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una storia originale di Andrej Koymasky


TAVERNA
DEL BUON RIPOSO
CAPITOLO 6 - NON INDURRE IN TENTAZIONE

Così iniziammo a servire Sir Brett, facendo del nostro meglio per ripagarlo per la sua generosità nell'averci tolti dalla strada.

A volte, a sera, veniva a trovarlo sir Trace, e dopo essersi intrattenuti un poco a chiacchierare, o a leggere, l'uno per l'altro, un libro, o a giocare a scacchi, si appartavano nella stanza di Sir Brett, per fare l'amore.

Sir Trace, la prima volta che ci aveva incontrati in casa del suo amante, ci aveva subito riconosciuti e sembrò lieto di rivederci. Ora che c'eravamo noi due, Sir Brett volle che fosse uno di noi a servirli quando erano assieme, almeno potevano scambiarsi le loro effusioni senza problemi, cosa che non avevano mai potuto fare di fronte agli altri servi. Spesso si carezzavano anche in modo intimo e si baciavano in nostra presenza, prima di ritirarsi nella camera per fare l'amore.

Un giorno, Sir Brett ricevette un messaggio che lo convocava a corte, non so bene per che cosa. Allora ci disse che doveva arrivare Sir Trace a trovarlo e che lui non sapeva se sarebbe potuto tornare in tempo, perciò di pregarlo di attendere, fin tanto che gli fosse stato possibile.

A metà pomeriggio, infatti, Sir Trace giunse. Lo facemmo accomodare nelle stanze del padrone, gli spiegammo del contrattempo ed io gli chiesi se gradisse qualche cosa. Mi disse di portargli una caraffa di idromele. Quando lo servii, mi chiese di sedere un po' lì con lui per fargli compagnia.

"Certo," mi disse, "è una reciproca fortuna che Brett abbia voi due al suo servizio, e che voi abbiate trovato un buon lavoro."

"Sicuramente per Simon e me è una grande fortuna servire Sir Brett le Waleys. Non solo così possiamo stare assieme senza problemi, ma il nostro padrone è sempre molto cortese con noi."

"Già, vedo... E... Brett, oltre a essere cortese, prende il proprio divertimento anche con voi due?"

"Con noi, signore? Ma noi siamo solo i suoi servi..." risposi senza capire a che cosa si riferisse.

Sorrise: "Servi o no... siete entrambi due ragazzi assai belli, specialmente tu, e certamente anche esperti nel dare piacere a un uomo e soddisfare i suoi impulsi."

Arrossii, credo. "No, signore, certamente mai in questo senso che tu intendi."

"Ma come... ha per casa un gioiello di avvenenza come te... e non ne ha mai tratto profitto?"

"Signore, così è, parola mia! Sia perché sa che io sono legato da particolare affetto con Simon, e rispetta questo nostro legame, sia perché... e tu, signore, lo sai meglio di noi, è legato a te da un forte affetto."

Sir Trace sorrise: "E che male vi sarebbe se prendesse, di tanto in tanto, il suo diletto con te?"

"Non so dirti se vi sarebbe un male o no, ma so che non è mai accaduto." insistetti.

Sir Trace si alzò, mi venne accanto e mi fece alzare, mi cinse la vita con un braccio e con la mano carezzò la mia braghetta. Cercai, rispettosamente, di liberarmi, ma lui mi tenne fermo accanto a sé.

"Mi piaci molto, Robin... e mi piacerebbe assaggiare il sapore di un'unione carnale con te."

"Signore... lasciami, ti prego." gli dissi cercando di liberarmi dalla sua stretta.

Mi era venuta una erezione e questo mi metteva anche più a disagio. Lui la sentì e sorrise.

"Il tuo corpo sembra contraddire le tue parole." mi disse.

"Io... per rispetto... non oso lottare contro di te, cavaliere, però... però non approfittare del mio rispetto. Io sono legato a Simon... e tu al mio padrone."

"E non intendo sciogliere né l'uno né l'altro legame. Però tu mi piaci molto... che vuoi che sia, se per una volta, dimentichiamo per un poco i nostri legami e ci concediamo reciproco piacere?"

