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una storia originale di Andrej Koymasky


MA QUANTI INTRIGHI! CAPITOLO 9 - PREPARATIVI SEGRETI

Il giorno dopo, appena Amedeo uscì di casa per riprendere a frequentare la facoltà di legge, Savino, senza dirgli nulla, si recò immediatamente a palazzo Marini.

La contessa Beatrice lo accolse con un freddo: "Ah. È lei!"

"Sì, sono io. Suo marito è in casa?"

"Si accomodi in salotto, lo vado a chiamare."

Quando anche il conte arrivò, Savino affrontò subito l'argomento che l'aveva portato lì: "Qui ho una bozza del contratto con cui cedete a me e a vostro figlio la proprietà di questo appartamento e di tutto il contenuto, con annessi e connessi, e con cui io vi garantisco il vitalizio concordato."

"Devo dedurre che ha trovato Amedeo?" disse il conte Demetrio.

"Esattamente. Appena lei ha i documenti di proprietà, andiamo dal mio notaio a registrare il passaggio di proprietà. Poi vi manderò un autista per trasferirvi tutti e tre nella mia villa al lago di Como, che è già pronta per accogliervi. Oltre quanto vi ho promesso, ho deciso che se vi troverete una persona di servizio, ne pagherò io il salario."

"Se attende un attimo, posso andare a prendere subito i documenti di proprietà di questo appartamento e dei garage sul retro del giardino. Che cosa ci lascia portare via da qui?" chiese il conte.

"Solo i vostri effetti personali, ma nessun mobile. D'altronde non ne avrete bisogno, in villa. Quando avremo firmato il contratto, mi farete sapere quando siete pronti e vi invierò il mio autista per farvi portare in villa. Nel contratto, come può vedere, è specificato che avete l'usufrutto della villa, ma non la proprietà, vita natural durante, e che tutte le spese per la manutenzione ordinaria e per i servizi sono a vostro totale carico. Ogni mese potrete andare a ritirare il vostro vitalizio in banca, oppure semplicemente aprendo un conto, emettere assegni o usare una carta di credito."

"Ma la villa... è in città o è isolata?" chiese la contessa.

"A piedi, in circa venti minuti siete a Bellagio."

"Ma... senza un mezzo di trasporto..." obiettò la contessa.

"Se volete acquistarne uno... non c'è alcun problema. La villa ha anche un ampio garage."

"Ma un'automobile costa cara..." insisté la contessa.

"Pagandola a rate, non avrete problemi a prenderla. Comunque una passeggiata di venti minuti farà bene alla vostra salute." rispose Savino, divertito.

"Ma se acquistiamo un'automobile, necessitiamo anche di un autista!" disse la contessa.

"Avete solo da scegliere una persona di servizio che abbia anche la patente. Sono problemi vostri, non miei. Regolatevi come meglio credete. Quanto vi offro non è poco, e non intendo offrirvi di più."

Il conte andò a prendere i necessari documenti, si recarono dal notaio e furono firmati tutti gli atti. Pochi giorni dopo Savino mandò un autista a prendere i tre membri della famiglia con le loro poche cose, e li fece portare alla villa sul lago.

Quindi, sempre senza dire nulla ad Amedeo, chiamò un suo amico architetto, chiedendogli di occuparsi di far restaurare tutto l'interno dell'appartamento, quindi andò a trovare il suo amico antiquario.

"Vorrei che tu venissi a vedere il mio nuovo appartamento, che presto inizieranno a restaurare, e oltre a portarci i mobili che ho già acquistato, che tu mi trovi altri mobili antichi per arredarlo in modo adatto, compresi i lampadari."

"Il tuo nuovo appartamento? Dove l'hai preso?"

"Lo conosci, credo. L'ho acquistato dai conti Marini di Vallalba."

"Oh, sì che lo conosco, ci sono già andato molte volte... ogni volta che volevano vendere un pezzo. Così, ti trasferisci a palazzo Marini? Lasci il tuo attico?"

"Non so ancora, deciderò quando l'appartamento a palazzo Marini sarà pronto. Ah, e ti prego anche di discutere con l'arredatore per i tendaggi, i tappeti e tutto il resto. Mi farai questo favore?"

"A un amico, e un ottimo cliente, come te, come potrei negare questo piccolo favore? Vedrai, sarai contento di come te lo rimetterò in sesto. I pezzi che non ho, li posso trovare da altri colleghi antiquari, spesso ci facciamo favori e scambi, fra noi. Ogni volta che avrò uno o più pezzi da proporti ti avvertirò così potrai venire a vedere e decidere se acquistarli."

Per circa tre mesi, Savino fu molto occupato, dovendo mandare avanti i propri affari e andando a controllare l'avanzamento dei lavori a palazzo Marini. Quando l'appartamento fu pronto, completamente restaurato e arredato di nuovo, Savino andò in un'agenzia di collocamento privata il cui proprietario era un suo conoscente gay, e gli chiese di trovargli un cuoco e due camerieri gay, in modo di essere libero, in casa, con il suo amante.

