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una storia originale di Andrej Koymasky


TAVERNA
DEL BUON RIPOSO
CAPITOLO 3 - SOTTO PADRON BAYLEY GREENE

Il lavoro in una taverna o in una locanda può anche avere, a volte, risvolti gradevoli, come sapete, anche se c'è da correre e sfacchinare, specialmente in inverno quando i clienti vengono a bere per scaldarsi il corpo e l'anima, prima di scaldarsi su un letto con uno dei ragazzi a disposizione.

Durante la giornata, solitamente, c'era meno lavoro, poiché si fermava solo qualche ubriacone o qualche viaggiatore di passaggio. Ma a sera arrivavano uomini da Londra per divertirsi e allora si doveva correre. Anche perché spesso uno di noi ragazzi doveva seguire in una delle quattro stanze del piano superiore uno o l'altro cliente per servirlo e permettergli di sfogare le sue voglie... come sapete bene.

Dato che eravamo sulla via per Canterbury, spesso si fermavano da noi anche pellegrini che, in attesa di andare a ristorare le loro anime, non disdegnavano di concedere un po' di ristoro anche ai loro corpi con uno o l'altro di noi ragazzi. La maggior parte dei pellegrini, se non aveva pruriti sessuali o se preferiva le ragazze, si fermava al Tabard Inn: quelli che sceglievano il Lonely Knight lo facevano proprio perché c'eravamo noi ragazzi.

Tra i pellegrini c'era di tutto, dal contadino al mercante, dall'uomo di chiesa al cavaliere, dall'artigiano al soldato... e v'erano giovani nel fiore delle energie fisiche e sessuali, uomini maturi dai corpi forti e scattanti o appesantiti dalle troppe comodità e vecchi che nonostante tutto ancora non rinunciavano ai piaceri del letto con un ragazzo.

Fra gli altri clienti del Lonely Knight, vi era poi gente di Londra che semplicemente veniva a sera, giusto prima della chiusura delle porte della città, solamente per portarsi uno di noi ragazzi su in una delle camere, per poi rientrare la mattina seguente in città appena riaprivano le porte.

Fra questi, però, vi erano anche a volte coppie di clienti che, non avendo possibilità di condividere un letto senza troppi rischi nelle loro case in Londra, approfittavano della locanda per accoppiarsi in santa pace in una delle nostre stanze.

Noi ragazzi, quando non si passava la notte nel letto di un cliente, si dormiva su pagliericci che stendevamo nella dispensa dietro la cucina. Oltre me e Simon, che faceva da braccio destro a padron Bayley Greene, c'erano Jan che aveva un anno meno di me e Gavin di un anno più vecchio di me.

Jan, almeno secondo me, era bruttino, solo i suoi capelli biondi erano veramente belli, incorniciavano il volto in ampie onde soffici, e aveva occhi di un celeste chiaro che faceva pensare ad acquamarine. Ma per il resto, il volto era irregolare, i denti rovinati... però era sempre allegro e molto richiesto, perché pareva che a letto ci sapesse fare.

Gavin era alto e magro, di discreto aspetto, piuttosto schivo e chiuso, taciturno. A parte la sua statura, il suo aspetto faceva pensare che fosse di sangue sassone, infatti aveva capelli castano molto scuro e lisci, a caschetto, e la pelle un po' scura. Le sue labbra avevano una piega che lo faceva parere sempre triste, anche se in realtà non lo era. Non l'avrei detto né bello né brutto, insomma.

Simon, infine, era ai miei occhi il più bello dei tre ma soprattutto era il più gentile. Aveva capelli castani appena mossi, il labbro superiore ornato da lievi baffetti che ogni tanto radeva, occhi d'un verde foglia-morta, limpidi e sereni. Le labbra, sottili, erano piegate lievemente in su agli angoli, sì che pareva sorridere anche quando era serio. Aveva anche un corpo forte, proporzionato. Simon era richiesto soprattutto dai clienti che si volevano far mettere sotto... Era nato nell'anno in cui era morto re Edward I.

Gradualmente, fra Simon e me, nacque una speciale amicizia. Infatti si curava di me, copriva i miei errori, mi dava consigli. A volte, quando si era soli lui e io, ad esempio quando si andava a spaccare la legna per il camino della hall o per il focolare della cucina, durante le brevi soste per riprendere fiato, si parlava molto e a poco a poco ci si raccontava le nostre vite fino ad allora.