"Signore, per la stima e il rispetto che ti porto... ti prego di cessare e di lasciarmi andare. Sei... bello, e il tuo tocco fa reagire il mio corpo ma... rifletti, ti prego... Tu mi stai proponendo un doppio tradimento."

"Un doppio tradimento? Ma via! Perché doppio, e perché tradimento?" mi chiese, senza ancora lasciarmi andare.

"Doppio, cavaliere, perché se fra te e me vi fosse quanto tu desideri, faremmo un torto sia a Sir Brett che al mio Simon."

"Basta che non lo sappiano..."

"E, appunto, sarebbe un tradimento, perché nel segreto mancheremmo al nostro amore nei confronti di coloro che sia tu che io amiamo."

"Un tradimento? Non ti sto chiedendo di divenire il mio amante ma solo di..." disse guardandomi con un lieve sorriso divertito.

"Solo di scopare assieme. Ma voi due avete corso e correte grandi rischi per salvaguardare il vostro amore, e Simon e io siamo fuggiti dalla locanda per poterci appartenere l'un l'altro. Tu sai quanto Sir Brett ti ami... Non lo ami anche tu, forse?"

"Ma sì, certamente lo amo, tanto da rischiare le ire delle nostre famiglie e non cessare di frequentarci, se pure in segreto." rispose, allentando un poco la presa su di me. "Ma non ti sto chiedendo di rompere il legame che..."

"Signore... io non so usare belle parole come te, però... vedi... l'amore è come la corona del nostro re, fatta di oro fino e di belle pietre lucenti. Ma se tu la insudici, se tu gli scalzi via una pietra, che cosa diventa? Un oggetto via via meno bello, finché si decide di toglierne le restanti pietre, di fonderne l'oro, perché non è più una corona da re, ma un oggetto sporco e brutto. La corona del re è bella finché è lucente e ha tutte le sue pietre... E non è rubandone una gemma di nascosto che la corona resta bella come prima. Perciò, ti prego, non mi chiedere di fare qualcosa che può danneggiare le corone dell'amore che ci lega ai nostri amati."

"Ma io... tu mi piaci molto."

"E di questo ti ringrazio. Ma vedi, non è perché una delle gemme della corona ti piace che tu la togli... Ne perderebbe sia la corona che la pietra stessa. Anche se Sir Brett e Simon non lo venissero mai a sapere, noi due lo sapremmo e sapremmo che abbiamo danneggiato la corona che con tanta fatica e pena abbiamo costruito. Lascia che ammiriamo questa corona che è l'amore, senza però danneggiarla."

Sir Trace mi lasciò, finalmente, e tornò a sedere, pensieroso. Poi mi guardò e mi disse: "Robin, benché tu abbia cinque anni meno di me, di me ti stai dimostrando più saggio e maturo. Hai ragione... quanto ti stavo chiedendo non era una cosa giusta. Hai ragione, dovevo capire che posso ammirarti, senza per questo desiderare di averti. E ora mi fai vergognare per averti sollecitato a compiere con me quello che... che giustamente chiami un doppio tradimento."

"Non intendevo farti vergognare, signore. Ognuno di noi può avere un momento di... smarrimento, di debolezza."

"Di fatto, è come se io avessi tradito Brett, a differenza di te che hai avuto la forza di non tradire il tuo Simon. E ora mi sento in colpa."

"Mi spiace, signore."

"No. Sono io colui che deve essere dispiaciuto. E in fondo... ti ho mancato di rispetto, e di questo ti devo chiedere scusa."

"Non è solo perché mi hai toccato in modo intimo, rivelandomi il tuo desiderio, che mi hai mancato di rispetto, signore."

"No, non tanto per quello, quanto perché, avendoti conosciuto come ragazzo di locanda, ho pensato che tu fossi pronto a darti senza remore. Ma ora, grazie a te, capisco il mio errore e lo ammetto. E te ne chiedo scusa."

"Non ci pensare più, signore. Non è accaduto nulla di irrimediabile. Ciò che è avvenuto... nessuno oltre noi due lo verrà a conoscere. E tu, nonostante sia un cavaliere, un signore, tanto più importante di me, hai accettato la mia preghiera e mi hai rispettato."

