Amedeo sentì come un colpo alle tempie. Cercando di scherzare, rispose, sottovoce: "È colpa del cervo afrodisiaco."
"No. Non ne avevo affatto bisogno. Mi basta la tua vicinanza. Mi permetti di baciarti?" chiese, sempre in un sussurro.
Amedeo chiuse gli occhi e girò il capo verso di lui, attendendo. Sentì le labbra dell'uomo posarsi lievi sulle sue, sfregare delicatamente, poi sentì la sua lingua forzargli gentilmente le labbra. Le schiuse e la lingua di Savino s'insinuò nella sua bocca. Amedeo mosse la lingua contro quella dell'uomo. Si sentiva il corpo in fiamme.
Savino lo attirò contro di sé, abbracciandolo stretto, e il suo bacio si fece più appassionato. Amedeo tremava per l'eccitazione. L'uomo gli carezzò la schiena, il collo, la nuca. Il ragazzo emise un basso gemito di piacere. Lentamente si girò fra le braccia dell'uomo, in modo di appoggiare le spalle sulle sue gambe, semisdraiato sul divano. Savino si chinò su di lui, senza interrompere il bacio.
Appena le loro labbra si staccarono, Amedeo, gli occhi chiusi, chiese in un soffio: "Mi vuoi?"
"Sì."
"Mi porti di nuovo di là... sul tuo letto?"
"Vieni." rispose Savino, facendogli sollevare di nuovo il torso.
Si alzarono in piedi. Savino prese il giovane uomo per mano e lo condusse nuovamente nella sua camera. Ritti accanto al letto, l'uomo lo prese fra le braccia, e lo baciò nuovamente, mentre le sue mani iniziavano ad aprire gli abiti del ragazzo. Amedeo si sentiva la testa girare, quasi come se fosse stato ubriaco. Sollevò le braccia e a sua volta iniziò a sbottonare gli abiti dell'uomo. Dal soggiorno, attraverso le porte aperte, giungeva la musica che era come la colonna sonora di quanto stava accadendo.
Man mano che si toglievano di dosso gli abiti reciprocamente, li lasciavano cadere sul pavimento, finché entrambi furono a torso nudo. Savino si chinò e gli prese fra le labbra un capezzolo, suggendolo, stringendolo, mordicchiandoglielo lievemente. Amedeo gemette, pensando che quell'uomo sapeva come far morire di piacere un ragazzo. Sentì le mani di Savino iniziare a trafficare con la cintura dei suoi calzoni e questo gesto semplice, lo fece eccitare anche più di prima: era un po' come se l'uomo in quel modo stesse prendendo possesso di lui.
Quando gli ebbe aperto la cintura e sbottonato la patta dei calzoni, le mani di Savino scivolarono sotto le mutande sul sedere del ragazzo, carezzandolo e palpandolo, tirandolo a sé, e Amedeo sentì la forte erezione dell'uomo premergli contro il pube, attraverso la stoffa dei loro calzoni. Chiuse gli occhi ed emise un lieve e lungo sospiro. Le labbra di Savino cercarono nuovamente le sue e si unirono in un nuovo lungo e appassionato bacio. Le mani dell'uomo gli impastavano lievi i glutei.
"Mi vuoi?" chiese nuovamente Amedeo in un sussurro.
"Sì." rispose l'uomo sottovoce.
Savino gli fece calare calzoni e mutande assieme fino alle ginocchia, poi lo sospinse contro il letto, facendovelo sedere. Gli s'inginocchiò davanti, gli sfilò le scarpe, poi, prendendoli per le gambe, anche i calzoni, quindi gli tolse le mutande e infine anche le calze. Amedeo, seduto sul bordo del letto, gli carezzò le spalle e il petto, poi lo fece alzare in piedi e iniziò febbrilmente ad aprirgli i calzoni. Glieli abbassò sulle anche, poi spinse in giù anche le mutande e finalmente il membro eretto dell'uomo saltò su, pulsante, puntando verso di lui.
