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una storia originale di Andrej Koymasky


TAVERNA
DEL BUON RIPOSO
CAPITOLO 4 - L'AGGUATO SVENTATO

Non fu quella l'unica volta che, nel buio della notte, ci donammo uno all'altro. Forse all'inizio fu solo un modo per lenire lo squallore delle nostre vite, una dimostrazione di amicizia, di quanto l'altro fosse importante. Ma ben presto sentimmo, sia Simon sia io, che c'era ben altro, che c'era di più: ci accorgemmo, tutti e due, che ci eravamo innamorati.

Però, non so bene se per timore di "sporcare" quel nostro sentimento... o forse per timore che l'altro non provasse esattamente quanto sentiva ognuno di noi... o per una specie di pudore per compensare la nostra vita tutt'altro che pudica, né io lo dissi a Simon né lui a me.

Certo è che facevamo l'amore con crescente tenerezza, e più per dare all'altro qualcosa di bello che non per il nostro egoistico piacere. Logicamente, per quanto credessimo di continuare a comportarci come sempre di fronte a tutti gli altri, qualcosa doveva essere cambiato nel nostro rapporto, perché padron Bayley Greene se ne accorse. Non disse nulla a nessuno di noi due, ma iniziò, senza che ce ne rendessimo conto, a tenerci d'occhio.

Però entrambi eravamo molto prudenti, perciò per diverso tempo non riuscì a scoprirci, ad avere nessuna prova della nostra relazione. D'altronde sapeva bene che, se ce l'avesse chiesto, avremmo risolutamente negato tutti e due.

Lavoravo da poco meno di due anni in quella taverna, quando capitò qualcosa a cui, lì per lì, non detti troppo peso.

Non tutti i clienti della taverna venivano da noi in cerca di un ragazzo da mettersi sotto, anzi, la maggioranza veniva solo per bere, mangiare, riposarsi. Fra i nostri clienti di questo tipo, ve n'erano due che avevo notato e nei cui confronti, non so dirvi perché, avevo presto provato un'istintiva simpatia.

Forse proprio perché non avevano mai richiesto i servizi di uno di noi ragazzi, eppure erano sempre gentili anche con noi e davano sempre una buona mancia a chi li serviva.

Uno si chiamava Sir Trace de Oxenford, aveva ventiquattro anni ed era di una nobile famiglia originaria di Chepping Wycombe nel Buckinghamshire, e la sua famiglia aveva una casa in Londra, dietro alla chiesa di Saint Stephen. L'altro era Sir Brett le Waleys, aveva ventinove anni e la sua famiglia abitava in Cornhill, di fronte alla chiesa di Saint Peter. Poiché fra le loro famiglie vi era un'antica ruggine, quando volevano stare un po' assieme, uscivano da Londra e si trovavano lì da noi o altrove.

Sir Trace aveva capelli lunghi fino alla spalla, castano-scuro quasi nero, e solitamente indossava un farsetto verde scuro con brache dello stesso colore, ma con la braghetta nera. A volte, sopra indossava una tunica azzurra, alla francese, quelle che si allacciano sul davanti, senza maniche, che teneva aperta.

Sir Brett era più alto dell'amico, più massiccio, con capelli color stoppa tagliati a caschetto, occhi blu intenso. Lui solitamente indossava un giustacuore rosso-vino e brache nere, con la braghetta dello stesso colore. Quando faceva freddo, portava un corto mantello alla spagnola, quelli con la fibbia sulla spalla destra, di lana marrone scuro.

Brett le Waleys e Trace de Oxenford, malgrado l'inimicizia delle loro famiglie, erano diventati buoni amici circa cinque anni prima, in occasione delle feste per l'incoronazione di re Edward III. Così avevano iniziato a vedersi, di nascosto delle rispettive famiglie. A volte s'erano trovati, fuori città, a nuotare nel Tamigi, spesso anche condividendo la stessa stanza in una locanda. S'erano anche visti nudi, perciò, in varie occasioni, come quando ora l'uno ora l'altro, avevano pagato una ragazza di locanda e l'avevano fottuta contemporaneamente, uno nella fessa e l'altro nel culetto.

