Quando Aldemaro poté andare a letto, era molto eccitato perché a quel punto poteva iniziare a costruire la radio. Avrebbe voluto iniziare subito, ma pensò che doveva organizzarsi bene e quindi rimandò al giorno seguente.
Mentre il sonno lo accoglieva fra le sue braccia, ripensava anche, con un ampio sorriso sulle labbra, alla bella giornata passata con donna Tanina e con il dolce e bell'Aniello.
E sognò...
Si vide in campagna, accanto a un alto albero, su un prato, una motocicletta ferma sul cavalletto e con la radio appoggiata sul sellino... Aveva lanciato il lungo cavo d'antenna, facendolo volteggiare con un sasso legato a una estremità, in modo di tenderlo fino alla sommità dell'albero... Aveva portato l'auricolare all'orecchio e faceva muovere la punta di grafite sulla lametta da barba.
Udì una voce maschile, nell'auricolare: "Sono qui... sono arrivato... per te..."
"Chi sei?" chiese, parlando nell'auricolare come se fosse stato un microfono.
Così facendo, aveva abbassato lo sguardo e s'era accorto di essere completamente nudo, ma questo gli sembrò normale. Vide anche che aveva un bella erezione, e anche questo gli sembrò logico. Riportò l'auricolare all'orecchio.
"Sono il dio della sabbia..." disse la voce.
Aldemaro si accorse che in realtà non stava su un prato, ma su una spiaggia dalla sabbia scura. E si levò un lieve e dolce vento che faceva mulinare i granelli di sabbia che sembrò animarsi, e comparve, come se fosse formato dalla stessa sabbia, un Endimione dormiente, completamente nudo, il membro morbidamente appoggiato sulle cosce tornite.
Poi l'Endimione aprì gli occhi e gli sorrise, e si accorse che era Aniello.
"Sei qui..." mormorò emozionato.
"Sì, per te..." mormorò lo splendido ragazzo, sollevando un braccio e tendendolo verso di lui, proprio come l'Adamo della Cappella Sistina, e allora anche lui tese il braccio e le punte delle loro dita si sfiorarono.
E si vide fluttuare nell'aria tersa e pura, contro il cielo d'un azzurro abbacinante, e come una foglia, volteggiando lieve, il suo corpo si posò su quello dell'Endimione-Aniello-Adamo...
"Ti amo..." si sentì mormorare, e a quelle parole, fu come se tutto intorno cambiasse colore, come se il sole roteasse in cielo, e le stelle galleggiassero sul mare come diamanti su un velluto verde-azzurro di sontuosa magnificenza.
"Ti amo..." gli fece eco il magnifico ragazzo.
"Ti amo..." ripeté tutto il creato con mille voci...
E i loro corpi si fusero in uno e un calore dolcissimo l'avvolse, e fremette, e come un tuono di tempesta riverberò nell'aria, il vento si fece più forte, carezzando i loro corpi, mentre dalla radio proveniva un forte rullio come di tamburi... cupo eppure squillante... E il sole esplose in un fuoco d'artificio accecante, d'un azzurro elettrico...
Si svegliò di colpo e saltò a sedere sul letto, il cuore che gli batteva come impazzito. Davanti alla porta-finestra semiaperta la leggera tenda fluttuava sotto raffiche di vento e fuori stava infuriando la tempesta.
Scese velocemente dal letto e chiuse la finestra. Una strana sensazione sull'inguine attirò la sua attenzione e si accorse di aver avuto una polluzione notturna: era umidiccio e appiccicoso... E le immagini del suo sogno gli tornarono alla memoria e si sentì strano.
Quello che gli era accaduto... era stato causato dal sogno! Dalla visione del suo corpo che si fondeva con quello di Aniello... Si passò una mano fra i capelli, quasi a pettinarli con le dita e tornò al letto. Sedette sul bordo... Che diamine gli stava succedendo? Aveva avuto un orgasmo per aver sognato di unirsi ad Aniello!
Si rialzò, prese un paio di mutande pulite, si tolse quelle che indossava e le lavò al lavandino, si lavò il pube e il membro, si asciugò e s'infilò quelle pulite. Tornò a sedere sul bordo del letto. Fuori, lampi e tuoni si succedevano a breve distanza e il vento ululava. La tempesta era esattamente sopra l'isola, infatti i tuoni quasi immediatamente seguivano i lampi. Rabbrividì, ma non per il freddo.
