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una storia originale di Andrej Koymasky


OLTRE IL CONFINO CAPITOLO 9 - SOLI SOLI NELLA NOTTE

Appena terminata la cena e rigovernate e messe a posto le stoviglie, Tanina portò Aldemaro sul balcone e gli disse di spostare il pesante vaso quadrato di legno che vi era nell'angolo fra due pareti, in cui cresceva l'alberello di limoni, facendolo girare di 90 gradi.

"Guardate, si deve tirare verso l'esterno la penultima tavoletta, così. Ecco, adesso potete spingere verso destra l'ultima tavoletta che così viene sbloccata e può ruotare e... vedete, c'è un'intercapedine, a prova d'acqua. L'aveva costruita il mio povero marito, come v'ho detto. Vi basta lo spazio, no?"

"Sì, basta, Tanina. Grazie."

"Ma non fatelo mai con la luce del giorno. Dalla spiaggia qualcuno potrebbe vedervi trafficare e state sicuro che ci sarebbe una persona zelante che andrebbe di corsa a fare la spia."

"Grazie, Tanina." ripeté Aldemaro. "Lei è un tesoro, la abbraccerei!"

La donna ridacchiò: "Sono troppo vecchia, per voi!" disse con senso dell'umorismo. "Io rientro in cucina, voi fate con comodo."

"Lo farò più tardi. Da un momento all'altro dovrebbe venirmi a trovare suo nipote Aniello."

"Ah, bene. Torniamo in cucina, allora. Prima rimettete tutto a posto, Aldemaro. Procedimento inverso."

"Certo." disse ed eseguì.

Erano rientrati in casa da poco quando Aniello si affacciò alla porta e chiese: "È permesso?"

"E entra, no?" rispose Tanina.

"Ciao, zia; ciao, Aldemaro. Disturbo?" chiese e, toltosi il cappotto e appesolo all'appendi-abiti a lato della porta, presa una sedia, sedette anche lui. "Che mi raccontate di bello?"

"Che oggi è venerdì." gli rispose la donna squadrandolo.

"Ma dai, zia!"

"Ma dai tu. Che hai stasera? Prima chiedi permesso, poi ti metti a fare i convenevoli. E poi vorrei sapere perché hai quel sorriso da schiaffi in faccia!"

Aniello lanciò una rapida occhiata ad Aldemaro, poi fece spallucce: "E che dovrei avere? Niente... Fa proprio freddo, fuori, neh?"

"Un po' anche qui dentro... Avete voglia di bere un goccetto del mio limoncello?" chiese la donna e, senza aspettare la risposta, si alzò e andò a prenderlo.

"Sì, grazie." rispose Aniello e, appena la zia si girò verso la credenza, fece l'occhiolino ad Aldemaro.

Questi si sentì contagiato dall'allegria del dolce e bel ragazzo, a mala pena contenuta. Allegria di cui conosceva assai bene la causa. Aniello allungò una mano sul tavolo e sfiorò quella dell'uomo, che arrossì e la ritirò rapidamente, lanciando un'occhiata preoccupata verso Tanina: era ancora girata verso la credenza e perciò non poteva aver visto nulla.

Tanina portò sulla tavola un vassoietto laccato, con tre bicchierini da rosolio di vetro molato, pieni del suo liquore, di cui andava molto fiera. Dopo un lieve gesto di brindisi, lo sorbirono in silenzio. Dalla radio, accesa sulla credenza, a basso volume, Alberto Rabagliati cantava la sua "Ba... ba... baciami piccina" e Aldemaro pensò che non vedeva l'ora di baciare Aniello.

Poi la radio trasmise "Soli soli nella notte" di Cesare Andrea Bixio, cantata da un giovane cantante alle prime armi, un certo Luciano Tajoli.

"Notte limpida e serena, fatta apposta per amar
quando c'è la luna piena com'è bello camminar
vagabondi senza meta, non sappiamo dove andar.

Con te, soli soli nella notte,
con te, fischiettando una canzon.
Con quest'aria profumata che fa tutto palpitar
sento nascere nel cuore tanta voglia di cantar.
Con te, sotto il raggio della luna,
nel ciel mille stelle per sognar.
Chi lo sa se tante stelle
poi ci porteran fortuna?
Non ne ho vista mai nessuna tanto bella come te!"