Simon era, come me, un figlio illegittimo. Suo padre era stato un prete, ma era stato spogliato dell'abito e cacciato dalla chiesa proprio per la vita dissoluta che conduceva e per i troppi figli illegittimi che aveva sparso per i dintorni. Per ottenere il perdono, era andato alle crociate, e di lui non s'era saputo più nulla.

Ma prima di partire per le crociate, aveva fatto accettare Simon, che aveva allora sette anni, come servo in un monastero di benedettini. Poiché aveva una buona testa, quando aveva dodici anni fu ammesso fra i candidati e fatto studiare per prendere gli ordini sacri.

Qui aveva stretto amicizia con un novizio di sedici anni di nome Thomas, il figlio minore di un barone, che, quando lui ne aveva quattordici, una notte l'aveva sedotto ed erano così divenuti amanti. La loro storia era andata avanti per poco più di un anno, fino a quando erano stati sorpresi dal maestro dei novizi in pieno amplesso.

Per punizione, Simon era stato cacciato dal noviziato, separato dal suo amato, e rimandato a fare il servo. Ma il monaco, ora, in cambio della promessa di non punire anche Thomas, pretendeva da Simon i suoi servizi sessuali.

Simon era scappato dal monastero quando aveva sedici anni, perché aveva saputo che Thomas non era più lì, ma era tornato a vivere in famiglia, e anche perché era stanco dei soprusi di quel monaco che lo usava quasi ogni notte, prima fottendolo a suo agio, poi punendolo per il peccato che gli aveva fatto fare! Per un anno era sopravvissuto vagabondando e vendendosi, finché era stato preso a servizio lì al Lonely Knight ed era diventato il preferito di padron Greene.

"Ma poi, il padrone s'è stancato di me, anche perché mi stavo sviluppando troppo in fretta, il mio corpo stava assumendo forme troppo virili, e non gli andavo più a genio. Ma mi ha tenuto qui, perché lavoro sodo e bene e anche perché fra i clienti ve ne sono che vogliono proprio un ragazzo che faccia la parte del maschio con loro." mi raccontò.

A me Simon piaceva moltissimo e mi sentivo sempre più attratto da lui, ma sapevo che padron Greene non voleva che avessimo sesso fra noi, perché, diceva, "dovete conservare le vostre energie per i clienti, che pagano fior di monete, e non sprecarle inutilmente fra voi". Benché lui spesso approfittava di me.

"Non mi piace farmi fottere dal padrone." sussurrai una notte a Simon, approfittando del fatto che eravamo soli, perché Jan e Gavin erano su nelle camere di due clienti, e il padrone non m'aveva fatto andare nel suo letto.

"Quel che ci piace e non ci piace, mio dolce Robin, purtroppo non ha nessuna importanza, per noi ragazzi di taverna." mi disse, carezzandomi una mano.

Io la girai e intrecciai le dita con le sue. Mi sentivo bene, quando ero da solo con lui. E più passavano i giorni, più provavo forte il desiderio di farci l'amore. Ma, dato che Simon non aveva mai provato a fare niente con me, ero convinto di non piacergli, fisicamente, o che comunque non fosse interessato a me. Perciò mi accontentavo di godere della sua crescente amicizia.

"Io... non ho mai fatto il maschio... con nessuno." gli sussurrai. "Come è? È bello?"

"Ti piacerebbe?" mi chiese.

"Almeno provarci una volta."

"Può essere anche bello, specialmente se non è solo per... per fottere."

"E che altro, allora?" gli chiesi, un po' stupito.

"Con il mio Thomas... c'era anche affetto. Così si faceva tutto con amore, e non solo per godere dell'altro, ma per dargli il meglio di noi stessi. Così non vi era fra noi due uno che faceva sempre il maschio e l'altro no, lo si faceva indifferentemente, l'uno con l'altro."

"Ed era bello, Thomas?"

"Sì... era bello e anche buono e gentile."

"E ti manca quel tuo Thomas?" gli chiesi allora.

"Mi sono rassegnato."

"Non l'hai mai più visto?"

"Solo nei miei sogni..." mi rispose con mesta dolcezza.

