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una storia originale di Andrej Koymasky


LA TORRE MISTERIOSA CAPITOLO 9
GRANDI CAMBIAMENTI

Kumar, o per meglio dire Prem come Ushnisha l'aveva chiamato, andò così ad abitare con lui nelle stanze segrete sotto la torre. Quando il portale del tempio veniva chiuso, i due ragazzi potevano uscire e unirsi agli altri anche per la cena. Inoltre ora era Prem a occuparsi delle mille piccole necessità del suo amato, dato che poteva entrare e uscire dalla scala segreta senza più alcun problema.

Un giorno, dopo che Parindra ebbe dato la sua consueta lezione di storia al principe, e Prem era andato ad aiutare Gita e Lajila a svolgere i necessari lavori per la piccola comunità, il monaco gli disse: "Siamo tutti molto lieti che tu abbia trovato in Prem un compagno fedele e affezionato."

Ushnisha sorrise compiaciuto: "Anche se inizialmente non mi sembravate molto contenti..." notò.

"Capisci che eravamo preoccupati per la tua sicurezza. Ma ora sappiamo che non abbiamo motivo di temere. Il tuo Prem è un caro ragazzo e certamente il vostro amore fa del bene a entrambi. Prem è maturato e tu sei più sereno."

"Così è, Parindra. Sì, è veramente così. Il suo amore è la cosa più bella che la vita mi abbia riservato fino a oggi. E ora che possiamo anche dormire assieme, abbracciati, senza timore, non più di nascosto, è anche più bello di prima."

"Sì, ti posso capire assai bene, perché lo stesso è per me e Yash. Ma, dimmi, se non sono troppo indiscreto, quando fate l'amore è uno di voi due che prende l'altro o lo fate reciprocamente come accade fra Yash e me?"

"Prenderci? Non capisco... Quando facciamo l'amore... ci si dona l'uno all'altro... A volte contemporaneamente... ed è molto bello."

"Contemporaneamente? Ah, vuoi dire, donandovi piacere l'un l'altro con la bocca."

"Sì, certo, che altro, se no?"

"Non... Chi vi ha insegnato a fare l'amore?"

"Nessuno... l'abbiamo scoperto fra noi, spontaneamente."

"Già, proprio come è accaduto fra Yash e me. Ma allora... oltre che darvi soddisfazione reciproca con la bocca... non avete mai fatto altro?"

"Altro? Che altro?"

"Non avete mai... inserito la vostra virilità nel foro posteriore dell'amato?"

Ushnisha lo guardò con espressione stupita, poi chiese: "Ma... tu e Yash... fate l'amore così?"

"Sì, certo, lo facciamo anche così."

"E come è? È... bello?"

"A noi due piace molto. Abbiamo la sensazione, in questo modo, di raggiungere una più intima unione, più profonda."

Ushnisha non disse nulla, ma era lievemente pensoso.

Allora Parindra aggiunse: "Ma, in realtà, non è poi così importante il modo in cui ci si dimostra il reciproco amore. Ogni modo diviene bello, quando è donazione di se stessi."

"Ma dimmi, tu e Yash vi donate reciproco amore, come pure fanno Shudir con la sua Gita e Deven con Lajila... Ma Azhar e Tayib... perché non donano amore a nessuno?"

"Non è così. Anche loro danno amore, ma lo donano a tutte le creature. Semplicemente non lo fanno con il proprio corpo ma in altri modi. Il fatto è, vedi, che vi sono varie e diverse vie per vivere nell'amore. L'importante è che ciascuno segua quella giusta per lui."

"Come possiamo sapere se stiamo seguendo la giusta via oppure no?"

"Se essa è priva di egoismo, se essa non danneggia nessuno, se non crea dolore, apprensione... è sicuramente la giusta via. Se essa dona serenità e provoca crescita, ebbene, puoi essere certo che sia la giusta via."

Quando, a sera, Ushnisha e Prem si ritirarono nella loro stanza sotto la torre, si stesero, abbracciati, e gradualmente iniziarono a fare l'amore. E allora Ushnisha ricordò quanto gli aveva detto Parindra riguardo all'altro modo di donarsi all'amato, e avvertì un intenso desiderio di provare anche quel modo. Perciò ne parlò con il suo ragazzo.

"Così, vedi, mio dolce Prem, io ora vorrei che tu provassi a unirti con me anche in quel modo." concluse, sorridendogli e carezzandolo.

"Tutto quello che vuoi!" esclamò gioiosamente il ragazzo. "Come mi devo mettere, perché tu mi prenda?"

"A dire il vero... pensavo che fossi tu a metterlo dentro di me."