"Ti amo..." s'erano detti in sogno. Ma via, come era possibile? Sì, certo, c'era affetto, questo non poteva né voleva negarlo, però... No... i sogni non hanno nessun significato, si disse. No, certo, i sogni non potevano avere un significato.
Perché altrimenti... altrimenti... No! Che senso aveva? Lui era un uomo normale ed era certo che anche Aniello lo fosse... Mica era come Damiano, no? Perciò... il sogno non aveva nessun significato, nessuno!
Si stese, coprendosi con il lenzuolo. Dietro la tenda, lampi di luce azzurra rischiaravano a tratti la stanza proiettando crude ombre sulle pareti scialbate. Esitava a chiudere gli occhi, ad abbandonarsi nuovamente al sonno. Eppure... eppure avrebbe voluto rivedere quella scena surreale e così bella... strana ma così gradevole... si disse mentre la mente, appesantita dal ritorno del sonno, si rilassava, e il suo corpo sembrò penetrare nel materasso e fondersi con esso.
Quando la mattina seguente si svegliò di nuovo, il cielo era sereno e una calda luce filtrava attraverso la leggera tenda. Scese dal letto. Le sue mutande bagnate appoggiate sull'asciugamano, accanto al lavandino, gli riportarono alla mente quanto gli era accaduto durante la notte.
Guardò l'orologio, era presto, erano solamente le sei. Sedette al piccolo tavolo, senza vestirsi e scrisse una lunga lettera ai figli. Poi, preso il bicchiere, vi sciolse una pastiglia di aspirina, cambiò pennino, e fra le righe raccontò il suo progetto di costruirsi la radio, ora che gli amici gli avevano procurato il materiale necessario. Attese che il foglio fosse ben asciutto, come le altre volte controllò che non si notassero le righe "simpatizzate", lo piegò, lo mise in una busta, vi scrisse l'indirizzo, e vi appose il francobollo.
Sapeva che il giorno seguente sarebbe partito il vaporetto per Napoli e sperava che la sua lettera, una volta controllata dalla censura, potesse partire con quello. Andò a lavarsi e radersi, come ogni mattina, poi si vestì. Messa la lettera in tasca, andò nella cucina. Donna Tanina era già lì, affaccendata.
"Oh, professore! Ben alzato!" lo salutò allegramente.
"Non ci si era messi d'accordo ieri che ci si sarebbe chiamati per nome, Tanina?"
"Sì, è vero, Aldemaro. Se aspettate un momentino, preparo la colazione. Avete dormito bene?"
"Abbastanza..."
"Nonostante il temporale?"
"Mi ha svegliato... ma mi sono riaddormentato quasi subito, dopo aver chiuso la porta-finestra."
"Eh, ormai siamo in autunno e il bel tempo ci sta lasciando."
Fecero colazione, poi Aldemaro uscì, andò a imbucare la lettera nella cassetta destinata alla posta in partenza dei confinati. Era quasi senza francobolli, perciò andò all'ufficio postale per comperarne. Il gestore lo salutò.
"Professore, è arrivato un pacco per lei dalla Svizzera. Or ora me l'hanno mandato dall'ufficio controllo." gli disse l'uomo e andò a prenderlo.
Aldemaro notò che, oltre a essere stato logicamente aperto, ma non in sua presenza come sarebbe dovuto avvenire, mancavano i francobolli, come le altre volte: qualcuno, senza essersi degnato di averglielo chiesto, li toglieva, probabilmente perché ne faceva collezione. Lo appoggiò sul banco, lo aprì, prese l'elenco del contenuto e controllò: come s'aspettava mancava qualcosa... Sapeva che sarebbe stato inutile protestare, comunque disse, anche solo per non passare per scemo, "Si sono presi la percentuale, come sempre."
"Certo nessuno di questo ufficio!" disse l'unica impiegata, in tono acido, sollevando il capo dalle sue carte.
"Infatti ho detto si sono presi, e non vi siete presi, signora Bice!" precisò Aldemaro, con un sorriso.