Lo avrei voluto abbracciare, ma non lo feci, perché temevo che interpretasse male il mio gesto. O forse anche troppo bene, dato che mi sentivo sempre più attratto da lui.

Per me il momento più bello e più difficile, era quando Simon mi proponeva di andare al pozzo, a notte, per lavarci. Ci si denudava e uno di noi due, a turno, attingeva acqua e ne versava un secchio dopo l'altro sul corpo dell'amico che si sfregava vigorosamente, sia per sciogliere e togliere la sporcizia, sia per contrastare il freddo dell'acqua e della notte.

Avevo notato che Jan andava a lavarsi con Gavin, Simon con me. Simon mi disse che prima del mio arrivo loro tre si lavavano sempre tutti e tre assieme. Il nostro padrone invece non si lavava quasi mai il corpo, ma solo mani, piedi e faccia, se non andando a volte a bagnarsi nel Tamigi... e infatti puzzava abbastanza, specialmente in estate.


Era un tardo pomeriggio e il sole stava per tramontare, quando entrò nella locanda un paggio, con abiti che un tempo dovevano essere stati belli ma che ora erano decisamente mal ridotti e soprattutto sporchi. Chiese al padrone se avessimo una stanza libera per il suo padrone, il barone Philip De Barbour, e anche due ragazzi da assegnare al suo servizio, per quella notte.

Il padrone gli disse che avrebbe fatto preparare una stanza, e che non c'erano problemi per avere due ragazzi per servirlo. Mentre il paggio tornava a dirlo al suo signore, Greene ci spiegò che Sir Philip era di ritorno da un viaggio nei possedimenti inglesi in terra di Francia. A ogni viaggio si fermava da lui e chiedeva sempre due ragazzi perché gli piaceva guardarli mentre si fottevano fra loro, ma lui non vi aveva mai fatto nulla.

Mentre Gavin correva al piano superiore per preparare una stanza, battere il materasso e togliere la polvere, entrò il barone, seguito dal suo paggio. Si fermò sulla porta, lanciò un saluto a Greene poi mi guardò a lungo.

"Vedo che hai un nuovo ragazzo, oste." disse infine, con voce bassa e baritonale, andando a sedere a uno dei tavoli, mentre Jan si affrettava a spostarvi il miglior sedile che avevamo.

Sir Philip era un uomo massiccio, alto sui sei piedi forse poco più, indossava un'armatura completa, l'elmo sotto il braccio. Posò l'elmo su una vicina panca, accanto al paggio.

Simon gli pose subito davanti un boccale di peltro con una buona pinta della nostra migliore ale, mentre il paggio si dava da fare a sciogliergli i legacci dell'armatura e a togliergliela da dosso, deponendone le parti a terra contro la parete.

Il barone aveva un volto con un'espressione così intensa e fiera da incutere soggezione. La pelle era lievemente abbronzata, del colore dell'argilla fine, aveva capelli castano chiaro, ondulati, lunghi fino alle spalle e una corta barba e baffi abbastanza curati. Gli occhi, sotto folte sopracciglia cespugliose, erano profondi e scuri. Sotto l'armatura indossava una casacca verde e nera, bipartita, e la braca era anche nera e verde, ma a colori invertiti.

Poiché era seduto accanto al focolare, in cui scoppiettava allegramente un ceppo, si sciolse i legacci della casacca e se la tolse, porgendola al paggio e restando a petto nudo: era ampio, muscoloso e coperto da una lieve peluria che era più folta attorno ai capezzoli e al centro, formando una linea che s'interrompeva sull'ombelico poi riprendeva, scomparendo sotto la braca.

Frattanto stavano arrivando altri clienti e, mentre servivamo cibo e bevande, la stanza divenne via via più rumorosa e l'atmosfera allegra. Notai che Sir Philip non mi toglieva gli occhi da dosso, sia mentre mangiava con formidabile appetito che mentre beveva. Il paggio pareva completamente assorbito dal cibo, non sollevava la testa dal piatto.

Mentre stavo portando un secondo boccale di ale al barone, lo sentii parlottare con il nostro padrone, che stava dicendo: "... voleste attendere fino alla chiusura, perché come vedete abbiamo molti clienti."

"Sì, sì, va bene, Quando chiudete mandatemi su Simon e il nuovo."

