Ushnisha era veramente lieto ogni volta che Kumar riusciva a calarsi giù fino alla veranda per stare un poco con lui. Provava un crescente affetto per il ragazzino che stava crescendo a vista d'occhio, facendosi sempre più bello e forte. Ormai erano tre anni che si incontravano di nascosto da tutti.
Ma a un certo punto Ushnisha si rese conto che in lui stava accadendo un peculiare fenomeno: quando stava steso, semiabbracciato con il suo amico, oltre al solito soave piacere di condividere quell'intimità, il suo corpo iniziava a reagire in un modo nuovo. Provava un crescente desiderio di stringere Kumar a sé, di toccarlo, di carezzarlo in modo più intimo... e questo gli provocava una avvertibile reazione fisica fra le gambe.
Quando si accorse in modo chiaro di questo nuovo fenomeno, si chiese perché avvenisse, che senso potesse avere. Non capiva chiaramente che cosa gli stesse accadendo, infatti non aveva esperienze, né mai aveva affrontato con nessuno dei suoi guardiani alcun argomento che riguardasse chiaramente la sessualità. Perciò continuava a interrogarsi senza trovare una risposta.
Così, dato che Kumar era l'unico con cui fosse giunto a una totale confidenza, un giorno decise di parlargliene.
"Sai che mi piace sempre più, quando stiamo così, stesi vicini vicini, abbracciati?"
"Mh mh." assentì il ragazzino con un sorriso beato.
"Sento un... piacevole calore per tutto il corpo ma... ma non è solo il calore del tuo corpo contro il mio. È come qualcosa che viene da dentro... non so se capisci cosa voglio dire."
"Non lo so... Ma io mi sento proprio bene... protetto... mi piace quando sto così con te."
"Anche a me piace molto. Però da un po' di tempo... senti che effetto mi fa stare così con te?" gli chiese e, per la prima volta coscientemente, sospinse il proprio bacino contro l'amico, facendogli sentire la propria erezione.
Quel semplice, ma volontario gesto, mandò un'ondata di calore più intenso per tutto il corpo di Ushnisha, che fremette.
"Sì, me n'ero accorto... ma... dici che ti capita quando stai con me? Solo quando stai con me?"
"Qualche volta mi sveglio in questo stato... ma durante il giorno... mi capita solo quando sto così, abbracciato con te."
"Ogni volta?" gli chiese Kumar.
"Sì..."
"Credevo che capitasse solo a me..."
"Cioè? Anche a te fa questo effetto stare abbracciato a me?"
"Sì. Non te ne sei mai accorto? E quando mi fa questo effetto... sto anche meglio del solito. È molto bello. E... e qualche volta... anche se non l'ho mai fatto... mi è venuta la voglia di spingertelo contro, di fartelo sentire... come stiamo facendo adesso." sussurrò Kumar.
"Perché non l'hai mai fatto, allora?" gli chiese Ushnisha e, istintivamente, fece scivolare una mano fra i loro corpi a carezzare l'amico fra le gambe.
"Non lo so... Oh... oh, Vinal... sì, mi piace..." mormorò il ragazzetto.
"Che ti tocco qui? Che ti tocco così?"
"Sì... è bello... mi fai vibrare come la corda di un arco... è davvero bello! Posso... posso toccarti anche io così?"
"Fra amici non si chiede." disse dolcemente Ushnisha.
Così anche Kumar scese a carezzare, da sopra alla tela degli abiti, l'erezione dell'amico. "Ti piace?" gli chiese.
"Sì." sospirò Ushnisha, provando una crescente emozione.
Per un poco, in silenzio, si carezzarono lì, l'un l'altro, lievemente, gli occhi chiusi quasi a godere meglio le piacevoli sensazioni che uno stava suscitando nell'altro. Allora Ushnisha, come avevano fatto altre volte, sfregò lieve le labbra su quelle dell'amico. Ma questa volta Kumar pose una mano dietro la nuca dell'amico e lo tirò a sé, premendo con più forza del solito le loro labbra. Ushnisha schiuse appena le labbra e passò la punta della lingua su quelle dell'amico. Kumar spinse un poco fuori la propria lingua a incontrare quella di Ushnisha.