Aniello guardò con particolare intensità Aldemaro. Tanina si alzò e andò a sciacquare e a riporre bicchierini e vassoietto.

Poi, sistemandosi la mantellina sulle spalle, disse: "Io adesso vado a dormire, vi lascio. Quando esci, Aniello, tirati dietro la porta, per favore. Restate pure qui, se volete, la radio non mi dà nessun fastidio."

"No, spenga pure, Tanina, noi andiamo un po' di là da me. Buona notte e sogni belli." le disse Aldemaro alzandosi.

Appena furono sul balcone, Aniello gli prese una mano e sussurrò "Finalmente... soli soli nella notte."

Aldemaro lo guidò dentro la propria stanza, chiuse silenziosamente e accuratamente la porta-finestra e, senza accendere la luce, lo prese fra le braccia. Aniello gli si strinse contro, fremente. Erano già entrambi eccitati. Al debolissimo chiarore della luce lunare che filtrava tenue dalla tenda, i loro occhi brillarono come stelle, mentre i loro volti si avvicinavano, e si baciarono lievemente.

"Mi vuoi?" gli chiese in un bisbiglio emozionato, Aniello.

"Sì, ti voglio, ma..."

"Ma?"

"Sai che io... io non l'ho mai fatto... Non vorrei fare qualcosa che... che non ti piace."

Aniello sorrise e gli carezzò una gota. "Io... l'ultima volta... è stato tanti anni fa."

"E poi... poi più nulla?"

"Nulla; con nessuno; mai. Perché aspettavo te, come t'ho detto. Benché ancora non ti conoscevo, aspettavo te."

"E ora... anche tu mi vuoi?"

"Sì, e voglio essere tuo."

"Io... non so, ma..." disse Aldemaro, eccitato ma anche un po' imbarazzato, lievemente esitante, "fra un uomo e una donna... si sa bene come... Ma fra due uomini..."

"Tutto quello che fa uno, può fare l'altro." sussurrò Aniello, carezzandolo lieve, intenerito per quella esitazione.

"Già... è vero. Perciò..." mormorò l'uomo, poi, in tono sognante, disse: "Dio, quanto sei bello, Aniello!"

"Sei contento che... che sono qui? Così? Per te?"

Per tutta risposta, Aldemaro lo strinse a sé e lo baciò di nuovo, questa volta più intimamente, con crescente calore, più a fondo. Pensò che la bocca del ragazzo aveva un sapore più inebriante del più raffinato liquore, più dolce del più maturo frutto, più soave della più pura acqua di fonte.

Restando allacciati, le labbra unite, le gambe intrecciate come due danzatori di tango, pian piano e un po' goffamente, Aniello lo guidò fino al letto.

Si staccarono un poco, gli occhi negli occhi, e le loro mani, quasi contemporaneamente, iniziarono, con movimenti lenti eppure quasi febbrili, a togliere gli abiti di dosso all'altro.

Aldemaro sentiva che si stava apprestando a varcare un confine che mai avrebbe pensato di oltrepassare, ed era tremebondo, in un certo senso, ma non esitante. Sapeva che si stava inoltrando in un terreno a lui completamente sconosciuto ma era determinato a esplorarlo, con la guida di quel dolce e bel ragazzo che gli era entrato nel sangue e che voleva darsi a lui e farlo suo.

Si sentiva quasi diviso in due: una parte di sé analizzava, per antica abitudine, le lievi ma crescenti sensazioni che sia il suo corpo che il suo spirito stavano sperimentando; un'altra le godeva istintivamente, abbandonandosi con trepido piacere a esse. Era cosciente che simili sensazioni si stavano agitando nel suo ragazzo... o per meglio dire nel ragazzo che si stava apprestando a diventare suo.

Quasi non sentivano il freddo che pure faceva a tratti rabbrividire i loro corpi che, gradualmente, stavano rivelando, svelando. Uno speciale calore ardeva in loro. Quando, dopo poco, si ritrovarono con indosso solamente gli indumenti intimi, Aldemaro sollevò un lato delle coperte e del lenzuolo, vi si infilò sotto e tirò a sé, su di sé, il ragazzo, poi ricoprì accuratamente i loro due corpi, mentre Aniello lo abbracciava.