Voleva Simon e me... e per guardarci fottere... perciò per la prima volta avrei potuto... anzi, dovuto... avere sesso con il mio amico. L'idea da una parte mi eccitò, e dall'altra mi fece sentire imbarazzato: avrei voluto certamente farlo con Simon... però non davanti ad altri. Ma non stava certo a me decidere.

Quando incrociai Simon, gli dissi: "Il barone vuole noi due, su in camera da lui."

"Bene." mi rispose quietamente, senza aggiungere altro, e andò a servire.

Più tardi, Sir Philip si ritirò nella stanza che aveva chiesto. Il suo paggio invece restò nella sala, apparentemente a sonnecchiare. Bayley gli chiese se avrebbe dormito nella stanza del suo signore o nella stalla. Il paggio rispose che quando il padrone si faceva mandare in camera i ragazzi, non lo voleva nella propria stanza.

Era notte inoltrata quando finalmente la locanda si vuotò e potemmo chiudere. Allora Bayley ci dette due lanterne e ci disse di salire nella stanza del barone. Simon e io andammo su e bussammo alla sua porta. Da dentro la bassa e forte voce dell'uomo ci disse di entrare. Mentre si entrava, scese dal letto. Ora indossava solo la casacca ed era a gambe nude. Ci inchinammo e lui ci ordinò di posare le nostre lucerne ai lati del letto, girò dietro di noi e chiuse la porta con il paletto, poi andò a sedere di fronte al letto, sulla cassapanca.

"Spogliatevi l'un l'altro, molto lentamente!" ordinò, appoggiando la schiena alla parete. "E nel frattempo carezzatevi, palpatevi, eccitatevi l'un l'altro. Non dovete pensare a me."

Iniziammo. Mica era facile non pensare a lui, che non ci toglieva gli occhi di dosso, e il cui sguardo brillava di un misterioso fuoco. Comunque, eseguimmo quanto ci aveva chiesto. Simon pareva tranquillo e sul suo volto aleggiava un lieve sorriso. Non si curava, a differenza di me, dell'uomo per cui stavamo dando spettacolo, ma solo di me.

Io, al contrario, mi sentivo diviso fra il piacere di poter finalmente fare quanto da mesi sognavo e quella silenziosa presenza, che m'intimoriva e imbarazzava. Ciò non ostante, iniziai a eccitarmi ai lievi e piacevoli toccamenti di Simon. Quando fummo nudi, entrambi avevamo una soda erezione.

"Sul letto!" ordinò Sir Philip a voce bassa.

Vi salimmo, in ginocchio. Simon mi abbracciò tirandomi a sé e le sue labbra cercarono le mie. Inizialmente, non essendo mai stato baciato, mi irrigidii un attimo, chiedendomi cosa dovessi fare, ma poi semplicemente imitai il più esperto Simon... e iniziai a dimenticare la presenza del nobile che ci guardava.

Pensai che era molto bello baciare. Simon guidò una mia mano fra le sue gambe, afferrai il suo membro duro provando un forte piacere, e lui afferrò il mio, facendomi fremere. Iniziammo a menarcelo l'un l'altro, continuando a baciarci con un profondo lingua in bocca.

Poi, con l'altra mano, Simon iniziò a sfregarmi un capezzolo. Dalle mie labbra sfuggì un lieve gemito di piacere. Nuovamente lo imitai, trovai alla cieca il suo capezzolo duro, che sfregai fra indice e pollice. Anche Simon emise un breve gemito di piacere. Sentii il respiro di Sir Philip farsi pesante. Girai appena gli occhi e intravidi che s'era sollevato la casacca fra le gambe e che stava carezzando lentamente la sua soda colonna di carne, decisamente di buone dimensioni, ora ritta verso l'alto come l'asta di una bandiera.

Simon mi sospinse sul materasso sulla schiena, e con entrambe le mani carezzò su e giù tutto il mio corpo, dal petto alle cosce, soffermandosi sui punti più sensibili, tanto da farmi tremare e sobbalzare. Mi guardava con un lieve sorriso sulle belle labbra. Io continuavo a menarglielo lentamente, stringendolo appena.

"Simon... mettiglielo in bocca..." ordinò il barone, a voce bassa e vibrante per l'eccitazione.