E per la prima volta scambiarono un vero bacio, sempre più caldo, sempre più intimo, sempre più profondo e appassionato. Erano entrambi piacevolmente stupiti per quella "scoperta"... Un poco si lasciavano guidare dall'istinto, un poco lo analizzavano e provavano a renderlo ancora più piacevole. Avevano tolto le mani dalle rispettive erezioni, per abbracciarsi più strettamente, e ora, istintivamente, sfregavano anche il pube uno contro l'altro, sentendo attraverso la tela dei loro abiti l'intenso calore che da lì promanava e che li avvolgeva creando così una maggiore intimità.
Quando infine allentarono la reciproca stretta, riaprendo gli occhi e guardandosi con occhi luminosi, entrambi emisero un lungo, basso e tremulo sospiro.
"È bello." mormorò Kumar.
"Sì, molto."
"Molto, sì..." confermò il ragazzino. "Ma allora... quando Gita e Shudir si abbracciano così... anche loro fanno in questo modo... Provano questo che abbiamo provato noi..." disse pensieroso.
"Forse sì. Forse è questo che si chiama... amarsi."
"Dev'essere così. Perché io... io ti amo, Vinal. E so che anche tu ami me, non è vero?"
Ushnisha gli carezzò una gota, sorridendogli: "Sì mio dolce amico, certo, anche io amo te. Ed è bello che abbiamo scoperto che ce lo possiamo manifestare anche in questo modo."
"Anche io, sai, questa volta ho sentito quel calore che viene da dentro, come mi dicevi tu prima."
Così, da quel giorno, ogni volta che si trovavano passavano parte del tempo a baciarsi e a toccarsi intimamente. E a poco a poco, le loro mani si infilarono sotto gli abiti dell'altro, per toccarne il corpo nudo, e si accorsero che così le sensazioni diventavano più piacevoli, più forti. Gradualmente scoprirono che toccarsi, carezzarsi in certe parti del corpo, faceva ulteriormente aumentare il piacere del contatto fra i loro corpi.
Con il passare dei mesi, iniziarono anche a scostare i teli dei loro abiti, a scoprirsi sempre più, finché quasi inconsapevolmente giunsero a spogliarsi l'un l'altro, per far aderire sempre più, pelle contro pelle, i loro corpi e accrescere così il piacere dei loro abbracci.
Finché un giorno, ormai completamente nudi, mentre si sfregavano uno contro l'altro, carezzandosi e baciandosi, Ushnisha scese a baciare, titillare con le labbra, la lingua e i denti, i capezzoli di Kumar, avendo scoperto quanto l'amico fosse sensibile in quel punto. Frattanto gli carezzava i fianchi e i genitali turgidi... finché Kumar, emettendo un lungo gemito sommesso, si tese, sussultò e per la prima volta eiaculò nella mano dell'amico.
Ushnisha guardò Kumar: l'amico aveva il volto lievemente arrossato, gli occhi chiusi, fremeva di tanto in tanto e respirava pesantemente, quasi ansimando.
"Tutto bene, amico mio?" gli chiese lievemente preoccupato.
Kumar annuì con vigore, senza aprire gli occhi. Ushnisha si guardò la mano, la portò al volto e ne aspirò l'odore, poi esitando, saggiò con la punta della lingua le poche gocce di quel liquido biancastro... Aveva un sapore strano, però gradevole... Pensò che era il sapore del suo Kumar... e fu lieto di poterlo gustare.
Quando guardò nuovamente in volto l'amico, questi aveva riaperto gli occhi e lo guardava con espressione intensa ma chiaramente compiaciuta.
"Non era mai stato così bello, prima." sussurrò il ragazzino.
"Davvero ti è piaciuto?"
"Moltissimo. Voglio farlo anche io a te. Voglio darti anche io un così grande piacere, mio Vinal!" disse lietamente, felice per quella nuova scoperta.
Sospinse giù l'amico, gli si chinò sopra e, mentre iniziava a titillargli i capezzoli con le labbra e la bocca, prese a carezzargli il membro duro, sentendolo fremere sotto il palmo della mano, fra le dita. Sentiva che Ushnisha stava provando un forte, crescente piacere, e ne fu lieto. Si dette da fare con entusiasmo, determinato a dargli almeno altrettanto godimento quanto ne aveva appena sperimentato.
