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una storia originale di Andrej Koymasky


FIGLI DI PUTTANA CAPITOLO 11
MANEGGI DI UN RAGAZZETTO

Mattia andava sempre più spesso a trovare Silvio ed Ermando, spesso aiutava il ragazzino nei suoi studi e anche giocava con lui, o andavano assieme a portare a passeggio Peluche.

Un pomeriggio, mentre stavano con il cane nel parco lungo il fiume, Ermando a un tratto chiese a Mattia: "Ma a te piace il lavoro che fai?"

"Beh... insomma..."

"E allora, perché lo fai?"

"Uno mica può sempre scegliere cosa fare."

"Sì, lo so, però... Zio Silvio ha cambiato lavoro per stare con me. Anche se adesso guadagna di meno, credo che dopo tutto è contento di non dover scopare con degli sconosciuti solo per soldi." disse il ragazzetto con aria tranquilla.

Mattia lo guardò sorpreso: "Ti... ti ha detto lui che... che faceva... quel lavoro?"

"L'ho capito da solo, mica sono più un bambino, io, ormai ho tredici anni. E poi, lo faceva anche mamma... e nonna... Siamo tutti figli di puttana..." ridacchiò il ragazzetto. "E anche tu e Corrado e Svevo lo fate, no?"

"Te l'ha detto Silvio?"

"No... ma sai... uno certe cose le capisce anche da solo. No, zio Silvio l'ha ammesso solo di lui. Comunque credo che è contento di non farlo più. Anche se credo che gli manca un po' il sesso... per colpa mia. A me non importerebbe mica se... se portasse a casa un ragazzo per scopare assieme. O magari se lo fa con uno di voi... Lo facevate anche assieme, di solito?"

Mattia era un po' imbarazzato e non rispose.

"Io non capisco..."

"Cosa, Ermando?"

"Tutti parlano sempre tranquillamente di tutto, anche delle cose più brutte, ma quando si tratta di sesso, pare che a tutti gli si paralizza la lingua."

"Beh, sai... è una cosa piuttosto intima. Non credi? Molto personale."

"No, a me non mi pare. Molto più intimo è quello che uno sente dentro, cioè i sentimenti, però se ne parla senza troppi problemi. Dovrebbe essere più semplice dire che uno ha scopato, invece che dire che si è innamorato, e invece succede proprio il contrario. Voi grandi siete proprio incasinati."

"Beh... non hai torto, Ermando." disse Mattia con un sorriso divertito.

"Tu ti sei mai innamorato?"

"Beh... non proprio." rispose incerto il giovanotto.

"Per colpa del tuo lavoro?"

"No, no... O per lo meno... non solo."

"E allora?"

"È che... quando si è innamorati... sarebbe bello esserlo in due e non da soli. Capisci?"

"Cioè... tu sei innamorato di uno ma non lui di te?"

"Non proprio innamorato. Cioè... non voglio innamorarmi... perché a lui pare che non interesso... non in quel senso, per lo meno."

"Ma non gliel'hai mai detto?"

"Certo che no. Non lo voglio mica mettere a disagio."

"Ma mica è un tuo cliente, per caso?"

"No, no..."

"Ti scoccia che te lo chiedo?"

"Un po'."

"Magari è perché se non glielo dici, lui non ti può dire di no... e allora... è che hai paura di sentirti dire un no. A nessuno piace ricevere un no, giusto?"

Mattia lo guardò, metà sorpreso e metà ammirato. "E tu avresti solo tredici anni?" commentò a bassa voce.

"Compiuti da poco... Ma a te piace zio Silvio?"

"Certo. Siamo amici."

"No, in quell'altro senso... Scopare con lui."

"Ermando! E dai!"

Il ragazzetto ridacchiò: "E dai tu! Che c'è di male a dire semplicemente un sì o un no! Mica ti chiedo cosa ci faresti a letto. Avete già scopato, no?"

"Ma che ficcanaso..."

"Allora sì; un no l'avresti detto più facilmente, anche se era una bugia. E vi è piaciuto?"

"E piantala!"

"No, è che... a me piacerebbe se vi mettete assieme. Però dovrebbe piacere a voi due, logicamente. Io comunque vi vedrei bene, assieme. Davvero."

"E perché io? Perché allora non Svevo o Corrado?"