"Non avrei neanche dovuto provarci, però."

"Signore, non essere troppo severo con te stesso. Solo così saprai comprendere gli altri. Il mio rispetto per te è immutato, mi devi credere."

"Non il mio verso me stesso."

"Ognuno di noi può compiere un passo falso. L'importante è riprendersi prima di cadere, perché una caduta può solo farci sbucciare un ginocchio, ma anche farci precipitare in un burrone."

"Mi sono ripreso grazie a te, non certo grazie a me stesso."

"L'importante è essersi ripresi, signore, non importa grazie a chi. E comunque hai accettato e rispettato la mia preghiera di desistere dal tuo tentativo."

"E... non dirai niente di quanto ho tentato di fare con te... a Brett o a Simon?"

"Perché dovrei? Hai provato il desiderio di rubare una gemma dalla corona, ma non l'hai fatto, hai desistito, e la corona è ancora intatta. E credo che in futuro saprai da solo resistere a una simile tentazione."

"Penso di sì... me lo auguro. Tu... saresti più degno di me di essere un cavaliere."

"Non dire questo, signore."

Dopo poco tornò Sir Brett e li lasciai soli.

A sera, dopo che Sir Trace ebbe lasciato la casa, il nostro padrone ci convocò nella sua stanza e ci fece sedere.

"Robin, Simon... Trace mi ha riferito quanto è accaduto oggi durante la mia assenza."

Lo guardai stupito, e notai che Simon, a cui non avevo detto nulla, era anche più stupito di me.

Allora dissi: "Ma non è accaduto nulla."

"Per merito tuo, Robin. Trace è veramente pentito di aver tentato di sedurti, per questo ha voluto che io lo sapessi e mi ha chiesto perdono."

"E tu, l'hai perdonato, spero, padrone."

"Sì, certamente. Sia grazie a te che per il suo pentimento e per la sua sincerità. Ne abbiamo discusso a lungo, e abbiamo deciso che devi avere un premio per la tua dirittura morale."

"Oh, signore, non è certo per avere un premio che io... E il premio l'ho già, sapendo di aver protetto così sia il mio amore per Simon che il vostro amore a un tempo."

Sir Brett annuì, sorridendo, e mi disse: "D'accordo. Però abbiamo deciso di dimostrarti la nostra gratitudine in modo concreto e non solo a parole. Quindi, poiché Trace sa che fuori le mura, non lontano dalla chiesa di Saint Botolph, sulla strada che da Bishopgate va ad Aldgate vi sono tre casette contigue in vendita, abbiamo deciso di comprarle, farle unire e trasformare in una taverna e darvela."

Lo guardai a occhi spalancati e chiesi: "Non ti sembra di fare troppo per noi?" Poi aggiunsi, "E poi... una locanda... Ve ne sono molte, in città e nei dintorni."

"La città sta crescendo in fretta e non ve ne sono mai abbastanza. Inoltre, spargendo opportunamente la voce, potrebbe diventare un buon luogo di incontro per quelli come noi, che spesso hanno il problema di dove poter avere... un buon riposo."

"Una locanda come quella in cui ci hai conosciuto, signore?" gli chiesi. "Con ragazzi pronti a soddisfare le esigenze segrete dei viaggiatori, dei clienti?"

"Sì e no... Vedi, fra i nostri conoscenti e amici, vi sono diverse coppie che hanno difficoltà a incontrarsi senza suscitare sospetti, senza rischiare. Ad esempio John de Mokkyng, il panettiere, e Henry Leche, il ramaio, che hanno le loro botteghe in Bridge Street e che sono amanti; Richard de Lambeth, proprietario di pescherecci e battelli e il suo uomo, Alan le Palmere, mastro d'ascia; John de Caustone e suo figlio William de Caustone, merciai, una delle più ricche famiglie di Londra che hanno casa e negozi in Billingsgate, e a cui piacciono i ragazzi ma che non li possono portare in casa dove sono le loro mogli.