Dopo due settimane Savino assunse il personale: un cuoco sardo di ventotto anni e due camerieri: due amanti di trenta e ventisei anni, di origine albanese ma naturalizzati italiani. Aveva fatto ricavare per loro due stanze in quella che era stata la camera del vecchio conte Romano. La stanza dei genitori l'aveva fatta arredare come uno studio, e restavano ancora tre stanze da letto, quella di Amedeo per loro due più due per eventuali ospiti.

Chiese ai tre uomini di vedere quanto fosse necessario per rendere funzionale l'appartamento e fargli una lista di acquisti necessari per la cucina e la biancheria della casa. Discusse con loro le liste, quindi li incaricò di andare ad acquistare il tutto.

Finalmente, quando tutto fu pronto, un sabato mattina chiese ad Amedeo se lo accompagnava per fare una visita.

Quando Savino parcheggiò sulla piazza dove era palazzo Marini, Amedeo chiese, piuttosto stupito: "Ma... andiamo a casa dei miei genitori?"

"Sì."

"Perché? Non mi va di incontrarli."

"Non vuoi venire? Neanche se te lo chiedo per favore?" gli domandò Savino, con un sorriso.

"Se... se insisti..." rispose Amedeo, turbato.

"Sì, insisto. Per favore..."

"D'accordo." acconsentì il ragazzo, un po' teso.

Scesero dall'auto, entrarono nel grande portone, presero lo scalone che portava al primo piano, e Savino, che aveva avvertito il personale, suonò il campanello. Uno dei due albanesi andò ad aprire.

"Buon giorno signor Bellucci. La attendavamo." disse in tono ossequioso.

Amedeo lo guardò un po' stupito, chiedendosi se i genitori avessero affittato il personale per uno dei soliti ricevimenti, ed entrò con Savino. L'ingresso era identico a com'era sempre stato, e non notò che pareti e soffitto erano stati restaurati. Quando però vide Savino aprire la porta del corridoio, gli chiese sottovoce: "Dove vai? Il salotto..."

"Lo so. Vieni, non ti preoccupare..." gli disse con un sorriso e lo portò alla stanza in cui aveva dormito Amedeo.

Aprì la porta e si fece di lato per farlo entrare. Amedeo emise un basso "oh!" di sorpresa, poi guardò Savino e gli disse: "Non capisco... Perché i miei genitori..."

"Loro non c'entrano. Non vivono più qui. Ora questo appartamento appartiene a te e me, è nostro. Vuoi girare anche le altre stanze?"

Amedeo non credeva ai propri occhi. "Tu... tu hai comprato tutto? E dove sono i miei, ora?"

"Ho offerto loro di andare a vivere nella mia villa sul lago di Como... Hanno accettato. Non sei contento di venire a vivere qui, con me? E di avere servitori regolarmente assunti e non presi in affitto solo per fare bella figura?"

"Oh, Savino! Sì, dove vuoi tu... L'unica cosa che rimpiangerò è il giardino pensile del tuo attico..."

"Anche qui c'è un giardino..."

"Sì, ma non è più nostro..."

"Ebbene, lo possiamo ricomprare... anzi, sai che ti dico, posso cercare di ricomprare tutto il palazzo e trasferire qui i miei uffici."

"Ma ti costa un capitale!"

"Che ho. E comunque, poi posso vendere il mio palazzo di uffici e l'attico e guadagnarci bene. L'unica cosa che m'importa è che tu sia felice. Se preferisci non abitare qui, possiamo affittare questo appartamento e continuare a vivere nell'attico."

Mentre discutevano giravano tutte le stanze. Amedeo riconobbe subito il Maggiolini e altri dei mobili. Le stanze erano tutte completamente restaurate e ben arredate.

"Ma tu sei matto!" disse Amedeo, commosso, abbracciandolo. "Dopo tutto questo che hai fatto... certo che mi piacerebbe tornare a vivere qui, con te!" e lo baciò.

Uno dei servitori bussò alla porta e immediatamente Amedeo si staccò da Savino, che però lo prese per la vita tirandolo nuovamente a sé e gli disse: "Il nostro personale sa di noi e sono gay tutti e tre!" Poi disse: "Avanti!"

"Se i signori si vogliono accomodare, il pranzo è servito." disse l'altro degli albanesi.

Andarono nella sala da pranzo, dove era apparecchiato per due, con un bel mazzo di fiori come centro tavola. Arrivò il cuoco con il suo grembiulone e la bustina bianchi, e annunciò: "Quest'oggi per pranzo ho preparato risotto alla milanese, osso-buchi con funghi, insalatina mista di stagione, frutta assortita e caffè. Spero sia tutto di vostro gradimento."