"Come desideri! Ma ti ha spiegato come si fa?"

"No, però... però ci possiamo provare, non credi?" gli disse Ushnisha.

Inizialmente pareva che non ci riuscissero, finché il giovane principe si mise sul ventre e Prem gli si stese sopra. Trafficarono un poco e finalmente, sia pure con una certa difficoltà, Prem iniziò a farsi strada nel suo amato. Ushnisha desiderava talmente provare anche quel modo di unirsi che, nonostante gli procurasse un certo fastidio, era rilassato e spingeva in su, pieno di desiderio di accogliere in sé la carne dell'amato. E finalmente lo sentì iniziare ad affondare in sé, a penetrarlo, a riempirlo.

Il fastidio iniziale stava lasciando il posto, a poco a poco, a un senso di pienezza e di crescente piacere, forse più psicologico che fisico, eppure via via più intenso. L'unica cosa che gli dispiaceva era che così non poteva guardare Prem... Infatti uno dei componenti della gioia che provava nell'unirsi con Prem, era vedere la gioia fiorire sul volto del suo amato.

Però gli piaceva sentire il dolce peso di Prem sul proprio corpo, e soprattutto la sua giovane virilità agitarsi dentro di lui. Si chiese se non fosse possibile poter godere in quel modo ma guardandosi l'un l'altro. Questo suo pensiero, però, fu presto obnubilato dall'intensità crescente del piacere che Prem gli stava donando e dal piacere che evidentemente il suo amato stava provando nell'unirsi a lui in quel nuovo modo.

Infine Prem raggiunse il culmine del piacere e riversò in lui il frutto della propria passione. Dopo un poco Ushnisha si girò, lo prese fra le braccia e lo baciò.

"Ti è piaciuto fare l'amore in questo nuovo modo, unirti a me così, mio dolce?" gli chiese, carezzandolo delicatamente.

"Sì moltissimo. Anche a te?" rispose in un sussurro, ancora lievemente ansante, il ragazzo.

"Certamente."

"E ora, sarai tu a mettere questo in me?" gli chiese Prem con occhi lieti, carezzandogli lieve il bel membro eretto.

"Sì, fra poco. Prima voglio abbracciarti e baciarti ancora un poco." mormorò Ushnisha.

"Vienimi sopra..." gli chiese Prem con un dolce sorriso, stendendosi sul dorso e allargando le braccia in un lieto invito.

Ushnisha si stese su di lui, e Prem gli cinse il collo con le braccia e lo tirò a sé per baciarlo. Mentre le loro lingue giocavano lievi e liete cercandosi e rincorrendosi ora nella bocca dell'uno ora dell'altro, istintivamente Prem, quasi a serrare l'amato più fortemente a sé, allargò le gambe e le sollevò, cingendo con vigore la vita del suo amato. Così facendo, il duro membro del giovane principe si trovò a sfregare e premere sulle tenere natiche di Prem.

Questi fece ondeggiare il bacino, sospingendolo contro il membro dell'amato, in modo di sentirlo meglio... e quasi allo stesso tempo entrambi capirono che avrebbero potuto unirsi anche in quella posizione. Iniziarono perciò a compiere una serie di piccoli movimenti, in parte istintivi, in parte voluti, finché il duro membro di Ushnisha si inserì fra le piccole natiche protese.

"Sì... così... prendimi così!" mormorò emozionato Prem.

Ushnisha gli rivolse un tenero sorriso e iniziò a spingere. Lentamente, gradualmente, si fece strada nel suo amato e iniziò a penetrare in lui. Prem sentì emozioni contrastanti permearlo: da una parte un lieve fastidio per quella forte intrusione, ma dall'altra un grande senso di gioia nel vedere l'espressione rapita che si stava dipingendo sul bel volto del suo amato principe.

"Oh... oohhh, sì... così..." mormorò emozionato Prem, rilassandosi e attendendo con crescente piacere di accogliere totalmente il vigoroso membro dell'amato.

"Ti piace?" gli chiese con voce lievemente roca Ushnisha, sentendosi tutto il corpo in fiamme a causa del forte godimento che stava provando nell'unirsi in quel modo al ragazzo che amava.

Gli piaceva poterlo guardare in volto mentre lo faceva suo, godeva nel vedere i suoi occhi ora appannati per il piacere, ora brillanti per la gioia. E si rese conto che, mentre lo prendeva, in realtà gli si stava donando.

Quando infine non fu più in grado di spingersi oltre, si fermò per un poco, quasi a riprendere il controllo di se stesso, quindi, gentilmente, iniziò a sfilarsi poi a risospingersi dentro di lui, ondeggiando lievemente il bacino e perdendosi nello sguardo luminoso del suo Prem.