E infatti, dopo poco, anche il corpo di Ushnisha iniziò a fremere, a tendersi, a sussultare e dalle sue belle labbra esalarono brevi mugolii di piacere... e anche dal suo membro eruttarono quattro, cinque, sei getti di bianca e tiepida crema. Poiché Kumar aveva visto l'amico assaggiare il suo seme, a sua volta portò la mano alle labbra e lo leccò, gustandolo, pensando che aveva un sapore davvero piacevole.
"Sei contento, Vinal?" gli chiese.
Ushnisha aprì gli occhi e annuì, sorridendogli soddisfatto: "Sì... è molto bello ciò che abbiamo fatto. Chi sa se c'è altro che dobbiamo ancora scoprire, tu e io?" chiese, pensieroso ma lieto, e gli carezzò i capelli.
Kumar gli si stese sopra, si abbracciarono e si baciarono di nuovo, sentendosi felici.
Un ulteriore passo lo compì pochi giorni dopo Kumar. Quando sentì che Ushnisha stava per raggiungere il massimo del piacere e emettere il suo seme, pensò che avrebbe potuto prenderlo direttamente in bocca, quindi gli si chinò in grembo e prese fra le labbra il bel paletto dritto dell'amico, continuando a carezzarlo e a stuzzicarlo con le labbra e la lingua, finché ottenne il suo premio.
Ushnisha, scaricandosi così, emise mugolii più intensi del solito, e quando ebbe finito, mormorò che era stato assai più bello del solito. Di conseguenza volle provare a rendere quel tipo di attenzioni al proprio amico e anche Kumar sperimentò un godimento assai maggiore delle altre volte.
Mentre si rilassavano, appagati, soddisfatti, come anche le altre volte, si scambiarono le proprie impressioni, descrivendo le sensazioni che avevano provato.
"Davvero, questo modo di dimostrarci il nostro amore, è anche migliore degli altri. Mi piaceva molto sentire questo tuo bel membro fremere e guizzare fra le mie labbra." gli disse Ushnisha.
"E allora lo faremo sempre così." disse lietamente Kumar.
"E possiamo anche farlo contemporaneamente, tu a me e io a te: basta che ci stendiamo uno alla rovescia dell'altro, giusto?" gli propose Ushnisha.
"Hai ragione... deve essere anche più bello." assentì prontamente il ragazzetto, gli occhi scintillanti all'idea. "Chissà se anche i grandi sanno che si può fare anche in questo modo?" chiese poi.
"Lo sai, mio Kumar, che ti amo molto? Che ti amo con tutto me stesso? E che perciò io ora cambio il tuo nome: da oggi in poi, ti chiamerò Amore, cioè Prem. Io sono il tuo Vinal e tu il mio Prem."
"Peccato che non posso farmi chiamare così da tutti. Mi piace di più il nome che mi hai dato tu..."
"L'importante e che tu sia il mio Prem... il mio Amore!" gli disse con dolcezza Ushnisha.
E realmente l'amore che univa i due ragazzi cresceva giorno dopo giorno, e anche nei momenti in cui non se lo dimostravano con i loro corpi, i loro sguardi lo proclamavano in modo inequivocabile.
Ushnisha aveva da poco festeggiato il suo diciassettesimo compleanno, e come ogni anno i suoi guardiani gli avevano donato fiori e frutta, e quando a sera lo avevano fatto uscire nel giardino, Azhar e gli altri avevano compiuto con lui uno speciale rito nel tempio, mentre Gita tratteneva Kumar nella torre con la scusa di farsi aiutare.
Ma Kumar, ora, sapeva il perché di quelle richieste e dentro di sé sorrideva. A volte aveva provato la tentazione di disobbedire a Gita e uscire in modo di "scoprire" ufficialmente l'esistenza di Ushnisha, ma questi lo aveva dissuaso. Temeva che i suoi guardiani potessero reagire negativamente e che tentassero di separarli.
Finché un giorno accadde proprio quello che temeva.