In silenzio, le membra intrecciate, si baciarono nuovamente, mentre Aniello gli si agitava lieve sopra, facendo così sfregare i loro petti e le loro salde erezioni. Aldemaro si sentì quasi sopraffatto dalla dolce virilità del ragazzo. Le sue mani si infilarono sotto la maglietta di lana, sotto l'elastico della mutande, e si posarono a coppa sulle piccole e sode natiche, impastandole con un lieve e compiaciuto movimento.

L'uomo, era quasi stupito per l'estrema naturalezza, semplicità con cui tutto stava avvenendo, quasi come se il suo corpo avesse sempre saputo che cosa e come farlo. Non vi era nulla di goffo nelle loro movenze. Si sentiva il cuore colmo di emozione, la mente inondata di gradevoli pensieri, il cuore traboccante di una felicità quale raramente aveva provato in tutta la sua vita.

Aniello gli forzò in giù l'elastico dei calzoncini intimi e Aldemaro inarcò il bacino per permettergli di abbassarglieli e a sua volta, contemporaneamente, fece scivolare giù quelli del ragazzo. I loro membri duri così si incontrarono, forti, caldi, palpitanti, premuti uno contro l'altro fra i loro ventri tesi. Aniello agitò lieve, in un moto rotatorio, il bacino, facendo così sfregare le loro calde e palpitanti virilità.

Poi il ragazzo sollevò la maglietta di Aldemaro, che nuovamente si inarcò sotto di lui per facilitargli il compito. Aniello gliela sfilò, si sfilò la sua, gettandole assieme fuori dal letto, e scese nuovamente sull'uomo: ora anche i loro petti nudi si incontrarono. Si baciarono di nuovo, quasi come due assetati. Aldemaro passò le dita fra i capelli del ragazzo, che gli teneva il volto fra le mani.

Poi Aniello si staccò da lui, scivolò lentamente sul suo corpo, scomparendo sotto le coperte, inginocchiandosi e gradualmente raggomitolandosi fra le sue forti gambe divaricate, tracciando la via con piccoli baci e leccatine, carezzandogli i fianchi. Si soffermò a suggere, lecchettare, mordicchiare prima un capezzolo poi l'altro e Aldemaro emise un lieve gemito di stupito piacere.

Il capo di Aniello riprese la sua lenta discesa, si soffermò a frugare con la punta della lingua nel piccolo pozzo dell'ombelico, poi raggiunse il cespuglio di peli fra le gambe e, adagiata su questi, la soda e fremente colonna di carne. Aldemaro emise un basso, lieve, lungo mugolio quando sentì la lingua, calda e umida, scivolare su e giù lungo la parte inferiore del suo duro membro.

Mentre con le mani gli impastava i testicoli racchiusi nel sacchetto di pelle rattrappita per il piacere, e gli faceva scorrere giù la pelle del prepuzio, Aniello ora gli lecchettava il glande così rivelato. Aldemaro sussultò per il piacere incredibilmente intenso e, riportate le dita fra i capelli del ragazzo, gli afferrò il capo e lo forzò a tornare su.

"Ti dava fastidio?" gli chiese un po' preoccupato il ragazzo, quando riemerse da sotto le coperte.

"No, al contrario... Ma voglio provare anche io a darti altrettanto belle sensazioni." sussurrò emozionatissimo, "L'hai detto tu che tutto quello che fa uno, può fare l'altro."

Aldemaro lo fece girare in modo di trovarsi stesi sul fianco, uno di fronte all'altro e questa volta fu lui a tuffarsi sotto le coperte, nuotando fra le lenzuola già un po' ingarbugliate, fino a raggiungere il pube del ragazzo. Prese con delicato piacere fra le mani i suoi genitali caldi e turgidi e vi avvicinò il volto, sentendone il calore e aspirandone il lieve, eccitante afrore.

Li baciò, lieve, li lecchettò, lieto, e mentre serrava le labbra sul glande dalla pelle liscia e serica, sentì che anche Aniello si stava nuovamente occupando dei suoi genitali nello stesso modo: pensò che una cosa tanto bella e così fortemente gradevole, solo due maschi potevano farla.