Simon si spostò sulle ginocchia, mettendosi a cavalcioni del mio petto e poggiò il suo membro sulle mie labbra. Sollevai il capo e lo presi con la bocca. Simon si chinò in avanti, poggiando le mani sul materasso e sollevandosi in poco sulle ginocchia, e iniziò a spingermelo dentro e fuori. Mi resi conto che Simon mi aveva fatto metter giù in modo che Sir Philip potesse vedere bene tutto.

Simon gemette nuovamente per il piacere, quando feci saettare la lingua sulla corona del suo glande. Me lo spinse lentamente giù, finché lo sentii solleticarmi la gola. Allora iniziò a muoversi su e giù, dapprima molto lentamente, facendo ondeggiare il bacino. Sollevai lo sguardo e vidi che stava guardando in direzione dei miei occhi. Il suo sorriso si accentuò.

Dopo un poco, mentre Simon stava accelerando i suoi movimenti, via via che aumentava la sua eccitazione, udimmo di nuovo la voce del nobile cliente.

"Togliti di sotto, ragazzo, vai alle spalle di Simon e mettiglielo tutto dentro!" ordinò.

Mentre scivolavo via da sotto al mio compagno, lanciai un'occhiata al barone: aveva occhi come di brace, una sua mano si agitava con vigore su e giù per la sua asta, e l'altra sotto i suoi testicoli frugava nella piega fra le chiappe. Mi inginocchiai dietro a Simon, fra le sue gambe. Tentai di infilarglielo nel foro, ma mi sembrava di non riuscire, il mio paletto scivolava via da tutte le parti. Simon spinse indietro una mano, me lo afferrò e lo guidò sull'obiettivo.

Ero talmente eccitato e trepido ed emozionato e... che tremavo e mi sentivo come ondate di calore salirmi su per il corpo ed esplodere nella mia testa. Spinsi... spinsi con maggior vigore, tenendo Simon per le anche... e sentii la morbida parete dell'anello di carne schiudersi, cedere al mio assalto, arrendersi al mio ariete, lasciarsi conquistare.

Iniziai a penetrare in Simon, che quando mi sentì avanzare, tolse la mano e spinse indietro il sedere, per facilitare la mia invasione. Fu un'avanzata assai lenta, continua. Le morbide pareti del suo canale avvolgevano, calde, il mio paletto... Le tempie mi battevano con violenza... il respiro mi si fece affannoso... rovesciai gli occhi in su e spinsi con tutte le mie energie, dimenticando completamente la presenza del nostro spettatore.

Il mio pube, infine, era fortemente compresso contro le natiche di Simon, eppure io ancora spingevo con tutte le mie forze, quasi gemendo per il piacere.

"Fottilo... dai... fottilo..." ordinò Sir Philip a voce bassissima.

Iniziai finalmente ad agitarmi su di lui, in lui, con vigore, con colpi forti e disordinati... ansimando e mugolando, quasi con urgenza, sempre più veloce... Sentivo l'eccitazione montare in me come l'onda di piena di un torrente al disgelo.

"Dai... dai... dai..." mi incitava la voce roca ed eccitata del nostro cliente, e pareva provenire da ogni parte, risuonava dentro di me, anzi pareva provenire proprio da dentro il mio corpo, la mia testa, le mie viscere.

Mi sentivo il sudore scivolare lungo il corpo, quasi in una sottile e acuta carezza, tutti i miei sensi erano eccitati al massimo, e finalmente fui afferrato da un turbine, da un tremito incontrollato e, lanciando un basso, rauco grido, mi spinsi in Simon con vigore e mi scaricai, sussultando, trattenendo il respiro, finché gli crollai sopra, sussultando e aspirando rumorosamente l'aria che mi stava mancando.

Simon si lasciò andare giù e io gli restai sopra ansimando fortemente. Sentii, come provenire da lontano, una specie di lungo gemito come di un animale ferito e capii che anche il barone aveva raggiunto l'orgasmo. E provai improvvisamente vergogna per lo spettacolo che avevo dato. Un silenzio carico di tensione scese nella stanza, ma poi lentamente si dissolse.

Mi tolsi da sopra a Simon e gli scivolai a lato, steso sul ventre, gli occhi chiusi.

Dopo pochi minuti, la voce del barone sorse di nuovo: "Ottimo. Potete andare, ora. Rivestitevi."

