Vediamo ora alcuni altri personaggi di questa storia che, se anche all'inizio sembreranno non averci nulla a che fare, ne diventeranno poi elementi più o meno importanti. Iniziamo da Mattia.
Mattia Donati è, in un certo senso, un vero artista della vita. Il suo fascino è irresistibile e quando dice qualcosa, specialmente riguardo ai propri sentimenti, lo pensa davvero. È dolce e tenero e ha bisogno di equilibrio affettivo, di sentirsi amato e circondato di dolci attenzioni, forse perché gli sono mancate da piccolo. Per lui l'amore, l'amicizia, il focolare sono molto importanti ed è il tipo che, se s'innamorasse, sarebbe un compagno fedele.
Mattia è il figlio illegittimo di due attori già in là con l'età: quando nacque, il padre aveva sessantaquattro anni e la madre cinquantatré, sì che in un certo senso erano per lui più due "nonni" che due "genitori". Comunque, per il loro lavoro, erano spesso assenti e da piccolo era stato allevato più dalla sua baby-sitter che dalla madre.
Quando era piccolo, la madre, con cui viveva, non l'aveva mai picchiato, la baby-sitter era sempre stata gentile e paziente, non l'aveva mai maltrattato. Nel quartiere in cui era cresciuto i bimbi giocavano al calcio nel giardino pubblico in cui lo portava la baby-sitter, tutti credevano ancora a Babbo Natale, e quando gli cadeva un dentino, trovava sotto il cuscino una moneta portata dal topino che voleva rosicchiare il formaggio.
In breve, a parte il fatto di essere il figlio di una donna in età e single, non aveva avuto una infanzia difficile. Vedeva il padre abbastanza spesso, benché, essendo sposato, non vivesse con loro. Nulla avrebbe fatto immaginare che a diciassette anni quel bel ragazzetto gentile e obbediente sarebbe diventato una marchetta.
Ma andiamo per gradi... Mattia aveva quattordici anni. A metà luglio, il padre aveva telefonato proponendo che il ragazzo andasse a passare una settimana da lui. La madre aveva accettato volentieri, perché così si sarebbe concessa una settimana di vacanza con il suo ultimo compagno, un giovane attore in carriera. Così i due erano usciti da casa, la madre aveva preso un taxi per l'aeroporto e Mattia l'autobus che l'avrebbe recato in centro, alla casa del padre.
Sceso con la borsa dei ricambi, Mattia percorse i due isolati e suonò a casa del padre. Non ottenne nessuna risposta. Stupito, suonò allora alla portineria chiedendo come mai il padre non rispondesse.
"Il dottore non c'è, torna la prossima settimana." aveva detto il portinaio.
"Ma se m'aveva detto di venire da lui... Mercoledì mattina, aveva detto..." protestò Mattia, un po' stupito.
"Sì, mi aveva detto che sarebbe tornato martedì sera, ma il martedì della prossima settimana, non di questa."
Mattia era uscito sentendosi un po' confuso: "E adesso, che cavolo faccio?" si chiese. Tornare a casa, non poteva: la madre aveva chiuso con la chiave dell'antifurto, che lui non aveva. Così si trovò per la strada, quasi senza soldi e anche cominciando a sentire un certo languorino, dato che era passato mezzogiorno.
Riprese la strada inversa, tirando fuori il portamonete e contando quanto aveva con sé: in tutto aveva soltanto tremila settecento cinquanta lire! Per dormire, beh, il tempo era buono, poteva andare in un parco e passare la notte su una panchina, ma per mangiare, con quei pochi soldi, non avrebbe certo potuto sopravvivere per un'intera settimana!
Il padre chissà dove era, in qualche albergo di chissà quale città; non avrebbe saputo come raggiungerlo, come avvisarlo... La madre... guardò l'orologio: doveva essere appena arrivata all'aeroporto. Pensò che poteva telefonare chiedendo che la chiamassero... Perciò andò in un bar, cercò il numero di telefono dell'aeroporto e chiamò. Spiegò il suo problema e gli dettero un altro numero di telefono. Lo compose, ma nessuno rispondeva. Chiamò di nuovo il centralino e, dato che aveva risposto un'altra persona, spiegò di nuovo il suo problema, dicendo che al numero che gli avevano dato non rispondeva nessuno.
Il tempo passava, ma non riusciva a far avvertire la madre. Si sentiva sempre più confuso e perso. Controllava nervosamente l'orologio: era già quasi l'una e non era riuscito a fare nulla. Allora pensò di telefonare a un paio di compagni di scuola per chiedere alle loro famiglie di aiutarlo... ma gli unici due numeri di telefono che ricordava a memoria, non rispondevano.