Lo voleva, lo voleva in sé, lo voleva tutto. Si lasciò scivolare la bella asta di carne fra le labbra, muovendovi attorno la lingua, facendone scivolare la forte punta contro il palato, fino a farla giungere ad affacciarsi in gola... e pensò che era troppo piacevole! Anche perché frattanto Aniello stava replicando su lui le medesime calde attenzioni.

Quando, dopo alcuni minuti di quell'appassionata unione, sentì i fremiti del ragazzo intensificarsi, il liscio e duro membro guizzare con forza, capì che lo stava rapidamente portando al sommo piacere. Allora si staccò da lui: non voleva che tutto finisse così in fretta. Si girò pian piano, baciandolo lungo tutto il corpo teso per il piacere, finché riemerse dalle coperte.

Intrecciarono le membra e si baciarono di nuovo, lievemente ansanti, cercando di attenuare la troppo intensa eccitazione e di ritardare l'esplosione dei sensi a cui entrambi tendevano.

"È... sublime!" sospirò Aldemaro.

"Sì, vero? Finalmente! Io ti amo, Aldemaro."

"Lo so... lo sento... e anche io provo per te questo stesso sentimento."

"Mi farai tuo, questa notte?"

"Lo vuoi?"

"Lo desidero da troppi giorni."

"E anche tu... mi farai tuo?"

"Sei sicuro di volerlo? Tu non l'hai mai fatto."

"Non credi che sia giunto il momento giusto perché io lo faccia, allora? Sì, sono sicuro di volerlo."

"Io... io so che mi piace. Da ragazzino, con i miei compagni, lo si era fatto. Ma tu... Le prime volte potrebbe essere... poco piacevole."

"Come fu, per te, le prime volte?"

"Eravamo ragazzini... Questo..." disse carezzando il membro ancora fieramente eretto dell'uomo, "l'avevamo più piccolo e... A me, superato un iniziale, lieve fastidio, piacque... Ma non fu così per tutti i miei compagni. Non vorrei che..."

"So che mi piacerà. Mi piacerà perché sarai tu a farlo. Tutto quello che fa uno, può fare l'altro." ripeté assaporando il significato che quelle semplici parole implicavano.

"Mi sembra di sognare." mormorò Aniello, carezzandolo. "Il mio uomo venuto da oltre il mare!"

Il mio uomo: quant'era dolce il suono di quelle tre parole. Aldemaro sentì che vi era in esse una completa donazione e al tempo stesso l'affermazione di una dolce signoria. Commosso, a sua volta sussurrò: "Il mio ragazzo!"

"Prendimi, ti prego... fammi finalmente tuo."

"Sì."

Aniello scese nuovamente fra le gambe dell'uomo, per prepararlo. Lubrificò ben bene la fremente asta di carne con la saliva, ne prese un po' con le dita per prepararsi il nascosto foro, poi si stese su un fianco, girando la schiena ad Aldemaro e, spinto indietro un braccio, lo tirò a sé.

Aldemaro gli si addossò e la punta del suo duro membro s'insinuò fra le piccole natiche del ragazzo, che con la mano lo guidò sulla meta, piegando lievemente le gambe e sospingendosi contro il pube dell'uomo.

"Spingi, dai!" sussurrò emozionato.

"Sì." gli fece eco Aldemaro.

Lo cinse fra le braccia tirandolo a sé e spinse in avanti il bacino. Sentì una lieve resistenza, premette con maggiore vigore, sentendosi ribollire il sangue alle tempie. Non aveva mai, prima di allora, desiderato tanto fortemente affondare le proprie carni in quelle di un altro essere. Spinse ancora, fremente. Quasi improvvisamente, l'elastico anello di carne si arrese e la punta del suo forte membro si annidò nel caldo ricettacolo.

"Sì..." mormorò Aniello spingendo con maggior determinazione il sedere contro la fiera asta.

Tolse la mano e spinse ancora indietro a incontrare la spinta dell'uomo. Il membro, lentamente, quasi solennemente, si insinuò nello stretto e caldissimo canale, conquistandolo a poco a poco, in una inarrestabile avanzata. Entrambi quasi tremavano per l'intensità delle sensazioni. Istintivamente, Aldemaro pose una mano sui genitali del ragazzo, impastandoli lieve, e l'altra sui suoi capezzoli, stuzzicandoli con piacere crescente di entrambi.

"Sì..." sussurrò ancora Aniello, sentendosi felice.