Allora Amedeo lo prese in mano, mentre con l'altra gli soppesava i sodi testicoli, sporse il capo in avanti e con la punta della lingua iniziò a stuzzicare la bella asta dura soffermandosi soprattutto sul prepuzio che, forzando con la punta della lingua, fece scivolare indietro, scoprendo il glande gonfio. Lo prese fra le labbra mentre vi passava la lingua, traendo lievi mugolii di piacere dall'uomo. Savino gli carezzava i capelli, la nuca, le spalle, godendo quel primo intimo contatto. Mosse un po' in avanti il bacino, facendo scivolare il proprio membro fra le labbra di Amedeo, sospingendoglielo tutto in bocca. Per un po' mosse avanti e dietro il bacino mentre Amedeo succhiava il duro membro e vi muoveva contro la lingua.
Poi si sfilò lentamente, si chinò prendendo il ragazzo sotto le ascelle e le ginocchia e lo spostò in centro al letto. Rapidamente si liberò di scarpe, calzoni e mutande, e salì sul letto carponi, andando sopra al corpo di Amedeo. Si spostò con le ginocchia fra le sue gambe e gli passò le braccia sotto il dorso, scendendo su di lui a baciarlo di nuovo. I loro membri durissimi, compressi fra i loro ventri, duellavano giocosamente come le loro lingue facevano nelle loro bocche.
"Ti voglio!" disse Savino sollevandosi un poco, la voce lievemente roca per l'eccitazione.
"Prendimi." mormorò Amedeo, ripiegando le gambe contro il petto e sorridendogli invitante.
"Un attimo..." disse l'uomo. Scese agilmente dal grande letto circolare, aprì un cassettino sotto una mensola e ne trasse una bustina di preservativo.
"Te lo voglio mettere io." gli disse allora Amedeo stendendo nuovamente le gambe e sollevandosi a sedere.
L'uomo tornò sul letto, sorridendo, in ginocchio davanti al ragazzo e gli porse il preservativo che aveva tolto dalla bustina. Amedeo glielo poggiò sulla punta del membro, iniziò a srotolarlo, poi vi posò le labbra e lo fece finire di srotolare, spingendo giù. Poi guardò l'uomo, gli sorrise, si stese nuovamente sulla schiena e si riportò le gambe contro il petto e mormorò: "Dai!"
Savino gli andò nuovamente sopra, si mise in posizione, guidò con una mano il membro inguainato e duro sul foro del ragazzo e iniziò a spingere. Amedeo si rilassò completamente, attendendo di sentirlo in sé. Savino iniziò a spingere aumentando gradualmente la pressione, finché il foro si dilatò e il membro iniziò a scivolare nel caldo e stretto canale, scomparendovi completamente dentro.
"Sì!" mormorò Amedeo con un'espressione compiaciuta e chiuse gli occhi come per gustare meglio quella lenta e lunga avanzata dentro di lui. Pensò che indubbiamente Savino ci sapeva fare, sapeva come fargli godere quella tanto attesa unione fisica.
Quando Savino iniziò a muoversi avanti e dietro dentro di lui, Amedeo sentì il proprio piacere aumentare lentamente ma inarrestabile, e accompagnava le spinte dell'uomo dentro di lui con brevi gemiti, e passandosi la lingua sulle labbra socchiuse. Il suo volto si arrossò gradualmente man mano che aumentava il piacere che quel membro suscitava dentro di lui. Savino si rizzò sulle ginocchia, in modo di imprimere maggiore vigore alle sue spinte, e le sue mani si posarono sul petto di Amedeo a carezzarlo e stuzzicargli i capezzoli.
Amedeo pensò che non aveva mai provato tanto piacere. Sentì che il godimento lo stava afferrando, si stava espandendo dentro di lui e lo permeava quasi come l'acqua delle rogge è assorbita dalla terra riarsa dal sole. Un lieve fremito percorse tutti i suoi muscoli, si rafforzò, e quasi improvvisamente Amedeo raggiunse un forte e piacevolissimo orgasmo, emettendo un lungo gemito modulato, stringendo con le mani le braccia dell'uomo che continuava a muoversi dentro e fuori di lui in un ritmo sempre più veloce e vigoroso.
Mentre il ragazzo cominciava lentamente a rilassarsi, le spinte di Savino in lui si fecero più forti, l'uomo emise una serie di bassi gemiti e anche lui raggiunse l'orgasmo nelle calde profondità del suo giovane compagno, mentre tutti i suoi muscoli guizzavano con forza accompagnando gli ultimi spasmi del godimento. Si fermò, ansante, e guardò il volto del ragazzo, che ansimava lievemente, gli occhi ancora chiusi, un sorriso compiaciuto sulle dolci labbra.