"Mi dica, Carlo," chiese Savino con un sorriso, "niente dolce per festeggiare il nostro primo pasto qui?"

"Oh, mi scusi, signor Savino, certamente; c'è anche una panna cotta con graniglia di mandorle."

"Ottimo, grazie."

Alla fine del pasto, Savino chiese ad Amedeo: "Allora, che ne dici del nostro cuoco?"

"Tutto veramente ottimo. Mio dio, Savino, mi pare di sognare. Tu stai facendo così tanto per me..."

"No, ti sbagli: per noi. Sei contento, amore?"

"Come potrei non esserlo? Non solo per... per tutto questo, ma anche e soprattutto perché stiamo assieme. Io spero di poterti far essere sempre contento, di non farti mai pentire di quanto stai facendo. Sei anche stato molto generoso con la mia famiglia, nonostante non lo meritassimo davvero."

"Allora, è deciso? Vivremo qui, d'ora in poi?"

"Certo."

"Quando vuoi, possiamo invitare a pranzo o a cena il tuo amico Sergio, che ne dici?"

"Sì, volentieri. È stato molto gentile e generoso con me, si è dimostrato un vero amico."

"Quando anche lui si sarà laureato, che ne dici se gli offro di lavorare con te nell'ufficio legale nella nostra impresa di macchine per l'edilizia?"

"Credo che sia una buona idea. Sergio è un ragazzo molto serio, e anche onesto. Sono sicuro che, se accetterà la tua offerta, potrai essere contento di lui."

Invitarono Sergio, e poiché spesso andava a studiare con Amedeo a casa sua, lo facevano fermare anche a pranzo o a cena con loro, sì che anche fra Savino e Sergio nacque una bella amicizia.

Un giorno, durante una pausa nei loro studi, Sergio gli disse: "Sono molto contento per te, per voi. Savino è un uomo splendido, oltre a essere bello e ricco, che non guasta, ha una personalità seducente e un cuore d'oro. Hai veramente trovato il tuo principe azzurro."

"Sì, è vero. Ma tu? Non hai ancora trovato nessuno? Voglio dire, a parte le tue avventure, nessuno con cui pensi di metterti seriamente?"

"Mah, non so... forse c'è qualcosa in vista ma ancora niente di concreto."

"E non mi dici niente? Chi è? Lo conosco?"

"Non ti ho ancora detto niente proprio perché non c'è ancora niente di serio, a parte che stiamo molto bene assieme, oltre che ci piace scopare assieme. Non lo conosci, si chiama Dario, fa il giornalista in una radio privata."

"E come vi siete conosciuti? In sauna?"

"No. A lui non piace frequentare i locali gay... a differenza di me. No, ci siamo conosciuti in una trattoria. Era una domenica, era affollato, allora il cameriere mi ha chiesto se poteva far sedere un cliente al mio tavolo. Ho detto di sì... ed era Dario. Ho pensato subito che mi sarebbe piaciuto farci un giro a letto... Abbiamo chiacchierato del più e del meno, e io mi sentivo sempre più arrapato."

"Sì, ma com'è che siete finiti a letto assieme?" gli chiese Amedeo, incuriosito.

"Oh, è stato lui. Io credevo che non ci fosse niente da fare, aveva la fede al dito e mi parlava di suo figlio... Sì, perché Dario è vedovo e ha un figlio di dodici anni... Quella domenica l'aveva portato dai nonni. Io facevo fatica a non provarci con lui, tanto mi attizzava. Lui, verso la fine del pranzo, mi fa: che ne dici se non ordiniamo il dolce, ma quando usciamo di qui andiamo a prendere un gelato alla cremeria Garibaldi? Lì fanno dei gelati favolosi."

"Va bene, il gelato assieme, e poi..."

"Uuhh, quanto sei impaziente! Eravamo seduti nella gelateria e stavamo mangiando una bella coppa di gelato, e Dario mi ha chiesto se avevo la ragazza..."

"Oh-oh, domanda classica per sondare..."

"Già. Io allora gli ho detto di no, e che non avevo nessuna intenzione di averne una. Lui ha semplicemente annuito, poi, con l'aria più normale del mondo, mi ha chiesto se avevo un ragazzo."

"Ma va? Così... chiaro e tondo?"

"Sì, così chiaro e tondo. Io gli ho risposto che... per il momento non l'avevo."

"Per il momento gli hai detto?"

"Oh, che ce l'hai le orecchie? Sì, volevo che capisse e che perciò o cambiasse discorso o si sbilanciasse, anche se ci speravo poco."

"E si è sbilanciato!"

"Altro che sbilanciato! Dario mi ha chiesto se lui era il mio tipo, perché io ero esattamente il suo tipo, e quando io gli ho detto di sì, mi ha chiesto se volevo andare a casa sua a vedere la sua collezione di stampe giapponesi..."