Accadde così in una quieta sera che, mentre erano da noi al Lonely Knight Inn, ordinando boccali di ale chiara e di idromele uno dopo l'altro e giocando a trictrac, diventati un po' alticci e rumorosi, e circondati dagli altri clienti che si divertivano a vederli giocare e alle loro battute salaci, a un certo punto Sir Brett aveva esclamato:

"È inutile, Trace, devi ammetterlo, io ti ho sempre battuto e sempre ti batterò in tutto!"

"Tu parli! Non è affatto vero e lo sai. C'è una cosa in cui ti batto!" rispose ridendo l'amico.

"E cosa sarebbe? Sentiamo!"

"Tu, Brett, dopo una fottuta sei spompato, io sono pronto a farne una seconda!"

"Mentitore spudorato! Sai che non è vero!"

"Bene, allora prendiamoci una ragazza e vediamo: la ragazza testimonierà chi di noi due le versa più volte il suo tributo di piacere!"

Allora, fra le risate di tutti gli altri clienti, che iniziarono a scommettere, anche parecchie monete, sull'uno o sull'altro dei due cavalieri, Sir Brett chiamò il padrone e gli disse che volevano una ragazza e una stanza.

Bayley Greene disse loro: "Nobili signori, nessun problema a darvi una stanza, l'unico ostacolo è che noi, qui, come forse avete notato, non abbiamo ragazze, ma solo ragazzi..."

I due cavalieri ebbero un'espressione un po' esitante.

"Fottere è fottere!" incitarono altri clienti, non disposti a perdere il loro divertimento, "Sceglietevi uno dei ragazzi e datevi da fare: vogliamo vedere chi di noi ha scommesso sullo stallone più valente e ha vinto!"

Dopo una breve discussione, forse perché erano un po' alticci, accettarono e scelsero me e gli altri clienti mi ingiunsero di contare quante volte ciascuno venisse, fottendomi... Così salimmo tutti e tre in una delle stanze. Ridendo, i due sedettero sul letto e mi ordinarono di denudarmi.

Mentre mi spogliavo, Sir Trace cominciò a carezzarsi la braghetta, per farselo venire duro, ridacchiando un po' nervosamente. Sir Brett guardava la braghetta dell'amico gonfiarsi rapidamente e iniziò a slacciare i legacci della sua estraendone il membro già eretto.

"Vedi, il mio è già duro senza bisogno di carezzarlo!" disse all'amico, con orgoglio.

"Ma tu l'hai già fatto con un maschio?" gli chiese un po' imbarazzato Sir Trace.

"E chi non l'ha fatto, almeno qualche volta!" gli chiese Sir Brett, carezzandosi il bel membro snudato.

"Non io... e com'è? Ti piace?" chiese con la voce impastata dall'alcol, iniziando a denudarsi anche lui.

"Fottere è fottere. Certo che mi piace." rispose Sir Brett.

In breve erano entrambi nudi, sul letto, e parevano aver dimenticato completamente me, che stavo aspettando, già nudo accanto al letto, i loro ordini. Sir Brett allungò una mano e afferrò il membro semieretto dell'amico, iniziando a menarglielo lentamente. Sir Trace si lasciò andare sul materasso, sospirando e chiudendo gli occhi. Ed allora Sir Brett gli andò sopra premendo le sue labbra su quelle dell'amico. Vidi le loro lingue immergersi ora nella bocca dell'uno, ora dell'altro, mentre sir Trace gemeva lievemente.

Mentre continuavano a baciarsi alla francese, le loro mani erano indaffarate sui genitali dell'altro a palpare, manipolare... Era una scena gradevole, che mi fece eccitare, così, istintivamente, iniziai a masturbarmi, guardandoli affascinato.

Poi Brett le Waleys si inginocchiò fra le gambe dell'amico e si accoccolò, gli prese il palo con una mano e gli fece scendere la pelle scoprendone il roseo elmetto di carne. Abbassò il capo, e vi soffiò sopra, e Sir Trace sussultò. Poi avvicinò lentamente il capo e passò la punta della lingua torno torno al glande, sulla corona. Sir Trace mugolò e sussultò. Sir Brett lo prese fra le labbra e iniziò a farselo scivolare in bocca, scendendo lentamente, mentre l'amico agitava il capo, gli occhi chiusi, e gli carezzava i capelli biondi, le spalle... mormorando "oohh..." e "sì..." soffocati.

