Ermando, pur avendo reputato più prudente non tornare sul discorso con nessuno dei due, non aveva affatto rinunciato a far mettere assieme lo zio Silvio e Mattia. Perciò, oltre a continuare a lodare l'uno quando era con l'altro, sia pure cercando di assumere un tono casuale, a un certo punto pensò di aver bisogno di un aiuto.
E chi avrebbe potuto dargli una mano, se non Corrado e Svevo, gli altri due comuni amici di Mattia e Silvio? Quindi, alla prima occasione in cui riuscì a essere solo con loro due, decise di sollecitare la loro complicità.
Erano tutti e tre nell'angolo del giardino di villa Arduino, in costume da bagno, stesi al piacevole sole di fine maggio dopo aver fatto una nuotata.
"Svevo, Corrado, io ho bisogno del vostro aiuto." esordì il ragazzetto.
"Sì? E riguardo a che?" gli chiese Svevo sollevandosi su un gomito a guardarlo.
"Ecco, io voglio che zio Silvio e Mattia si mettono assieme."
Svevo fece un risolino divertito. "Scusa, Ermando, ma non credi che sono cavoli loro? Se si piacciono si mettono insieme, se no... nessuno ci può fare niente."
"Certo, mica sono stupido, lo so io pure. Ma il fatto è che si piacciono, però non so perché cavolo non se lo dicono! Io c'ho provato a dirglielo, ma tutti e due m'hanno detto di pensare ai cavoli miei."
"E magari hanno pure ragione, no?" gli disse Svevo con un sorrisetto divertito.
"Ma quei due starebbero così bene assieme!" insisté Ermando, con espressione un po' delusa perché sperava di ottenere il loro appoggio.
"Siamo tutti amici; però..." iniziò a dire Svevo.
Corrado si alzò a sedere: "Comunque, secondo me Ermando ha ragione: Mattia è innamorato di Silvio." disse.
"Ma va là!" reagì Svevo.
"Ma va là col cavolo! Me l'ha detto Mattia... Mica me lo sto inventando io!" disse Corrado.
"Davvero? Te l'ha detto lui? Ma quando?" chiese Ermando con ritrovato entusiasmo.
"Oh, sarà stato qualche mese fa. Io gliel'ho detto che doveva dirlo a Silvio, ma lui dice di no, perché Silvio non ha per lui altro che amicizia, come per noi. Dice che Silvio non gli ha mai fatto capire di provare niente di speciale per lui."
"Il che chiude l'argomento." sentenziò Svevo, sdraiandosi di nuovo, le braccia piegate sotto la testa. "Anche se Mattia ha perso la brocca per tuo zio, come ha detto a Corrado, se a Silvio non interessa, non c'è proprio niente da fare."
"E invece no!" protestò Ermando. "Io dico che se facciamo in modo di farli stare più spesso insieme, e da soli, anche zio si può innamorare di Mattia."
"Beh... o per lo meno, se stanno da soli abbastanza a lungo, possono almeno farsi una bella scopata." rise Corrado.
"Anche, perché no? Dai, vero che m'aiutate, raga?" disse Ermando e, al loro silenzio insistette, "Vero che mi date una mano?"
"Bah... ci si potrebbe pure provare. E comunque male non farebbe di sicuro a nessuno dei due." disse Svevo, benché in tono ancora un po' incerto.
Così iniziò la congiura dei tre.
Per un po' sembrò che tutti gli sforzi dei tre congiurati fossero vani. Fra Silvio e Mattia, anche quando gli altri facevano in modo che stessero un po' da soli, con le più svariate scuse, nulla pareva cambiare.
Svevo insisteva a dire che i loro sforzi erano del tutto inutili. "Ma l'avete visto anche voi, no? L'ultima volta che li abbiamo lasciati soli in casa, come l'abbiamo trovati al ritorno? A letto a scopare? Nooo! Sul sofà a pomiciare? Nooo! Almeno in cucina, la mano nella mano? Nooo! Silvio lavava i pavimenti e Mattia i vetri! Ed era evidente, dato che stavano per finire, che non avevano fatto altro!"