"E perché, se ne siete tanto sicuro, non sporgete denuncia?" chiese la donna, sempre in tono acido.
"Lei crede che servirebbe davvero a qualcosa?" chiese Aldemaro, quietamente.
Fece un cenno di saluto e uscì, il pacchetto sotto al braccio. Come aveva chiesto, oltre ad altre cibarie in conserva, v'erano diverse tavolette di cioccolato, un'altra buona fonte di carta stagnola, pensò allegramente.
Passò nella bottega del falegname, Domenico, un altro confinato come lui; fece due chiacchiere, poi gli chiese se poteva dargli qualche pezzetto di legno, qualche scarto di lavorazione. L'uomo gli indicò il bidone dove raccoglieva gli scarti; Aldemaro vi frugò finché trovò i pezzi che gli servivano. Chiese a Domenico di tagliarglieli, e gli chiese se gli poteva anche dare un pezzo di manico di scopa di una ventina di centimetri e alcuni chiodi e chiodini. Poi mise tutto nella scatola giunta dalla Svizzera.
"La radio?" gli chiese sottovoce Domenico.
"Ma lo sanno tutti?" chiese Aldemaro.
"No, pochi, i più fidati. Sapete che correte un gran rischio, vero?"
"Certo, ma stia tranquillo, se mi scoprono, non parlerò di certo."
"Non ne dubito. Siete un tipo strano, voi."
"Strano? Perché?"
"Non fate parte di nessun gruppo politico eppure... prendete i vostri rischi. E siete uno dei pochi che continua a rifiutare di usare il voi... Un vero antifascista, è chiaro a tutti, ma... non fate parte di alcun gruppo politico." ripeté, studiandone l'espressione. Poi continuò: "Ma forse fate bene... meno sospettano di voi e meno vi controllano."
"Appunto."
"Se funzionerà... ci farete sapere, vero?"
"Quando funzionerà." precisò Aldemaro. "Certamente, a lei o ad altri e voi spargerete la voce."
Tornò nella sua stanza. Per prima cosa scartò tutte le tavolette di cioccolato e ne lisciò accuratamente le carte stagnole. Riavvolse ogni tavoletta con un foglio di carta bianca, le infilò nuovamente nella fascetta, poi, tolti i pezzi di legno e i chiodi dalla scatola, vi rimise il cioccolato dentro e portò tutto a donna Tanina.
"Tenga, Tanina, m'è appena arrivato questo pacco dalla Svizzera." le disse, porgendole la scatola.
La donna guardò dentro: "Quanto ben di dio! Grazie, Aldemaro! Voi mettete tutto in comune con me... vi devo ridurre il prezzo della pensione."
"Ci mancherebbe altro! Si era d'accordo che avrei mangiato un solo pasto con lei, ma ormai qui faccio colazione, pranzo e cena... Va bene così, non si preoccupi."
"Sapete che Aniello vi è sempre più affezionato? E io pure, si capisce... Non fa che parlarmi di voi."
"È veramente un caro ragazzo. Anche io gli sono... affezionato." mormorò, e ripensò allo strano sogno della notte precedente. Poi, quasi nel tentativo di rimettere le cose a posto, chiese: "Ma suo nipote... Aniello... non ha ancora una fidanzatina?"
"Aniello? No... non ci pensa proprio... Ma è così giovane, che volete!" rispose la donna, in un tono che ad Aldemaro sembrò strano, anche se non avrebbe saputo dire perché. "Comunque, è davvero un ragazzo molto buono."
"Sì... certo... Certo, lo penso anche io." ribatté Aldemaro. Quell'ultima aggiunta, quel "comunque", lo resero pensieroso.
Possibile che Aniello fosse... omosessuale? Si chiese, esitando nel pensare a quel termine. D'altronde... sono io che ho sognato di... Anche se non vi è stato nel sogno un vero e proprio... atto sessuale... Però... a causa del sogno io... io ho avuto una polluzione. Si sentì profondamente confuso. Cacciò, lievemente infastidito, quegli imbarazzanti pensieri dalla mente.
