Svevo decise di invitare a pranzo Corrado e Mattia. Aiutato da Silvio, preparò un pasto leggero ma raffinato, con molte piccole portate, non conoscendo i gusti dei due ragazzi, in modo che potessero scegliere quello che preferivano. Non ebbero problemi: i due invitati mangiarono un po' di tutto con gusto, profondendosi in lodi. Dopo il pranzo e il "rito" del caffè, uscirono in giardino a chiacchierare.
"Mi fai vedere casa?" chiese ad un certo punto Corrado a Svevo.
"Certo, vieni."
Mentre i due rientravano in casa, Silvio chiese a Mattia: "Non vuoi vederla anche tu?"
"Dopo, magari. Com'è stare con Svevo?"
"A parte che è un po' troppo un pignolo, per i miei gusti... o forse che io sono troppo disordinato per i suoi... io ci sto bene."
"Scopate?"
"Abbastanza spesso. E tu con Corrado?"
"Anche. Ma non siamo una coppia. Non col nostro mestiere. E voi due?"
"No, macché. Qualche volta ci piace farlo insieme. Con i clienti, lo sai meglio di me, è raro che ci sia anche piacere. Voglio dire piacere di stare assieme. Anche quando le cose potrebbero funzionare, ci sono sempre i soldi di mezzo, che raffreddano tutto."
"Già. Un tanto all'ora... Ma come mai, con tutti i soldi che ha, Svevo fa il mestiere? Lui non ne avrebbe bisogno, dopo tutto; potrebbe divertirsi come vuole e vivere di rendita."
"Ha cominciato per dispetto verso i suoi... sai gente borghese tutta d'un pezzo, almeno formalmente. E comunque dice che lo diverte. No, non ne avrebbe davvero bisogno, lui. Ma in fondo, quanti di noi ne avrebbero veramente bisogno? Quella dei soldi, il più delle volte, è solo una scusa. Dopo tutto potremmo trovare un altro lavoro, se volessimo."
"Non sempre, Silvio, non sempre. O per lo meno... si potrebbe trovare magari un lavoro in cui si fatica di più e si guadagna di meno. Cioè, lavare i vetri delle auto agli incroci o vendere accendini fuori dai supermercati... pulire i cessi o fare gli spazzini comunali. Non è che sia molto meglio che scopare a pagamento, no? E comunque si guadagna parecchio di meno."
Mattia tirò fuori dalla tasca una scatoletta di metallo di pastiglie per il mal di gola. La aprì e la porse. Ma non conteneva pastiglie. C'erano invece degli involtini di foglia secca, lievemente conici, lunghi sui cinque centimetri, tenuti chiusi all'estremità più stretta con un filo rosso.
"Ne vuoi uno?"
Silvio guardò: "No, non fumo erba, io. Qualche volta una sigaretta, ma molto di rado. Non voglio prendere il vizio."
"Non è erba. Questi sono bidies... semplici foglie di tabacco non conciate, arrotolate. Le fanno in India. Un mio cliente che va spesso in Svizzera me ne porta sempre qualche pacchetto. Hanno un gusto diverso da quello delle sigarette. Provane uno, dai. Ma devi tirare spesso o si spengono."
Silvio ne prese uno, Mattia glielo accese con l'accendino e ne accese uno per sé.
"Quanto ci mettono quei due? Secondo me Svevo sta scopando con Corrado. Altro che fargli vedere casa!" disse a un certo punto Silvio, con un sorrisetto malizioso.
"E tu non hai voglia di farlo con me, allora?" gli chiese Mattia quasi sottovoce, e posò una mano fra le gambe dell'altro, carezzandolo lievemente da sopra la patta.
Silvio ridacchiò: "Se non l'avessi, me la stai facendo venire. Dove lo vorresti?"
"Dove vuoi tu... non mi porti in camera tua?"
"Che bisogno c'è? Lo possiamo fare anche qui; dalla via non ci possono vedere."
"Qui? All'aperto? Come quando si fanno marchette al parco?"
"Perché, non ti va? Non ti piace all'aperto?"
"No no, mica m'importa. L'importante è farlo, no? Ma hai voglia, tu?"
"Te l'ho detto, me l'hai fatta venire."