"Mattia dovrebbe darsi da fare!" disse Corrado. "Io, mi sa che gli faccio un discorsetto e che vedo di farlo decidere a..."
"Non ci sei riuscito una volta, non ci sono riuscito nemmeno io..." disse desolato Ermando. "No... secondo me... secondo me..."
"Secondo te, non trovi nemmeno una buona idea. Lasciamo perdere, raga!" disse Svevo facendo spallucce.
Ermando aveva la fronte corrugata, le labbra strette, guardava verso un punto indefinito e stringeva ritmicamente i pugni. Poi, in tono deciso, parlò.
"Aiutatemi solo a fare un'ultima cosa, dai! E se non riesce nemmeno questa..."
"Sentiamo." disse Corrado, in tono poco convinto.
Ed Ermando espose il suo piano. Svevo e Corrado lo ascoltarono, lo discussero con lui, e infine decisero di fare anche quell'ultimo tentativo. Si divisero i compiti.
A fine settembre c'era il compleanno di Mattia. Organizzarono perciò una festa per l'occasione, a cui invitarono anche Silvio ed Ermando.
"Zio, ci andiamo, vero?"
"Sì, certo che ci andiamo."
"Cosa gli regali, tu, per il compleanno?"
"Mah, non so... una scatola di cioccolatini..."
"Ma dai, zio, è banale! Dobbiamo trovare qualcosa di più... personale. Dopotutto è Mattia, no, mica uno qualsiasi."
"Beh, Ermando, se hai qualche idea..."
"Che ne dici, piuttosto, di un CD di musica... o di un film?"
"Potrebbe andare anche bene... tu cosa proponi?"
"Andiamo in centro e vediamo cosa troviamo... e cerchiamo anche un bel biglietto di auguri."
E venne il giorno del compleanno di Mattia. Ermando aveva voluto fare il "cameriere" per il pranzo che Svevo e Corrado avevano preparato, perciò, con Corrado, era andato a comprare un farfallino nero, aveva indossato l'unico pantalone nero che aveva e una camicia bianca. Lui mangiava in cucina, fra una portata e l'altra, in fretta, pronto a servire le varie portate.
Terminato il pranzo, si erano trasferiti tutti in salotto.
"Ermando, puoi portare i gelati, mentre io preparo i caffè?" aveva detto Svevo, mentre metteva sullo stereo una musica di sottofondo.
Come erano d'accordo, Corrado finse di ricordarsi solo allora della cosa e con aria afflitta, disse, "Oh, cazzo, mi sono dimenticato di andare in gelateria a ritirarli..." mentendo come erano d'accordo, perché in realtà i gelati erano già nel frigorifero.
"E che cazzo, dove hai la testa?" chiese Svevo, recitando la sua parte. "Beh, che aspetti, piglia l'auto e vai subito a prenderli, no?"
"Sì, sì, certo."
"Posso venire con te, Corrado?" disse prontamente Ermando.
"Sì, vieni."
Mentre uscivano, Svevo gridò loro dietro: "E fate svelti!"
Corrado prese l'auto, salirono, uscirono dalla villa, girarono l'angolo e si fermarono. Allora prese il telefonino e, come pianificato chiamò nella villa.
Svevo andò a rispondere nell'altra stanza, lasciando così soli Silvio e Mattia.
"Che dici," chiese Corrado appena Svevo rispose, "si decideranno quei due?"
"Speriamo... li abbiamo fatti bere abbastanza, sono soli, c'è la musica giusta di sottofondo... Ermando ha cambiato il biglietto d'auguri nel regalo di Silvio, no? Mattia lo stava giusto scartando..."
Mattia aprì i pacchetti dei regali degli amici, leggendone i biglietti di auguri, sorridendo. Quando aprì quello che gli aveva dato Silvio, ne lesse anche il biglietto e il suo cuore fece un salto in petto.
Ermando, quando aveva comprato i biglietti d'auguri, di nascosto dello zio ne aveva comprati due identici, e, sempre di nascosto di lui, imitando la sua grafia, invece della frase scrittavi da Silvio, "Mille auguri per una vita felice e mille di questi giorni" aveva scritto sull'altro biglietto "Con tanto amore, sperando di poterti avere finalmente e per sempre con me..."