L'uomo pensò che quel ragazzo gli era piaciuto, fisicamente, fin dal primo momento che l'aveva visto, ma che ora, nell'abbandono del dopo-orgasmo, gli sembrava più bello che mai. Allungò una mano a carezzare una guancia di Amedeo, che riaprì gli occhi e gli sorrise. Savino sentì che il suo membro si stava ammorbidendo. Lo sfilò dal caldo canale, si tolse il preservativo, si stese accanto al ragazzo facendolo girare su un fianco verso di lui e lo abbracciò. Lo baciò per un poco, poi con un lieve sospiro di contentezza, gli disse: "Mi sei piaciuto molto, Amedeo."
"Non mi era mai capitato di venire solo a essere preso..." mormorò Amedeo, quasi stupito della cosa. "Anche a me è piaciuto molto."
Il ragazzo si sollevò su un gomito e lasciò scorrere lo sguardo su e giù per il corpo nudo dell'uomo, e pensò che era non solo bello ma anche sensuale e seducente. Il solo guardarlo era un piacere. Allungò la mano e passò con i polpastrelli lungo il corpo del compagno, in una carezza lieve, quasi a memorizzarne le forme non solo visivamente ma anche con il tatto. Savino gli sorrise, lo tirò sopra di sé e abbracciandolo lo baciò nuovamente, con tenerezza, mentre gli carezzava i corti capelli castani, gli grattava la nuca un po' come si fa con un gattino.
"Devi tornare a casa?" gli chiese dopo un po'.
"Non è necessario. Se vuoi, posso restare."
"Fino a domattina?"
"Sì, certo, fino a domattina."
"Ottimo. Sono davvero contento di averti qui con me."
"Anche io."
La mattina seguente, appena si svegliarono, fecero nuovamente l'amore, godendosi a lungo l'un l'altro. Poi, restando nudi, andarono a lavarsi, poi in cucina, dove Savino preparò un'abbondante colazione per entrambi. Finalmente si rivestirono. Savino lo riaccompagnò fino a Palazzo Marino, poi andò al lavoro; prima di lasciarlo, gli chiese se gli dava il numero di telefono. Amedeo si vergognava a dire che la linea telefonica era stata tagliata dalla compagnia perché non avevano pagato l'abbonamento.
"Lasciami tu il tuo numero... ti chiamo io quando torni dalla Svizzera." gli disse.
Savino gli scrisse i suoi numeri di telefono, di casa, dell'ufficio e del cellulare e dandogli il foglietto, gli disse: "Prometti che mi chiami giovedì della prossima settimana?"
"Certo."
"E... giovedì notte... ti fermerai di nuovo da me, tutta la notte?"
"Volentieri."
Quando Amedeo tornò a casa, immediatamente i genitori vollero sapere com'era andata.
"Avete... ti ha portato a letto? Avete fatto? È andata bene?" gli chiese la contessa Beatrice.
"Sì, certo..." rispose lievemente infastidito il ragazzo. "mi è piaciuto."
"Che sia piaciuto a te non ha la minima importanza. È piaciuto a lui?" chiese il padre.
"Sì... sì. Mi ha chiesto se giovedì della prossima settimana posso passare nuovamente la notte con lui."
"Ottimo. Gli hai risposto di sì, vero?" disse la madre con un sorriso soddisfatto.
"Sì, certo."
"Ma come mai fra più di una settimana?" gli chiese il padre.
"Deve andare in Svizzera per affari. Dovrebbe essere di ritorno entro mercoledì sera." spiegò Amedeo. "Vuole che lo chiami già giovedì mattina per combinare per la giornata. Credo che voglia portarmi a mangiare fuori."
"Bene, quindi gli è piaciuto farlo con te." commentò il conte Demetrio annuendo gravemente. "Gli hai lasciato fare tutto quello che voleva, spero."
Amedeo era sempre più infastidito. Per cambiare discorso, disse: "Mi ha chiesto il nostro numero di telefono..."
"Ah. E tu... cosa gli hai detto?" chiese la madre con espressione preoccupata.
"Nulla. Gli ho semplicemente detto di darmi il suo numero di telefono e che l'avrei chiamato io."
"Già. Ma se te lo chiedesse di nuovo... digli che... che il nonno dà in escandescenze se sente il telefono suonare e che... e che perciò abbiamo eliminato la suoneria e... e che lo usiamo solo per chiamare." disse la madre guardando il marito come per ottenerne l'approvazione.