"E poi Richard de Hakeneye, un ricco venditore di lana; John Makeheved, che abita in Bread Street e ha il negozio di pentole e vasellame di fronte alla Stone Cross; Richard de Torinton, importatore di tessuti e il più ricco abitante di Candlewick Ward, e il suo ragazzo, John de Somersham di Walbrook, che vive in Candlewick Street; John Carlton, il sarto; Robert le Callere, macellaio in Vintry; Benedict de Fulsham, lo speziale... Per non parlare di cavalieri e nobili signori..."

"Perciò... più che procurare loro ragazzi servizievoli e disponibili, dovremmo procurare loro una stanza in cui appartarsi in santa pace e in sicurezza." dissi.

"Proprio così, anche se una cosa non esclude l'altra. E inoltre, si è pensato a quelle tre casette a due piani non solo perché sono in una buona posizione, ma anche perché, se vi dovesse essere un agguato simile a quello da cui tu Simon, mi hai salvato, avendo tre scale e un'uscita in due diverse corti, oltre che sulla strada, sarebbe un luogo sicuro in cui incontrarsi."

"Ma... e com'è che tu conosci tutti questi signori e mercanti e..." chiese Simon.

"A poco a poco, come in una catena, ci si è venuti a conoscere, anche per sostenerci a vicenda. E l'esigenza di un luogo sicuro s'è resa sempre più evidente e urgente. Per questo, assieme a Trace, oltre che per dimostrarvi la nostra gratitudine, si è deciso di compiere questo passo."

Così, un giorno, si andò a vedere le tre casette. Effettivamente, unendole all'interno con porte e passaggi, potevano diventare una bella locanda. Le stanze del piano terra furono unite aprendo ampi archi sulle pareti divisorie, quelle del primo piano furono connesse aprendo porte che univano i tre corridoi, sì che si poteva salire o scendere da tre diverse scale. Sir Brett e Sir Trace pagarono l'acquisto delle casette, Richard de Torinton pagò i lavori per unirle, e i de Caustone misero il denaro per acquistare gli arredi.

Chiuse due delle porte verso la strada e lasciando aperta solo la centrale, vi appendemmo a lato una bella insegna, la nuova locanda fu chiamata "Good Rest Tavern"... e iniziò così la nostra nuova vita.

Logicamente, non potevamo aprire la locanda solo in due, perciò si rese necessario, mentre i lavori procedevano, trovare chi vi lavorasse con noi. Decidemmo di girare per la città, per cercare fra i ragazzi che chiedevano l'elemosina o si vendevano per le strade, e di aiutare così coloro che stavano vivendo le difficoltà che noi due avevamo vissuto quando eravamo fuggiti dal "Lonely Knight Inn".

Il primo che incontrammo, fu lui, Lance Lambyn. Aveva allora venti anni. Era fuggito di casa con suo cugino, cioè lui, Kirby Edwards, il figlio della sorella della madre, per poter vivere il loro amore. Kirby aveva allora sedici anni. Vuoi, Lance, raccontare ai ragazzi la vostra storia?


Il racconto di Lance:

"Io sono il terzo figlio del mercante di granaglie John Lambyn che ha una bottega in Bridge Street e casa in Great Yarmouth. Da tempo m'ero accorto che a me le ragazze proprio non mi interessavano, al contrario dei ragazzi, che mi facevano invece provare forti emozioni e con cui sognavo di fare le cose proibite che... che ben sapete.

Così a volte, con altri ragazzi, compreso uno dei garzoni di mio padre, ci si trovava di nascosto per divertirci, cioè per buggerare... Però, mentre per gli altri quello era solo uno sfogo in attesa di trovare l'occasione per farlo con una ragazza, io mi accorsi presto che per me era l'unica cosa che mi piaceva fare. Ci avevo provato una volta con la figlia di una delle serve di mio padre, ma non m'era piaciuto come gli altri dicevano che dovesse essere.

Fra gli altri, mi sentivo molto attratto da mio cugino, Kirby, che era, ed è, alto e snello, con quel bel caschetto di capelli biondi e che aveva già un'ombra di peluria sul labbro superiore... che mi fece capire come anche lui si stesse sviluppando verso la virilità, e perciò come anche lui dovesse già provare certi desideri che ti fanno bruciare la carne come un fuoco interiore.