Nonostante il freddo che pervadeva la stanza, entrambi iniziarono a sudare per il fuoco, per la passione che stava bruciando nei loro corpi. Aldemaro era sempre più stupito, piacevolmente stupito, per l'estrema naturalezza con cui stava avvenendo quell'atto, con cui i loro corpi si stavano unendo.

Finalmente sentì la liscia e calda pelle delle natiche dello splendido ragazzo premersi conto i peli del suo pube. Si fermò ed esalò un lungo, tremulo, basso sospiro, riprendendo il respiro che aveva inconsciamente trattenuto per tutto il tempo della sua lenta avanzata nel corpo del ragazzo.

Aniello girò il solo torso, in modo di poggiare le spalle sul letto, e con un braccio attirò a sé il capo di Aldemaro. Poco prima che le loro labbra si sigillassero, il ragazzo bisbiglio: "Dai!"

Aldemaro, mentre immergeva la sua lingua nella dolce bocca del ragazzo, iniziò a muovere avanti e indietro il bacino, dapprima lentamente, quasi con cautela, in lenti e lunghi va e vieni, fuori e dentro. Poi, man mano che il piacere si impadroniva del suo corpo e del suo spirito, i movimenti divennero più saldi, profondi, veloci, mentre Aniello mugolava lieve, quasi a sottolineare ognuna di quelle forti, virili, appassionate, eppure dolci spinte.

Confusamente, Aldemaro pensò che non aveva mai provato emozioni così forti, un piacere così totale e si sentì grato al ragazzo per averlo portato a quella fantastica unione. Anzi, ancora di più, di amarlo, e di amarlo tanto da donarglisi, dopo tanti anni di attesa.

Il cuore debordante di emozione, continuando a muoverglisi dentro con virile determinazione e con tenera dedizione, staccate appena le labbra, gli mormorò, fortemente commosso: "Dio mio, quanto ti amo, Aniello."

"Anche io ti amo, Aldemaro... E sono finalmente tuo."

"Ed io tuo... Tutto tuo... Solo tuo."

Tacquero, chiudendo gli occhi, quasi per meglio assaporare le sensazioni che si stavano donando a vicenda. Senza saperlo, nelle loro menti risuonavano nuovamente le parole del ritornello che avevano udito alla radio: "Con te, soli soli nella notte, con te... Chi lo sa se tante stelle poi ci porteran fortuna? Non ne ho vista mai nessuna tanto bella come te!"

Improvvisamente, Aldemaro sentì Aniello tendersi fra le sue braccia poi guizzare in una serie di forti fremiti e capì che aveva raggiunto l'orgasmo. Allora anche lui si lasciò andare a gustare tutta l'intensità del piacere che accompagnò il suo orgasmo, restando profondamente infisso nel ragazzo.

Immobili, si rilassarono a poco a poco, lievemente ansanti, godendo la meraviglia che avevano sperimentato assieme in quella lunga e totale unione. Aldemaro carezzava lieve il petto e il ventre del ragazzo, del suo ragazzo. Quando infine tornarono alla quiete dei sensi, si staccarono, Aniello si girò e si abbracciarono.

"Aldemaro... ti amo." bisbigliò accucciandoglisi contro, felice.

"Anche io ti amo, tanto!"

"Allora sei contento di avermi qui, così, con te?"

"Molto più di quanto potessi prevedere."

"Vorrei che fosse... per sempre." mormorò il ragazzo.

Aldemaro capì subito a che cosa Aniello stesse pensando: prima o poi, il periodo del suo confino su Ventotene sarebbe giunto alla fine. Anche se mancavano ancora circa tre anni, poco meno. E allora, che cosa avrebbero fatto?

"Non ti voglio perdere, ora che ti ho trovato." mormorò l'uomo.

"Né io voglio perdere te!"

"Troveremo il modo... se entrambi lo vogliamo."

"Ma tu... dovrai tornare alla tua famiglia."

"Non ho più una famiglia. La mia ex-moglie è deceduta. I miei figli stanno crescendo e si faranno, logicamente, la loro vita. Troveremo il modo di restare assieme, vedrai."

"Lo spero..."

Aldemaro carezzò la guancia del ragazzo. Si baciarono ancora, teneramente.

"Ma tu, ora, sei venuto e..." sussurrò Aldemaro, carezzandogli il membro, ora morbido, piacevolmente soffice.