"Non credi che sia una scusa un po' debole?" le chiese Amedeo.
"Ma no. Certo che è un po' un problema essere senza telefono... ma per ora non possiamo farcelo riallacciare."
"Ormai si possono comprare telefonini per pochi euro..." suggerì Amedeo. "Credo che troverebbe strano che io non ne abbia uno."
"Vedremo. Per ora va bene così." disse il padre. "Tu per ora preoccupati solo di compiacerlo in modo che sia sempre più attaccato a te, che perda la testa per te... e che perciò ti faccia bei regali che poi possiamo rivenderci. Non devi chiederglieli, non sarebbe dignitoso; devi fare in modo che sia lui a volerteli fare. Devi agire con molta astuzia. Mi raccomando, Amedeo, tutta la famiglia dipende dalla tua abilità, non ci deludere."
Amedeo annuì, ma si sentiva sempre più infastidito da quei discorsi.
Continuava ad andare a studiare nella mansarda di Sergio, e quasi ogni volta, prima o dopo aver studiato, facevano sesso. Indubbiamente gli piaceva farlo anche con il compagno di corso; ma quella prima, e per ora unica, volta con Savino era stata molto più piacevole che con lui. In Sergio sentiva un'allegra spensieratezza nel fare sesso, ma in Savino in più sentiva anche una virile tenerezza che gli piaceva molto.
Finalmente giunse il giovedì. Amedeo chiamò Savino dalla cabina telefonica che c'era in facoltà.
Quando l'uomo rispose, riconobbe subito la voce di Amedeo: "Oh, aspettavo la tua chiamata!" gli disse con voce allegra. "Da dove mi chiami? Da casa?"
"No, sono in facoltà..."
"Questa mattina devo passare in ufficio, ma per mezzogiorno e trenta posso essere libero. Possiamo vederci? Ti andrebbe di andare a fare pranzo assieme da qualche parte poi venire da me?"
"Sì, certo."
"E poi. Puoi restare anche per cena e... e per la notte, vero?"
"Sì, nessun problema." rispose Amedeo sentendo un gradevole vampata di calore invaderlo.
"Perfetto. Posso passare a prenderti di fronte alla facoltà? Mi aspetti lì, verso le dodici e trenta?"
"Senz'altro. Grazie."
"Grazie a te, Amedeo. A presto."
Quella mattina il ragazzo ebbe qualche difficoltà a seguire le lezioni: la sua mente tornava continuamente al prossimo incontro con il bell'industriale. A volte sentiva anche una piacevole erezione risvegliarsi fra le sue gambe e premere contro gli abiti, e sorrideva pensando a quella notte che avrebbe nuovamente spesa sul letto di Savino, fra le sue braccia.
Finalmente giunse l'ora dell'appuntamento e Amedeo corse fuori dalla facoltà, in strada. Guardò su e giù per la via, per verificare se l'uomo fosse già arrivato, se avesse parcheggiato lì vicino. Poi controllò il vecchio orologio da polso: erano già le dodici e quarantadue... Si chiese se Savino avesse avuto un contrattempo... poi se avesse cambiato idea. Se così fosse stato, l'uomo non aveva alcun mezzo per avvertirlo. Decise che avrebbe aspettato fino all'una, poi avrebbe provato a telefonargli nuovamente.
Ma proprio mentre stava pensando a questo, un'auto si fermò davanti a lui e dal finestrino aperto vide che alla guida c'era Savino che gli sorrideva.
"Salta su, dai!" gli disse l'uomo. Poi, quando fu seduto accanto a lui e si allacciava la cintura di sicurezza, Savino ripartì e gli disse: "Scusami se ti ho fatto attendere. Proprio mentre stavo uscendo dagli uffici è arrivata una telefonata importante."
"Non ti preoccupare. Dove mi porti?"
"Mi hanno segnalato un ristorantino lungo la nazionale che costeggia il fiume, fuori città. Pare che sia un locale un po' rustico, niente di elegante, ma dicono che il cuoco sia un mago, specialmente con il pesce. Ti piace il pesce di fiume?"
"Mi piace tutto!" esclamò allegramente Amedeo.