Mattia lesse due volte il biglietto, senza sospettare che non fosse stato scritto da Silvio. Lo guardò e, con voce bassa, emozionata, chiese. "Silvio... sei sicuro di... di quello che hai scritto?"
Silvio, ignaro, sorrise e rispose tranquillo: "Ma certo!"
Mattia lo guardò per un attimo, ancora quasi incredulo, poi lasciò cadere il biglietto, si giro verso l'amico, lo prese fra le braccia, lo strinse a sé e lo baciò. Silvio ne fu lievemente sorpreso, ma con piacere ricambiò il bacio.
Quando le loro labbra si staccarono, Mattia sussurrò, "Dio, quanto ti amo, Silvio! Vorresti vivere con me, davvero?
Non notò l'espressione sorpresa dell'amico, poiché i loro volti erano ancora troppo vicini e Mattia lo baciò di nuovo.
Appena le loro labbra si staccarono nuovamente, Silvio chiese, esitante e stupito: "Da quanto... da quanto sei... innamorato di me?"
"Da... non lo so... da tanto... Credevo che tu non te n'eri accorto... credevo che non ti interessava di me... non in questo senso, voglio dire."
"Ma tu non m'hai mai detto niente."
"Neanche tu m'avevi mai fatto capire che..."
A Silvio girava la testa, e non solo per aver bevuto un po' troppo vino durante il pranzo. Mattia lo stava carezzando dolcemente e lo baciò di nuovo. Non era certo la prima volta che i due avevano un contatto fisico, ma Silvio sentì che ora era qualcosa di diverso... qualcosa inatteso... e di molto piacevole. Non solo fisicamente piacevole come era sempre stato con i suoi amici, e, forse anche più che con gli altri, con Mattia.
"Mi ami?" chiese Silvio, quasi a voler essere sicuro di aver capito bene, e forse anche per prendere tempo.
"Sì, sono innamorato come una pera cotta!"
"E... vorresti vivere con me?"
"Certo, visto che anche tu lo vuoi."
"Per... sempre?" chiese ancora Silvio, cercando di fare ordine dentro la propria testa e nei propri sentimenti.
"Lo spero... o almeno... il più a lungo possibile."
"Credo che... Ermando ne sarebbe felice." mormorò Silvio, ancora lievemente turbato, ma anche eccitato per i baci e le carezze intime dell'amico.
"Ma tu pure, no?"
Silvio si chiese 'io pure?', e dopo una breve esitazione, si rispose 'credo di sì...', poi si chiese, 'ma io lo amo, a parte che mi piace scopare con lui?' e non fu sicuro della risposta, anche se una vocetta dentro di lui gli suggeriva di sì.
"Solo che," disse Mattia, "se vengo a vivere con voi... devo cambiare lavoro. Sia per te che per Ermando. Non voglio mettervi in pericolo... sai... se si venisse a sapere..."
"E saresti disposto a farlo?"
"Tu l'hai fatto, no? Lo farei volentieri."
"E cosa faresti?"
"Non lo so... magari le pulizie come te. Qualsiasi cosa. Ma davvero vuoi provare a metterti con me?"
"Beh, credo che... che sia ora che... che metto la testa a posto e che... che metto su famiglia." rispose Silvio cercando di dare un tono scherzoso alle sue parole, ma sentendo dentro di sé una strana, grande, piacevole dolcezza.
Svevo stava spiando, non visto, la scena, da dietro lo stipite della porta. A quel punto si allontanò silenziosamente e chiamò il telefonino di Corrado che rispose immediatamente.
"Sì?"
"Pare che le acque si stiano muovendo..." sussurrò Svevo. "Anzi, che si siano mosse. Pare che si mettono insieme..."
Corrado lanciò un grido di gioia, Ermando capì e si mise a battere le mani, felice.
"Credo che potete tornare, a questo punto." sussurrò Svevo al telefono.
"Arriviamo!"