Sir Brett, senza perdere la presa delle labbra sul paletto dell'amico, si girò lentamente, fino a portare il bacino accanto al suo capo e sfregargli il proprio duro palo sulle labbra. Li guardavo affascinato, perché avevo capito che fra loro non c'era mai stato nulla di simile. Dato che sembravano essersi dimenticati di me, sedetti sulla cassapanca, continuando a menarmelo lentamente, senza perderli di vista.

Sir Trace gli carezzava il sedere, e finalmente spinse in fuori la lingua e iniziò a leccargli l'asta dura. Dopo poco erano allacciati in un sessantanove, e tutti e due muovevano il bacino fottendo la bocca dell'altro. Sentivo il lieve rumore del loro succhiare e il vago odore dei loro sessi giungere alle mie narici, e questo aumentava la mia eccitazione.

Poi Sir Brett scese a leccare le palle, poi più giù, finché raggiunse con le dita e la lingua il buco dell'amico, che gemette con più forza, continuando a succhiare, muovendo il capo con decisione, facendoselo scendere fino in gola. Era evidente che entrambi erano partiti per un viaggio di piacere e che, finché non fossero giunti alla meta, nessuno li avrebbe distolti.

Dalla mia posizione vedevo bene il sedere di Sir Trace, perciò vidi che Sir Brett aveva iniziato ad alternare i movimenti della lingua sul foro con le dita... e prima gliene immerse dentro una... poi due... poi tre, facendo gradualmente rilassare il foro dell'amico. Mi chiesi se sarebbe giunto a fotterlo... anche se avevo pochi dubbi, a quel punto. Cioè, mi pareva chiaro che Sir Brett stava mirando a quello, mi chiedevo solo se l'amico, non avendolo mai fatto, come poc'anzi aveva dichiarato, l'avrebbe lasciato fare.

Sarà forse che tutto l'idromele e l'ale che avevano in corpo aveva allentato il loro autocontrollo, ma mi pareva che sir Trace si stesse lasciando fare tutto senza minimamente opporsi. Ansimavano, gemevano sottovoce, non dicevano nemmeno una parola. La fiammella della lucerna tremolava e faceva danzare ombre e luci sui loro corpi allacciati. Era una scena assai sensuale.

Poi Sir Brett, sembrò staccarsi da lui e pensai che volesse coinvolgermi nel loro gioco, invece si girò di nuovo, prese le gambe dell'amico facendosele passare sulle spalle e, guardandolo, avvicinò la punta del membro al foro... Prese abbondante saliva e se la passò sul forte e duro membro, poi altra sul foro dell'amico.

Sir Trace restava immobile, lasciandolo fare, gli occhi sempre chiusi, respirando pesantemente. Sir Brett iniziò a spingere. L'amico spalancò gli occhi improvvisamente, guardandolo preoccupato, ma ancora senza parlare. Sir Brett, vidi, iniziò a immergersi in lui, guardandolo con un lieve sorriso compiaciuto. Sir Trace portò le mani sul suo petto, come per respingerlo, per farlo fermare... ma invece gli artigliò i pettorali, ed emise un lungo e basso mugolio, mentre l'amico violava il suo intatto foro.

Lo vidi entrare a poco a poco, con una spinta vigorosa, continua, senza colpi. Sir Trace emise un basso lamento roco, ma non fece nulla per togliersi, per far smettere l'amico... e lo accolse tutto in sé. I loro occhi erano fissi, quelli dell'uno su quelli dell'altro. Poi, lentamente, Sir Brett iniziò a sfilarsi e rituffarsi, con calma... il volto di Sir Trace arrossò... chiuse gli occhi e le sue mani ricaddero sul materasso, che artigliarono con violenza.