Ci mise quasi tre giorni per assemblare tutto il materiale e costruire la sua "radio a lametta". Per non insospettire nessuno, andava ancora due volte al giorno a fare le sue passeggiate, anche se un po' più brevi. Completamente assorbito in quel lavoro, per un po' non pensò più ad Aniello e allo strano sogno... e alla sua imbarazzante conseguenza.
E finalmente, una sera verso le dieci, sentì lievi crepitii provenire dall'auricolare. Mosse la punta di grafite sulla lametta, fece scorrere lievemente le due tavolette del rudimentale condensatore variabile e captò una voce... Il cuore gli saltò in petto. Teso in ascolto, si rese conto che era un'emittente di stato. Cercò perciò di sintonizzarsi su un'altra stazione.
Ci mise quasi un'ora, compiendo piccoli spostamenti sia della punta di grafite che del condensatore variabile, e a un certo punto udì qualcosa che gli fece battere il cuore all'impazzata.
"... oltre al canone an... dell'EIAR e all'eventua... confisca ...parecchio, se questo ...prietà del nostro ascolt... ne conveniamo, ma non siamo noi ... e, d'altr... crescente dei nostri ... dimostra quanto ... di italiani che affronta... questo rischio per ascoltar..."
Era sicuramente Radio Londra! pensò Aldemaro sentendosi formicolare i capelli per l'emozione. Molto disturbata, ma...
"...sortazione della stampa o delle ...rità fasciste, non vi è minaccia di ... vi è sanzione effettiva che possa ... o fermare questo continuo ... della massa di nos... ascoltatori in Italia. Nel Nord ... Mezzogiorno, nel Cen... e nelle isole, nelle città e ... campagne, in montagna o ... mare, non vi è un ... abitato nel quale la ... di Radio Londra..."
Centro! Cercò di migliorare la ricezione...
"... non sia ascoltata; furtivamente eppure con intensa ..., colla emozione di fare ciò che è proibito e di preservare qual... caro. In ogni grande casamento cittadino, a una data ora del giorno o della sera, vi è almeno una radio il cui ... parla sommesso come un sussurro. È l'ora di Radio Londra: e il capo-fabbricato non deve sapere, per quanto, forse, sia ... ad ascoltare anche lui. Si mandano i ... a letto; perché non parlino l'indomani a scuola e ... faccia la spia al maestro, e il maestro faccia la ... al fiduciario rionale. Se una visita batte alla porta, la radio ... spenta di colpo. Si spengono i lumi a volte; come se l'oscurità ... attutire il suono; si ascolta alla cuffia; si adoperano antenne ... orientandole in modo da ... la ricezione ed elimina... le rumorose interfer... delle stazioni fasciste; e quando si può ascoltare perfettamente il segnale è come un trionfo."
Davvero così! Si disse con trepida allegria Aldemaro.
"Lo stesso avviene nei piccoli ... rurali dove il radioamatore, coraggioso e ammirato, è, magari, uno solo; e tutti sanno chi è; e nessuno lo dice; e tutti ... da lui notizie: le vere notizie, i ragionamenti politici, i veri ragionamenti. Forse è l'albergatore, forse il farmacista, ...rse il dottore; comunque, una ... fiera di compiere un atto di coraggio e di ... che lo distingue dal gregge di coloro che non osano e ... quali, nel giorno ... celebrazioni, egli è costretto a confondersi indossando la stessa uniforme nera e lo stesso berretto alla ...desca. Il maresciallo dei ...binieri lo sa; ma sorride sornione, ...sando che forse non è lontano il giorno in cui questi isolati ...ranno legge."
Aldemaro era talmente teso nell'ascolto, che si sentiva i muscoli del collo, della mano che reggeva l'auricolare, indolenziti, ma non si muoveva...
"Questo fenomeno ...rale e profondo inquie... regime fascista, perché forse è l'unica forma di protesta ...ssibile contro il regime. Protesta muta, anche se non sorda; spontanea, anche se inorganica; concorde, anche se sgorga da ...timenti diversi e ...trastanti; vasta, anche se composta da elementi individuali; e progressiva... sempre più vasta, più concorde, più spontanea. Non è merito nostro, di noi che ...voriamo giorno e notte qui a Londra per informare il pubblico italiano di ... avviene nel nostro paese e nel mondo: noi cerchiamo soltanto ... ...vicinarci alla realtà dei fatti, e di ragionare con ...cerità e buon senso. Ma sappiamo che l'Italia ha sete di verità e di senso comune; e non è possibile allontanare dall'a... le labbra degli assetati. Due mesi di arresto e mille lire di multa sono troppo pochi per questi ... e di più sarebbe troppo per i giudici. Buona sera."