Corrado mise in moto, fece il giro dell'isolato ed entrò in casa. Con Ermando andò in cucina, dove Svevo li aspettava. Tolsero i gelati dal frigorifero, li prepararono e andarono a raggiungere Silvio e Mattia, facendo finta di nulla.
I due, sentendoli arrivare, si staccarono, e Mattia chiese sottovoce, gli occhi brillanti, "Glielo diciamo?"
"Eh? Beh... non lo so..."
I tre entrarono, con i gelati per tutti in mano, cantando "Perché è un bravo ragazzo..." e fingendo di non sapere nulla.
Silvio e Mattia s'erano staccati e Mattia era lievemente arrossito.
Silvio raccolse da terra il biglietto d'auguri del suo regalo, e con aria indifferente l'aprì e vi gettò un'occhiata distratta. Ermando cercò di precipitarsi per toglierglielo, ma non fece in tempo. Silvio ebbe un'espressione stupita, poi fulminò con lo sguardo il nipote. Ermando si fermò, esitante.
"Non l'hai saputa nemmeno imitare bene." disse Silvio, serio, a bassa voce.
Svevo e Corrado s'erano fermati interdetti, avendo capito che cosa fosse appena accaduto. Mattia, all'improvviso cambiamento d'umore degli altri, guardava da uno all'altro cercando di capire che cosa stesse accadendo, il perché di quella strana atmosfera che aveva preso improvvisamente il posto dell'allegria di una manciata di secondi prima.
"È che... tu non... non ti decidevi mai a..." mormorò Ermando, esitante.
"Ma che è successo?" chiese Mattia, perplesso.
"Niente. Niente Mattia." disse Silvio mettendo via il biglietto. "È solo che Ermando ne ha combinata una delle sue... e dopo io e lui dobbiamo fare i conti." spiegò ed abbozzò un sorriso.
"Cosa ha combinato?" insisté Mattia.
"Niente, Mattia, non ti preoccupare. Mangiamoci il gelato, ora..."
Ma improvvisamente Ermando, diventando tutto rosso, sollevò il gelato che aveva in mano e fece il gesto di lanciarlo sullo zio, e fu bloccato appena in tempo da Svevo che glielo tolse di mano.
Allora, quasi urlando, Ermando disse: "E va beh! E va beh! Sì, e allora? Allora adesso che fai? Ti rimangi quello che gli hai appena detto? Dai! Dai! Diglielo che non te ne frega un cazzo di lui!" e la voce gli tremò per lo sforzo di non mettersi a piangere, un po' per la rabbia e un po' per la delusione.
"Certo che glielo dico! Certo."
"Ma insomma, mi volete spiegare cosa cavolo..." disse Mattia sempre più disorientato.
"Sì, Mattia. Vedi, questo biglietto d'auguri..."
"Silvio..." intervenne Svevo.
"Zitto, tu! Scommetto che eravate tutti d'accordo, no? Anche tu, Corrado, mi ci gioco le palle!"
"Eehh! Manco se fosse cascato il mondo." borbottò Corrado facendo spallucce.
"... questo biglietto d'auguri... non è quello che t'avevo scritto io. Ermando ne ha fatto un altro uguale e l'ha messo al posto del mio, imitando la mia scrittura... e manco tanto bene, poi."
"Cioè... vuoi dire che... che non è vero quello che..." mormorò Mattia, iniziando a capire.
"No, Mattia, non è vero, non t'ho scritto io quelle parole. Però... però credo che dopo tutto... magari potremmo ricominciare tutto da capo."
"Cioè?"
"Mattia, vuoi diventare il mio ragazzo?" gli chiese Silvio. "Vuoi venire a vivere con me e con quello scassacazzi del mio nipote?"
Mattia era sempre più confuso.
Svevo fece un lieve sorriso: "Beh, Mattia, mica avrai cambiato idea, adesso, no? Cosa rispondi a Silvio?"
"Ma se non l'avevi scritto tu, vuol dire che..."
"Oh che cazzo, ma adesso te l'ha chiesto lui, e davanti a noi, no, Mattia? Non l'hai sentito?" disse Corrado. "Che ti piglia? Digli di sì e mangiamoci questo benedetto gelato, prima che si squagli tutto!"