Mattia iniziò a sbottonargli i calzoni, sorridendo contento. Silvio si rilassò contro lo schienale della panchina e allargò un po' le gambe. Fece un ultimo tiro al bidie, ma s'era spento, e lo lasciò cadere sull'erba. Mattia glielo aveva tirato fuori e si stava chinando per succhiarglielo. Silvio spostò il bacino un po' in avanti e allargò di più le gambe. Sentì le labbra e la lingua dell'altro iniziare a lavorarglielo ad arte, e vide che aveva un'espressione compiaciuta.
Dopo un po, Silvio stese un braccio e infilò, a stento, una mano sotto la cintura dei calzoni di Mattia, a carezzargli il sedere, frugare nella piega, titillargli il foro. Mattia emise un mugolio, continuando a succhiarlo ad arte.
"Lo vuoi qui?" gli chiese Silvio in un mormorio eccitato.
Mattia fece di sì con il capo, ma senza lasciare la presa.
"Tirati su, allora, dai." lo invitò.
Si staccarono, si alzarono. Silvio lo sospinse dietro alla panchina. Mattia si aprì i calzoni e se li calò con le mutande fino alle ginocchia, poi si appoggiò con le mani allo schienale della panchina, chinandosi e sospingendo indietro il sedere. Silvio gli andò dietro, abbassandosi anche lui i calzoni, prese un preservativo dalla tasca, se lo infilò, prese Mattia per la vita e gli si addossò. Con poche, appropriate manovre, gli si immerse dentro, mentre Mattia sottolineava l'invasione con un lungo mugolio compiaciuto.
Silvio iniziò ad agitarglisi addosso, infilandogli le mani sotto la camicia a stuzzicargli i capezzoli.
"Ti piace?"
"Zitto e datti da fare!"
"Non ti preoccupare, mi do da fare sì!"
"Dopo però te lo metto io."
"Vedremo..."
"Eddai!"
"Vedremo..." ripeté Silvio dandogli dentro con gusto. "Sì che mi piace, comunque. Hai un gran bel culetto."
"Solo?"
Silvio non rispose. Era concentrato a goderselo.
D'un tratto sentirono una voce alle loro spalle: "Ma guardali questi due assatanati! Non possiamo lasciarli soli neanche un momento che si mettono a scopare come conigli!" esclamò Svevo.
Corrado ridacchiò.
Silvio, senza smettere, girò il capo e disse: "Credete che solo voi due potevate scopare? Andatevene, guardoni, lasciateci in pace."
"Ma mica abbiamo scopato, noi due!" protestò Corrado.
"Beh, peggio per voi, allora!" disse Mattia, senza guardarli.
"Però, quasi quasi... Mi pare un'ottima idea." disse Svevo. "Vieni, Corrado, andiamo su in camera mia. Vedere questi che si danno da fare come due conigli mi ha fatto venire voglia."
Corrado ridacchiò di nuovo e seguì Svevo dentro casa. Silvio sentì che diceva: "Mi fotti prima tu o ti fotto prima io?" ma non sentì la risposta dell'altro.
Più tardi si rividero tutti e quattro, evidentemente soddisfatti, e guardarono uno dei film della collezione di Svevo. Infine si lasciarono.
"Allora?" chiese Svevo quando furono nuovamente soli.
"Una bella giornata."
"A parte la scopata?"
"Compresa la scopata. Cos'è non t'è piaciuto Corrado?"
"Sì sì, altroché! Che ne dici? Gli proponiamo di venire ad abitare qui da noi?"
"Non credi che dovremmo prima incontrarli di nuovo, conoscerli meglio?"
"No, non credo. A me vanno a genio, e non credo di sbagliarmi."
"Una cosa è passare qualche ora assieme, fare una bella scopata, un'altra è vivere assieme."
"Ognuno di noi ha la sua camera... la casa è grande non ci pestiamo di sicuro i piedi."
"Beh, dopo tutto è casa tua, fai come credi."
"Mi sembri poco convinto. Cosa c'è che non va?"
"Niente. No, proprio niente. Mi sembrano tutti e due a posto. E anche simpatici."
"E almeno quando abbiamo voglia di divertirci, avremo un po' più di varietà." aggiunse Svevo.
"Ah, è per quello allora che li vuoi qui! Non ti basto più, io?"
"Che cazzo c'entra. Non lo sai che una buona dieta deve essere variata? Se ci sono pure loro, non dobbiamo accontentarci della solita pietanza... è meglio, no? Scopa bene, Mattia?"
"Sì, proprio bene. E Corrado?"