Savino tolse la mano dalla leva del cambio e la posò sulla coscia di Amedeo, in una lieve carezza. Il ragazzo si sentì immediatamente eccitato: quell'uomo aveva il potere di farlo andare su di giri con estrema facilità. Savino guidò per una ventina di chilometri, poi girò sulla sinistra seguendo le segnalazioni del ristorante "Dal pescatore" e giunse al parcheggio riservato ai clienti.
La costruzione era vecchia, in rossi mattoni a vista, e sopra alla porta era appesa un'insegna un po' naif dipinta nello stile d'inizio '900. Entrarono e quando spinsero la porta a vetri suonò una campanella e arrivò un cameriere ad accoglierli.
"Buongiorno. Siete in due?" chiese il giovanotto.
"Sì. Avete un tavolo in vista al fiume?"
"Certamente, signori. Se volete seguirmi..."
La stanza da pranzo aveva una cinquantina di posti a sedere, ma solo due tavoli erano occupati. La parete verso il fiume era tutta a vetri. Il cameriere li guidò a un tavolinetto a due posti all'angolo chiedendo loro se andava bene quel posto. Savino e Amedeo sedettero. Il cameriere andò a prendere due menu e li porse loro.
Amedeo dette un'occhiata alla lista delle portate, poi disse: "Scegli tu per tutti e due. Voglio scoprire quali sono i tuoi gusti."
Savino sorrise: "È la prima volta che mangio qui. Dicono che il pesce di fiume sia meno saporito di quello di mare; a volte è vero, ma la realtà è che solo un ottimo chef sa preparare bene il pesce d'acqua dolce. Comunque, vedo che nel menù non vi è pesce scongelato: un ottimo indizio. Dunque, vediamo..."
Quando tornò il cameriere, Savino gli dette il suo ordine: "Per cominciare, medagliette di storione affumicato, alici marinate del pescatore, accompagnate da un rosé del Fraticello. Poi trofie al persico trota e un risotto alla pescatora. Ci porta poi un sorbetto al limone. Quindi filetto di lucioperca in crosta di noci e aglio, e grigliata mista con patate e cipolle, accompagnati da un Greco di Tufo Vignadangelo.Per finire una macedonia di frutta fresca e secca al Grand Marnier con panna. Ci porti anche acqua minerale gasata e liscia e alla fine il caffè."
Il cameriere annuiva prendendo nota degli gli ordini sul suo taccuino, poi disse: "Un'ottima scelta, signore. Lo stesso menù per due?"
"Sì, certamente."
Quando il cameriere andò in cucina per passare gli ordini, Amedeo chiese sottovoce, con un lieve sorriso: "Nessun piatto afrodisiaco, questa volta?"
Savino scosse il capo, sorridendogli in risposta: "Non credo proprio che sia necessario, non per me... o rischierei di saltarti addosso qui nel ristorante."
"È esattamente così anche per me."
"Credi di poter resistere fino a questa sera?" gli chiese l'uomo con un sorrisetto malizioso.
"Farò il sacrificio!" rispose Amedeo.
Dopo l'ottimo pranzo, per cui Savino fece i complimenti al cuoco, uscirono a passeggiare lungo il fiume, godendo della giornata piacevole e chiacchierando. Trovarono un piccolo imbarcadero con un molo di legno. Vi sedettero togliendosi le scarpe e le calze, arrotolandosi su i calzoni e misero i piedi a bagno.
"Sto veramente bene con te, Amedeo."
"Sì, anche io con te. Una bella giornata, un tempo splendido, un ottimo pranzo... ma soprattutto la tua compagnia. Che posso desiderare di più?" disse Amedeo, e non stava affatto recitando.
"Io, a dire il vero, desidero qualcosa di più..."
"Ah, sì? E che cosa?"
"Poterti stringere fra le braccia e fare l'amore con te."
"Oh, quello anche io! Ma mi hai detto che dobbiamo aspettare fino a dopo cena... Che devo resistere. Hai già deciso dove mi porti per la cena?"
"Sì."
"Dove?"
"A casa."
"Cucini tu?"
"No. Ho già ordinato al ristorante di fronte a casa qualcosa da portarci su. Qualcosa di appetitoso e leggero. Dopo aver cenato guardiamo un film che ho comprato in Svizzera, poi..."
"Poi?" gli chiese Amedeo guardandolo con un sorriso malizioso.
"Poi potremo finalmente dedicarci l'uno all'altro."
"Un bellissimo programma."