"Beh... sono simpatici tutti e due, però tu mi piaci di più. Svevo è gentile, ma... è un pignolo e pieno di manie. Mica dico, se piacesse a zio, non è che sarebbe un problema troppo grosso per me, però..."

"E Corrado, allora?" gli chiese Mattia, divertito.

"Tu sei più bello, secondo me piaceresti di più a zio Silvio. E pure a me. Anche se io conto poco."

"Perché conti poco?"

"Mica dovrei scopare io con te. Primo, sei troppo vecchio per me e secondo, a me tira per le pollastrelle e non per i galletti. O, primo, preferisco le ragazze e, secondo, sei vecchio... fai tu."

"Due, per vivere assieme, devono veramente volerlo, stare bene assieme."

"Beh, e non stavate assieme in quattro, prima?"

"Non è la stessa cosa."

"Va beh, d'accordo. Però, voglio dire, voi due sapete già com'è stare assieme... specialmente se avete già anche scopato."

"Ma cos'è, vuoi accasare tuo zio con me?"

"Eh, mi piacerebbe proprio. E credo che sarebbe meglio anche per zio Silvio. Abbiamo tutti bisogno di una famiglia, no? No?" insisté guardandolo dritto negli occhi. "Io mica posso dargli quello che potresti dargli tu... Avete solo un anno di differenza, voi due."

"Le cose mica si decidono così."

"Ma a te piacerebbe o no?"

"Che ne so... Io sto bene come sto."

"Guarda che io mica ti romperei l'anima se ti mettessi con zio... Tu mi sei simpatico. Sei simpatico anche a Peluche. A me piacerebbe se tu stai con noi."

"Ma dovrebbe piacere a me e a Silvio, non credi? Mica a te o al tuo cane."

"Certo. Per questo te lo sto chiedendo."

"Ma l'hai chiesto a tuo zio?"

"Lui è anche più abbottonato di te, su queste cose. Ma magari glielo chiedo."

"Non credi che sono cose che non ti riguardano?"

"E come se mi riguardano, se devi venire a stare con noi!"

"Ma chi te l'ha detto che devo venire a vivere con voi? E poi, non ti pare di lavorare un po' troppo di fantasia?"

"No."

"Senti, Ermando, tu pensa alle tue ragazzine, che ai miei ragazzi ci penso io, eh?"

"Classico discorso da grandi. Io per le ragazzine ho ancora tempo... voi due invece dovreste sbrigarvi, prima che sia troppo tardi."

"Guarda che mica abbiamo già un piede nella tomba!"

"Eh, ma gli anni passano così in fretta. Quando ero piccolo..."

"Perché, adesso saresti grande, tu?" Mattia gli chiese con lieve ironia.

"Stronzo!"

"Quand'eri piccolo?"

"Cazzo, m'hai fatto perdere il filo, non mi ricordo più cosa stavo per dire."

Mattia ridacchiò.

"Peluche, qui!" Ermando chiamò, preoccupato, vedendo che il suo cane stava annusando un cagnone grande e grosso.

Quando il cagnetto corse scodinzolando da lui, si chinò a carezzarlo. Mattia li guardò con tenerezza e pensò che gli sarebbe piaciuto vivere con loro... cioè con Silvio e loro, in realtà.

Sì, ne era mezzo innamorato, ma non credeva proprio che a Silvio interessasse mettersi con lui. Che avrebbe dovuto fare? Provarci, come gli aveva appena detto Ermando e qualche mese prima anche Corrado, o cercare di non pensarci, di non illudersi, come da un bel po' cercava di fare?

Mentre tornavano verso casa di Ermando e Silvio, Mattia, pur cercando di non farlo, continuava a pensare a Silvio e a quello che provava per lui... Arrivarono sotto casa.

"Vieni su?" gli chiese Ermando.

"No, torno a casa. Devo fare il bucato e un sacco di altre cose."

"Quando vieni di nuovo?"

"Presto, penso. Beh, ciao, Ermando."

"Ciao Mattia. E pensa a quello che t'ho detto, eh?"

Il ragazzetto salì in casa. Lo zio stava stirando.

"Oh, ciao... E Mattia?" gli chiese.

"Io gli ho detto di venire su, ma è tornato a casa; dice che aveva da fare... Ti piace, Mattia?"

"Beh, è un amico, no? Come Svevo e Corrado."