"Anche lui, te l'ho detto. D'altronde, siamo o non siamo tutti professionisti del sesso?"
"E soprattutto, tutti e quattro froci dalla testa ai piedi."
"Sai che non mi piace che usi quella parola."
"Già, tu sei politically correct... si dice così, no? Ma la sostanza non cambia. A me piace dire pane al pane e cazzo al cazzo!"
Così Svevo e Silvio pochi giorni dopo andarono a trovarli e proposero loro di trasferirsi a Villa Arduino. Corrado e Mattia accettarono immediatamente, lieti di lasciare lo squallido buco in cui vivevano.
I due nuovi ragazzi si dettero subito da fare per aiutare a tenere pulita casa e giardino, molto meglio di quanto fino ad allora avesse fatto Silvio, ma Svevo volle continuare a essere il solo a far da mangiare per tutti, permettendo solo a Silvio di aiutarlo in cucina, e comunque solo lui poteva fare il caffè.
Non facevano sesso assieme molto spesso, a volte, specialmente quando avevano avuto un cliente, non ne avevano voglia; e non lo facevano mai tutti e quattro assieme ma solo in coppie. Superarono presto gli inevitabili attriti iniziali e in poche settimane si amalgamarono molto bene, tanto che pareva fossero sempre stati assieme. Scoprirono, in un certo senso, di essere un po' complementari l'uno all'altro.
A volte, quando Silvio andava a trovare Luisa ed Ermando e portava fuori il nipotino, alle giostre, al cinema, o semplicemente a fare una passeggiata, ora uno ora l'altro degli altri tre amici lo accompagnava. Ogni volta che Silvio li andava a trovare, per il piccolo Ermando era una vera festa. Ammirava Svevo, così elegante ed originale, Corrado, un po' mattacchione e sempre allegro, e anche Mattia, che era gentile e tenero con lui.
Ermando aveva ormai dieci anni e a volte Mattia lo aiutava a fare i compiti, spiegandogli con pazienza e bravura quanto il ragazzino non aveva capito. Svevo ogni volta gli portava un regalino, Corrado giocava volentieri con lui, soprattutto al pallone.
Una volta erano andati a passeggio e s'erano fermati al parco, Mattia con Ermando giocavano al pallone sul prato, Silvio e Luisa li guardavano, seduti su una panchina.
"Sei fortunato ad aver trovato così buoni amici." Luisa disse al fratello. "Mi piacciono un sacco tutti e tre."
"Ma purtroppo per te, sono tutti e tre gay, bella mia!" le disse il fratello ridacchiando.
"Stronzo, che c'entra! Mica dicevo che mi piacciono in quel senso. E poi sono tutti troppo giovani per me. Svevo, che è il più vecchio, ha la mia età."
"Non pensi a sistemarti, prima o poi?" le chiese il fratello.
"Per adesso no. E poi, chi si metterebbe con una puttana?"
"Papà s'era messo con mamma."
"Sì... e le faceva da protettore, da magnaccia. No, grazie tante. E poi si conoscevano già da prima di decidere di mettersi insieme, di sposarsi. A volte penso che erano una strana coppia... E mi chiedo se non stavano insieme più per comodità che per amore. Amore... Se papà amava davvero mamma, le avrebbe fatto smettere di fare la puttana."
"Io credo che a modo loro si amavano." le disse Silvo.
"A modo loro, certo. D'altronde, non è forse vero che ognuno di noi ama a modo suo?" gli chiese la sorella, con un sorrisetto stanco.
"Ermando sta crescendo bene." disse Silvio, cambiando discorso.
"Assomiglia sempre più a suo padre, fisicamente."
"Ti manca?"
Luisa fece spallucce, ma Silvio notò che un velo di tristezza aveva offuscato per un attimo i suoi occhi. Capì che la sorella non aveva voglia di parlarne. Pensò che anche Ermanno e Luisa, a modo loro, si erano amati. Se solo Ermanno fosse riuscito a disintossicarsi...
"Ti sta proprio bene, quel camiciotto, Silvio."
"Svevo lo voleva buttare via, per lui le maniche sono troppo corte... non l'aveva mai messo, aveva sbagliato a comprarlo. A me piaceva, così gli ho detto di darmelo."
"Avessi io tutti i soldi che ha lui, la pianterei con questa vita."
"Forse anche io, Luisa, ma non lo so. Non ne sono sicuro."