Così, poiché mi piaceva molto sia per il suo aspetto che per il suo carattere, cominciai a fargli la ronda... finché un giorno trovai il coraggio di toccarlo fra le gambe, e quando lui non mi si sottrasse ma ridacchiò, mi feci più ardito e finalmente, nascosti nel magazzino di granaglie di mio padre dove anche lui lavorava, gli ho insegnato a buggerare e a farsi buggerare.

Dopo quella prima volta, era Kirby a cercare le occasioni per farlo ancora, non dico più di me, ma almeno altrettanto. A tutti e due piaceva molto farlo fra noi, e capimmo chiaramente che a noi due, a differenza degli altri, le ragazze proprio non ci interessavano.

Dopo un po' che stavamo assieme, un giorno, Kirby andò nel magazzino per prendere un sacco di avena da portare in bottega, quando sentì strani rumori. Temendo che potesse essere un ladro, andò silenziosamente a vedere e trovò due dei garzoni di mio padre, cioè lui, Daryl Graspays e lui, Aaron Lovekyn, che stavano allegramente buggerando.

Daryl e Aaron all'improvviso si accorsero di non essere più soli, lo videro e si fermarono nervosi, anzi spaventati, di essere stati scoperti, per di più da un nipote del padrone, seminudi e intimamente uniti in quelle pratiche proibite. Cercarono precipitosamente di rivestirsi, ma Kirby li fermò.

"No, fermi, restate lì; non preoccupatevi," gli disse, "anche a me piace farlo con mio cugino."

"Col figlio del padrone? Con quale?"

"Con Lance, il terzo figlio di mio zio." e detto questo, mi chiamò con la scusa di aiutarlo.

Arrivai subito e sorrisi nel vedere i due ragazzi, seminudi, che stavano ancora stesi su una pila di sacchi vuoti, immobili come due statue. Allora tornai indietro a chiudere la porta, poi andai di nuovo lì e mi sfilai la tunica. Anche Kirby se la tolse, ci abbracciammo e ci scambiammo allegramente un bacio. Aaron e Daryl ci guardavano stupiti per la nostra esibizione, mentre ci si scioglieva a vicenda anche le brache, decisi a goderci l'un l'altro.

Kirby mi sfregò i capezzoli, poi avvicinò il suo bel volto al mio e ci demmo un altro lungo e profondo bacio, giocando con le nostre lingue e sfregandoci il pube uno contro l'altro. Dopo qualche minuto in cui, dritti in piedi, ci si baciava e carezzava, ci girammo a guardare Aaron e Daryl, che erano di nuovo eccitati e, senza perderci di vista, si stavano carezzando i paletti nuovamente ritti e duri, pronti di nuovo all'azione.

"Dividete in due la pila di sacchi, che ci vogliamo venire anche noi." ordinai allora ai due ragazzi.

"Ci volete fottere? Che bello..." disse Aaron, il più giovane dei due, che ha la stessa età di Kirby.

"No, voi continuate a farlo fra voi e noi lo faremo fra noi: Kirby e io ci amiamo, non ci va di farlo con altri. Però ci piace guardarvi mentre lo fate... Non è così, Kirby?" gli risposi.

"Vi amate?" chiese stupito Daryl. "Proprio come... come due amanti? Come... come moglie e marito?"

Kirby rise: "No, non come moglie e marito, ma come marito e marito!"

"Noi due... non è che ci amiamo... Ci piace farlo, ma anche con altri." disse Daryl. "E ci piacerebbe farlo con voi, se andasse anche a voi."

"No, come t'ho detto. Ma a voi due, piacciono pure le ragazze? A noi due proprio non ci interessano."

"No, a noi due non ci piacciono le ragazze, solo i maschi e in particolare quelli più grandi di noi... Però è difficile trovare." disse Aaron.