Quando infine, desolato, rinunciò e riagganciò il telefono, notò un giovanotto seduto a un tavolo, con indosso una T-shirt bianca con su stampata la scritta "Latin Lover", che lo guardava con un lieve sorriso. Il giovanotto gli fece cenno di avvicinarsi. Mattia si accostò al suo tavolinetto.
"Ho sentito quello che dicevi al telefono... sei in un bel casino, eh, ragazzo?" gli disse Latin Lover.
"Mh-mh."
"E adesso, cosa fai?"
Mattia fece spallucce.
"Scommetto che hai fame, vista l'ora..."
"Mh-mh."
"Io vado a mangiare qui vicino, adesso. Che ne dici se ti offro il pranzo?" gli disse il giovanotto alzandosi in piedi e facendogli un altro sorriso.
Beh, dopo tutto, perché no? Almeno un pranzo era assicurato. Poi... boh? Qualcosa avrebbe escogitato. Magari andare alla polizia, che avrebbe fatto qualcosa per il suo problema, no? Comunque, tanto per cominciare, seguì Latin Lover.
"Grazie... lei è molto gentile." disse.
"Che vuoi che sia?" rispose il giovanotto con un sorriso.
Latin Lover lo portò in un ristorantino e ordinò per tutti e due. Si presentarono, chiacchierarono. Sembrava un tipo simpatico, gentile. Dopo il pranzo, uscirono e continuarono a chiacchierare, camminando. A un certo punto Latin Lover si fermò davanti a un portoncino: "Io abito qui, perché non fai un salto su da me?"
Mattia aveva accettato, tranquillamente. Il giovanotto aveva preparato due caffè e mentre li sorbivano, aveva messo un po' di musica di sottofondo e avevano chiacchierato ancora un po'. Poi gli aveva detto che doveva tornare al lavoro.
"Senti, perché non lasci la tua borsa qui da me, e vieni ad aspettarmi quando chiudono i negozi? Andiamo a cenare assieme da qualche parte, poi torniamo qui. In questi giorni sono solo e, se ti va, potresti anche dormire qui da me, finché non tornano i tuoi."
Beh... dopo tutto, perché no? Così magari quello gli offriva anche gli altri pasti e non doveva dormire all'aperto. Aveva un'aria simpatica, gentile. Parlando, Mattia aveva saputo che "Latin Lover" si chiamava Piero, aveva ventisei anni e lavorava come commesso in un grande negozio di dischi a due passi da lì.
Mattia l'aveva accompagnato fin davanti al negozio, s'erano detti ciao e ripetuto l'appuntamento per la sera, poi era andato a bighellonare per le vie del centro, a guardare le vetrine dei negozi per far passare il tempo. Pensava che dopo tutto era stato fortunato a incontrare una persona gentile come quel Piero.
Così si ritrovarono. Dopo la cena in trattoria, tornarono a casa di Piero. Mentre guardavano la TV, Mattia, stanco per le emozioni di quella giornata e per il lungo vagabondare, si addormentò sul sofà. Fu svegliato da una strana sensazione... Piero gli aveva sbottonato la patta e lo stava masturbando!
Mattia saltò su, turbato: "Ehi, che cazzo fai?" chiese a mezza voce, tentando di allontanare quella mano sfacciata e di richiudersi i calzoni.
"E dai, ho voglia di divertirmi un po'."
"No..." disse il ragazzo tentando di sottrarsi.
"Mi piaci, Mattia. Dopo tutto... puoi essere gentile con me, dato che ti do da mangiare e dormire, no?" disse, pesandogli addosso con tutto il corpo e continuando a toccarlo e a cercare di spogliarlo.
"No, io... io non ho mai fatto queste... queste cose... Non voglio... Piantala, dai!"
Ma Piero non intendeva smettere e presto ebbe ragione della sua resistenza, che d'altronde non era molto forte. Mattia si sentiva scombussolato, perché da una parte era eccitato e dall'altra si vergognava. Sapeva già qualcosa riguardo al sesso, da qualche mese si masturbava, e sapeva anche che ci sono certi uomini a cui piace farlo coi ragazzi. Ma non aveva mai immaginato che una cosa del genere potesse capitare a lui.