Buon dio, era fatta! Rimase ancora in ascolto, chino sul tavolo, quasi timoroso, se si fosse mosso, di perdere il collegamento. Udì, nell'auricolare, le note beethoveniane scandite con un tamburo, forse, con cui si annunciava Radio Londra: du-du-du-duuum, cioè la lettera "V" nel codice Morse, "V" come Vittoria, e che avrebbe imparato a conoscere così bene e ad amare.
Sapeva che era molto pericoloso ascoltarla, in quanto questa era la voce che raccontava cose che non solo non si dovevano conoscere, ma non si potevano nemmeno dire. Talvolta, nel corso delle trasmissioni, comparivano anche frasi misteriose, evidentemente concordate in precedenza e destinate a comunicare particolari notizie o situazioni per allertare chi di dovere.
"... Parla Londra, trasmettiamo alcuni messaggi speciali: Felice non è felice; è cessata la pioggia; la mia barba è bionda; la mucca non dà latte; Giacomone bacia Maometto; le scarpe mi stanno strette; il pappagallo è rosso; l'aquila vola. Parla Londra, abbiamo trasmesso alcuni messaggi speciali."
Nei giorni seguenti, ogni sera si metteva all'ascolto poi, prima di andare a dormire, scollegava l'apparato e lo nascondeva accuratamente.
Imparò a riconoscere la voce del Colonnello Stevens, soprannominato "Colonnello Buonasera" per la maniera che aveva di iniziare e terminare i suoi commenti: se lo immaginava alto, biondo e tipicamente inglese. Non sapeva che era invece un uomo di statura media dal colorito mediterraneo; già Addetto Militare britannico a Roma, rifletteva la sua origine anglo-napoletana nella parlata, in cui l'accento inglese era ricco di sfumature partenopee.
Oltre ai commenti politici, c'era poi tutta una serie di programmi speciali, come "l'Osteria del Buon Umore", dove, come informava il ritornello, "si può dire la verità":
Niente tedeschi,
niente censura,
niente paura,
e allegri si sta;
Trasmettevano poi il "Sottovoce", una conversazione che si immaginava avesse luogo in Italia tra un antifascista acceso, un antifascista moderato e un ingenuo "benpensante" che non sa credere al dramma del fascismo. Un altro programma era la "Conversazione dell'Asse", che simboleggiava i rapporti tra Germania e Italia, ed era un dialogo interpretato da due personaggi che erano chiamati Herr Bacher, un industriale tedesco prepotente e grossolano, ed il Commendatore Mancini, il suo disorientato interlocutore italiano.
Oltre al Colonnello Buonasera con i suoi commenti pacati e ragionevoli, così diversi dalla prosopopea fascista, un altro interessante personaggio era Candidus che, con la sua dialettica spietata, smascherava ogni tentativo della propaganda nazi-fascista di raggirare la realtà e la gravità della situazione. L'Italia stava perdendo la guerra.
Inoltre, il ruolo di Radio Londra era anche quello di spedire messaggi speciali, redatti dagli Alti Comandi alleati e destinati alle unità partigiane in Italia. Le trasmissioni in italiano erano fatte ogni sera dalle 22.00 alle 23.00, e fra le 23.00 e le 24.00 quando vigeva l'ora legale.
Ogni mattina, Aldemaro incontrava "casualmente" uno degli altri confinati e, mentre facevano un tratto di strada assieme, gli raccontava le ultime notizie ascoltate alla sua artigianale radio, in modo che questi potesse diffonderle fra gli altri confinati.
La campagna, intorno al piccolo centro abitato, iniziava a colorarsi di verdi smorti, gialli, rossi e bruni in una sinfonia di colori ancora illuminata e riscaldata dai dorati raggi del sole. Sulla spiaggia c'erano meno bagnanti. Il mare immenso e sereno di fronte all'isola sembrava essersi scurito, probabilmente per effetto del sole meno brillante. Le scuole avevano ripreso e perciò di mattina non si vedevano più i bambini per le viuzze di Ventotene.
