienza." mormorò Guido, lievemente esitante, mentre faceva calare i pantaloni e le mutande dell'altro.

"Ce la faremo assieme... amore."

Guido gli spinse più giù i panni e così facendo gli si accoccolò davanti. Gli prese fra le mani i genitali turgidi e vi depose un bacio.

"Sei bello anche qui." disse guardandolo da sotto in su, con un sorriso timido.

Poi riprese a baciarlo, felice nel sentirlo palpitare. Con la mano ne scoprì il glande gonfio e lo lecchettò. Fausto fremette ed emise un lieve sospiro. Guardò in giù e vide il suo membro ritto e duro sparire fra le labbra morbide e calde del ragazzo. Fremette con più forza e pensò che stava entrando in un sogno: era troppo bello!

Ma dopo poco forzò gentilmente Guido a rialzarsi, gli finì di aprire i jeans e li spinse in giù con i boxer. Poi lo sospinse a sedere sul bordo del letto, gli si accoccolò davanti, gli tolse le scarpe e le calze, gli sfilò pantaloni e mutande, e lo ammirò, finalmente tutto nudo davanti a sé.

Guido gli sorrise: "Ti piaccio?"

Fausto annuì: non s'era mai sentito così emozionato, con nessun altro, prima di allora. Finì di liberarsi velocemente dei propri abiti e, mentre Guido si sistemava sul letto, salì in ginocchio accanto a lui e gli si chinò sopra per baciarlo di nuovo.

Guido gli cinse la vita con le braccia e lo attirò sopra di sé. Si carezzarono e si baciarono a lungo, a volte staccandosi un poco per ammirarsi a vicenda, gli occhi luminosi.

Gradualmente entrarono in un'altra dimensione, percorrendo assieme il breve e dolce cammino che mancava da compiere per unirsi. Guido lo accolse in sé, donandoglisi con gioiosa impazienza.

Fausto era quasi stupito per la bellezza di quanto stavano compiendo assieme, e per il misto di vigore e di tenerezza che lo spingevano a unirsi totalmente al suo Guido. Come pure per la forza e dolcezza con cui il ragazzo, il suo ragazzo, ora poteva dirlo, gli si donava.


F I N E


Pagina precedente
back
Copertina
INDICE
16oScaffale

shelf 1


navigation map
recommend
corner
corner
If you can't use the map, use these links.
HALL Lounge Livingroom Memorial
Our Bedroom Guestroom Library Workshop
Links Awards Map
corner
corner


© Matt & Andrej Koymasky, 2015