Sir Brett gli afferrò le spalle e iniziò a muoversi con maggiore vigore. Continuando a martellargli dentro, si abbassò su di lui e lo baciò di nuovo. Sir Trace rispose al bacio mugolando. Notai che il corpo dei due cavalieri si stava coprendo di minute goccioline di sudore, e non certo per il caldo della sera, ma per il fuoco che alimentava la loro lussuria.

Ora Sir Brett dava colpi lenti ma profondi, con virile vigore, e Sir Trace portò le mani sulla sua schiena, artigliandola, non affondandovi le unghie, ma premendo con forza i polpastrelli, mentre entrambi emettevano bassi mugolii pieni di estatico piacere. Ero un po' stupito per come Sir Trace, per cui era la prima volta, avesse preso dentro di sé senza problemi il forte palo del suo amico! Evidentemente sir Brett ci sapeva fare, l'aveva preparato bene.

E finalmente, venne dentro l'amico, con una serie di forti, virili spinte e rochi gemiti. Per pochi istanti restarono immobili, ansimando entrambi. Poi Sir Brett si sfilò lentamente da lui, e per la prima volta parlò.

"Ora... tocca a te farmi vedere cosa sei capace di fare!" gli disse con voce bassa e calda.

S'erano totalmente dimenticati di me.

Si scambiarono le posizioni. Di nuovo Sir Brett prese abbondante saliva e si bagnò il foro, poi il palo dell'amico, e lo attirò a sé mormorando: "Fatti onore, fammi vedere quanto vali!"

Sir Trace gli si immerse dentro alla prima spinta, affondando completamente in lui: evidentemente Sir Brett non era nuovo a prenderlo nel muscoloso culo. Si fermò un attimo, poi prese a muoverglisi dentro... direi gioiosamente, per quanto potevo vedere. Sir Brett gli sorrideva, incoraggiante. Sir Trace gli batteva dentro di buona lena, con colpi rapidi e forti, e anche i suoni che emettevano stavano divenendo più rumorosi, finché anche Sir Trace raggiunse la sua esplosione, ansimando fortemente.

A quel punto, venni anche io, schizzando il mio seme davanti a me.

Dopo un poco, ripreso il controllo dei loro respiri, dei loro corpi, si lasciarono e sedettero uno davanti all'altro, guardandosi negli occhi. Sir Brett carezzò il petto dell'amico.

"Allora?" gli chiese, a mezza voce, con un lieve sorriso.

"Grande... è stato grande."

"Lo faremo ancora, dunque?"

Sir Trace annuì, poi sollevò lo sguardo e mi vide. Mi sembrò che arrossisse lievemente. "Guai a te se racconti a qualcuno... ciò che hai visto, ragazzo!" mi disse in tono basso e minaccioso.

Scossi la testa. Poi, esitante, dissi: "Dirò che avete fottuto me, logicamente... Ma... vorranno sapere chi di voi due ha vinto, chi è venuto più volte nel mio culetto... Cosa devo dire?"

Sir Brett rise: "Dirai che... che siamo pari... che siamo venuti tre volte a testa... nel tuo culetto, si capisce. E..." aggiunse sporgendosi a prendere i propri abiti, estraendone la scarsella e contando alcune monete, "... e queste sono per te. Chiaro?"

"Certo, cavaliere, dirò come avete deciso." dissi allegramente.

"E... siccome so che ora che il mio amico e io abbiamo visto quanto è bello farlo fra noi... ma per non perdere la faccia... torneremo qui, ti prenderemo con noi e... e si farà come questa sera. Ti pagheremo, ma lo faremo solo fra noi. D'accordo Trace?"

"Davanti a lui?" chiese un po' incerto.

"Non l'abbiamo appena fatto? Non vuoi farlo nuovamente con me?"

"Ma... per te non è la prima volta... Con chi lo hai fatto, fino ad ora?"

"Mi pagavo un ragazzo... Io preferisco un ragazzo a una ragazza, benché mi diverta con entrambi. Ma ora, voglio farlo con te... L'ho sempre desiderato. Anche a te è piaciuto, non è così?"

Sir Trace annuì, pensieroso.

"Ma non possiamo farlo capire agli altri, capisci? Perciò, dato che il ragazzo ora sa... tanto vale far credere che fottiamo lui, assieme come s'è fatto a volte con le ragazze... ma lo possiamo fare tranquillamente fra noi. No?"