Finirono lunghi sul tappeto. Piero era sopra di lui e a poco a poco gli apriva gli abiti e se li apriva. Mattia gradualmente si arrese, combattuto, un po' vergognandosi, un po' incuriosito, un po' turbato, un po' eccitato. E così quella sera, sul tappeto davanti al sofà, Piero lo deflorò.
Quando si sentì penetrare, Mattia tentò per un'ultima volta di opporsi, lo pregò di smettere, e quando lo sentì iniziare a spingersi dentro di lui provò paura, fastidio, dolore... ma nuovamente si arrese.
"Quando non puoi opporti, asseconda."
Dove aveva letto questa frase, questo consiglio?
Aveva serrato gli occhi stretti stretti, e subiva i vigorosi assalti del giovanotto, gemendo a ogni sua spinta. Aveva smesso di lottare e cercava di rilassarsi, sperando che il tutto finisse presto, quando con grande meraviglia si accorse che gli stava venendo un'erezione, provocata dallo sfregamento del duro arnese del giovanotto contro la sua prostata.
Più che non per l'assalto fisico in sé, Mattia era scosso per essere forzato a fare qualcosa che non aveva scelto lui di fare. Non gli era mai capitato. Si diceva che forse, se quel Piero gliel'avesse chiesto, avrebbe anche potuto dire di sì, ma così...
Quando finalmente Piero si fu sfogato, Mattia si rimise a posto gli abiti, in silenzio, il volto scuro.
Piero invece sorrideva, soddisfatto. Quando notò l'espressione corrucciata di Mattia, gli disse: "E dai che t'è piaciuto, no? E poi, dopo tutto, mi devi un po' di gratitudine, no? Beh, che fai, adesso? Ma dove vai, è notte ormai. E dai, Mattia! Senti... parliamone..."
Ma lui aveva preso la sua borsa ed era uscito, e quando Piero aveva cercato di trattenerlo, gli aveva detto: "O mi lasci andare o grido... poi ti denuncio. Sono ancora un minorenne!"
Così s'era trovato di nuovo in strada, senza un letto e quasi senza soldi. Camminò fino alla stazione, si trovò un sedile libero nella sala d'aspetto e si stese, usando la sua borsa come cuscino, sperando di addormentarsi. Era scomodo, e ogni volta che si stava appisolando, il minimo rumore lo svegliava dandogli un senso di timore.
Bene o male, si addormentò. La mattina dopo aveva tutto il corpo indolenzito per la posizione scomoda in cui aveva dormito, stanco per aver dormito male. Girò tutto il giorno, comprò solo qualche frutto e una pagnottella per placare la fame; si sentiva stanco e perso.
Pensò più volte che forse doveva proprio andare dalla polizia... Ma se avesse fatto così i giornali ne avrebbero certamente parlato, perciò temette che i genitori se la sarebbero presa con lui. Era pomeriggio tardi. E allora si disse che, ormai che quel Piero l'aveva violentato, tanto valeva che fosse rimasto lì da lui... Perciò, infine, si decise ad andare ad aspettare il giovanotto alla chiusura del suo negozio e, quando lo rivide, gli chiese se lo voleva ancora a casa sua.
"Hai cambiato idea?" gli chiese il giovanotto, con un sorrisetto. "Per me, va bene... ma sai cosa voglio in cambio, no?"
E così Mattia accettò di passare ogni notte nel letto del giovanotto e di lasciarlo fare. Gradualmente si abituò alle sue "attenzioni" sessuali e ne provò anche un certo qual confuso piacere. Dopo tutto, Piero lo trattava bene, era gentile... e gli sapeva dare anche il suo godimento, perché poi lo faceva venire succhiandoglielo.
Quando finalmente tornò a casa, non disse a nessuno come aveva passato quella settimana... inventò una storia più o meno plausibile che la madre, con suo stupore, si bevve senza problemi.
Con il passare del tempo, quella disavventura a poco a poco si trasformò nella sua memoria e iniziò a considerarla quasi come una strana ma gradevole esperienza. Comunque, a parte continuare a masturbarsi, ora pensando a quella sua unica esperienza sessuale, non ebbe più storie di sesso.
L'esperienza successiva, che avrebbe cambiato la vita di Mattia, avvenne quando aveva diciassette anni, un anno dopo la morte del padre. Aveva deciso, d'accordo con la madre, che quell'estate, durante le vacanze scolastiche, sarebbe restato in città e avrebbe lavorato per guadagnarsi un po' di soldi. Trovò un posto in un piccolo ristorante del centro che faceva anche servizio "take away". Il gestore era un uomo sulla quarantina, Samuele Boldi.