Aldemaro passava quasi tutti i giorni al caffè di Aniello, per bere un caffè, per acquistare le poche sigarette che fumava. A volte, se non c'erano altri clienti, chiacchieravano quietamente, altrimenti si scambiavano solo un saluto e Aldemaro usciva per riprendere la sua passeggiata.
Ogni volta che vedeva Aniello, Aldemaro si sentiva lievemente turbato, e non solo al ricordo dello strano sogno che aveva fatto, ma perché si rendeva conto che in lui stava aumentando un senso di calda attrazione verso quel ragazzo. Da una parte cercava di combattere quel sentimento che giudicava essergli del tutto alieno ma che, dall'altra, gli procurava sensazioni troppo piacevoli, tenere, calde per riuscire a rifiutarlo del tutto.
Era sempre più combattuto. Cercava di giustificarlo, di analizzarlo, di contenerlo, di capirlo, di rifiutarlo, di sublimarlo... e si sentiva via via più confuso. E Aniello gli sembrava sempre più seducente, nonostante non avesse affatto l'impressione che il ragazzo stesse tentando di sedurlo.
Se fosse stato solo l'impulso di abbracciarlo, avrebbe potuto dire che non era che un crescente senso di amicizia e di tenerezza... ma poiché quando lo vedeva gli venivano improvvise erezioni, non poteva mentire a se stesso. Eppure, lui sapeva bene di non essere omosessuale: e un uomo non lo diventa a quarantatré, quasi quarantaquattro anni! Ma allora, che cosa gli stava accadendo? Era forse la lunga astinenza sessuale che gli stava giocando quel brutto scherzo?
Gli tornarono in mente le dure parole che aveva detto a Carlo Ferraris, il violinista confinato, l'omosessuale... "La natura del maschio è eccitarsi per la femmina, non per un altro maschio." Ma lui... si stava eccitando proprio per un altro maschio! E ancora: "Se invece di lasciarsi andare a certe propensioni, lei avesse applicato le sue energie a indirizzarsi verso il gentil sesso..."
Ecco, forse doveva proprio fare questo, indirizzare le sue energie sessuali verso il gentil sesso... Ma come, e con chi? Le donne, le ragazze del posto, non erano affatto disponibili, quasi neppure a scambiare solo due parole, in pubblico... E donna Tanina... no. Una delle poche confinate, forse... Sapeva che qualcuna, se pure con tutte le difficoltà della loro situazione, s'era legata sentimentalmente con uno dei confinati, cioè ci andava a letto, ci faceva l'amore, per dire pane al pane e vino al vino.
Si disse che avrebbe dovuto parlarne con qualcuno, che lo aiutasse a capirsi meglio... Ma con chi? L'unico, poteva forse essere Damiano... o meglio ancora proprio il maestro, Carlo Ferraris... ma poteva chiedergli di parlarne dopo che proprio lui gli aveva detto che non amava parlare di certi argomenti? In fondo... non sarebbe stato un po' come andare a Canossa, confidargli che, se pure per la prima volta in vita sua, stava provando certe pulsioni?
D'altronde... perché no? Non aveva senso lasciarsi bloccare da un meschino senso di orgoglio, nel momento in cui aveva bisogno di riflettere con qualcuno su quanto gli stava accadendo... Ma anche su questo punto si sentiva combattuto.
Proprio quel pomeriggio, mentre passeggiava lungo via Calanave, incrociò il violinista. Si scambiarono un "buongiorno" proseguendo ognuno nella propria direzione, quando Aldemaro si fermò, fece un profondo respiro, si girò e lo chiamò.
"Maestro Ferraris..."
Il violinista si girò e lo guardò lievemente sorpreso: "Dite?"
"Posso scambiare due parole con lei?"
L'altro tornò sui propri passi: "A vostra disposizione..." disse in tono incerto.
"Ecco, io... ho bisogno di... del vostro... parere."
"Sì? Come musicista?"
"No... come... come uomo."