"La classica scusa!"

"No, proprio per niente. Ha una discreta collezione di shunga giapponesi a tema omosessuale. E mentre la guardavo, lui da dietro mi ha abbracciato e ha cominciato a sbaciucchiarmi il collo, a mordicchiarmi il lobo di un'orecchia, e finalmente la sua mano si è posata sulla mia patta..."

"Uuaaau! Ardito!"

"Beh, era ormai chiaro che ero lì per quello, no?"

"E così, ti ha portato a letto."

"No, quella prima volta l'abbiamo fatto lì, in piedi, davanti al tavolo del soggiorno... Prima lui me l'ha messo, poi se l'è fatto mettere."

"Ci sa fare?"

"Eccome se ci sa fare!"

"Ma da quanto tempo vi conoscete?"

"Sono solo cinque mesi... A me piace un sacco, e mi pare che anch'io gli piaccio, ma non abbiamo mai parlato di... di metterci assieme."

"Ma ti piacerebbe?"

"Credo proprio di sì. Ormai ci conosciamo piuttosto bene, e sto sempre meglio con lui. Ho smesso di cercarmi altre avventure. Ci si vede solo una volta la settimana, perché lui, col figlio piccolo..."

"Ma come mai si era sposato se è gay?"

"Come se fosse l'unico! Dario all'inizio non accettava di essere gay e siccome con le ragazze funzionava... ha pensato che sposandosi risolveva tutto. Ma poi, dopo il matrimonio, gli pesava sempre di più non avere un ragazzo... e finché la moglie era viva, le aveva messo quattro o cinque cornetti con ragazzi... e capiva sempre più di aver fatto uno sbaglio a sposarsi. A parte per il figlio al quale vuole veramente bene. Da quando si è accettato, mi ha detto, è finalmente sereno."

"Ma come fa con il figlio... non potrà mai portarsi a casa o andare a vivere con un altro."

"Dice che man mano che cresce lo prepara a capire e quando sarà abbastanza grande ne parlerà chiaramente con lui."

"Ma a te piacerebbe vivere con questo tuo Dario?"

"Credo proprio di sì."

"Compreso suo figlio?"

"L'ho conosciuto, è un ragazzino simpatico. Credo che non ci sarebbero problemi. Ma sono solo fantasie, Dario e io non abbiamo mai parlato di metterci assieme."

"Lui va anche con altri?"

"No, mi ha detto di no. Mi ha detto che da quando conosce me, gli basto io, anche se ammette che gli piacerebbe se potessimo fare l'amore un po' più spesso."

"Com'è a letto?"

"Nudo!"

"Scemo!" rise Amedeo.

"È un misto di tenero e di focoso. Ma non solo a letto. Dario parla sempre con calma, ha un atteggiamento quieto, eppure dentro di lui brucia il fuoco di una pura passione. È affascinante anche per questo."

"Insomma, ne sei innamorato!"

"Beh... sono molto vicino a esserlo."

"Mi hai incuriosito... quando ce lo fai conoscere? Gli hai parlato di noi?"

"Sì, gli ho parlato di voi, gli ho detto che siete i miei migliori amici. Come ti ho detto, ha poco tempo libero, purtroppo. Comunque gli posso proporre di incontrarci."

"Potreste venire a pranzo qui da noi."

"Vedremo. A me farebbe piacere, certo."

"Ma quanti anni ha? Se ha un figlio di dodici anni..."

"Trentasette. Si è sposato che ne aveva ventiquattro. Gli piace molto leggere, si compra sempre libri, ha una notevole biblioteca con opere di tutto il mondo. D'altronde conosce quattro lingue, legge spesso i testi in lingua originale."

"Mi fai essere sempre più curioso di conoscerlo. Non hai per caso una foto con te? Nel tuo telefonino?"

"No, né con me né a casa. È molto sexy, almeno per i miei gusti. Ti ho detto che mi basta stargli vicino per sentirmi attizzato, no?"

"Sì, sì, me l'hai detto! Ma basta guardarti in faccia per capire che ne sei innamorato, a me non la racconti! Con quel sorrisetto idiota che ti si stampa in faccia quando parli di lui..."

"Senti chi parla! Non ti sei mai guardato allo specchio quando mi parli del tuo Savino? E tu che non volevi incontrarlo mai più!"

"Già. Sarebbe stata la più grossa cazzata della mia vita. Sono stato fortunato che lui ha fatto del tutto per ritrovarmi."

"Beh, adesso basta con queste chiacchiere da comari! Dobbiamo rimetterci a lavorare: manca poco all'esame." esclamò Sergio, riprendendo il testo che stavano studiando. "Mica possiamo parlare al professore dei nostri uomini, quando ci interrogherà!"


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