"Sì, ma... non pensi che è... meglio degli altri due?"

"No... cioè... sono amici tutti e tre."

"Sì, ma... mica sono tutti e tre uguali, no? A me Mattia mi pare meglio di tutti e tre." disse Ermando mettendosi a cavalcioni di una sedia, poggiando le braccia sulla spalliera e la testa sulle braccia e guardando lo zio che stirava. "Se devi fare una graduatoria, quale ti piace di più?"

"Mah, che ne so... tutti e tre, te l'ho detto. Ognuno ha qualche lato positivo ma anche qualcuno meno gradevole."

"Cos'è che non ti piace di Mattia?"

"Non è che c'è qualcosa che non mi piace. Sono tre cari amici, punto e basta."

"Ma a te, zio... non ti piacerebbe metterti con Mattia?"

"Eh? Ma che cavolo vai pensando?"

"Non ti piaceva scopare con lui?"

Silvio lo guardò accigliato. "Non ti pare che..."

"... che sono cazzi tuoi? Sì, lo so. È solo che a me piacerebbe se vi mettete assieme. Fareste proprio una bella coppia, secondo me."

"Bisognerebbe vedere se a lui interessa... ammesso che interessi a me. E poi, cos'è, adesso? Neanche mia madre mi ha mai rotto perché mi sposassi, e adesso arrivi tu a..."

"E ci credo che nonna non ti diceva di sposarti, lo sapeva bene che a te non piacciono le femmine! Però voleva che papà e mamma si sposavano. Tu mi parli poco di papà... io quasi non me lo ricordo. Mamma un po' me ne parlava... qualche volta... però poi diventava triste e allora io facevo finta che non mi interessava e cambiavo discorso."

"Ti manca, tuo padre?" gli chiese Silvio con un dolce sorriso.

"Beh... no... non può mancarti uno che te lo ricordi appena. E poi tu mi fai da padre, dopo tutto, e mi piaci, come padre. Anche se non mi viene di chiamarti papà."

Silvio spense il ferro da stiro, fece cenno a Ermando di alzarsi, sedette e se lo tirò a sedere sulle gambe.

"Comunque stiamo bene, insieme, no?"

Ermando gli posò la testa su una spalla. "Sì, certo. Ma non ti piacerebbe metterti con Mattia?"

Silvio gli dette uno scappellotto affettuoso. "Vuoi spiegarmi cosa cavolo ti sei messo in testa, all'improvviso, a volermi far mettere a tutti i costi con Mattia?"

"Te l'ho detto, zio, vi vedo proprio bene insieme."

"Non ti basto più, io?"

"Non dire cazzate! Mica è per me. È che io lo so che Mattia ti piace e allora..."

"Ma che ne sai, tu?"

"Come se non vedo come gli sorridi..."

"E, sentiamo, come gli sorrido?"

"In un modo speciale... diverso che con Corrado o Svevo. E pure Mattia ha quel sorriso, quando è con te... Secondo me a lui tu interessi."

"Ancora non m'hai spiegato com'è che ci sorridiamo. A me non pare proprio che lo facciamo in un modo speciale. Te l'ho detto, è solo un amico... come gli altri."

"Sarà! Ma ti piaceva scopare con lui?"

Silvio gli dette un altro scappellotto, ma questa volta meno amichevole.

"Ahia! E dai, zio..."

"E dai tu, no? Comunque per mettersi assieme, mica basta che a due gli piace scopare insieme."

"Beh, però se non gli piace, certo che mica funzionerebbe, no? Non basterà, come dici tu, però è già qualcosa, no? E poi, mica ci sarà solo quello... se siete anche amici, vuole dire che vi piacete, che state bene assieme, no?"

"Una cosa è stare bene assieme come amici, un'altra è stare assieme come una coppia."

"Cosa c'è che non ti piace di Mattia?"

"Mah... niente... Però..."

"Io dico che ci dovresti pensare... seriamente, zio."

Silvio fece un sospiro e non rispose.

Però... ci pensò.