Kumar, nell'orario in cui Ushnisha gli aveva detto che solitamente nessuno scendeva per le quotidiane lezioni, era sgattaiolato giù per il precipizio ed era andato a trovare il suo amato e amico. S'era infilato nella veranda e aveva guardato attraverso la finestra che dava nella stanza di Ushnisha. Lo vide che stava scrivendo qualcosa. Come sapeva, ma per prudenza stava verificando, era solo. Perciò lo chiamò.
"Vinal?"
"Oh, Prem, eccoti. Vieni..."
"Che stai scrivendo?"
"Vieni, dai. Sto copiando alcuni testi di storia della mia famiglia che Parindra mi ha portato oggi."
Kumar uscì dalla veranda, passò nella stanza ovale ed entrò nella stanza di Ushnisha, andò alle sue spalle e si chinò a guardare.
"E perché devi copiarli?"
"Perché quando un testo viene ascoltato, poi letto, poi scritto, poi declamato ad alta voce, lo si ricorda meglio. Vi è una memoria che passa attraverso le orecchie, una attraverso gli occhi, una che passa attraverso le mani, una attraverso le labbra e infine di nuovo attraverso le orecchie e il ciclo è completo." gli spiegò Ushnisha, sollevando una mano a carezzare quella dell'amico poggiata sulla sua spalla.
Kumar si chinò di più e sfiorò con le labbra una guancia dell'amato. Ushnisha rovesciò il capo all'indietro e le loro bocche si incontrarono in un dolce bacio. Senza staccare le loro bocche, Ushnisha ruotò sul cuscino, verso Kumar, e l'attirò sul proprio grembo. Continuando a baciarsi, si carezzavano e le loro giovani eccitazioni si risvegliarono immediatamente, spingendoli inesorabilmente a volere dare di più all'amato.
Gradualmente si tolsero di dosso gli abiti, l'un l'altro, finché i loro corpi nudi aderirono senza più ostacoli. Felici, si unirono come avevano imparato a fare, prolungando il più possibile il comune cammino verso l'esplosione del piacere, godendosi l'un l'altro con spensierata gioia e provando un'indicibile gioia nel dare all'amato il piacere dei sensi.
Benché ormai fosse quasi un anno da quando avevano iniziato a fare l'amore, entrambi si sentivano pieni di lieto stupore per il fatto che ogni volta che si donavano l'uno all'altro sembrava che raggiungessero un più alto grado di bellezza e di piacere. Avevano raggiunto una sintonia perfetta per cui, senza bisogno di dirsi nulla, sapevano cosa l'altro desiderasse e glielo davano con tutto sé stesso. E finalmente bevvero l'uno alla fonte dell'altro, gustando il sapore dell'amato che ormai avevano imparato a conoscere così bene.
Kumar si girò e si accoccolò contro il corpo di Ushnisha, fra le sue forti braccia. Si rilassarono sentendosi felici e, senza rendersene conto, entrambi scivolarono in un dolce sonno, nella calma soave del dopo orgasmo.
Non sentirono perciò che qualcuno stava entrando nelle stanze segrete.
Era Tayib, che, avendo finalmente ottenuto da un mercante un interessante testo di matematica, era sceso per portarlo a Ushnisha.
Il monaco entrò nella stanza del principe e si fermò interdetto: vide i due corpi nudi, le membra intrecciate, e riconobbe immediatamente Kumar. Si chiese come avesse fatto il ragazzo ad arrivare fin lì... Si chiese che fare... Poi, decisamente scosso, chiamò i due ragazzi, ad alta voce.
"Ushnisha! Kumar!"
I due si svegliarono sussultando e guardarono con espressione spaventata il monaco che li fissava con espressione severa. Senza staccarsi, anzi, tenendosi anche più stretti l'uno all'altro quasi a proteggersi reciprocamente, si alzarono a sedere.
"Rivestitevi!" ordinò loro il monaco.
"Io..." iniziò a dire, esitante, Kumar.
"Taci..." gli disse dolcemente, sottovoce, Ushnisha, carezzandolo lieve. Poi, rivolto al monaco, ritrovata la padronanza di sé, gli ordinò: "Lasciaci soli!"
"Devo andare a chiamare Azhar, metterlo al corrente... radunare gli altri e decidere che cosa fare." disse Tayib.