Quando gli pagò la prima settimana, Mattia guardò i soldi, poi l'uomo, e disse. "Certo che è poco per tutte le corse che devo fare."
"I patti erano questi. E poi, con le mance che ti hanno dato..."
"Poche e di rado... M'ero illuso di poter guadagnare più soldi, con questo lavoro." protestò blandamente Mattia.
"Una possibilità ci sarebbe..." gli disse allora Samuele guardandolo con un sorrisetto.
"Una possibilità... per che cosa?"
"Per fare Soldi Facili."
"E come?"
"Sei un bel ragazzo... Sai, ci sono certe clienti che, più che un pasto pronto gradirebbero... un ragazzo pronto. Sai ci sono certe casalinghe frustrate... che vorrebbero un po' di compagnia e che pagherebbero bene per averla."
"Per... scopare?" chiese stupito Mattia.
"Con un bel puledrino come te, certo. Non ti attira l'idea?" gli chiese Samuele, tentatore.
Mattia ebbe solo un attimo di esitazione, poi cominciò a fare domande al suo capo, perché c'era un sacco di cose che non sapeva. Samuele pensò subito a istruirlo per avviarlo al suo nuovo mestiere. Iniziò con poche regole di base.
"Prima di tutto, fatti sempre pagare in anticipo. Sii puntuale, non cercare mai di fregare nessuno. Parla solo se la cliente ti chiede qualcosa, non essere curioso, non cercare di sapere più di quello che lei ti dice. Cura sempre la tua pulizia personale, e portati sempre una scorta di goldoni in tasca; non farlo mai senza, ricordati, se non ti vuoi trovare con un brutta malattia come l'Aids..."
La prima donna che si fece mandare Mattia si chiamava Francesca, e per il ragazzo non fu un sogno erotico ma quasi un incubo. Aveva una caratteristica comune a diverse clienti: non voleva che le si facessero domande, ma in compenso era curiosissima riguardo alla vita sessuale di Mattia. Una specie di voyerismo mentale, per così dire.
Quando, nudi sul letto della donna, Mattia dovette iniziare le sue prestazioni come gigolò, iniziarono i suoi problemi. Non riusciva ad avere un'erezione, si sentiva a disagio, avrebbe voluto rivestirsi, andarsene... Restituirle le cinquantamila che lei gli aveva dato, scappare via da lì... Ma la tizia era su di giri e non intendeva mollarlo. Bene o male, infine Mattia riuscì a portare a termine la sua prestazione.
Ma, ciò che colpì Mattia, fu che riuscì a "funzionare" solo quando riportò alla memoria la sua unica precedente esperienza sessuale: quella con Piero, e chiuse gli occhi e immaginò, sia pure con qualche fatica, di essere con lui.
Quando rivide Samuele, questi gli disse che la cliente non era stata pienamente soddisfatta della sua prestazione. E allora, superato l'imbarazzo iniziale, un po' incerto, un po' vergognandosi, Mattia gli confessò che pensava di essere omosessuale.
Samuele non si scompose minimamente: "C'è un mercato anche per i finocchi, non ti preoccupare. Però io non me ne occupo. Se ti interessa, ti presento a un mio amico che ha un buon giro di clienti maschi e che cerca sempre nuovi ragazzi disponibili."
Così Mattia conobbe il "Signor Rastelli". La prima volta che si incontrarono fu in un ufficio sulla cui porta era scritto "Ages - servizi a domicilio". Venne a sapere che Ages stava per "Agenzia escort" anche se ufficialmente era un servizio di pulizie. Beh... dopo tutto si trattava di scopare, pensò Mattia divertito, sorridendo dentro di sé.
Il Rastelli, un uomo imponente, sulla cinquantina, grosso più che grasso, a differenza di Samuele aveva un'aria molto professionale. A una scrivania a lato lavorava un tizio sulla quarantina, dall'aria scialba.
"Ti diamo un teledrin, un cercapersone. Tu dovrai tenerlo sempre acceso, negli orari in cui sei in servizio. Quando vibra, devi telefonarci entro dieci minuti, non di più. Certe volte il lavoro è da svolgere entro un'ora, perciò devi andare subito; a volte è invece per qualche giorno dopo. Quando ci chiami, ti comunichiamo l'orario, il contatto, l'indirizzo, il compenso e altre eventuali informazioni che reputiamo utili.