"Scopate anche fra voi quattro?" gli chiese a un tratto la sorella.
Silvio la guardò un po' stupito: "Ehi, signorina, ti sembrano domande da fare?" le rispose, allegramente.
"Non che me ne freghi... solo curiosità. Sai che un paio di volte Ermanno, per pagarsi la droga, aveva fatto qualche marchetta?"
"Ma va? Non me l'avevi mai detto."
"Se ne vergognava... Gli avevo promesso di non dirlo a nessuno. Ma ormai..."
"Te l'aveva detto lui?"
"Sì. Ma a lui non piaceva."
"Beh, lui mica era gay. Non è sempre piacevole, anche per me che sono gay, immagino per lui..."
"Lui non sapeva mettere un muro fra il mestiere e la vita quotidiana."
"A differenza di noi."
"Chi ti piace di più dei tuoi amici?"
"Tutti e tre. Sono molto diversi, ognuno ha qualcosa di positivo e qualcosa meno."
"A letto, volevo dire." spiegò la sorella.
Silvio ridacchiò: "Ma sai che sei una bella curiosa! Tutti e tre, comunque. Ognuno ha qualcosa di piacevole."
"Ermando s'è affezionato anche a loro. Sì, sta proprio crescendo bene, il mio cucciolotto."
"Svevo vuole rimettere in funzione la piscina... Sai, ce n'è una piccola in fondo al giardino. Corrado e Mattia gli hanno detto che gli danno una mano. Quando sarà a posto potreste venire qualche volta a farvi una nuotata, specialmente nei giorni più caldi."
"Vedremo. Certo che è proprio bella la casa di Svevo."
"Non ci venite quasi mai."
"Lo sai, no... con la vita che faccio..."
"Proprio per quello, dovresti ogni tanto... staccare."
"Con un figlio da allevare..."
"T'ho detto tante volte che, se ne hai bisogno, ti do una mano io, no?"
"Voglio cavarmela da sola."
"Orgogliosa!"
"Stronzo!" gli rispose Luisa, ma a mezza voce e con un sorriso dolce. "Tu e io, ci assomigliamo come carattere... a parte il fatto che io scopo con uomini."
"Appunto, anche io! Ci somigliamo davvero!" ridacchiò Silvio.
Sentirono un urlo di Ermando e guardarono preoccupati, poi scoppiarono a ridere. Era steso sotto a Mattia che gli stava facendo il solletico, e il ragazzino guizzava come un'anguilla, ridendo ma senza tentare di sottrarsi.
"Mattia è forse il più affezionato a Ermando..." disse sottovoce Luisa, sorridendo, poi aggiunse, "... dopo di te, si capisce. È un caro ragazzo, Mattia, molto affettuoso."
"Sì... è forse il più tranquillo e il più a posto di noi quattro." convenne Silvio.
"Ti piace." disse Luisa con uno sguardo lievemente malizioso.
"Come pure gli altri." troncò corto Silvio, cogliendo correttamente il sottinteso che era in quella frase.
Ora era Ermando sopra a Mattia e gli faceva il solletico, ridendo felice. Mattia faceva la scena, lo implorava di smettere, ma non si sottraeva.
Luisa guardò l'orologio: "Devo andare a fare la spesa. Mi accompagnate?"
Anche Silvio guardò l'ora: "No, noi dobbiamo andare, ora. Ci vediamo presto."
Si alzarono e Luisa chiamò il figlio.
"Ancora un momento, mamma!" protestò il ragazzino, ansante ed eccitato.
"No, adesso basta. Abbiamo un sacco di cose da fare. Su, lascia in pace Mattia e vieni qui! Cavolo, ti sei sporcato tutto! Adesso dobbiamo passare a casa, devi fare la doccia e cambiarti!"
"Ma mamma!"
"Su, dai, Ermando." gli disse Mattia, facendolo alzare e alzandosi a sua volta.
"Quando vieni di nuovo a trovarmi?" gli chiese il ragazzetto mentre andavano verso gli altri due.
"Presto, campione."
"Prometti?"
"Prometto!" gli disse Mattia passandogli le dita nei capelli per sistemarglieli un poco.
Si salutarono. Mattia e Silvio andarono all'auto e tornarono a casa.
"Sei più bambino di mio nipote." gli disse Silvio mentre guidava.
"Sì." rispose allegramente Mattia.