"Oh, sì, così..." mormorò il ragazzo carezzando la forte schiena del suo amato Vinal.

"Ti piace, amore?" chiese il principe con voce lievemente roca per il crescente piacere.

"Sì, è bellissimo. Mi piace sentirti in me... Oh, mio Vinal... Più forte... fai più forte!"

Ushnisha sorrise e a poco a poco aumentò l'energia delle proprie spinte. Il sorriso di Prem si accentuò. I loro volti si avvicinarono e si unirono in un caldo bacio, mentre Ushnisha continuava ad agitarglisi dentro con dolce virilità.

E quando, quasi d'improvviso, il giovane principe raggiunse l'acme del piacere, sì che fu incapace di trattenersi, e riversò tutto il frutto del proprio godimento nel ragazzo che amava, stringendolo a sé e restandogli premuto dentro, scosso da gradevolissimi fremiti, Prem sotto di lui, con un sorriso radioso, accompagnò ogni getto con un mugolio compiaciuto.

Per un attimo entrambi restarono immobili, frementi, quasi stupiti che tutto fosse già finito. Poi si staccarono lentamente, finalmente rilassandosi in un dolce abbraccio. Si stesero, uniti, attendendo che i loro corpi ritrovassero la calma dei sensi, sentendosi felici e più uniti che mai. Mille parole si affollavano nelle loro fresche menti, si affacciavano sulle loro morbide labbra, ma entrambi le trattenevano, intuendo che il silenzio avrebbe espresso in modo più giusto e più pieno quanto stavano provando l'uno per l'altro.

Dopo un poco Prem, passando lieve un polpastrello lungo la linea del naso di Ushnisha, gli chiese in un sussurro: "Vero che è stato molto bello fare l'amore così? Anche meglio delle altre volte?"

Ushnisha rispose con un sorriso e con un cenno di assenso del capo. Poi, rivestitisi, prese un frutto, lo tagliò in due e ne porse metà a Prem. Mentre lo sbocconcellavano si guardavano gioiosamente. Avevano appena finito e si stavano accingendo a pulire la stanza, quando sentirono giungere qualcuno. Si girarono verso la porta e videro entrare Azhar.

Il sorriso con cui lo stavano accogliendo si spense dai loro volti quando videro l'espressione scura del viso del giovane abate.

"Che c'è, Pitr?" chiese Ushnisha in tono preoccupato.

"Una triste notizia, principe."

"Dimmi..."

"Devi essere forte..."

"Dimmi." ripeté il principe, quasi sottovoce.

"È giunto un messaggio da Dyanhapur."

"Mia madre?" chiese il giovane trattenendo il respiro.

"Il messaggio proviene dalla maharani."

"Allora... allora mio padre! Che gli è accaduto?"

"È andato a raggiungere i suoi, i tuoi antenati."

"Quando? Come?" chiese Ushnisha in tono piatto, mentre Prem gli prendeva un mano e la serrava.

"Pare che si sia trattato di... un incidente di caccia... il messaggio non dice molto. La maharani chiede che tu torni immediatamente a Dyanhapur per prendere il posto che ti compete."

Ushnisha chiuse gli occhi, emise un tremulo sospiro, poi li riaprì e in tono basso, disse: "Quasi non lo ricordo... se non per quanto voi mi avete narrato di lui."

"È stato un sovrano giusto, buono, un padre per tutti i suoi sudditi. E ti ha amato molto."

"Sì, come mi avete sempre detto. Quasi non lo ricordo, eppure... eppure ora sento improvviso un grande vuoto dentro il mio cuore." mormorò Ushnisha. Poi, facendo uno sforzo per riprendersi, chiese: "Quando hai deciso che partiremo, per tornare a Dyanhapur?"

"Non abbiamo ancora deciso nulla, la notizia è appena giunta. Venite, tutti gli altri sono già nel tempio che stanno preparando per la cerimonia funebre in memoria di tuo padre. Poi, tutti assieme, decideremo quando e come tornare."

Terminati i riti, Ushnisha lesse il rotolino scritto da Amaravati e mandato come al solito tramite il piccione viaggiatore: non diceva molto di più di quanto gli aveva detto Azhar.

"Dobbiamo tornare, dunque." disse Ushnisha facendo inconsciamente rotolare avanti e dietro fra pollice e indice il messaggio nuovamente arrotolato.

"Sì, al più presto." assentì Azhar.

"Tutti assieme? Direttamente o per vie traverse? Travestiti o no?" chiese Parindra.