"Ma tu... ma io..." disse Mattia, teso.
Allora Silvio lo abbracciò di nuovo, gli mise le mani dietro la nuca, lo forzò ad avvicinare la testa alla sua, e gli dette un bacio, con tanto di lingua in bocca. Mattia di colpo si rilassò, abbracciò Silvio e gli si addossò, spingendolo giù a stendersi sul sofà, andandogli sopra, quasi frenetico.
Gli altri tre li guardarono per un po', Svevo lievemente ironico, Corrado compiaciuto, Ermando ancora incavolato...
Poi Svevo disse, "Ehi, ehi, ehi ragazzi, se volete mettervi a scopare forse è meglio che andate di sopra... Noi frattanto ci mangiamo il gelato, eh?"
Silvio si tirò su, forzando Mattia a sedersi di nuovo, e con un sorrisetto, disse: "Non dovevi andare a fare il caffè da prendere assieme al gelato, tu, Svevo? E tu, Corrado, è inutile che fai quel sorrisetto idiota. Quanto a te, Ermando..."
"Ma va a fa'n culo!" gli disse il ragazzo, a metà contento ma a metà ancora scontroso.
"... quanto a te, Ermando... se fra Mattia e me andrà tutto bene, ti perdono per quello che hai fatto, ma se non andrà bene, te la faro pagare cara, intesi?"
Mattia sorrise: "Non ti preoccupare Ermando... vedrai che andrà tutto bene. Io, per lo meno, ce la metterò tutta. E comunque, in casa, saremo sempre due contro uno, tu e io, e faremo rigare dritto questo... questo... mio Silvio. Dai, Ermando, fai un sorriso!"
"Ehi, già ti metti contro me, Mattia? Ma bravo, bella cosa! Mi fai già pentire per quello che t'ho detto..." gli disse Silvio con un sorriso. Poi si rivolse al nipote: "E dai Ermando... in fin dei conti tutto è bene quel che finisce bene. Vieni qui, dai..."
Ermando andò a sedere accanto allo zio, dalla parte opposta di Mattia. Silvio gli cinse le spalle con un braccio.
Corrado fece una risatina: "Ma guarda guarda che bella famigliola, padre madre e figlio... Ma chi fa la madre?"
"Stronzo!" gli disse Ermando, ma con un sorriso.
"Beh, questa volta sono d'accordo con Ermando!" disse Silvio.
"E anche io, con Ermando e con Silvio." rincarò la dose Mattia.
"Sì... davvero una bella famigliola, e anche concorde, almeno per darmi dello stronzo." rise Corrado.
Svevo tornò con i caffè e finalmente si misero a mangiare il gelato, in allegria.
"Allora, Mattia, quando ti trasferisci da Silvio?" gli chiese Svevo.
"Subito, no?" rispose per lui Ermando.
"Beh, prima devo sistemare le cose, trovarmi un lavoro... diverso, Ermando." disse esitante Mattia.
"Sì, hai ragione, fai bene." disse Svevo. "Comunque, se tu prendessi quella benedetta laurea... potresti trovarti un lavoro adatto a quello che hai studiato."
"Vedremo. Per ora, qualsiasi cosa andrà bene."
A sera, dopo aver anche cenato tutti assieme, quando Silvio ed Ermando decisero di tornare a casa, Mattia, convinto soprattutto da Ermando, preparò una valigetta e andò con loro, come s'erano messi d'accordo. Sarebbero tornati a prendere le sue cose nei giorni seguenti, ma volevano iniziare da subito a vivere assieme.
Logicamente Mattia si sistemò nella stanza di Silvio, che gli fece posto nell'armadio per le sue cose.
Quando andarono finalmente a dormire, Ermando era felice. Era riuscito a farli mettere assieme ed era sicuro che sarebbero stati una bella coppia. Mentre, nel suo lettino, finalmente scivolava nel sonno, il ragazzo pensò che forse stavano facendo l'amore in camera loro, e sorrise. "I miei due papà..." pensò con un senso di tenerezza e di calore, e s'addormentò sentendosi felice.