Sir Trace annuì nuovamente, poi mi disse: "Ragazzo, giuri che non dirai a nessuno ciò che hai visto?"

"Ve lo giuro, cavalieri." risposi solennemente.

Restammo ancora un poco nella stanza, dopo esserci rivestiti, per rendere credibile che i due mi avessero fottuto tre volte a testa, e finalmente decisero che era passato sufficiente tempo e scendemmo nuovamente nel salone della taverna.

Fummo accolti da "urrà!" ed "evviva!", ma quando dissi che la sfida s'era conclusa alla pari, tutti furono delusi, poiché nessuno aveva vinto le scommesse che erano state fatte.

In realtà, nonostante l'avessi giurato, raccontai tutto a Simon, la prima volta che fummo a quattr'occhi e nessuno ci poteva sentire. Rise e mi disse che non ne avrebbe parlato a nessuno, che avrebbe mantenuto il segreto... e aggiunse una cosa che mi stupì ma mi fece piacere.

"Sono contento che tu abbia dovuto solo assistere. Ogni volta che un cliente ti porta su in una camera per fotterti, io mi sento geloso di te. Vorrei essere l'unico con cui fotti."

"E io vorrei che tu fossi l'unico, Simon. Perché io ti... io ti..." dissi, e abbassai gli occhi, perché mi vergognavo a proseguire, a dirgli che lo amavo.

Ma Simon capì, mi prese il mento fra le dita facendomi sollevare il volto, mi sorrise e con voce dolce, mi disse: "Sì, anche io ti amo, mio Robin, e vorrei non doverti dividere con nessuno."

"Ma con i clienti... non è la stessa cosa. Loro usano solo il mio corpo, ma a loro non do il mio cuore." sussurrai.

"E a me... l'hai dato?"

"Certamente, tutto intero!" gli risposi.

Ci abbracciammo e ci baciammo: finalmente ce lo eravamo detto chiaramente, anche se di certo il nostro cuore già lo sapeva.

Così, Sir Brett e Sir Trace, iniziarono a frequentare la Lonely Knight Inn, e ogni volta prendevano una stanza e volevano me, e facevano l'amore, mentre io, per lasciare loro un po' di intimità, fingevo di sonnecchiare sulla cassapanca, senza nemmeno spogliarmi.

Fortunatamente, dopo tutto, ne avevo parlato con Simon. Infatti, un giorno, mentre io ero nella stanza con i due cavalieri, accadde che membri della famiglia di Sir Trace giunsero a cercarlo, con l'intenzione di uccidere Sir Brett.

Simon aveva sentito quegli uomini parlare con il padrone, chiedergli dove fossero i due cavalieri, e offrirgli parecchie monete se li avesse condotti alla stanza.

Allora Simon sgattaiolò fuori, prese una scala e salì fino alla finestra della camera e bussò facendosi aprire. Avvertì Sir Brett del pericolo che correva. Questi rapidamente si rivestì e scese dalla scala, che Simon subito tolse, e si mise in salvo. Sir Trace richiuse la finestra e mi ordinò di spogliarmi e di mettermi sul letto. Capii il perché e obbedii. Appena in tempo.

Bayley Greene, usando l'apposito ferro, fece scivolar via il paletto e tre uomini armati spalancarono la porta ed entrarono nella stanza.

"Dov'è?" chiese uno di essi.

"Chi cercate? Che fate qui?" chiese Sir Trace, fingendosi sorpreso e urtato per quell'irruzione.

"Brett le Waleys! Sappiamo che..."

"Brett le Waleys? Perché lo cercate qui? Andatelo a cercare a casa sua, se avete problemi con lui! Ed ora, fuori, lasciatemi in pace!" disse.

Uno degli uomini si rivolse a padron Greene: "Avevi detto che erano qui tutti e due!" lo accusò.

Bayley mangiò la foglia, ma capì ciò che gli conveniva fare: "Vi sbagliate, signori: mi avete chiesto dove fosse Sir Trace con un altro uomo... ed eccoli qui, come vedete... Non mi avete chiesto chi l'altro fosse, o vi avrei detto che è uno dei miei ragazzi."