"Ebbene, vai. Quanto a decidere che cosa fare... ricordatevi che voi siete qui per me e non io per voi. Il mio Prem è qui per mio volere. Non ci potete fare nulla. Ora vai."
Tayib si girò e uscì.
"E ora?" chiese Kumar, tremando lievemente.
"E ora... rivestiamoci e attendiamo. Non ho alcuna intenzione di rinunciare a te, mio amato. Vedremo come andrà, ma ti giuro che non riusciranno a separarmi da te. E quando verranno gli altri... lascia parlare me. Non temere."
"Finché resto con te, non ho paura di niente. Ma ci lasceranno restare assieme?"
"Lascia fare a me..." gli ripeté con un dolce sorriso il giovane principe, mentre si rimettevano indosso i loro abiti.
Rivestitisi, Ushnisha lo fece sedere accanto a sé, e gli cinse le spalle con un braccio in un gesto protettivo. Si guardarono, scambiandosi un sorriso, cercando ognuno di rassicurare l'altro e di non far trapelare l'incertezza che si agitava nei loro cuori.
"Credi che riusciremo a restare assieme?" gli chiese Kumar in un sussurro.
"A questo punto, forse, potremo restare assieme anche più e meglio di prima. Forse... forse è una fortuna che Tayib ci abbia sorpresi."
"Una fortuna?" gli chiese il ragazzo, un po' stupito.
"Sì... in un modo o nell'altro, vedrai, riusciremo a restare assieme. Male che vada, io posso scappare dal foro che abbiamo praticato nella veranda, ci possiamo trovare giù a valle, al fiume e fuggire assieme da qualche parte."
"Ma così... tu rinunceresti a tutto."
"Non a tutto. Perché non voglio rinunciare a te. Tu sei disposto, se necessario, a fuggire via con me?"
"Sì, certo. Anzi... perché li dobbiamo aspettare? Perché non scappiamo subito?"
"Perché di fronte al pericolo un vero uomo non deve fuggire: lo deve affrontare con coraggio. La fuga è l'ultima risorsa e può avere senso solamente quando non resta alcuna altra possibilità per salvare quanto ci sta più a cuore."
Quando Tayib informò Azhar di quanto aveva scoperto, questi dette ordine di chiudere il portale del muro di cinta, fece radunare tutti nell'aula del tempio e inviò Shudir a prendere i due ragazzi e a condurli da loro. Anche Gita e Lajila vollero partecipare e, dopo una breve esitazione, Azhar accettò la loro richiesta.
Quando infine i due ragazzi furono di fronte agli otto guardiani, Azhar esordì: "Il fatto che Kumar abbia scoperto il tuo nascondiglio, Ushnisha, ti pone in grave pericolo..."
"Pericolo, dici? Non vedo alcun pericolo." lo interruppe il principe. "Ormai sono quattro anni che viene ad alleviare la mia solitudine, e non ha fatto parola con nessuno del mio nascondiglio, di avermi trovato, non con voi e meno ancora con estranei. Dove vedi un pericolo, Azhar-pitr?"
"Nessuno deve sapere della tua presenza qui, lo sai bene." insistette Azhar.
"Lo sapete voi otto... perché non in nove? Non ne vedo la differenza." ribadì Ushnisha.
"Ma i tuoi genitori ti hanno affidato a noi otto e solo a noi otto, non a quel ragazzino!" interloquì Deven.
"Da un anno sono nella maggiore età. Io ho deciso che Prem faccia parte dei miei guardiani!" disse allora Ushnisha.
"Chi è Prem?" chiese Yash.
"Lui, il mio amato. Colui che voi avete chiamato Kumar, ragazzo, io lo chiamo Prem, amore."
"Ma è solo un ragazzino... come possiamo fidarci di lui?" chiese Tayib.
"Io di lui mi fido, e tanto basta." disse in tono determinato Ushnisha. "So che lui, come ognuno di voi, non mi tradirà mai."
"Dopo tutto... è vero... se per quattro anni Kumar ha saputo tenere il segreto." disse Lajila.
"E comunque... ormai..." interloquì Gita, "che possiamo fare? Non possiamo certo... uccidere Kumar, no?"