"Sarà per un'altra volta, amore, se lo desideri... Ora, purtroppo, devo andare."

"Già, purtroppo. Mi mancherai."

"Ti lascerò qui il mio cuore."

Aldemaro esalò un sommesso, tremulo, lungo sospiro. Poi sussurrò: "Non avrei mai immaginato che potesse essere tanto bello, fare l'amore... farlo con te."

"Io sì!" disse con espressione radiosa il ragazzo e con sorriso birichino.

"E dire che... che in passato... giudicavo con tanto rigore due uomini che si unissero carnalmente." disse l'uomo, pensieroso.

"E ora?"

"Ora? Non potrei essere più felice. Ma forse non lo sarei altrettanto, se non fossi tu. Tu sei... speciale."

"No... semplicemente mi ami, e io ti amo... La differenza è tutta qui. Mi ami, no?"

"Immensamente, pazzamente... felicemente. Non ho amato mai nessuno quanto te, sai?"

"Neanche tua moglie?"

"Né lei né nessuno. Le ho voluto bene, certo... altrimenti non le avrei chiesto di sposarci."

"E come mai vi siete separati? Ti dispiace parlarmene?"

"Non eravamo veramente fatti l'uno per l'altra, credo. Non c'è mai stato fra noi il trasporto, il desiderio che sto provando con te, per te. E neanche il piacere che ho provato con te. La sensazione di quasi completezza..."

"Quasi?"

"Sì, perché devo ancora provare la gioia di accoglierti in me." gli rispose l'uomo, carezzandolo teneramente.

"Davvero lo desideri?"

"No, non lo desidero solamente: lo voglio, ne sento il bisogno. Voglio accoglierti in me. Tu non puoi immaginare la gioia che mi stai donando."

"Sì che posso, invece, perché è la stessa che tu stai suscitando in me, accettando il mio amore e donandomi il tuo." bisbigliò Aniello. Poi sospirò e disse: "Devo proprio andare, sai?"

"Già."

"Resta a letto, non prendere freddo." disse il ragazzo sgattaiolando fuori dalle coperte e rabbrividendo lievemente, morso dal freddo della stanza.

Raccolse i loro indumenti intimi, porse ad Aldemaro i suoi e si infilò i propri. Si rivestì rapidamente, prima di prendere troppo freddo. L'uomo ne guardava la vaga silhouette muoversi agilmente, stagliata contro la leggera tenda della porta-finestra. Quando Aniello si fu completamente rivestito, si chinò sul letto e baciò teneramente Aldemaro.

"Ci vediamo, domani?" gli chiese.

"Sicuro. Verrò al tuo caffè."

"Ciao, amore..."

"A domani, amore."

Lo guardò uscire silenziosamente. E si sentì solo. Peccato, pensò, che non potesse passare tutta la notte con lui. Assieme... Sarebbero mai riusciti a stare veramente assieme? Come una regolare coppia, come una normale famiglia?

Si rimboccò le coperte sulle spalle. Non si era mai sentito così bene. Aniello gli si era donato, e presto lui pure si sarebbe donato, anche fisicamente, a quel dolce, splendido ragazzo. Anche fisicamente, perché il cuore glielo aveva già donato!

Quando fosse finito il periodo del suo confino... dovevano trovare il modo di restare assieme. Non aveva idea come, ma sapeva che entrambi, a costo di qualsiasi sacrificio, avrebbero trovato una soluzione per non separarsi.

Se non fosse stato condannato al confino, lì su Ventotene, non avrebbe mai incontrato l'amore... l'amore di Aniello. È proprio vero che non tutto il male viene per nuocere, si disse, sorridendo nella semi-oscurità della stanzetta.

Pensò che quella sera non aveva ascoltato le notizie dalla radio a lametta, né le aveva ancora cambiato il nascondiglio. Poco male, aveva avuto cose molto più importanti... molto più belle da fare e avrebbe provveduto la sera seguente.

Si lasciò scivolare lentamente nel sonno, sentendosi permeare, pervadere sia il corpo che l'anima dal sottile e dolce canto del silenzio e della quiete che, nella profonda notte, avvolgeva l'isola. Il canto del silenzio, che faceva da contrappunto al canto del suo cuore.


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