"Ma se sei tu che ci hai fatto sapere che Sir Trace incontrava qui Sir Brett le Waleys!"

"Ma no... ho solo detto che a volte sono stati entrambi qui a bere la mia buona ale o l'idromele." si scusò il padrone. "E che ora Sir Trace era su in una camera, con una compagnia."

Un altro degli uomini ordinò a Sir Trace: "Rivestiti, e vieni via con noi! Non ti vergogni a buggerare un ragazzo?"

"Dovrei, fratello mio? Non ti sei buggerato, tu, il tuo scudiero? A me il mio scudiero non piace... questo ragazzo sì, invece, è bello ed esperto..." gli rispose, iniziando però a rivestirsi.

Anche io mi rivestii rapidamente, trattenendo il respiro.

"E perché venivi qui a incontrarti con Brett le Waleys, dunque?"

"Potevo impedirgli di venire qui? E che male c'è se qualche volta ho bevuto con lui?"

"Le nostre famiglie, come sai..."

"Non mi ha mai mancato di rispetto, perciò non vedo perché avrei dovuto farlo io. Che senso ha che per una storia di due, tre generazioni fa..." disse Sir Trace, mentre usciva dalla stanza con loro.

Padron Greene era rimasto nella stanza: "Dove s'è nascosto?" mi chiese.

"E che ne so, io? Venuti su... Sir Trace ha voluto restare solo con me per fottermi... Non l'hai visto uscire?" gli dissi, mentendo e sperando che mi credesse.

"No... forse... forse mentre ero in cucina... però è strano... Le altre volte... salivate in tre e in tre scendevate..." disse e andò a controllare la finestra, che era ben chiusa.

L'aprì, si affacciò ma, logicamente, non vide nulla. Mi guardò con espressione sospettosa, ma non disse altro e scendemmo anche noi. I quattro della famiglia de Oxenford avevano già lasciato l'osteria. Simon stava servendo gli ultimi clienti. Mi fece, non visto, l'occhiolino.

Quando Simon e io fummo soli, mi spiegò che, dalle frasi che aveva ascoltato, era chiaro che padron Greene aveva tradito i due cavalieri, in cambio di una borsa di monete.

"Quel giuda traditore, prendeva soldi dai due cavalieri e li ha venduti alla famiglia di Sir Trace andando a fare la spia! Mi fa veramente schifo!" mi disse Simon.

Ero pienamente d'accordo con lui: "Comunque, grazie a te, gliel'abbiamo fatta in barba. Mi sarebbe dispiaciuto se gli fosse accaduto qualcosa. Sono sempre stati molto gentili con me." gli dissi.

Simon poi scoprì che padron Greene aveva mandato Gavin ad avvertire i de Oxenford che i due cavalieri erano lì da noi, quella sera. Come conseguenza di quel fallito agguato, non vedemmo mai più i due cavalieri.

Bayley Greene non aveva capito come fosse accaduto che sir Brett le Waleys fosse scomparso. Era furioso per aver perso le monete che gli avevano promesso i de Oxenford. Interrogò sia Gavin che Jan che Simon, ma i primi due non ne sapevano veramente nulla e Simon, logicamente, disse di non averne idea.

Era passato un paio di mesi da quel fallito agguato. Andati via gli ultimi clienti e chiusa la taverna, andammo a dormire. Quella notte padron Greene non m'aveva detto che mi voleva nel suo letto.

Perciò Simon, atteso di sentire il respiro pesante di Jan e Gavin, venne sul mio pagliericcio e iniziò a baciarmi e carezzarmi, badando bene di non fare rumore. Quando fummo entrambi ben eccitati e pieni di desiderio, io mi slacciai le brache e le abbassai sulle ginocchia, girando la schiena al mio Simon e offrendomi lietamente a lui. Quella notte desideravo che fosse lui a prendere me.