Il ragazzino tremò e guardò lievemente spaventato Ushnisha, che lo strinse a sé. "Certamente non potete, sia perché andreste contro la Retta Azione, sia perché, se lo faceste, io immediatamente mi ucciderei... per restare con lui!" dichiarò Ushnisha.
"Suvvia, non parliamo di cose assurde." intervenne Azhar. "Ma Kumar ha disobbedito gravemente, andando..."
Ushnisha lo interruppe: "Azhar-pitr, come puoi affermare che abbia disobbedito? Gli avevate forse proibito di scendere nella torre fino a me? No, dato che non gliene avevate mai parlato. Lui non sapeva nulla di me, né io di lui. Per puro caso mi ha trovato... per puro caso o forse perché era destino che così accadesse."
"Comunque, ora dobbiamo decidere che cosa fare." disse Shudir, scuro in volto.
"Non potete fare altro che prendere atto che Prem ed io ci amiamo, e che vogliamo restare assieme. Non potete fare altro che prendere atto che, da quando l'ho conosciuto, la mia vita è diventata gradevole nonostante la quasi prigionia a cui gli eventi mi hanno costretto. Non mi ha tradito in questi quattro anni, non mi tradirà mai."
"Non avremmo dovuto prendere Kumar con noi..." disse Tayib.
"Ma ormai così è. E d'altronde, che cosa ne sappiamo noi che non sia scritto che Kumar fosse accolto fra noi e che... che si unisse per amore con il principe?" disse Parindra.
Discussero ancora, e Ushnisha difese con forza e con abilità la sua relazione con Kumar, dicendo loro chiaro e tondo che o accettavano la situazione o avrebbero dovuto rinunciare anche a lui.
"Ma il tuo primo dovere, Ushnisha, è quello di essere pronto a prendere il posto di tuo padre. Tutto il resto viene dopo. Non puoi gettare via quattordici anni della tua vita, e anche della nostra vita in questo luogo nascosto, solo per un tuo capriccio!" gli disse Azhar.
"Non è un capriccio! Io comunque non getto via e non rinnego nulla, Azhar-pitr. Nulla, perciò neanche il mio Prem! In che cosa cambiano le cose, solo per il fatto che Prem mi ha scoperto, e che fra noi è nato l'amore? Non capisci, non capite voi tutti che è proprio l'amore di Prem che mi ha ridonato la forza di accettare la vita che il fato mi ha imposto? Non dovreste piuttosto essergli grati anche voi? Non sei tu che tempo fa ti eri complimentato con me perché avevo ritrovato il sorriso, la gioia di vivere? Ebbene, li ho ritrovati proprio per merito dell'amore che il mio Prem mi dona, senza riserve."
Parindra annuì e disse: "Così mi pare davvero che sia. Che cosa cambia, per il fatto che il principe e Kumar... o Prem... si siano incontrati e si amino? Che cosa cambia, se non in meglio? A mio parere, Prem dovrebbe andare a vivere giù nelle stanze del principe, da ora in poi, e prendersi cura di lui come fino a oggi ci siamo presi cura noi."
"Dovremo avvertire il maharaja di questo fatto che abbiamo scoperto, e chiedere a lui che cosa decide che si debba fare." suggerì Tayib.
"Il maharaja lo ha affidato a noi dandoci piena fiducia. Quello che decideremo di fare lo possiamo fare per l'autorità che ci ha dato." disse Yash.
"Se volete farlo sapere a mio padre, per me va bene. Posso anche scrivergliene io stesso. Ma qualunque sia la sua reazione, le cose fra me e Prem non cambieranno. Al massimo mio padre può ordinare di farci uccidere... o di diseredarmi... ma nulla cambierà fra Prem e me."
"Nessuno mai, fra noi otto, alzerà la sua mano contro di te." disse con forza Shudir. "Per me, se pensate che si debba avvertire il maharaja, non vi è problema, ma Kumar, visto come stanno le cose, d'ora in poi deve vivere giù nelle stanze del principe. Non vedo altra soluzione."
Kumar guardò con espressione lieta il suo Ushnisha e, inconsciamente, si strinse di più a lui.