Possibile, si chiese quella sera stessa, mentre a letto aspettava che arrivasse il sonno, che davvero ci fosse qualcosa di... speciale, fra lui e Mattia? Ma no! D'accordo, gli era simpatico, gli piaceva sia come carattere... e anche per scopare, certo, anche se era un po' che non lo facevano. Ma gli piaceva più di Svevo e Corrado? Come carattere forse sì, abbastanza più di Svevo e, almeno un pochino, anche più di Corrado, benché gli fossero simpatici entrambi. Riguardo a scopare... beh, anche questo gli era sempre piaciuto abbastanza di più quando lo faceva con Mattia.

Però non aveva mai pensato di mettersi assieme con nessuno di loro tre... o più semplicemente con nessuno, punto e basta.

E poi, comunque, se per caso si fosse venuto a sapere che lui conviveva con un uomo... che ci scopava... non avrebbe rischiato che gli togliessero Ermando? Forse solo convivere no, dopotutto poteva essere semplicemente un amico, ma se si fosse scoperto che Mattia ancora faceva la vita, che batteva il marciapiede...

Senza rendersene conto, Silvio in realtà stava cercando scuse per rifiutare l'idea di mettersi con Mattia, per negare di esserne veramente attratto. A volte siamo dei campioni nel mentirci da soli.

Ermando non era più tornato su quell'argomento, ma ormai aveva gettato il seme nei suoi pensieri, perciò, nonostante tutto, sempre più spesso Silvio si chiedeva se non gli sarebbe piaciuto mettersi con Mattia... come avrebbe potuto essere stare con lui.

Perciò, iniziò a pensare a lui, e a guardarlo, a considerarlo in un modo diverso.

Beh... a parte l'attrazione fisica, che comunque c'era... e non solo perché da un bel po' non aveva l'occasione di scopare... Mattia era indubbiamente simpatico, e anche caruccio, anzi, più che caruccio, era attraente... e aveva anche un carattere piacevole. Era forse il più spontaneo dei suoi tre amici, e quando esprimeva un sentimento, era sempre sincero in un modo disarmante. Mattia era meno raffinato di Svevo, ma anche meno grezzo di Corrado.

E poi... avere un compagno con cui dividere le responsabilità della vita, avrebbe potuto essere una cosa gradevole e, anche più, positiva. Ma certo mica poteva bastare questo per decidere di mettersi assieme, no? E poi Mattia mica gli aveva mai fatto capire che gli sarebbe piaciuto compiere un passo come quello.

Silvio aveva perciò accantonato quell'idea, catalogandola solo come una fantasia del nipote, come una cosa senza fondamento. L'aveva accantonata, eppure il seme gettato da Ermando stava lentamente mettendo radici nel suo subconscio.

Ed Ermando, anche se saggiamente aveva deciso di non insistere più con nessuno dei due su quella sua speranza, non li perdeva però di vista, e stava rendendosi conto, con segreto piacere, che qualcosa stava lentamente ma sicuramente cambiando nel rapporto fra Silvio e Mattia.

Il ragazzo fantasticava e si chiedeva: "Se è vero, come è vero, che Silvio per me è davvero come un papà, un ottimo papà, se si mettesse assieme con Mattia... cosa sarebbe Mattia per me? Una mamma non di sicuro..." pensava divertito, "... magari come un altro papà... e perché no? Cavolo se mi piacerebbe avere anche Mattia in casa con noi... E poi sarebbe anche meglio per zio Silvio, no?"

Perciò osservava l'evoluzione delle cose: da una parte provando la tentazione di fare qualcosa per accelerarla, dall'altra temendo che se avesse ancora insistito, avrebbe solo fatto irrigidire i due nei loro "ma no, che vai pensando!"

Chissà perché ai grandi dà fastidio che i piccoli si occupino delle loro cose? E soprattutto non le prendono mai in seria considerazione? Quanto spesso i grandi sono più "piccoli" dei piccoli!

A tredici anni Ermando era in quell'età in cui ci si sente a tratti ancora piccoli, a tratti già grandi e non si sa bene dove collocarsi. L'età in cui si ha ancora bisogno degli adulti e in buona parte si dipende da loro, ma in cui ci si comincia a confrontare con loro, a saggiarne il valore e le qualità, a metterli alla prova, a giudicarli, a volersi liberare dal loro controllo.

Ma soprattutto è l'età in cui non solo si comincia a voler prendere in mano la propria vita, ma si tenta anche, consciamente, di condizionare la vita di chi ci circonda, iniziando da chi abbiamo più vicino, quasi a saggiare le proprie forze.


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