"Mia madre ha scritto di fare in fretta." fece notare Ushnisha, pensieroso.

Discussero brevemente, poiché erano fondamentalmente tutti abbastanza d'accordo. Decisero di partire il giorno seguente, senza avvertire nessuno, portando con sé solo un po' di cibo e il pochissimo oro che avevano. Ushnisha scrisse il messaggio di risposta alla madre informandola che sarebbe partito immediatamente, e che sarebbe giunto a corte entro pochi giorni, e lo affidò a un piccione viaggiatore.

Il piccolo corteo, composto di dieci persone, abbandonò la torre-monastero alle prime luci dell'alba. Prese la strada che evitava il villaggio e che conduceva verso il sud. Anche Ushnisha e Prem vestivano i panni color zafferano dei monaci e camminavano fianco a fianco, al centro del piccolo corteo.

Nel frattempo, a Dyanhapur, nella corte, si stavano svolgendo i solenni riti per i funerali del maharaja. Il figlio di Karuna Chandi, Ravindernath Purujit che era ormai un uomo di quasi trenta anni, essendo stato nominato reggente dal defunto sovrano, prese in mano le leve del comando.

Meno di un anno prima era morto anche il monaco di corte, serenamente, di vecchiaia. Questo per Amaravati aveva costituito il primo grave colpo, perché nel vecchio uomo aveva avuto non solo un valido consigliere, ma anche un prezioso alleato. Il secondo colpo, e anche molto peggiore, era stata l'improvvisa morte dell'amato sposo. Solo il fatto che avrebbe finalmente riavuto Ushnisha con sé leniva almeno in parte il suo grande dolore.

In un primo momento, Amaravati aveva persino temuto che l'incidente di caccia potesse in realtà mascherare un assassinio ordinato da Karuna, ma quando la tigre aveva assalito il maharaja, questi era circondato solo da uomini a lui fedeli: era davvero stata una triste fatalità.

Ravindernath nel frattempo si era sposato e aveva già tre figli maschi. La moglie era stata scelta dalla madre, che di fatto usava il figlio per le proprie mire di potere. Karuna, alla morte del maharaja, aveva tentato di far dichiarare Ravindernath, dai maggiorenti del regno, come nuovo maharaja, ma le opinioni erano molto divise e tutto ciò che ottenne fu che, solo se Ushnisha Bhima-Vinal Choudhury non fosse tornato entro la fine dei sette mesi di lutto, il trono sarebbe stato dato a Ravindernath.

Karuna era agitata. Sentiva che finalmente il trono avrebbe potuto cadere nelle sue mani, se solo fosse stata certa che Ushnisha non potesse presentarsi a corte. Doveva perciò fare in modo di intercettarlo in tempo e farlo sparire per sempre. Si recò quindi dal figlio.

"Ravindernath, devi mandare in gran segreto i tuoi uomini a sorvegliare i confini per impedire a Ushnisha di tornare."

"Impedire, madre? E come? Inoltre, dopo tanti anni, come potranno mai riconoscerlo? Quando mio padre lo mandò via aveva solo tre anni, ora ne ha quasi ventuno..."

"Non essere ingenuo. Quando andò via, era accompagnato da quattro monaci e due coppie di servi. Quindi, quasi certamente torneranno tutti assieme e un gruppo di nove persone così composto, non è difficile da identificare."

"Quand'anche fosse... come impedirgli di tornare?"

"Eliminandolo." rispose con forza e in tono glaciale la donna.

"Uccidendolo? Uccidere mio fratello?" chiese, alquanto disturbato dall'idea il giovane uomo.

"È l'unico modo che hai per accedere al trono."

"Ma non voglio macchiarmi del sangue di mio fratello, madre."

"Non sarai tu a ucciderlo... il suo sangue ricadrà sugli uomini che lo troveranno."

"Ma anche su me, se ordino io di... E inoltre mio padre aveva deciso che..."

"Tuo padre è morto. Il volere di un sovrano ha valore solamente finché è vivo."

"No, madre, io non..."

"Oh via! Che senso ha che uno che per anni non ha vissuto qui debba accedere al trono? Possibile che tu non abbia ambizioni? Dopo tutto quello che ho fatto per prepararti a questo giorno! Dobbiamo impedire a Ushnisha di arrivare e una volta fatto fuori lui, potrò finalmente vendicarmi anche di quella sgualdrina di Amaravati! Oh, le farò pagare tutto, finalmente!"

"Ma, madre, pagare tutto... che cosa? Che ha mai fatto contro di te, la maharani? È una donna buona e mite e..."

"Se non ci fosse stata lei, sarei stata io la maharani!"