Scesi dal letto sentendomi stanco, anzi esausto. Senza guardare né Simon né Sir Philip, mi infilai le brache, le scarpe, la casacca. Il nostro cliente ci venne accanto e porse una moneta a ognuno di noi. Ci inchinammo e, in silenzio, uscimmo con le nostre lucerne, mentre sentivamo il barone sprangare di nuovo la sua porta.

La testa mi girava, mi sentivo strano. Giunti nella dispensa, vedemmo che Jan era già sul suo pagliericcio, addormentato, e Gavin ancora mancava: doveva essere ancora nella stanza di un cliente. Ci stendemmo, spegnemmo le lucerne. Sentii una mano di Simon posarsi sul mio ventre.

"T'è piaciuto." disse in un sussurro.

"Non lo so..." risposi, sentendomi strano.

"Perché?"

"Avrei voluto che... che capitasse... in un altro modo." mormorai, confuso.

"Cioè?"

"Mi pareva quasi... sai... come due cani che... Mi dispiace."

"E perché? A me no."

"No?"

"No. Anche se... io pure avrei preferito... che fossimo soli... tu e io soli. La nostra prima volta."

Quel "prima" mi scese nel cuore come una carezza: "Ti piacerebbe farlo ancora? Con me?"

"Sì."

"Ma non così..."

"Certo, da soli."

"Sì, ma... non come due cani in calore... Tu mi piaci, Simon e... e è un pezzo che desidero... ma non così."

Simon mi si accostò, mi fece girare su un fianco, verso di lui, mi abbracciò e mi baciò lieve, sulle labbra, e in un sussurro, mi chiese: "E come, allora?"

"Non lo so... ma..."

"Come due... amanti?" suggerì lieve, con voce così calda che mi fece fremere.

"No?" chiesi io.

"Sì, certo. Sì... Anche io avevo voglia di... di te."

"Di mettermelo?"

"Anche. Ma di baciarti così, di abbracciarti... di... di... di fare l'amore, insomma, non solo di fottere."

"Non come ho fatto con te, al piano di sopra."

"Non si può fare l'amore davanti a un estraneo, e non per denaro, non credi?"

"Ma tu... vorresti davvero che noi due..."

"Se fosse possibile... se fosse solo noi due..."

"E perché con me?"

"E perché non con te? Mi piaci molto... no... moltissimo."

"Di solito sei tu che, coi clienti, lo metti, no?"

"Sì... Ma sapevo che proprio per questo Sir Philip ti avrebbe ordinato di mettermelo."

"Ma... perché?" chiesi, confuso.

"Credo che è perché... lo desidera, ma non lo vuole ammettere. Per questo, penso, lui non partecipa mai e... e vuole che il più giovane fotta il più vecchio. Credo."

"Ma a te piacerebbe mettermelo? E non ti ha dato fastidio dovertelo far mettere, da me?"

"Mi piacerebbe, sicuro. Ma mi è piaciuto. Tu a me e io a te... sarebbe bello, se solo potessimo."

"Hai voglia... ora?" gli chiesi.

"Sì..."

Allora trafficai con la mia braca, la sciolsi, me l'abbassai e gli sussurrai: "Dai!"

Mi carezzò il sedere: "Bayley non vuole, ce l'ha proibito."

"Dorme... e siamo al buio... Dai!" lo implorai.

Lo sentii trafficare, poi addossarmisi da dietro... prendermi fra le braccia... iniziare a spingere... e finalmente lo sentii iniziare a entrare in me.

Quando mi fu tutto dentro, mi mordicchiò il collo e mi chiese: "Tutto bene?"

"Sì... dai!"

Iniziò a ondeggiare avanti e indietro il bacino... mi piaceva... e sentii che per Simon, per dargli piacere, per farlo contento, avrei fatto qualsiasi cosa. Mi agitavo lievemente, spingendomi contro di lui, godendomi il suo saldo e calmo va e vieni. Non avevo mai provato nulla di simile per nessuno. E questa volta non mi pareva affatto che si stesse facendo come due cani in calore, anzi...

Quando infine raggiunse in me il proprio piacere, mi sentii particolarmente felice e, per la prima volta in tutti i miei giovani anni, credo, pensai che la vita è bella.

Ci risistemammo le vesti in silenzio, poi Simon cercò le mie labbra con le sue, mi baciò lieve e caldo e sussurrò: "Buona notte, amico mio."


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