"Se accetti l'incarico, devi portarlo a termine: siamo molto severi su questo punto, se la darai buca anche una sola volta sarai subito fuori dal giro. Ti pagheremo noi, in contanti, dopo la prestazione, e la nostra percentuale sarà a parte. Se tu dovessi prendere un appuntamento direttamente con uno dei nostri clienti, devi farcelo sapere. Altrimenti, scordati di lavorare ancora per noi. È tutto chiaro? Hai qualche domanda?"
L'unica domanda, affiorò quasi spontanea sulle labbra di Mattia: "Quando comincio?"
Gli affari andavano bene, con gli uomini non aveva nessun problema a svolgere il proprio compito, anzi, gli piaceva, il che gli confermò la sua omosessualità. Passò un'estate abbastanza piacevole, anche se non tutti i clienti erano dei principi azzurri. Quando ricominciò la scuola, semplicemente aveva meno ore a disposizione, ma poté continuare il suo lavoro in segreto.
A Mattia capitò anche di avere qualche incontro un po' difficile. Una volta fu ingaggiato dagli amici di un uomo di quasi ottant'anni e quando Mattia lo vide si chiese come avrebbe fatto, ma l'uomo fu così gentile che presto lo mise a proprio agio e riuscì a soddisfarlo.
Un'altra volta fu mandato da un cliente che gli volle insegnare tutti i trucchi del sesso tantrico, e quando uscì dalla casa del tizio era completamente senza forze, a causa dei troppi orgasmi che aveva dovuto avere.
E una volta fu pagato da una coppia di giovani uomini assai belli; ma fu una cosa frustrante: gli fecero indossare una specie di costume da cameriera, trasparente, e dovette pulire a fondo la camera da letto mentre i due scopavano fra loro, senza poter fare niente. Appena poté tornare a casa, si chiuse nel cesso per masturbarsi.
Non era una cosa facile tenere ben separate la sua vita da bravo figliolo e da studente da quella di escort di lusso e di successo. Anche giustificare con la madre i soldi che aveva in tasca non era una cosa facile, anche se a volte le diceva che erano regali fattigli dal padre, sperando che la madre non volesse verificare.
A Mattia piacevano gli studi, anche se non era certo mai stato un secchione. Quando, terminato il liceo con buoni voti, si iscrisse all'università, iniziò a pensare che gli sarebbe convenuto andarsene da casa. Non che la madre ci fosse molto spesso né, perciò, che mettesse troppo il naso nella sua vita privata, ma sentiva il bisogno di potersi fare la propria vita senza dover continuamente ricorrere a sotterfugi.
Il fatto di frequentare l'università gli dava maggiore libertà di prima anche per la sua segreta attività di gigolò, o di escort, come si iniziava a dire anche in Italia. Infatti, anche se a volte doveva saltare qualche lezione, aveva trovato un paio di simpatiche e gentili compagne di corso che volentieri gli passavano gli appunti.
Mattia infatti era molto apprezzato dalle compagne per il suo buon carattere oltre che per il fatto di essere un bel ragazzo. Come capita a volte, le ragazze si trovano bene con i ragazzi gay, anche se queste non sanno nulla a proposito della loro sessualità, forse perché non si sentono "minacciate" su un piano sessuale né comunque troppo pesantemente e pressantemente corteggiate.
Però Mattia, oltre a non corteggiare, logicamente, le ragazze, non era nemmeno interessato a provarci con qualcuno dei compagni di corso, nonostante ve ne fossero alcuni decisamente attraenti e fra questi forse anche qualcuno gay come lui. Il fatto è che doveva già fare abbastanza di frequente sesso con i clienti per sentire il bisogno di cercarsi anche una relazione.
Anche se Mattia, a differenza di altri ragazzi, non era uno dei più disponibili quanto a tempo, il signor Rastelli era contento di lui, perché tutti i clienti si erano dimostrati soddisfatti sia delle sue prestazioni sessuali che del suo modo di fare. Perciò il Rastelli continuava a insistere perché Mattia si rendesse disponibile più spesso.
Mattia gli rispose: "No, per me va bene così, perché non voglio trascurare troppo i miei studi. Non potrò fare l'escort per sempre, devo pensare anche al mio futuro. E poi, se facessi sesso troppo spesso, forse lo farei meno bene, non crede? Non insista, la prego. Quello che guadagno mi basta, almeno per ora."
Certamente, pensava Mattia, se avesse voluto andare a vivere per conto suo, avrebbe avuto forse bisogno di più soldi, per pagarsi sia gli studi che la casa, ma per ora gli andava bene così.