"Uomo? Un uomo... svilito dalle sue abitudini?" gli chiese lievemente teso, rinfacciandogli, pur senza acredine, il giudizio con cui l'aveva etichettato.
"Le chiedo scusa. Non avrei dovuto esprimermi in quei termini, nei suoi confronti."
"Non sono i termini che contano, professore, ma quanto uno ha in sé. I termini... sono parole: volano al vento. Il giudizio, invece, è una mannaia: ferisce."
"Mi dispiace di averla ferita. Le chiedo nuovamente scusa."
Ferraris annuì, con espressione seria.
"Le spiace ascoltarmi?"
"Sono qui."
"Lei... è un omosessuale, giusto?"
"L'ultima volta che mi sono appartato con un ragazzo, lo ero!" disse con sarcasmo il violinista. "Non l'ho mai negato, mi pare. Perché questa domanda?"
"Le ho chiesto scusa..." Aldemaro gemette quasi.
"Di che cosa intende parlarmi?"
Aldemaro, all'inizio con evidente fatica ed esitazione, gli disse tutto quanto gli stava accadendo: dai primi incontri con Aniello, a quando aveva creduto di vederlo nudo sulla spiaggia, al sogno e alla polluzione notturna, alle erezioni che provava quando gli era accanto e al desiderio di stringerlo fra le braccia e baciarlo...
Carlo Ferraris lo ascoltava, serio, annuendo di tanto in tanto, mentre camminavano lentamente, fianco a fianco, avanti e indietro lungo le vie, da un limite del confino all'altro.
"... e questo è tutto." concluse Aldemaro con un profondo sospiro.
"E venite a chiedere consiglio a me, un notorio omosessuale? Che volete che vi dica? Come prima reazione, vi direi di non farvi tanti problemi e di vedere se il ragazzo è disposto a corrispondere ai vostri sentimenti, ma capisco che un simile consiglio non è ciò che andate cercando... Volete che vi rassicuri, dicendovi che è normale, ma che non ha alcun significato? Vi mentirei. Quelle erezioni, più che non il sogno, sono la spia evidente di un desiderio sessuale... Unito certamente, da quanto mi avete detto, a un grande e forte affetto."
"Perciò, a vostro parere... sarei diventato anche io un omosessuale?"
Ferraris fece un sorrisetto divertito: "Nessuno diventa ciò che non è. A mio parere... non certo da esperto, logicamente... anche se forse un po' più di voi... è che l'essere umano per sua natura è attratto da chiunque sia una persona il cui valore ammira, sia questo estetico, morale, spirituale... e che questa attrazione si manifesta anche fisicamente. La cultura, però, impone precisi paletti alla manifestazione e all'esaudimento di certe forme di attrazione, di certi tipi di desiderio. Alcuni hanno la capacità di restare entro i confini... o il confino... imposto dalla società; altri riescono a fuggirne e a essere se stessi; altri ancora scappano di nascosto per pochi istanti per poi rientrarvi facendo finta di nulla, almeno finché non li si scopre, e ingegnandosi a giustificare queste... scappatelle come meglio la loro fantasia e le condizioni suggeriscono loro."
"Cioè... secondo lei... un uomo non condizionato dalle regole della società... potrebbe essere ugualmente attratto da una persona del proprio sesso o del sesso opposto? Sessualmente, intendo dire."
"Ne sono fermamente convinto."
"Eppure lei... non ha mai provato attrazione verso l'altro sesso, mi pare che mi abbia detto."
"Forse perché a mia volta anche io sono rinchiuso in una specie di... confino. Inoltre ognuno di noi, credo, può comunque prediligere con maggiore o minore intensità l'uno o l'altro polo di attrazione... Io sono decisamente orientato verso un polo e voi... state cercando di capire, se non erro, in che punto vi trovate fra i due poli... E vi siete accorto con smarrimento di non essere più certo di dove vi troviate, come fin qui avevate creduto."
"Le chiedo perdono. Di cuore."
"L'avete già fatto. Accordato, altrettanto di cuore."
"Mi ha fatto molto bene parlarne con lei... Mi permetterà di farlo ancora?"
"Senza nessun problema."
I due uomini si strinsero con vigore la mano e Aldemaro accompagnò il gesto con un sorriso.