Ci mettemmo giù sui sacchi che i due garzoni ci avevano preparato, e subito Kirby si chinò a succhiarmelo. Allora Aaron immediatamente scese a succhiare il suo compagno, ingoiandone il paletto più che poteva e muovendo su e giù con delicatezza la testa: era eccitante guardarli mentre lo facevamo anche noi. Dopo un po' mi misi in ginocchio dietro a mio cugino abbracciandolo da dietro sfregandogli i capezzoli mentre gli sospingevo la punta del palo fra le chiappette.

Immediatamente i due garzoni ci imitarono, e Daryl fece mettere a quattro zampe l'amico, se lo bagnò con la saliva e gliel'infilò con evidente gusto, iniziando subito ad agitarsi avanti e indietro con vigore. Frattanto ci si guardava, e le nostre eccitazioni aumentavano velocemente. Dopo un po' mi sfilai da mio cugino, che si mise sulla schiena, gli presi le gambe sulle mie spalle e lo infilai di nuovo.

"Voglio provarci anche io così..." disse allora Aaron staccandosi dall'amico e mettendosi sulla schiena. Daryl lo infilò di nuovo e Aaron disse: "Mi piace assai di più, in questo modo!"

"Anche a me!" gli disse allegramente Daryl, battendogli dentro con entusiasmo.

L'azione di tutti e quattro si fece più calda, più veloce e intensa, bassi gemiti accompagnavano le nostre unioni, in una specie di sommesso coro, che non faceva che aumentare le nostre rispettive eccitazioni, rendendoci sempre più avidi di raggiungere il piacere. Aaron, gli occhi fissi su di noi, mentre l'amico gli batteva dentro, si masturbava.

Io cominciai a dare colpi più forti e profondi in mio cugino, il cui bel viso era arrossato per l'intensità del piacere, e lo sentii fremere in anticipazione. Capii che stava per godere e sentii che anche io mi stavo avvicinando sempre più all'orgasmo, e guardavo Daryl battere con altrettanto entusiasmo nel bel culetto di Aaron. Finché, uno dopo l'altro, tutti e quattro venimmo in una sinfonia di bassi mugolii.

Allora ci abbandonammo sui sacchi, per riprendere fiato, guardandoci e ridacchiando.

"Lo facciamo ancora, qualche volta?" chiese Aaron. "Tutti e quattro assieme?"

"Perché no! Però voi due fra voi e noi due fra noi." gli rispose Kirby.

"Perché non anche scambiandoci?" chiese Daryl. "A me piacerebbe farmelo mettere da te, Lance."

"Perché Kirby e io ci amiamo, come vi abbiamo detto, e non ci va di farlo con altri, anche se ci è piaciuto guardarvi. È stato piacevole guardarvi farlo, lo ammetto, e anche eccitante, Ma Kirby e io ci siamo promessi che non lo faremo mai con nessun altro."

Così, a volte da soli, a volte tutti e quattro, lo facevamo, nascosti nel magazzino delle granaglie.

Ma probabilmente mio padre sospettò qualcosa, o per lo meno si chiese perché ogni tanto si scompariva a due o a quattro... Non lo so. Fatto sta che un giorno che si stava tutti e quattro a buggerare allegramente, nonostante io avessi chiuso da dentro la porta come le altre volte, mio padre, che aveva appositamente lasciata socchiusa la finestra, riuscì a entrare silenziosamente e a sorprenderci sul fatto.

Fu la fine del mondo. Prese, non so dove, un giunco e piombò su di noi, sferzandoci e insultandoci atrocemente, mentre noi quattro si cercava di sfuggirgli e frattanto di rivestirci, terrorizzati. Si saltava sui sacchi, si correva per il magazzino facendo un gran baccano, finché Daryl riuscì ad aprire la porta e scappammo tutti e quattro a gambe levate.

E così ci trovammo senza né casa né lavoro. Allora Kirby e io ci mettemmo a mendicare, mentre Aaron e Daryl, oltre a mendicare come noi, quando trovavano qualcuno che li pagava per buggerare con loro, accettavano. Così facevano un po' più di soldi di noi due, ma furono generosi e condividevano tutto sempre con noi.