Mi si addossò e mi penetrò, portandomi subito con sé in paradiso, mentre con le mani infilate sotto la mia casacca di canapa, mi carezzava e stuzzicava i capezzoli. Io frattanto me lo menavo, godendomi il suo calmo e vigoroso va e vieni dentro di me. Simon mi baciava il collo, mi mordicchiava il lobo dell'orecchia. Non era facile trattenere i nostri gemiti, ma sapevamo che si doveva essere cauti.

Sentivo le nostre eccitazioni aumentare e stavamo entrambi per raggiungere il piacere finale, quando improvvisamente entrò padron Greene, una lucerna in mano, e ci sorprese in pieno amplesso.

Furibondo, perché ci aveva ordinato di non fare niente fra noi, posò la lucerna e prese un bastone. Simon e io ci ricomponemmo rapidamente, il cuore in gola, e saltammo via dal pagliericcio.

Padron Greene iniziò a inseguire Simon, menando colpi alla cieca cercando di colpirlo, e insultandolo ad alta voce, sì che anche Jan e Gavin si svegliarono. Io cercavo di trattenere il padrone, che allora cercò di colpire me. Simon venne subito in mio soccorso. I colpi di bastone iniziarono a far volar via piatti e boccali, con un gran fracasso. Jan e Gavin gridavano e cercavano di far calmare e di trattenere il padrone e anche di mettere in salvo le cose: c'era una gran confusione nella stanza.

Finalmente Simon riuscì a scappare nella hall, e tentò di aprire la porta per mettersi in salvo. Greene lo inseguì, io cercavo di trattenerlo, gridavamo tutti... Simon riuscì finalmente ad aprire la porta esterna e a scappare.

"Non ti far più vedere, maledetto!" gli gridò il padrone dalla porta, poi si girò verso di me: "E ora io e tu facciamo i conti! Lo sai che..." urlò, il volto paonazzo, sollevando il bastone per colpirmi.

Era fra me e la porta spalancata. Allora io, invece di scappare all'interno come forse si aspettava, presi la rincorsa e gli volai addosso a testa bassa catapultandomi contro di lui. Non se l'aspettava, la mia testata lo colse in pieno petto e cadde indietro. Lo scavalcai e fuggii sulla strada, correndo e gridando con quanto fiato avevo in gola "Simon... Simon... aspettami!"

Sentii la sua voce provenire dalle mie spalle, dalla direzione del ponte di Londra. Mi girai e lo intravidi. Corsi verso di lui che mi attese, passai davanti alla porta della locanda veloce come il vento, mentre il padrone si stava rialzando in piedi e cercava il bastone che gli era sfuggito dalle mani.

Raggiunsi Simon e assieme corremmo verso il ponte, ma, al bivio, prendemmo la via di sinistra, poiché sapevamo che a quell'ora il ponte era chiuso. C'inoltrammo nei prati, inciampando e incespicando al vago chiarore della luna. Un cane, poi un altro iniziarono ad abbaiare furiosamente, svegliati dalla nostra fuga.

Ci fermammo e guardammo indietro, ansanti: nessuno ci inseguiva. Ci guardammo.

"E ora?" chiesi a Simon.

"Dovevamo andarcene anche prima..." mormorò lui, cingendomi la vita e attirandomi a sé. "Domani entreremo in Londra e troveremo qualcosa da fare... forse. Resterai con me?"

"Sicuro!" esclamai.

"Stai tremando." disse, carezzandomi il volto.

"Ho avuto tanta paura... Paura che ti ammazzasse." ammisi, spingendomi contro di lui.

"Troveremo qualcosa da fare." ripeté Simon, in tono deciso. "Assieme. Tu e io. Per sempre."

"Sì, troveremo qualcosa da fare." gli dissi, ma in tono poco convinto.

Per la seconda volta ero dovuto scappare, sorpreso a fare l'amore, ma questa volta, almeno, non ero solo. Simon mi carezzò il sedere: "Non abbiamo nemmeno finito... Vieni. Troviamoci un posto... aspettando l'alba, voglio finire quello che avevamo cominciato."

Gli sorrisi, annuendo. Andammo a cercare il posto adatto, abbastanza in piano ed erboso, per poterci stendere e ricominciare a fare l'amore. Nonostante la paura avuta poco prima m'avesse smontato, mi stavo eccitando di nuovo.


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