"Ma mio padre scelse lei, scelse Amaravati."

"E finalmente tuo padre non c'è più! Ora tocca a me e perciò tocca anche a te!"

"Non mi sembra giusto..."

"Non ti sembra giusto! Tu sei il primogenito del maharaja, il trono deve essere tuo! E giusto è ciò che decide il vincitore. Non esiste una giustizia astratta. Il sovrano è la legge, il suo volere è giusto. E ora finalmente puoi riprenderti ciò che avrebbe sempre dovuto essere tuo. Tu devi regnare, non quell'odioso Ushnisha. E io devo finalmente avere il ruolo che mi compete, come madre del maharaja, non quella sgualdrina di Amaravati."

"Madre, la tua sete di potere..."

"Solo chi ha sete di potere lo sa usare ed è degno di usarlo. Il re della foresta è la tigre, non l'agnello!"

"Madre, io non mi sento di..."

"Lascia allora che me ne occupi io! Lo sai bene che un terzo della corte ci appoggia... e gli altri si adegueranno, volenti o nolenti. In tutti questi anni sono riuscita a piazzare la nostra gente in alcuni posti chiave. Ma tutte le mie fatiche sarebbero vane se Ushnisha giungesse a corte entro il tempo previsto."

"Madre, ma io..."

"E taci! È mai possibile che io abbia allevato un figlio meno virile di una fanciulla? Ushnisha non deve mettere piede qui e tu devi succedere a tuo padre! D'altronde, io sono di nobile discendenza, perciò il tuo sangue è nobile al cento per cento. La sgualdrina Amaravati è figlia di un vile mercante, quindi nelle vene di suo figlio scorre solo una metà di sangue nobile! Il trono deve essere tuo!" esclamò la madre e uscì dalle stanze del figlio, troncando così quella discussione.

Karuna convocò allora alcuni funzionari a lei fedeli e ordinò loro di organizzare lungo i confini una stretta sorveglianza. D'altronde questi per tempo avevano fatto in modo di avere soldati a loro fedeli, proprio in previsione di una simile occasione, togliendoli dalla capitale, in cui per il momento non sarebbero stati di grande utilità.

Ma anche Amaravati non era stata con le mani in mano, poiché non si fidava di Karuna. Lei aveva cercato di fare in modo di avere a corte soldati fedeli a lei, o per meglio dire all'erede scelto dal maharaja, e così, senza volerlo, le due donne si erano facilitate l'una l'altra nel loro progetto.

Ma l'improvvisa morte del maharaja durante una battuta di caccia, aveva fatto precipitare le cose, obbligando le due mogli ad accelerare i loro piani.

La corte viveva in uno stato di apparente sospensione, in attesa dello svolgersi degli eventi: o il ritorno del principe Ushnisha o l'accessione al trono di Ravindernath Purujit.

Il piccolo corteo che accompagnava Ushnisha a Dyanhapur stava procedendo a tappe forzate verso sud. Camminavano tutti in fila. Shudir apriva la marcia, seguito da Yash e Parindra, poi veniva Gita, quindi Prem e Ushnisha, seguiti da Lajila, poi Azhar e Tayib e infine Deven chiudeva il corteo. Facevano solo quattro soste al giorno, ben intervallate, tre per consumare un frugale pasto e la quarta per dormire, quasi sempre all'aperto.

Durante la sosta della seconda notte, Prem, steso fra le braccia di Ushnisha, gli chiese in un sussurro: "Ma sei contento di tornare? Di rivedere tua madre?"

"Sì, Prem."

"Mi sembri... preoccupato... e anche un po' triste."

"Lo sono. Sono un po' preoccupato per il ruolo che mi attende. Saprò essere un buon maharaja come tutti dicono che fosse stato mio padre? E sono anche un po' triste perché non lo potrò più riabbracciare."

"Ma quando saremo a corte... potremo ancora stare assieme?" chiese Prem con un filo di voce, esprimendo la preoccupazione che da tempo si stava agitando nei suoi pensieri.

"Sicuramente. Non voglio e non posso rinunciare a te. Perché hai questo timore, amato mio?" gli chiese, carezzandolo teneramente.

"Non lo so. Io non ho idea, non riesco neppure a immaginare come sarà la vita a corte. Tutto quello che conosco... è la nostra vita su alla torre, al tempio."

"Anche io non conosco altro, nonostante mi abbiano accuratamente preparato a quanto sta per accadere, ad assumere il mio ruolo. Ma una cosa è sentirne parlare... e altra è viverlo. Ma i nostri amici ci assisteranno e aiuteranno, e soprattutto ci aiuteremo l'un l'altro, io e tu."


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