Finché un giorno... Simon incontrò Daryl e, dopo aver parlato a lungo con lui, decise di proporgli di venire a lavorare in questa locanda, che stavano per aprire. Daryl gli chiese subito se cercava un solo ragazzo o di più e Simon gli disse che pensava di trovarne altri tre... giusto quanti eravamo noi.

Daryl allora ci venne a cercare e anche noi parlammo con Simon. Aaron accettò subito, ma Kirby e io gli facemmo presente che non intendevamo salire nelle camere con i clienti per buggerare.

Simon ci disse che questo non era un problema: nessuno dei ragazzi, come ha spiegato anche a voi, sarebbe stato obbligato ad andare in camera con un cliente se non gli andava, non era necessario.

Così accettammo. Ed eccoci qui. La clientela è scelta, tutta gente per bene, e come vi ha spiegato Robin, molti arrivano qui con il loro uomo, hanno solo bisogno di una stanza. E gli altri, possono chiedere se uno dei ragazzi è disponibile, e allora o Simon o Robin o io vi chiediamo se vi va di andare su con quel cliente e se dite di sì, se il cliente vi piace o comunque non vi dispiace, la cosa è combinata.

L'unico punto importante, vi avverto, è che nessuno di voi deve tentare di derubare un cliente, o ve la vedrete brutta assai! Il "Good Rest Inn", da quando è aperto, si è fatto un buon nome che dobbiamo proteggere e rafforzare: ottimo servizio, cortesia, disponibilità e onestà. Grazie a questo, e alla buona clientela che abbiamo, non abbiamo mai avuto problemi con gli sceriffi della città e i loro uomini.


"Ecco, ragazzi, avete sentito le nostre storie. Avete qualche domanda da fare?"

"Sì, Robin... Se uno dei clienti ci vuole sempre con sé e se noi siamo d'accordo, se diventa il nostro protettore, la cosa si può fare?"

"Certamente, John, sia che vi lasci a lavorare qui, sia che decida di portarvi via. Siete liberi di decidere."

"E possiamo buggerare fra di noi?"

"Certo, Nicholas, purché siate entrambi d'accordo a farlo. Bene, ragazzi, ora Simon vi farà vedere le vostre stanze: tenetele ben pulite, e anche voi tenetevi puliti: guai se uno di voi puzza! Questo non è un bordello, ricordatevelo. Il vostro primo lavoro qui dentro è servire i nostri clienti e farli trovare bene. Se vi piace buggerare e guadagnarvi qualche moneta in più, sono affari vostri."

"Ma le monete che ci guadagniamo a lasciarci buggerare da uno dei clienti, le teniamo noi o ve le dobbiamo dare a voi?"

"Le tenete voi, Willy. Purché lavoriate bene qui nella taverna, si capisce. Le tenete voi e ci fate quello che volete. Ma ricordatevi, voi non dovete mai giocarvele, non qui dentro, per lo meno. Queste sono le regole della casa. Niente risse, niente litigi."


Quindi, fatti sistemare i ragazzi, li misero subito al lavoro. La taverna era aperta da quando venivano aperte le porte di Londra a poco oltre la loro chiusura. A volte vi erano clienti che si fermavano anche tutta la notte, con uno dei ragazzi della locanda. Ma spesso, le coppie che vi andavano per poter fare l'amore tranquillamente, vi si recavano durante la mattinata o nel pomeriggio, per poi tornare alle loro faccende in città.

Poiché la taverna, a pian terreno, era composta da tre grandi sale e quattro salette, queste ultime spesso erano riservate per le allegre compagnie dei clienti abituali, che potevano così parlare fra loro in piena libertà anche delle loro vite private, delle loro preferenze segrete.

La clientela era numerosa, e composta in piccola parte da viaggiatori casuali, in gran parte da abitanti della città che la usavano per i loro incontri segreti e che erano clienti affezionati. Fra questi, in gran parte borghesi, vi erano anche alcuni nobili, specialmente giovani, nonché diversi soldati del re che, quando non erano in sevizio, speravano di essere "ingaggiati" da uno dei clienti e di guadagnarsi così qualche moneta in più della loro paga.


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